… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 3,7-15
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nel Vangelo di oggi, Giovanni c’è ancora il dialogo di Gesù con Nicodèmo.
Ieri ci siamo soffermati sulla prima parte di questo dialogo, il cui eco ritorna anche oggi: dovete nascere dall’alto.
Oggi ci limiteremo a evidenziare l’ultima parte di questo discorso: l’innalzamento di Gesù sulla croce.
Per cercare di spiegare la “necessità teologica” della passione e morte del Messia, Figlio dell’Uomo, Gesù porta un paragone con un fatto avvenuto nella storia d’Israele durante il cammino nel deserto, dopo l’uscita dall’Egitto.
Secondo il libro dei Numeri, gli ebrei furono attaccati da serpenti mortalmente velenosi. Per salvare gli Israeliti, Mosè innalzò su un’asta un serpente di bronzo: e chi lo guardava, anche se era stato morso dai serpenti, restava in vita, ed era salvo (Nm 21,4-9).
Questo racconto antico viene reinterpretato da Gesù in una luce sapienziale, in quanto fa vedere nel serpente un segno di salvezza. Vedi Sap 16,6-7:
- “6Per correzione furono spaventati per breve tempo, avendo già avuto un pegno di salvezza a ricordare loro i decreti della tua legge. 7 Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti.”
E ancora…
- “…dovete nascere dall’alto”.
Nati dalla carne, ci si può capire solo in funzione del mondo.
Ma nascere dallo Spirito permette di avere una nuova percezione di sé stessi.
La rinascita è indispensabile, Gesù dice che bisogna che accada. Attraverso questa rivelazione, Dio risponde alla domanda dell’uomo in vista della salvezza, perché l’uomo non può darsi DA SOLO una risposta. Dio è in Cristo la Sapienza Incarnata.
E a quell’uomo intelligente, colto e onesto che è Nicodemo, Gesù dice qualcosa che è di una profondità abissale: per il seguace di Gesù C’È UNA SECONDA NASCITA.
Mentre quando viene partorito uno non è cosciente di quello che gli sta accadendo, QUANDO VIVE IL BATTESIMO SI, PERCHÉ METTE IN PRATICA L’INSEGNAMENTO DI CRISTO.
Non si tratta di “far quadrare” nella propria vita l’osservanza dei comandamenti che riguardano l’etica.
Essi, se mai, ne sono la conseguenza.
Ma si tratta di capovolgere totalmente la mentalità mondana.
E Gesù usa la bella metafora “del rinascere dall’Alto” e fa un mirabile richiamo alla misteriosa azione del vento che è immagine di quella dello Spirito.
Proprio per quel suo libero andare venire e coinvolgere nella sua dinamica tutto ciò che sfiora senza che alcuno possa impedirglielo: ERBA, FIORI, ALBERI: TUTTO QUELLO CHE TROVA, IL VENTO INVESTE.
Nella tradizione ebraica dell’Antico Testamento, il vento appartiene al mondo del divino.
Creatura misteriosa di cui non si conosce la provenienza né la destinazione, nella letteratura SAPIENZIALE È IMMAGINE DELLE REALTÀ CHE NON SI LASCIANO IMBRIGLIARE DAL DOMINIO DELL’UOMO.
Lo si percepisce, in qualche modo si può dire conoscerlo, si impara anche a sfruttarlo a proprio favore, ma resta alla fine inafferrabile.
Giovanni gioca sul doppio significato della parola «pneuma» (in greco: sia vento, che Spirito) per dirci che lo Spirito con ciò che lo riguarda, appartiene a quel mondo di elementi o esperienze presenti nella vita che tendono a sfuggire alla nostra presa, benché ne tocchiamo con mano gli effetti reali ed efficaci.
IN QUESTO MODO MIRABILE EGLI DESCRIVE L’AZIONE E LA FORZA INARRESTABILE DELLO SPIRITO SANTO.
A chi gli consente di “nascere” da Lui, cioè di essere docile alla sua azione che capovolge la mente e il cuore, dà la forza di diventare davvero un uomo nuovo, che è capace di mentalità e azioni evangeliche.
PERCHÉ È SOLO A PARTIRE DA DIO CHE POSSIAMO RILEGGERE LA NOSTRA VITA, LE NOSTRE SCELTE, I NOSTRI ERRORI IN UNA PROSPETTIVA DIVERSA.
