… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore
Mediti…AMO
- “Amare gli amici lo fanno tutti, …i nemici li amano soltanto i cristiani”.
Queste parole di TERTULLIANO (Ad Scapulam 1,3), che vogliono esprimere la differenza cristiana, vertono significativamente sull’amore per i nemici.
Dice infatti Gesù “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano” (Luca 6,27 e anche 6,28.29.35; Matteo 5,43-48) e tutta la sua vita – fino al momento della lavanda dei piedi anche a Giuda, colui che si era fatto suo nemico; fino alla croce, luogo del suo amore “fino alla fine” per i suoi (Giovanni 13,1); fino alla preghiera per i suoi carnefici mentre lo crocifiggevano (Luca 23,33-34) – ATTESTA QUESTO AMORE INCONDIZIONATO RIVOLTO ANCHE AL NEMICO.
All’insegna dell’espressione “…ma io vi dico” il Vangelo di Gesù ci fa vedere il nostro accomodarci alla Legge, in quel che ha di sensato, di ovvio (fa del bene a chi si comporta bene con te, e ripaga col male chi ti fa del male.)
Però per Gesù è poco. SE VOGLIAMO AMARE DAVVERO, DOBBIAMO ANDARE OLTRE, perché sappiamo bene che i marinai non stanno perpetuamente a riva.
Come, chi ama la montagna non evita di inerpicarsi per i sentieri impervi e pericolosissimi.
E allora mi torna in mente quanto erano rassicuranti i precetti della Legge orale, che CI INVITAVANO SOLAMENTE AD AMARE IL PROSSIMO.
E anche qui, eravamo riusciti a fare “gli affari nostri”, relegando il prossimo tra le persone che ci stavano accanto e che la pensavano come noi. Oppure, chi condivideva la nostra fede e la nostra sorte ed era, rigorosamente, nostro amico.
E all’interno del popolo ebraico le cose non andavano meglio, giacché si potevano fare delle distinzioni, fra chi rispettava la Legge e chi no.
TUTTI, PERÒ, ERANO ASSOLUTAMENTE CONCORDI NEL RITENERE CHE IL NEMICO, INVECE, ANDASSE SEMPRE ODIATO E COMBATTUTO.
E il nemico era IL FRATELLO O IL VICINO COI QUALI NON SI ANDAVA D’ACCORDO, IL PAGANO, LO STRANIERO, L’INVASORE.
Tutti, “pro bona pacis” venivano cordialmente odiati.
Gesù, invece, viene a ricordarci un principio presente nella Bibbia: OGNI ESSERE UMANO VA ACCOLTO E RISPETTATO e AMATO.
MA DI UN AMORE CHE NON È QUELLO DELL’UOMO, MA UN AMORE CHE VA IMPARATO DAL PADRE.
Un amore che fa piovere e sorgere il sole su tutti, senza alcuna distinzione, e senza alcun merito.
In più precisa il Signore, stigmatizzando il nostro atteggiamento: SE AMIAMO LE PERSONE CHE CI AMANO COSA FACCIAMO DI STRAORDINARIO?
Al discepolo è chiesta la perfezione del Padre Celeste, che ama senza limiti, che accoglie senza distinzioni, che cura, CON SOMMO AMORE, ogni essere vivente…
Con questa affermazione paradossale Gesù porta a compimento il suo giudizio su una Legge attribuita a Dio che, molto spesso, era solo il retaggio di abitudini, più o meno buone, che si erano consolidate.
Certo, il cristianesimo si è “annacquato” riducendosi ad un inoffensivo moralismo e a un buonismo generalizzato.
Da questo punto di vista, essere cristiani EQUIVALE ad essere dei buoni cittadini
Certo, Fratelli e Sorelle, amare i nemici è la richiesta più scandalosa che ci rivolge il Vangelo.
Ci è più facile e più congeniale sopportare, tollerare i nemici e coloro che non vanno d’accordo con noi.
O, al massimo, applicare in queste situazioni, un poco di buon senso. Dimenticando che il buon senso NON È L’AMORE DI DIO.
Ma amarli proprio no. NON SCHERZIAMO! Anche perché siamo dei miserabili, che quasi sempre, per poca fede, siamo in balìa di Satana.
Invece è necessario andare oltre: amare chi ci è nemico e cerca di farci del male.
Perché il cristiano, è chiamato ad assumere il sentire, il pensare, il volere di Cristo stesso (Filippesi 2,5-11) e si trova dunque sempre a confrontarsi con questa esigenza:
- “5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7 ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8 umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 9 Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11 e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”.
Guardare con occhio buono chi ci inganna e dice menzogne sul nostro conto.
Sopportare chi ci perseguita e discredita affliggendoci con sgarbi e volgarità, o addirittura ci odia.
E il termine di confronto è altissimo, LA MISURA DELLA SANTITÀ È DIO STESSO che “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni”.
Viene pure chiamato in campo il Padre celeste, perché se vogliamo essere ritenuti suoi figli, il comandamento dell’amore DIVENTA IL PUNTO DI PARTENZA E DI ARRIVO DELLA NOSTRA VITA.
