«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 11,19-27
I n quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Parola del Signore.
Mediti…AMO
Nella casa di Betania il Signore Gesù ha sperimentato lo spirito di famiglia e l’amicizia di Marta, Maria e Lazzaro. Ecco la ragione per cui il Vangelo di Giovanni afferma che il Signore li amava. E ci delinea marcatamente il loro atteggiamento nei suoi confronti:
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Marta gli offrì generosamente ospitalità,
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Maria ascoltò docilmente le sue parole
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e Lazzaro uscì prontamente dal sepolcro per comando di Colui che ha umiliato la morte.
Solo l’Evangelista LUCA ci racconta che passando per il villaggio di Betania, Gesù incontra due donne sorelle dell’amico Lazzaro: Marta e Maria (Lc 10,38-42).
Viene invitato da Marta ad entrare in casa e il fatto che Egli accolga l’invito da una donna è degno di nota, MA CIÒ CHE È VERAMENTE FUORI DALLA NORMA È CHE SI METTA AD INSEGNARE AD UNA DONNA, perché, secondo la mentalità di allora, ERA TEMPO PERSO: una donna infatti, non avrebbe sicuramente imparato nulla!
Maria invece, si siede ai piedi del Maestro e “sta”, cioè, si siede ad ascoltare la Parola di Gesù. Il termine greco che Luca indica un atteggiamento di ascolto disponibile e sottomesso.
L’ASCOLTO ERA PREROGATIVA RISERVATA AGLI UOMINI. LE DONNE POTEVANO SOLO OCCUPARSI DELLE FACCENDE DA SBRIGARE IN CASA.
E Marta è tutta presa da queste occupazioni: occorre preparare la tavola, cucinare, perché un ospite di tale riguardo venga accolto nel migliore dei modi, per cui si lamenta perché vuole che la sorella la aiuti.
ABITUALMENTE ABBIAMO SEMPRE, A PRIORI, IN MILIARDI DI OMELIE, MESSO IN CATTIVA LUCE MARTA, BOLLANDOLA COME COLEI CHE FA LA COSA SBAGLIATA
Gesù, invece, riconosce come buono l’impegno di Marta, pur sottolineando che Maria “si è presa la parte migliore!” Ragion per cui, valorizza ciò che fa Maria: il silenzio e l’ascolto.
E ci insegna che non dobbiamo lasciarci prendere dagli eccessivi impegni quotidiani che non permettono il raccoglimento, l’incontro con Dio, la ricerca, la meditazione.
GESÙ QUINDI NON CONDANNA TUTTO CIÒ CHE È NECESSARIO PER SERVIRE I FRATELLI.
In pratica contemplazione e azione sono le due facce di una stessa medaglia.
CIASCUNO DI NOI DEVE ESSERE INSIEME MARTA E MARIA.
Ma questo racconto evangelico è STRAORDINARIO: Gesù: PROMUOVE LA DONNA ALLO STESSO LIVELLO DELL’UOMO, ENTRAMBI POSSONO, E DEBBONO, ASCOLTARE LA PAROLA. COSÌ MARIA VIENE ELEVATA ALLA STESSA DIGNITÀ DEI DISCEPOLI.
Ma è interessantissima anche la figura di Marta, sorella di Maria, che corse incontro a Gesù quando venne per risuscitare il fratello Lazzaro e professò la sua fede nel Cristo Signore:
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«Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» (Gv 11,27).
Marta accolse con premura nella sua casa di Betania il divino Maestro, che la esortò a unire al servizio di ospitalità l’ascolto della sua parola (Lc 10,38-42; Gv 12,1).
Commenta Sant’Agostino: “Marta, tu non hai scelto il male; Maria ha però scelto meglio di te”.
Ciononostante Maria, viene considerata IL MODELLO EVANGELICO DELLE ANIME CONTEMPLATIVE GIÀ DA S. BASILIO E S. GREGORIO MAGNO.
La santità di questa donna è fuori discussione, poiché le è stata confermata dalle stesse parole di Cristo; ma è Marta soltanto, e non Maria né Lazzaro, a comparire nel calendario universale, quasi a ripagarla delle sollecite attenzioni verso la persona del Salvatore e per proporla alle donne cristiane come modello di operosità.
La tradizionale incertezza della Chiesa latina circa l’identità di Maria – la Maddalena a cui Cristo apparve dopo la sua resurrezione, la sorella di Marta, la peccatrice a cui il Signore ha rimesso i peccati – decise l’iscrizione della sola Marta il 29 luglio nel Calendario Romano.
La Chiesa ha trovato soluzione solo in tempi recenti, come attestato dall’odierno Martirologio Romano che commemora in quello stesso giorno anche Maria e Lazzaro.
Pertanto, considerando l’importante testimonianza evangelica da essi offerta nell’ospitare in casa il Signore Gesù, nel prestargli ascolto cordiale, nel credere che egli è la risurrezione e la vita, il 26 gennaio 2021 Papa Francesco ha disposto che il 29 luglio figuri nel Calendario Romano Generale la memoria dei santi Marta, Maria e Lazzaro.
