«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MARCO 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. SEDUTOSI, CHIAMÒ I DODICI E DISSE LORO: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore
Mediti…AMO
Questo brano si colloca dopo la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor e dopo che Gesù stesso, sceso dal monte aveva guarito un bambino posseduto da uno spirito muto.
Il padre del bambino si era rivolto ai discepoli ma loro non erano riusciti a liberarlo.
Dopo questo miracolo il gruppo si rimette in viaggio verso nord, verso Cafarnao, attraversando la Galilea.
Gesù non vuole che alcuno lo sappia perché ormai sta per partire verso Gerusalemme dove incontrerà la morte e deve preparare i suoi discepoli a questo evento sconvolgente.
La scena che ci viene presentata dal Vangelo è semplice: il Maestro prende con sé i discepoli e “cammina davanti a loro” – IMMAGINE REALE DEL PASTORE CHE GUIDA IL SUO GREGGE – dirigendosi verso Gerusalemme.
Dice che secondo la profezia di Isaia (Is 53,1-10), il Figlio dell’Uomo deve essere consegnato e condannato a morte.
Ciò indica l’orientamento di Gesù verso la Bibbia, sia nella realizzazione della propria missione, che nella formazione data ai discepoli.
Traeva il suo insegnamento dalle profezie. Come nel primo annuncio (Mc 8,32), i discepoli lo ascoltano, ma non capiscono ciò che dice sulla croce.
Tuttavia, ancora una volta, nonostante la familiarità che pure si era creata, nessuno dei discepoli comprende il cuore e i pensieri di Gesù, perché il loro cuore e la loro mente sono lontani dal cuore e dalla mente del Maestro.
Le loro ansie sono altre rispetto a quelle di Gesù, e il loro cuore batte per ben diverse preoccupazioni…
Eppure sarebbe stato difficile ricordare qualcuno dei brani della Scrittura dove la vita del giusto era descritta come piena di tribolazioni.
Purtroppo sono troppo impegnati a cercare di capire chi di loro sia il più grande.
Che tristezza! Gesù vuole servire, e loro pensano solo a comandare.
Le vie di Gesù non sono quelle che solitamente percorrono gli uomini, perché Egli, sfuggendo alla folla e alla fama, è deciso a percorrere il cammino di umiliazione tracciato per lui dal Padre.
I suoi discepoli, preoccupati dell’onore, sognano e seguono altre strade, talmente estranee a quella di Gesù, che essi stessi ne avvertono il disagio.
Le questioni di precedenza, ovviamente interessano e appassionano gli apostoli più dell’annuncio della passione, morte e risurrezione ripetuto da Gesù per la seconda volta.
La sete di potere, l’arrivismo, il desiderio di essere primi, di sentirsi superiori agli altri e di dominarli è da sempre il cancro dell’umanità.
Annunciare la Parola a persone immerse in queste faccende è come gettare il seme tra le spine, perché puntualmente accade che “…le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie soffocano la Parola e questa rimane senza frutto” (Mc 4,19).
Gesù sa che ognuno vuole e deve affermarsi, in questa vita. Questo desiderio di grandezza l’ha posto Dio stesso nell’uomo.
SE UNO VI RINUNCIA, RINUNCIA AD ESSERE UOMO.
Ma è proprio per questo che Gesù alla brama di primeggiare nell’avere, nel potere e nell’apparire, SOSTITUISCE IL DESIDERIO DI PRIMEGGIARE NELLA POVERTÀ, NELL’UMILTÀ E NELL’UMILIAZIONE.
Ovvero in altre parole, nel servire e nell’amare fino a morire per i propri amici e per i propri nemici.
Questa è la grandezza di Dio e questa dev’essere la grandezza dell’uomo fatto “a sua immagine e somiglianza”.
DIO È FONS ET CULMEN DELL’AMORE, e non afferma sé stesso a spese dell’altro, ma lo fa crescere a sue spese; non si serve dell’altro, ma lo serve; non lo spoglia di quello che ha, ma spoglia sé stesso a favore dell’altro.
