… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!». Parola del Signore
Mediti…AMO
L’aldilà non è un luogo dove riceveremo punizioni per i nostri peccati ma una esistenza dove sarà chiarissimo che solo la fede e l’amore, SONO VITA.
Probabilmente non ricorderemo i nostri peccati ma sentiremo il dolore per il male commesso, le sofferenze inflitte agli altri, ma subito rimetteremo ogni cosa nel cuore di Dio che trasforma in vita tutto ciò che gli diamo con cuore sincero.
Sarà dunque un cammino dove ci aiuterà con gradualità e delicatezza ad aprire totalmente il cuore se lo avevamo chiuso in qualcosa. Tutto il nostro essere sarà portato con amore nella Luce. Dio è meravigliosamente misericordioso e provvidente e non vede l’ora di donarci ogni bene.
Ma cerchiamo di analizzare il testo, di questo vangelo, che oggi, ci presenta un’ultima critica di Gesù contro le autorità religiose del suo tempo.
Luca 12,1:
- A migliaia cercano Gesù “…in quel tempo, radunatesi migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda“. Questa frase lascia intravedere l’enorme popolarità di Gesù e la voglia che la gente aveva di incontrarsi con lui (Mc 6,31 e Mt 13,2). Ma fa anche vedere l’abbandono in cui questa povera gente si trovava “…erano come pecore senza pastore“, diceva Gesù in un’altra occasione, quando vide la moltitudine avvicinarsi a lui per ascoltare la sua parola (Mc 6,34).
E occorre fare attenzione all’ipocrisia “…Gesù cominciò a parlare, prima ai suoi discepoli: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia.”
Marco parlava già di lievito dei farisei e degli erodiani e suggeriva che si trattava della mentalità o dell’ideologia dominante dell’epoca che aspettava un messia glorioso e potente. (Mc 8,15 e 8,31-33). In questo testo, Luca identifica il lievito dei farisei con l’ipocrisia. L’ipocrisia è un atteggiamento che rovescia i valori. Nasconde la verità. Mostra una bella maschera che nasconde e trucca ciò che di putrido c’è dentro. In questo caso, l’ipocrisia era la maschera apparente della fedeltà massima alla PAROLA DI DIO che nascondeva la contraddizione della loro vita. Gesù vuole il contrario. Vuole la coerenza non ciò che rimane nascosto.
Luca 12,2-3 Ciò che è nascosto sarà rivelato
- “…Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.”
È la seconda volta che Luca parla di questo tema (lo aveva già fatto in Lc 8,17). Invece dell’ipocrisia dei farisei che nasconde la verità, i discepoli devono essere sinceri.
Non devono aver paura della verità. Gesù li invita a condividere con gli altri gli insegnamenti che impararono da lui. I discepoli non possono custodirli per sé, ma devono divulgarli. Un giorno, le maschere cadranno completamente e tutto sarà rivelato con chiarezza, e sarà proclamato sui tetti. (Mt 10,26-27).
Luca 12,4-5 non avere paura.
- “Sì, ve lo dico. Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui“.
Qui Gesù si rivolge ai suoi amici, i discepoli e le discepole. Loro non devono aver paura di coloro che uccidono il corpo, che torturano, che calpestano e fanno soffrire. I torturatori possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere la libertà e lo spirito.
Devono aver paura, questo sì, che il timore della sofferenza li porti a nascondere o a negare la verità e quindi li spinga ad offendere Dio. Poiché chi si allontana da Dio si perde per sempre.
Luca 12,6-7 Voi valete più di molti passeri.
- “Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri”.
I discepoli non devono aver paura di nulla, perché sono nelle mani di Dio. Gesù ordina di guardare i passeri. Due passeri si vendono per pochi centesimi e nessuno di loro cade in terra senza il consenso del Padre.
Perfino i capelli della testa sono contati. Luca dice che non cade nessun capello senza il permesso del Padre (Lc 21,18). E ne cadono tanti di capelli! Per questo dice “Non temete, voi valete più di molti passeri“.
È questa la lezione che Gesù trae dalla contemplazione della natura. (Mt 10,29-31)
Ma c’è un altro particolare sul quale vorrei fermare la mia attenzione: L’IPOCRISIA.
Alla radice dei mali sta l’ipocrisia, che è il protagonismo. Sopra il volto dei figli di Dio, c’è questa maschera che impedisce di riconoscersi Sue creature e chiamarlo “Abbà”.
È chiamata lievito, perché principio di corruzione e un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta.
Gesù è venuto a togliere all’uomo i veli della menzogna e a restituirlo alla sua verità di figlio, infinitamente amato dalla Misericordia del Padre.
Il discepolo deve essere impregnato della parola di verità fin nell’intimo del suo cuore, senza dissonanza tra ciò che è nel profondo e ciò che vuole apparire all’esterno, in una perfetta coerenza tra ciò che è e ciò che dice. Chi non nasconde ciò che è, ha già vinto in radice l’ipocrisia.
L’ipocrisia è quando si invoca il Signore con le labbra ma il cuore è lontano da Lui. Si dice una cosa e si fa un’altra. È quando c’è la non corrispondenza tra le parole e i gesti esteriori e la realtà profonda del cuore e della vita.