Ma cerchiamo di entrare un poco più a fondo nel testo odierno, che ci invita a meditare sul grande segno della resurrezione di Lazzaro, segno e profezia della resurrezione di Cristo.
Mi ha sempre colpito una frase contenuta in questa pericope, che ognuno di noi, di fronte alle difficoltà, ha ripetuto almeno una volta nella propria vita “…Signore, se tu fossi stato qui…”
Quante volte nel dolore, nella fatica, quando tutto sembrava andare storto, abbiamo accusato il Signore Gesù di non esserci stato.
Il testo ci racconta che Gesù giunge con i suoi discepoli a Betania quando “...Lazzaro è già da quattro giorni nel sepolcro”. Appreso dell’arrivo del Signore, Marta gli va incontro e gli rivolge queste parole, che sono insieme una confessione di fede e un rimprovero: “…Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”.
Ma subito aggiunge “…ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, te la concederà”.
Marta è una donna di fede che confessa CHE, DOVE C’È GESÙ, NON PUÒ REGNARE LA MORTE.
ELLA CREDE CON FEDE CHE LA MORTE DI LAZZARO È ACCADUTA PERCHÉ GESÙ ERA LONTANO.
Crede in Gesù e, sollecitata dal Signore, confessa la propria fede nella resurrezione finale della carne.
Ma Gesù la invita a compiere un passo ulteriore, e le dice “…Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.
Granitica e senza tentennamenti è la Fede di Marta, che subito replica “…sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.
Anche Maria, chiamata dalla sorella, corre incontro a Gesù e, gettandosi ai suoi piedi, esclama a sua volta “…Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”, ma i toni ormai sono più affettivi.
Maria esprime con le lacrime il proprio dolore. Ella ama Gesù e sa di essere amata da lui.
Si mostra pronta a incontrarlo e si inginocchia davanti a lui, ma non dà segni di una fede che possa vincere la sua sofferenza: è interamente presa dal suo inconsolabile dolore.
Tanto che le sue lacrime sono così contagiose, che piangono i giudei presenti e piange lo stesso Signore.
Arriviamo quindi al vertice del racconto, che è rappresentato dall’incontro tra Gesù e Lazzaro.
Gesù si reca alla tomba e vede la pietra che chiude il sepolcro: COLUI CHE È LA VITA (Gv 14,6) COMINCIA UN DUELLO, UNA LOTTA CONTRO LA MORTE, dirà Paolo di Tarso.
E QUESTO TESTO APRE IL NOSTRO SGUARDO SULLA RELAZIONE DI PROFONDA INTIMITÀ TRA GESÙ E IL PADRE SUO E NOSTRO.
Ci mostra il Signore che dice “….Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi ascolti sempre’”, COSÌ COME GESÙ STESSO ASCOLTA SEMPRE IL PADRE (Gv 5,30).
È l’unica volta che prega prima di compiere un segno, ma la sua è una preghiera di ringraziamento al Padre, A COLUI CHE È IL FINE STESSO DELLA PREGHIERA.
E lo fa perché desidera che i presenti giungano a credere che egli è l’Inviato di Dio, dunque un segno che rimanda alla realtà ultima, alla fonte di ogni bene, il Padre.
E la risposta di Dio giunge immediata, offerta dalla parola efficace di Gesù, che si compie immediatamente in ciò che dice “….Lazzaro, vieni fuori!”.
E questo porta a compimento la profezia di Gesù, che aveva annunciato, in Gv 5,28-29, “l’ora in cui coloro che sono nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio e ne usciranno”.
E LAZZARO, ORMAI MORTO E SEPOLTO, ESCE DALLA TOMBA ANCORA AVVOLTO DALLE BENDE E CON LA SUA RESURREZIONE PROFETIZZA LA RESURREZIONE DI GESÙ.
Non solo, ma la resurrezione di Lazzaro, “colui che Gesù ama”, manifesta la ragione profonda per cui il Padre richiamerà Gesù dai morti alla vita eterna: nel duello tra vita e morte, tra amore e morte, vince la vita, vince l’amore vissuto da Gesù.
PERCHÉ GESÙ È LA VITA, È L’AMORE CHE STRAPPA ALLA MORTE LE SUE PECORE, LE QUALI NON ANDRANNO PERDUTE (Gv 10,27-28).
E, se Gesù ama e ha come amico chi crede in Lui, non permetterà neppure alla morte di rapirlo dalla sua mano!
Avvenuto il segno, la sua lettura e interpretazione spetta a quanti lo hanno visto “…molti dei giudei credettero in Lui”.
La fede non consente certo di sfuggire alla morte fisica: tutti gli esseri umani devono passare attraverso di essa, ma in verità per chi aderisce a Gesù, la morte non è più l’ultima, definitiva realtà.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!