«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo MATTEO 16,24-28
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno». Parola del Signore
Mediti…AMO
CHIARA OFFREDUCCI (Assisi 1193 – 11 agosto 1253) «seguì in tutto le orme di colui che per noi si è fatto povero e via, verità e vita».
Ha appena dodici anni Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli, quando Francesco d’Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone.
Era la sera della domenica delle Palme (1211 o 1212), quando questa bella ragazza diciottenne fugge dalla sua casa in Assisi e corre alla Porziuncola, dove l’attendono Francesco e il gruppo dei suoi frati minori.
Le fanno indossare un saio da penitente, le tagliano i capelli e poi la ricoverano in due successivi monasteri benedettini, a Bastia e a Sant’Angelo.
Infine Chiara prende dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, che era stata restaurata da Francesco. Qui Chiara è stata raggiunta dalla sorella Agnese; poi dall’altra, Beatrice, e da gruppi di ragazze e donne: saranno presto una cinquantina.
Così incomincia, sotto la spinta di Francesco d’Assisi, l’avventura di Chiara, figlia di nobili che si oppongono anche con la forza alla sua scelta di vita, ma invano.
Anzi, dopo alcuni anni andrà con lei anche sua madre, Ortolana. Chiara però non è fuggita “per andare dalle monache”, ossia per entrare in una comunità nota e stabilita.
Affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco, la ragazza vuole dare vita a una famiglia di claustrali radicalmente povere, come singole e come monastero, viventi del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti, preoccupate per tutti.
Chiamate popolarmente “Damianite” e da Francesco “Povere Dame”, saranno poi per sempre note come “Clarisse”.
Conquistata dall’esempio di Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S.Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa.
Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l’Ordine femminile delle «povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola.
Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà».
Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione.
Erede dello spirito francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il culto verso il SS. Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243.
Prossima al parto sua madre Ortolana sente una voce che rassicurante le dice: «Stai tranquilla, avrai un felice parto, nascerà una figlia “chiara fonte di luce” che splenderà nel mondo».
La bambina viene chiamata, infatti, Chiara. La santa è allevata dai genitori cristiani. Fanciulla dodicenne incontra San Francesco e capisce che vuole seguire i suoi insegnamenti, la sua semplicità, il suo essere povero tra la gente.
Chiara cresce, da lei si espande la grazia angelica della purezza dell’anima. La sua bellezza attira i pretendenti che lei respinge. Tuttavia, decisa a seguire la sua vocazione, a diciotto anni Chiara fugge di casa, recandosi alla “Porziuncola” (una piccola chiesetta) dove trova Francesco e i suoi frati.
Tagliati i lunghi capelli, Chiara indossa un ruvido saio e, pronunciati i voti di obbedienza, castità e povertà, si rifugia in un monastero.
Viene poi raggiunta dalle sorelle Agnese e Beatrice (in seguito anche dalla madre rimasta vedova) e con il loro aiuto fonda l’Ordine delle Clarisse.
La loro regola è durissima. Si affidano alla “Divina Provvidenza”, vivono di elemosina e dedicano la loro vita alla preghiera.
Chiara continua, per molti anni, con semplicità e umile sapienza, a guidare le consorelle a lei affidate, e si distinse per il culto verso l’Eucarestia, che le servì anche per difendere la sua città natale.
Infatti nel 1240 l’esercito di Federico II di Svevia (odierna Germania), deciso a conquistare Assisi, giunge sotto le sue mura. Chiara, anche se in pessima salute, chiede di esservi accompagnata tenendo tra le mani l’ostensorio del Santissimo Sacramento, mostrandolo ai nemici che, accecati dalla sua sfolgorante luce, fuggono.
Devota di San Francesco, con lui condivide l’amore per la natura e per la bellezza del Creato. Muore l’11 agosto 1253 nella sua città, ventisette anni dopo San Francesco. Invocata per guarire dalle malattie agli occhi, è protettrice di oculisti, ottici, lavandaie, stiratrici, vetrai, ricamatrici.