È solo accogliendo la sua Parola eterna, e meditando i suoi insegnamenti, e invocandolo nella preghiera, che possiamo ricevere in cambio uno sguardo nuovo sulle cose e su noi stessi.
Ecco allora che a Nicodemo che si scontra coi limiti del suo «essere di terra», viene aperto uno squarcio sul cielo.
Anzi, gli viene annunciato quanto «cielo» c’è e ci può essere nella sua esistenza terrena.
Ai ristretti confini della «carne» vengono annunciate le infinite vie dello «Spirito».
Non nel senso di due realtà contrapposte, ma profondamente intrecciate e necessariamente compresenti.
L’una sostiene l’altra. L’altra illumina la prima. Non contrapposte per qualità e valore, ma due irrinunciabili componenti di un Uno, che siamo noi. E siatene certi che non ci salviamo coi nostri mezzi materiali.
Il buon annuncio del Vangelo è la Vita piena, che siamo chiamati a credere e vivere fin d’ora. Quella Vita fatta di «terra e cielo», di visibile e invisibile, si finito e infinito, di carne e di Spirito.
E ascoltiamo un grande Padre della Chiesa, sul tema “Nessuno è mai salito al cielo, se non il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo”:
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui salga pure il nostro cuore.
Ascoltiamo l’apostolo Paolo che proclama: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2).
Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso.
Cristo è ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni che noi sopportiamo come sue membra.
Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9, 4).
E così pure: «Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare» (Mt 25, 35).
Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità?
Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando quaggiù, siamo già con lui.
E Cristo può assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l’amore che nutriamo per lui.
Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo. Infatti egli stesso dà testimonianza di trovarsi lassù mentre era qui in terra: Nessuno è mai salito al cielo fuorché colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo, che è in cielo (Gv 3, 13).
Questa affermazione fu pronunciata per sottolineare l’unità tra lui nostro capo e noi suo corpo. Quindi nessuno può compiere un simile atto se non Cristo, perché anche noi siamo lui, per il fatto che egli è il Figlio dell’uomo per noi, e noi siamo figli di Dio per lui.
Così si esprime l’Apostolo parlando di questa realtà: «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo» (1 Cor 12, 12). L’Apostolo non dice: «Così Cristo», ma sottolinea: «Così anche Cristo». Cristo dunque ha molte membra, ma un solo corpo.
Perciò egli è disceso dal cielo per la sua misericordia e non è salito se non lui, mentre noi unicamente per grazia siamo saliti in lui.
E così non discese se non Cristo e non è salito se non Cristo. Questo non perché la dignità del capo sia confusa nel corpo, ma perché l’unità del corpo non sia separata dal capo.
E chiudiamo questa riflessione fermando la nostra attenzione su questo versetto:
- “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va…”.
Il compimento pieno della nostra vita in Dio, STA NELL’IMMERGERSI, CON GIOIA, sempre di più nell’ascolto della “voce del vento“, senza vanificarla nella pretesa di conoscere da dove viene o dove va.
Occorre:
- LASCIARE A DIO LA LIBERTÀ DI CONDURRE L’INCONTRO,
- LASCIARE A CIASCUNO DI NOI LA LIBERTÀ DI FARSI CONDURRE A LUI.
La strada umile, ma certa e vera, ce la ha insegnata oggi Nicodemo.
Come lui ci dobbiamo interrogare su Gesù, per approfondire la conoscenza di quest’uomo ed entrare in contatto con Lui. Ma possiamo arrivare a capire solo se ci poniamo di fronte al Maestro, con umiltà e docilità.
Esattamente come ha fatto Nicodemo “…Signore… sappiamo che sei un maestro venuto da Dio”…
Ma occorre Fede e Amore… e soprattutto il desiderio di chiedere a Dio che rafforzi in noi la determinazione e la forza che ci è necessaria per seguire i suoi sentieri, facendo nostro l’atavico anelito dell’antico Sapiente di Israele, di cui canta il Salmo 25,4-5:
- “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, in te ho sempre sperato”.
Ci soccorre un illuminato santo ortodosso del XIX secolo, SAN SERAFINO DI SAROV, che ha detto:
- “Quando lo Spirito Santo scende sull’uomo con la pienezza dei suoi doni, l’animo umano è riempito d’una gioia indescrivibile; lo Spirito Santo ricrea nella gioia tutto quanto sfiora”.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!