Cioè è quel modo di vivere e di comportarsi ambiguo, che non è chiaro e limpido, ma oscuro e nascosto.
Il dire dei farisei portava gli ascoltatori in un mondo di menzogne sottili e di apparenze, ove i più furbi trovavano sempre il modo di farla franca e di mettere in pace la propria coscienza.
Gesù mette in guardia da costoro, invitando i suoi discepoli ad avere il coraggio della verità, a non avere paura di proclamare apertamente il suo messaggio, perché alla fine poi tutto sarà svelato.
All’invito al coraggio Gesù spiega i motivi che lo giustificano:
- la certezza di essere tra le braccia di un Padre che ci ama e si prende cura di noi, molto di più che dei passeri del cielo: «Non abbiate paura: valete più di molti passeri!»;
- la certezza che gli uomini non possono fare nulla per toglierci la vera vita;
- la certezza che anche la persecuzione è un’occasione in cui lo Spirito di Dio si rende presente con la sua potenza;
- la certezza infine del premio nel mondo futuro.
L’ipocrita è un simulatore: sembra buono, cortese ma dietro di sé non lo è.
Pensiamo a Erode: con quanta cortesia e affabilità aveva ricevuto i Magi, a cui, al momento del congedo, aveva detto ‘…andate, e poi tornate, e ditemi dove è questo bambino perché anche io vada ad adorarlo!’
Invece voleva ucciderlo. Ecco la doppia faccia dell’ipocrita.
Gesù, parlando di questi dottori della legge, aveva detto: ‘Questi dicono e non fanno’. Ecco un’altra forma di ipocrisia, ancora oggi dominante
Su questo argomento si è anche soffermato il Papa in una omelia mattutina a Santa Marta:
- “Attraverso lo Spirito Santo, Dio ha dato ai cristiani il cielo come “caparra” di eternità. Ma questo dono talvolta viene tralasciato per una vita “opaca” e ipocrita. Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa Santa Marta. Lo Spirito Santo è il “sigillo” di luce col quale Dio ha dato “il Cielo in mano” ai cristiani. I quali, spesse volte, si sottraggono a quella luce per una vita di penombra e, peggio ancora, di luce finta, quella che brilla nell’ipocrisia. L’omelia di Papa Francesco segue passo per passo le parole della Lettura di Paolo, il quale spiega ai cristiani di Efeso che per aver creduto al Vangelo hanno ricevuto “il sigillo dello Spirito Santo”. Con questo dono, afferma il Papa, Dio “non solo ci ha scelti” ma ci ha dato uno stile, “un modo di vivere, che non è soltanto un elenco di abitudini, è di più: è proprio un’identità”: “La nostra identità è proprio questo sigillo, questa forza dello Spirito Santo, che tutti noi abbiamo ricevuto nel Battesimo. E lo Spirito Santo ha sigillato il nostro cuore e, di più, cammina con noi. Questo Spirito, che era stato promesso – Gesù lo aveva promesso – questo Spirito non solo ci dà l’identità, ma, anche, è caparra della nostra eredità. Con Lui il Cielo incomincia. Noi stiamo proprio vivendo questo Cielo, questa eternità, perché siamo stati sigillati dallo Spirito Santo, che proprio è l’inizio del Cielo: era la caparra; l’abbiamo in mano. Noi abbiamo il Cielo in mano con questo sigillo”. Tuttavia, prosegue Papa Francesco, avere come caparra di eternità il Cielo stesso non trattiene i cristiani dallo scivolare almeno in un paio di tentazioni. Primo, osserva, “quando noi vogliamo, non dico cancellare l’identità, ma renderla opaca”: “È il cristiano tiepido. È cristiano, sì, va a Messa la domenica, sì, ma nella sua vita l’identità non si vede. Anche vive come un pagano: può vivere come un pagano, ma è cristiano. Essere tiepidi. Rendere opaca la nostra identità. E l’altro peccato, quello di cui Gesù parlava ai discepoli e abbiamo sentito: ‘Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia’. ‘Fare finta di’: io faccio finta di essere cristiano, ma non lo sono. Non sono trasparente, dico una cosa – ‘sì, sì sono cristiano’ – ma ne faccio un’altra che non è cristiana”. Invece, e lo stesso Paolo lo ricorda in un altro passo, una vita cristiana vissuta secondo quell’identità creata dallo Spirito Santo porta in dote, sottolinea il Papa, doni di ben altro spessore: “Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. E questa è la nostra strada verso il Cielo, è la nostra strada, che incomincia il Cielo di qua. Perché abbiamo questa identità cristiana, siamo stati sigillati dallo Spirito Santo. Chiediamo al Signore la grazia di essere attenti a questo sigillo, a questa nostra identità cristiana, che non solo è promessa, no, già l’abbiamo in mano come caparra”.”
Anche il Vescovo e Martire Ignazio di Antiochia, nella Lettera ai Magnesii 10, 2-3, già ai suoi tempi scriveva ai cristiani di Magnesia di eliminare il “lievito” dei giudaizzanti:
- «Eliminate perciò il lievito cattivo, invecchiato e inacidito e trasformatevi in un nuovo lievito, che è Gesù Cristo…. È fuor di luogo professare Gesù Cristo e giudaizzare».
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!