… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Luca 21,5-11
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo>>. Parola del Signore
Mediti…AMO
Iniziata vent’anni prima della nascita di Cristo e finita trent’anni dopo la sua morte e resurrezione, la ricostruzione del tempio, durata ottant’anni, sarà goduta per poco più di un decennio prima della distruzione definitiva del luogo ad opera dei romani.
“Sic transit gloria mundi!”, così passa la gloria di questo mondo….
Ma il Signore ne approfitta per avvisare gli apocalittici di allora e di oggi: nessuno sa quando sarà la pienezza dei tempi o la fine di questo mondo.
Le guerre, le catastrofi, i segni dal cielo non preludono alla fine del mondo, non rappresentano nessun segno.
Siamo chiamati ad essere sempre pronti, anche nel momento in cui tutto sembra andare per il meglio. Ciò che possiamo fare è vivere come se il giorno che viviamo fosse l’ultimo. Se solo ascoltassimo quanto ci dice il Signore!
Ogni cosa di questo mondo ed esso stesso, sono destinati a scomparire.
Anche il magnifico tempio che ha ridato gloria alla decadente Gerusalemme. Erode il grande, con grande intuito politico, aveva dato il via ai lavori di ampliamento nel 19 a.C. lo vedranno ultimato solo nel 62 d.C.: ottant’anni per costruire uno spazio capace di accogliere quasi centocinquantamila persone.
Ma nulla di più effimero poteva essere costruito: durerà solo dieci prima di essere raso al suolo dal Generale, futuro Imperatore di Roma, Tito e dall’esercito romano inviato da Roma, per sedare la rivolta.
Ci ammonisce il Signore, ciò che possiamo fare è non scoraggiarci e continuare a costruire il Regno di Dio là dove viviamo, con fede e nella più grande semplicità.
Davanti agli eventi drammatici degli uomini siamo invitati a proclamare la salvezza che proviene da Dio e a vivere da salvati.
Queste parole di Gesù pronunciate duemila anni fa sembrano dette oggi.
Le stesse guerre, le stesse carestie, addirittura i fatti terrificanti dal cielo che ci richiamano subito la distruzione violenta e disastrosa delle Torri Gemelle.
Ma allora si può ancora sperare? Certamente! Il messaggio del Maestro fa sempre posto alla certezza che siamo perennemente e grandemente amati.
Infatti, dopo l’elenco agghiacciante delle sciagure, giunge la promessa di tenerezza e di cura propria di un padre “Nemmeno un capello del vostro capo perirà“.
Il cristiano più degli altri deve lavorare, donare, amare e servire il prossimo.
Solo così può attendere senza paura il giorno di Dio. Gesù prevede guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie…: tutti segni che parlano della malattia profonda del mondo (che si chiama peccato) e invitano a guardare al di là di questo mondo.
Un mondo che non è ancora pienamente redento: la redenzione è per ora un lievito, un seme, però il futuro rivelerà la forza di questo lievito.
Molto spesso il timore, l’insicurezza e le paure – frutto tetro dell’odierna mentalità neopagana – sono come uno spettro che incombe sulla nostra psicologia collettiva, alimentando un terribile sguardo di pessimismo.
Chi accetta di lasciare al Signore il timone della propria vita non può non fare esperienza di una liberazione da tutto quanto oscura una visione benevolmente positiva, dove le nubi si diradano e l’opacità si schiarisce.
Solo la Parola di Dio, Padre buono, è capace di debellare le aspettative funeste di un futuro incerto.
È la consapevolezza di essere creati per un progetto di pace e di luce, che si libra nel momento in cui accogliamo la GRAZIA DIVINA.
Come al profeta Elia la voce di Dio apparve sotto forma di una brezza leggera, e non con lo strepito dei venti e del terremoto, così il Signore sa che il nostro cuore è fatto per l’amore e per la gioia, e che sono piuttosto i nostri stati d’animo tumultuosi a gettare ombre minacciose sull’avvenire.
Lui non c’entra nulla.
Ma cerchiamo di vedere un po’ meglio il testo nel dettaglio.
- “5 E parlando alcuni a proposito del tempio poiché era stato adornato di pietre belle e di doni votivi disse: 6 Queste cose che vedete verranno giorni in cui non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”.
La rivelazione in Israele ha una sua sostanza, che è il culto all’unico vero Dio; ha anche un suo apparato culturale ed artistico che ne fa da corollario.
Il tempio di Gerusalemme era considerato una delle sette meraviglie del mondo e attirava molti fedeli. Certamente l’uomo è più attratto dal bello, ed è molto meno interessato all’intelligenza della Rivelazione nel suo essere in Cristo e per Cristo. Per questo verrà il tempo in cui sarà tolto tutto ciò che ha parvenza esteriore, ma rimarrà solo ciò che ha valenza spirituale.
- “7 Lo interrogarono allora dicendo: Maestro, quando dunque queste cose saranno e quale sarà il segno quando queste cose staranno per accadere?”
Una profezia di tale portata non può certo lasciare indifferenti quelli che ascoltano: ed è spontaneo a chiunque chiedere il quando di verificherà. Gesù non vuole dare una data precisa. Ma almeno dica quale sarà il segno premonitore, affinché non siamo presi alla sprovvista.
I segni saranno più di uno e saranno eventi terrificanti.
Più che cogliere l’evento che annunzia la fine, si dovrà comprendere quando, per IL VENIR MENO DELLA FEDE ED IL RIFIUTO DI CRISTO, CHE SARA’ GIUSTIFICATO ED AVRA’ INIZIO L’INTERVENTO DI DIO PER L’ULTIMO GIUDIZIO SULL’UOMO.