Anzi, si spoglia anche della sua stessa vita, perché ama l’altro più di sé stesso, considerandolo IL PROPRIO TUTTO.
Alla concorrenza per essere i più grandi, DIO sostituisce il gareggiare per diventare i più piccoli (Rm 12,10 e Fil 2,3).
IL PROTAGONISMO EGOICO, È IL CRITERIO SUPREMO D’AZIONE DI CHI NON SI SENTE AMATO, NON SI AMA E NON AMA.
In nome di questo protagonismo, l’uomo sacrifica la sua vita agli idoli dell’avere, del potere e dell’apparire sempre di più, distruggendo la propria realtà di immagine di Dio.
QUANDO ADAMO VOLLE OCCUPARE IL POSTO DI DIO, DIMENTICÒ CHE DIO NON STA AL PRIMO POSTO, MA ALL’ULTIMO. E, COSÌ, SI TROVÒ FALLITO COME UOMO SENZA ESSERE DIVENTATO DIO.
“Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti“, questa è la norma fondamentale del nuovo popolo di Dio.
IL PRIMATO DELL’AMORE SCARDINA PER SEMPRE QUELLO DELL’EGOISMO.
Non è male aspirare ai posti di governo nella Chiesa, anzi, può essere segno di un dono dello Spirito (1Cor 12,28).
Ma è male fare della carica una questione di prestigio, di superbia: essa invece dovrebbe costituire solo una possibilità di servire meglio.
La sete di potere nella Chiesa rende tutti, capi o semplici fedeli, identici ai capi di questo mondo che scaricano sugli altri i pesi e i sacrifici (Mt 23,4) e mandano sulla croce gli altri invece di andarvi loro, seguendo l’esempio di Cristo.
Gente siffatta è del tutto incapace di testimoniare, CON LA PROPRIA VITA, un vero annuncio della passione, morte e risurrezione di Cristo vissute in prima persona e sulla propria pelle.
Il cristiano, se vuole essere credibile e autentico, deve mettersi al servizio di tutti nella verità e nella carità:
Solo in questo modo mette in evidenza che è perfetto discepolo di Cristo, pur essendo investito di autorità, CHE NON ESERCITA, PERCHÉ’ VIVE NELL’UMILTA’.
E chi si fa umile, riceve la GRAZIA di Dio (Lettera di san Giacomo, capitolo 6) e può fare cose mirabili: i santi ne sono la testimonianza vivente di questa realtà.
Mai dobbiamo dimenticare, che nella Chiesa, la logica delle “precedenze” è completamente rovesciata: IL PRIMO È COLUI CHE SI FA IL SERVO DI TUTTI, COME GESÙ, IL CUI PRIMATO È STATO POSTO DALLA SUA OBBEDIENZA ED IMMOLAZIONE SULLA CROCE.
La vera dignità è nella possibilità offerta all’uomo di imitare l’umiltà del Verbo Incarnato.
Una conseguenza sconvolgente: IL PICCOLO DIVENTA IL “SACRAMENTO” DI GESÙ e quindi in lui accogliamo il Padre.
E mi piace sottolineare anche un altro particolare che emerge dal testo odierno.
- Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
L’atto di sedersi e di chiamare i Dodici sembra fuori luogo, poiché il gruppo si trova già raccolto in casa.
Ma Marco vuole sottolineare la solennità del momento e l’atteggiamento di Gesù come vero maestro. La frase che Gesù pronuncia si trova in diversi luoghi del Vangelo con sfumature diverse.
Ciò che conta è sottolineare la contrapposizione primo-ultimo di tutti e l’accostamento del servitore, che non richiama soltanto il servizio a tavola.
Gesù stesso ha applicato a sé stesso questa frase, è stato l’ultimo e si è messo a servizio di tutti.
L’appellativo “servus servorum Dei”, con cui il Papa si definisce, trova qui la sua origine.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!