Santa Chiara per i francescani rappresenta la “seconda luce” (la prima luce è San Francesco e la terza è Santa Margherita da Cortona).
Nel 1958 viene proclamata patrona della televisione e delle telecomunicazioni per aver seguito “in diretta”, grazie a una visione, sulla parete della sua cella, una veglia di Natale che si svolgeva nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi.
Fedele discepola di san Francesco, fondò con lui il secondo Ordine (Clarisse).
Esercitò il suo ufficio di guida e madre, studiandosi «di presiedere alla altre più per virtù e santità di vita che per ufficio, affinché le sorelle obbedissero più per amore che per timore».
Seppe trasformare i suoi lunghi anni di malattia in apostolato della sofferenza.
In un certo modo essa preannuncia la forte iniziativa femminile che il suo secolo e il successivo vedranno svilupparsi nella Chiesa.
Ma veniamo al testo evangelico odierno.
“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (16,24).
Questa parola segue immediatamente la confessione di fede e l’annuncio della croce.
Se lo riconosciamo come il Signore, se spalanchiamo il nostro cuore, Gesù parla con libertà e rivela che la vocazione dei discepoli non è diversa dalla sua e che abbiamo in sorte il suo stesso destino.
E in questa riflessione, Chiara, non a caso, ci viene in aiuto, facendoci riflettere su cosa è essenziale nella nostra vita e su cosa stiamo investendo? E su che cosa rappresenta per noi un bene assoluto?
Anche Gesù pone con forza queste domande con parabole ed allegorie, con una sottigliezza psicologica che ci affascina e ci stupisce. Ma la sostanza resta la stessa: e se dopo tanta fatica ci trovassimo a scoprire di avere perso la nostra vita dietro mille inutili cose e in mille inutili preoccupazioni?
Ma facciamo bene attenzione, Fratelli e Sorelle, su questo invito a “prendere la croce” per Gesù, CHE NON HA NULLA A CHE VEDERE CON L’ATTEGGIAMENTO AUTOLESIONISTA CON CUI, TROPPE VOLTE LEGGIAMO QUESTE PAROLE.
Dio non ci manda nessuna croce ma, al contrario, ci insegna ad accogliere le difficoltà che la vita ci pone davanti (e NON IDDIO!) con spirito positivo e costruttivo, usandole per farci tirare fuori da noi stessi TUTTO IL BENE E L’AMORE CHE DIO HA MESSO NEI NOSTRI CUORI.
Allora Fratelli e Sorelle, “facciamo un po’ di pulizia” e abbandoniamo tutte quelle croci inutili che ci siamo auto costruite e teniamo solo quelle necessarie, e seguiamo con gioia il Cristo che perde la sua vita PER FARNE DONO A NOI.
Portare la croce, diceva Papa PAOLO VI, “vuol, dire affrontare la vita con coraggio, senza mollezza e senza viltà; vuol dire trasformare in energia morale le difficoltà immancabili della nostra esistenza; vuol dire saper comprendere il dolore umano e finalmente saper veramente amare!” (Omelia, 24 marzo 1967).
Nessuno cerca e chiede la croce.
IL SEGRETO È QUELLO DI GUARDARE GESÙ NON LA CROCE “…SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO DI ME”.
Il desiderio di stare con Lui vince tutte le altre obiezioni.
La fatica della croce convive con la gioia che nasce dal cercare la volontà di Dio, accettando con amore tutto il resto.
MARTHE ROBIN (1902-1981), una mistica del Novecento, pregava così “…Accetto con amore tutto ciò che mi viene da Te: pena, dolore, gioia, consolazione, indifferenza, abbandono, trascuratezza, disprezzo, umiliazione, lavoro, sofferenza, prova, tutto ciò che tu vuoi, Gesù […] Se dovessi indietreggiare davanti alla sofferenza e alla croce e disertare il tuo cammino d’amore, fammi la grazia di morire all’istante” (Solo per amore, Terlizzi 1998, 6).
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!