«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 6,1-6.16-18
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Parola del Signore
Mediti…AMO
Luigi, primogenito del marchese Ferrante Gonzaga di Mantova, nacque il 9 marzo 1568. Era un ragazzo vivace, impaziente, senza complessi, amava il gioco e si divertiva.
La madre, Marta Tana di Chieri, gli insegnò a orientare decisamente la sua vita a Dio.
Fin dall’infanzia il padre lo educò alle armi, tanto che, a 5 anni, già indossava una mini corazza ed un elmo e rischiò di rimanere schiacciato sparando un colpo con un cannone.
Ma a 10 anni Luigi aveva deciso che la sua strada era un’altra: quella che attraverso l’umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo l’avrebbe condotto a Dio.
La GRAZIA fece di lui un santo di grande dominio di sé, interamente votato alla carità. Il suo segreto di eroismo è la preghiera; già a 12 anni aveva deciso di dedicare 5 ore al giorno alla meditazione.
A 12 anni ricevette la prima comunione da san Carlo Borromeo, venuto in visita a Brescia, che divenne la sua guida spirituale.
Decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il padre.
Libero ormai di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all’eredità ed entrò nel Collegio romano dei gesuiti, dedicandosi agli umili e agli ammalati, distinguendosi soprattutto durante l’epidemia di peste che colpì Roma nel 1590.
In quell’occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì.
Era il 1591, aveva solo 23 anni. Papa Benedetto XIII lo canonizzò il 31 dicembre 1726. E’ sepolto a Roma nella chiesa di Sant’Ignazio di Campo Marzio.
Catechista coi ragazzi, premuroso con i poveri e i malati, fatto tutto a tutti: modello e protettore dei giovani che vogliono vivere la propria fede in Cristo.
Il motto: “Come gli altri”, cioè senza privilegi.
Luigi entrò nella Compagnia di Gesù nell’anno 1587, a Roma, dopo il noviziato. Durante questo periodo i padri Gesuiti si accorsero subito di avere tra le mani un vero gioiello spirituale.
Non solo non aveva bisogno di tutti i discorsi di stampo ascetico, ma il loro problema era di moderare ed equilibrare l’ardore penitenziale che era già patrimonio spirituale del soggetto che dovevano formare.
E si crearono anche situazioni al limite dell’umorismo. Luigi era così abituato alla penitenza e all’autocontrollo ascetico che i suoi formatori non trovarono di meglio che PROIBIRGLI DI… FARE PENITENZA. Con il risultato che per lui la vera penitenza era non fare penitenza.
E siccome soffriva di emicrania il padre spirituale gli consigliò di non pensare troppo intensamente a Dio, con il risultato che doveva sforzarsi maggiormente per obbedire… di non pensare a Dio, per amore di Dio.
Confidava ad un suo formatore anziano:
- “Veramente io non so che fare. Il padre rettore mi proibisce di fare orazione, acciò che con l’attenzione io non faccia violenza alla testa: ed io maggior forza e violenza mi fo, mentre cerco di distraèr la mente da Dio che io tenerla sempre raccolta in Dio, perché questo già per l’uso mi è quasi diventato connaturale, e vi trovo quiete e riposo e non pena”.
Dio gli era così presente che giunse a pregare: “Allontanati da me, Signore”.
Non so quanti santi hanno osato pregare così, escludendo San Pietro, ma questi aveva detto le stesse parole per altri ben noti motivi.
Luigi era già impegnato negli studi di teologia quando sulla città di Roma si abbatté un’immane tragedia: prima la siccità, poi la carestia, infine un’epidemia di tifo.
Nell’opera di assistenza che i Gesuiti prestarono, fu presente anche lui: sempre a fianco dei malati, specialmente i più ripugnanti e i moribondi.
Girava anche per i palazzi dei nobili a chiedere l’elemosina per quei poveracci.
Lo faceva seguendo, lui di sangue nobile, il motto “…Come gli altri”, dimenticando cioè tutti i privilegi.
Questo coraggio e questa forza, anche fisica, sentiva che gli veniva da Dio stesso e dal Cristo che lui serviva nei sofferenti.
