«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 6,7-15
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore
Mediti…AMO
Ci sono due redazioni del Padre Nostro:
Luca (Lc 11,1-4), in questo Evangelo, il Padre Nostro è più corto. Luca scrive per le comunità che venivano dal paganesimo.
e Matteo (Mt 6,7-13), in questo Evangelo, il Padre Nostro si trova nel Discorso della Montagna, nella parte in cui Gesù orienta i discepoli nella pratica delle tre opere di pietà: elemosina (Mt 6,1-4), preghiera (Mt 6,5-15) e digiuno (Mt 6,16-18). Il Padre Nostro fa parte di una catechesi per i giudei convertiti, che erano abituati a pregare, ma avevano vizi che Matteo cerca di correggere.
Spesso capita anche a noi di sentire persone che affermano di non saper pregare.
Effettivamente non è facile scoprire le vere dimensioni della preghiera.
Per praticarla nel modo migliore si richiedono tante e tali virtù e una tale intensità di amore, per cui è facile dover costatare di esserne, almeno parzialmente, privi.
È anche vero però che il modo migliore per imparare a pregare consiste nell’esercitarsi in questa arte con la migliore perseveranza.
Gesù ci offre oggi un modello sublime di preghiera, il “Padre Nostro”.
È la preghiera di Gesù che è diventata la nostra preghiera per eccellenza, a cui si ispirano tutte le preghiere, sia quelle della Chiesa, sia quelle dei singoli fedeli.
Non è fatta di molte parole, non arrivano a trenta, ma ci offre la via diritta per giungere fino al cuore di Dio per riconoscerlo come Padre e smuovere immediatamente il nostro amore filiale verso di lui e verso i nostri fratelli.
Parlandoci della preghiera e insegnandoci come bisogna pregare Gesù ci chiama ad una conversione della nostra preghiera.
Ci dice dapprima di non essere come i pagani, che credono che nella preghiera le loro parole siano la cosa più importante.
La cosa più importante è l’azione di Dio, e perciò essere in preghiera significa essere molto semplicemente in profondo rapporto con Dio.
Non contano le parole, non contano i bei pensieri ed è un’illusione credere che essa abbia più valore, se abbiamo saputo mettere bene in ordine nella preghiera, le nostre richieste.
Fratelli e Sorelle, non dimentichiamo mai che non è quello che facciamo noi, ma quello che Dio fa in noi che conta.
Se preghiamo come ci ha insegnato Gesù, noi esaudiamo Dio e la nostra è una preghiera che può veramente trasformare la vita.
E certamente una profonda educazione alla preghiera quella che Gesù ci dà incominciando con domande tutte riferentisi a Dio “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà“.
E chiaro che spontaneamente, cioè nel nostro istintivo egoismo, noi non cominceremmo mai le nostre preghiere in questo modo, che è mettersi davanti a Dio, è contemplare Dio e desiderare che egli sia conosciuto, amato, che si realizzino i suoi progetti e non i nostri, così limitati e senza futuro.
Gesù ci ha dato l’esempio di una simile preghiera quando in circostanze angoscianti, la sua prima preghiera è stata “Padre, glorifica il tuo nome!“.
Più esattamente dovrei dire che è stata la seconda preghiera, perché ha incominciato con una domanda “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora?” e ha rifiutato di pregare così, per dire invece “Padre, glorifica il tuo nome” (Gv 12,2728).
Anche le preghiere concernenti direttamente la nostra vita sono educative per noi.
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
E una preghiera nello stesso tempo fiduciosa e limitata. Non si chiede la ricchezza, o di essere assicurati per tutto il resto della vita: si domanda per oggi il pane di oggi.
Nel testo greco c’è un aggettivo che non si sa bene come tradurre e alla fine lo si traduce abitualmente “il nostro pane quotidiano” ispirandosi all'”oggi” immediatamente precedente.
Ma è probabile che Gesù, qualificando il pane che ci fa chiedere, abbia pensato sia un pane necessario per la nostra vita, MA PER LA NOSTRA VITA SPIRITUALE.
“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori“. Gesù continua ad educare la nostra preghiera mostrandoci che l’amore che Dio ci dà è legato al nostro amore per il prossimo.
E subito dopo insisterà “Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe“.
“Non indurci in tentazione ma liberaci dal male“. Le ultime domande ci mantengono sempre al livello della vita spirituale. Non chiediamo di essere liberati dalla sofferenza, ma dal male.