Certamente, amare a questo livello, richiede un’energia potentissima che nasce dall’essere abitati da Dio e dall’essere sollecitati a vivere un amore fatto non solo di sentimento ma anche di intelligenza, di ragione e comprensione (agape).
Ma noi sappiamo dai Vangeli che il Cristo ci ha mostrato che si può fare. Perché Lui, morendo sulla Croce ha amato i suoi e i nostri nemici.
Oggi assistiamo a vere persecuzioni, cruente, umilianti, che nascono per ragioni religiose e non solo, che hanno di mira l’eliminazione dei cristiani.
Ma la radice di questo odio che oppone, è la stessa che fa nascere le nostre meschine opposizioni di ogni giorno che ci rendono insopportabili i vicini di casa, i parenti, i colleghi di lavoro.
Amare i nemici e pregare per chi ci perseguita non è accettare come buona ogni ingiustizia, ogni forma di non rispetto, ma è dividere l’azione ingiusta e irrispettosa da chi la compie e coltivare misericordia per la persona, pur condannando e denunciando l’atto scorretto.
Amare è la meta di un allenamento a cui non basta una vita per dirsi compiuto.
Perché noi sappiamo bene che già l’Antico Testamento (nel Libro del Levitico al capitolo 19,17-18), invitava l’israelita ad amare il prossimo come sé stesso, proponendo una sorta di itinerario:
- “…lo sono il Signore, non coverai odio verso tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. lo sono il Signore”.
ANZITUTTO VENIVA RICHIESTA L’ADESIONE DI FEDE A COLUI CHE È IL SIGNORE, quindi l’israelita era chiamato, per prima cosa, a non avere sentimenti di odio, poi a correggere colui che fa il male, VIETANDO A SE’ STESSO DI FARSI VENDETTA, giungendo così ad amare il suo prossimo come sé stesso.
Già questo punto fermo, evidenziava che all’amore si arriva attraverso un cammino pur faticoso.
Perché l’amore non nasce spontaneo: ESSO RICHIEDE DISCIPLINA, ASCESI, LOTTA CONTRO L’ISTINTO DELLA COLLERA E CONTRO LA TENTAZIONE DELL’ODIO.
Così si perverrà alla responsabilità di chi ha il coraggio di esercitare una correzione fraterna denunciando “costruttivamente” il male commesso da altri.
L’amore del nemico non va confuso con la complicità con il peccatore!
Anzi, proprio la libertà di chi sa correggere e ammonire chi compie il male nasce dalla profondità della fede e da un amore per il Signore che sono la necessaria premessa per l’amore del nemico.
CHI NON SERBA RANCORE E NON SI VENDICA, MA CORREGGE IL FRATELLO, È INFATTI ANCHE IN GRADO DI PERDONARE; E IL PERDONO È LA MISTERIOSA MATURITÀ DI FEDE E DI AMORE PER CUI L’OFFESO SCEGLIE LIBERAMENTE DI RINUNCIARE AL PROPRIO DIRITTO NEI CONFRONTI DI CHI HA GIÀ CALPESTATO I SUOI GIUSTI DIRITTI.
Chi perdona sacrifica un rapporto giuridico IN FAVORE DI UN RAPPORTO DI GRAZIA.
Anche Gesù, quando chiede di amare il nemico, immette il credente in un cammino.
Dallo sforzo per superare sempre di nuovo la legge del taglione, cioè la tentazione di rendere pariglia per il male che si è ricevuto, IL CREDENTE DEVE PERVENIRE A NON OPPORSI AL MALVAGIO, A CONTRAPPORRE AL MALE L’ATTIVISSIMA PASSIVITÀ DELLA NON VIOLENZA, FIDANDO NEL DIO UNICO SIGNORE E GIUDICE DEI CUORI E DELLE AZIONI DEGLI UOMINI.
Ci dice oggi Matteo “…Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”.
Ricordiamoci allora che se non si assume l’altro, che si è fatto nostro nemico, che ci contraddice, che ci osteggia, che ci calunnia, nella preghiera, IMPARANDO A VEDERLO CON GLI OCCHI DI DIO, NEL MISTERO DELLA SUA PERSONA E DELLA SUA VOCAZIONE, NON SI POTRÀ MAI ARRIVARE AD AMARLO.
MA DEV’ESSERE CHIARO CHE L’AMORE DEL NEMICO È QUESTIONE DI PROFONDITÀ DI FEDE, DI “INTELLIGENZA DEL CUORE”, DI RICCHEZZA INTERIORE, DI AMORE PER IL SIGNORE, E NON, SEMPLICEMENTE DI BUONA VOLONTÀ.
Ha detto SAN SERAFINO DI SAROV:
- “Non bisogna mai vendicarci di un’offesa, qualunque essa sia, al contrario dobbiamo perdonare di tutto cuore a chi ci ha offesi, anche se il nostro cuore si oppone. Dio ci chiede inimicizia solo col serpente che fin da principio ha indotto l’uomo in tentazione e l’ha cacciato dal paradiso.”.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!