- “8 Egli allora disse: Guardate che non siate ingannati. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Io sono e: Il tempo è vicino”.
Innanzitutto non bisogna lasciarsi trarre in inganno dai falsi profeti
L’affermazione è chiara e potrebbe anche suonare così: verranno molti falsi Cristi. Ragionando col senno di poi ci chiediamo chi siano questi uomini. Nessun uomo nella storia si è mai fatto passare per Cristo.
L’inganno è più velato e più sottile. Gli operatori di iniquità non si fanno passare per Cristo, piuttosto pretendono di avere l’autorità del Cristo, dicendo: “Io sono”. E faranno uso del nome dell’unico vero Dio, così come si è fatto conoscere ad Israele. Conclusione: MOLTI UOMINI AVRANNO LA PRETESA FALSA ED INGANNEVOLE DI PARLARE IN NOME DI DIO.
Chi sono questi falsi profeti? Tutti quelli che parlano del Figlio in nome del Padre, ma non hanno in sé lo Spirito di Dio. Paolo ci dice “si circonderanno di una folla di dottori secondo i loro capricci e si volgeranno a favole”.
È questo il primo grande segno premonitore della fine: QUANDO NON SI CORRE PIÙ DIETRO ALLA VERITÀ, MA A COLORO CHE HANNO PRETESA DI VERITÀ.
Se è vero che non cesserà mai la Parola detta in nome di Cristo è altrettanto vero che anche il Satana può parlare sotto le vesti del Cristo. Magari usando la stessa parola di Dio, come ha fatto con Gesù nel deserto.
È il primo grande avvertimento: attenti all’inganno ed ai seduttori che parlano in nome di Gesù.
Quale strumento di difesa abbiamo? GIUDICARE LA PAROLA CON LA PAROLA. Tutto deve essere vagliato e giudicato alla luce della Parola rivelata. Non la conosci? E allora datti da fare ed indossa la corazza del Signore ed impugna le armi che lui ti offre.
C’è una responsabilità del singolo anche riguardo alla luce ed alle tenebre. Va ripudiato l’inganno e tutto ciò che non è conforme alla Parola così come è stata scritta.
- “e: Il tempo è vicino”.
Altro aspetto della falsa profezia: il tempo che va compreso non è quello di tipo cronologico, scandito dal succedersi delle vite e neppure quello della propria generazione, quanto piuttosto quello che ci lega alla nostra generazione: IL NOSTRO TEMPO INDIVIDUALE, OVVERO COME CI PONIAMO E COME SIAMO TROVATI IN RAPPORTO A CRISTO.
MOLTO SI DICE ALL’UOMO IN NOME DI GESÙ. Spesso c’è un annuncio che non ha risonanza nel cuore dei singoli, che può ammantarsi di belle parole e di ogni pretesa verità. MA È VUOTO E NON GENERA UNA NUOVA VITA E NEPPURE L’ASPETTATIVA DI QUELLA ETERNA.
Niente di più paradossale e di assurdo di una predicazione il cui risultato è la mancanza di fede nella vita eterna.
- “Non andate dietro a loro”.
Più che un invito è un avvertimento ed un comando secco e perentorio: Non siamo tenuti ad andare dietro ad ogni uomo che parla in nome di Dio.
- “9 Ora quando udite di guerre e di rivolte, non siate spaventati”:
Scartata la parola dell’uomo, da cui dobbiamo stare in guardia, si potrebbe essere tentati di muoversi in un’altra direzione: verso quella dei fatti e degli accadimenti rilevanti. Quando si sente parlare di guerre, di distruzioni di massa, di terrorismo folle e cieco, si è tentati di pensare che forse è giunta la fine dei tempi.
Non è questo il prodotto di una luce che viene dalla fede: è semplicemente il prodotto di uno spavento ingenerato dal male.
- “è necessario infatti che prima avvengano queste cose, ma non è subito la fine”.
Quello che l’uomo vede con terrore, per Gesù è semplicemente una necessità. Il peccato che è nel mondo deve manifestare tutto il suo volto per essere giudicato da Dio in maniera definitiva ed irrevocabile. Il peccato contro Dio è di per sé invisibile, si rende visibile nella violenza dell’uomo contro l’uomo. Le guerre; non sono una necessità creata da Dio, ma generata dall’uomo nella sua ribellione a Dio.
Nessuna guerra ci dirà mai di per sé che è arrivata la fine dei tempi, tutte le guerre ed ognuna di esse ci dicono che siamo avviati verso la distruzione totale, per un processo ingenerato e messo in moto da noi stessi, sotto l’impulso del Maligno.
- “10 Allora diceva a loro: Si leverà popolo contro popolo e regno contro regno”
Guerra non soltanto guerra tra popoli, ma anche guerre all’interno di uno stesso popolo: perché molti regni si contenderanno uno stesso paese. Se un tempo la contesa era tra più sovrani, oggi a fare la loro parte ci sono politici e partiti.
- “11 terremoti grandi e di luogo in luogo ci saranno carestie e pestilenze, ci saranno terrori e segni grandi dal cielo”.
Neppure la natura sarà risparmiata. Dovrà manifestarsi chiaramente che anche lei è sottomessa alla vanità, per colpa dell’uomo.
Vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per le guerre: il segno va considerato nella sua globalità, non nella sua individualità.
Tutto è messo al plurale e nulla è detto in particolare, come segno specifico e distintivo.
Un Padre della Chiesa, Papa San Leone Magno, nella sua opera “Discorsi”, diceva:
- “Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!