Fino a quando raccolse un moribondo, malato di peste, e se lo caricò sulle spalle per portarlo all’ospedale. Ma fu contagiato proprio in quella circostanza.
La sua fine comunque arrivò velocemente ma non inaspettatamente. All’incontro con Dio era preparatissimo e anche la morte non gli faceva paura tanto che a tutti diceva “Me ne vado felice” e alla stessa madre, nell’ultima lettera, raccomandava di non piangere il proprio figlio come morto ma come vivente e per sempre felice davanti a Dio.
Il giorno della sua nascita al cielo fu il 21 giugno 1591, assistito da San Roberto Bellarmino, uno dei grandi Gesuiti della prima ora.
Luigi Gonzaga FU UN MARTIRE non della fede (anche se ne aveva tanta) ma DELLA CARITÀ, fino a donare la propria vita per il prossimo
Come si vede da questi piccoli tratti, qui la stoffa del giovane santo, secondo tutti i canoni della santità cristiana, è facilmente riconoscibile e proponibile. Invece non fu così.
Nel clima anticlericale dell’800 (e anche del primo ’900) la sua santità non solo non fu riconosciuta ma fu ostacolata.
In un certo senso ha fatto testo la frase del Gioberti (1801-1852) che aveva scritto essere la santità del Gonzaga “inutile e dannosa a imitarsi”.
Invece, escludendo alcuni elementi propri del suo carattere e del tempo in cui visse, I TRATTI SALIENTI DELLA SUA SANTITÀ HANNO UN GRANDE VALORE E SONO PROPONIBILE ANCHE AI GIOVANI DI OGGI, COSÌ BISOGNOSI DI VERI E SOSTANZIOSI MODELLI DA IMITARE, e non di effimeri, superficiali e piccoli “eroi” creati “ad hoc” dall’onnipotente circo mediatico e commerciale.
Ma vediamo il testo odierno.
Dopo le sei antitesi, con cui Gesù supera e completa la legge di Mosè, egli sottolinea il modo giusto con cui praticare i tre atti di religiosità più diffusi nella sua società:
- l’elemosina,
- la preghiera
- e il digiuno.
Il vangelo di Matteo è attraversato dal senso della giustizia, la giustizia che deriva dalla giusta osservanza della Legge e della volontà di Dio.
L’elemosina non può essere ostentata o diventare motivo di orgoglio e di vana gloria, ma è l’atteggiamento di chi, mosso a compassione, condivide ciò che ha con i più poveri, nel nascondimento.
Siamo calorosamente invitati da Gesù a fare l’elemosina senza accampare scuse: SE LA FEDE NON TOCCA ANCHE IL NOSTRO PORTAFOGLIO NON HA ANCORA CAMBIATO LA NOSTRA VITA.
La preghiera ha in sé una componente pubblica da vivere con modestia, senza inutili esteriorità ed è sempre strumento di un atteggiamento più profondo e privato che Dio solo conosce.
Come in una relazione amorosa, l’intima unione fra due anime, l’intesa silenziosa ed intensa che le contraddistingue è l’origine dei segni di affetto esteriore, così la preghiera pubblica esplicita la nostra intima unione con Dio.
Gesù si riferisce all’atteggiamento dei farisei, i quali avevano come intento fondamentale appunto quello di osservare scrupolosamente la Legge, ma con lo scopo di essere ammirati dagli altri.
Per queste persone il giudizio è categorico: non riceveranno una ricompensa da parte di Dio.
Non è che bisogna compiere le opere di giustizia per ottenere un tornaconto, ma queste ci aiutano ad entrare in comunione con Dio che è il primo ad essere giusto e misericordioso.
Questa, Fratelli e Sorelle è la vera ricompensa, perché quello che la Scrittura ci propone è un cammino nuovo che si apre per farci accedere al cuore di Dio Padre.
Gesù non permette che la pratica della giustizia e della pietà sia usata quale mezzo di autopromozione dinanzi a Dio e dinanzi alla comunità (Mt 6,2.5.16).
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!