È vero che si può considerare un male anche la sofferenza, ma non è la stessa cosa. Nella misura in cui essa è un male, domandiamo di essere liberati anche dalla sofferenza, ma accettiamo di soffrire fisicamente se questo serve al nostro bene.
L’importante è che siamo liberati dal peccato, da tutto ciò che nuoce al nostro rapporto con Dio. Per questo domandiamo di essere liberati dalla tentazione e dal male, il male spirituale
Perché dobbiamo capire bene che tutto ciò che deve esprimere e testimoniare Dio nella nostra vita è tutto ciò che riguarda la santificazione del nome di Dio, l’avvento del suo regno tra noi e la piena realizzazione del suo volere, con la stessa perfezione con cui è vissuta e realizzata in cielo.
Tutto ciò richiede e implica l’affermazione, con tutta la nostra vita, del primato assoluto di Dio, la nostra umile figliolanza, il nostro amore incondizionato per lui, che, ripeto, dobbiamo rendere evidente ogni istante della nostra vita.
Noi invece facciamo tanti discorsi, tanti giri e giri di parole, con lo scopo a volte di stordire la persona con cui parliamo, nascondere la verità o sovrastarlo con le nostre richieste.
COSÌ PRESI DAL VORTICE DEL DIRE, SPESSO LE PAROLE DIVENTANO FUORI POSTO, ASSOLUTAMENTE INUTILI, E PIÙ CHE ESSERE EFFICACI, RAFFORZARE UN CONCETTO O UN’OPINIONE, DIVENTANO SUPERFLUE.
Anche la nostra preghiera corre questo rischio: crediamo che più diciamo, più abbiamo possibilità che Dio ci ascolti o ci esaudisca.
Così le nostre labbra straripano di vocaboli, messi talvolta in sequenza come una sorta di poesia imparata a memoria o un’arringa di un avvocato, spogliandoli della loro essenza.
La preghiera è dialogo, relazione, un dire che non si ferma al ciò che dici, ma che penetra ed arriva al come ed al perché lo dici.
LA PREGHIERA NON PUÒ INDUGIARE SULLA BOCCA, MA DEVE ENTRARE ED ARRIVARE DRITTA AL CUORE; DEV’ESSERE LUCE NON PER SPERARE NEL MIRACOLO, MA PER PRENDERE COSCIENZA DEL FATTO CHE QUALUNQUE COSA TU FACCIA C’È QUALCUNO CHE AGISCE CON E PER TE E NON TI ABBANDONA.
La preghiera è essenzialità e ce lo spiega bene il Signore nel testo di oggi, in cui unisce questa straordinaria consapevolezza CHE DIO È PADRE, A SETTE ATTI DI AFFIDAMENTO CHE POSSIAMO RIVOLGERGLI PER VIVERE BENE.
La Bibbia ci racconta che il numero SETTE è il numero della completezza, del tutto.
Sette perché a volte è necessario sapersi misurare e trattenere, perché in un dialogo non bisogna solo dire, MA ANCHE IMPARARE AD ASCOLTARE E SE NON RIESCI A PORGERE L’ORECCHIO, SI FINISCE COME I PAGANI CHE VENGONO PRESI AD ESEMPIO: CHIEDIAMO, CHIEDIAMO, CHIEDIAMO, MA CI PERDIAMO LA COSA PIU’ IMPORTANTE: LE RISPOSTE CHE DIO CI DA’.
L’optimum sta nel chiedere nel modo giusto e poi TACERE, per dar modo a Dio di PARLARE AL NOSTRO CUORE.
Ovviamente queste distorsioni sono opera di Satana, che tenta di rendere NULLA LA NOSTRA PREGHIERA.
Di conseguenza, consapevoli, per quotidiana esperienza delle insidie del male e delle trame del maligno, chiediamo a Dio che ci liberi da questa nefasta e terribile insidia e non permetta che cediamo alla tentazione DEL TROPPO PARLARE.
Dalla preghiera di Gesù emerge anche un’altra bella realtà: LA PREGHIERA QUANDO È VERA, QUANDO E MODELLATA SU QUELLA DI CRISTO, CI OFFRE, TRA L’ALTRO, IL MIGLIOR PROGRAMMA DI VITA DA REALIZZARE IN NOI.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!