… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Luca 11,27-28
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse «…Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Parola del Signore
Mediti…AMO
La vera conoscenza di Gesù nasce dall’ASCOLTO DELLA SUA PAROLA.
E, con il dono della sua GRAZIA, questa PAROLA deve diventare CARNE DELLA NOSTRA CARNE E VITA DELLA NOSTRA VITA.
Il passaggio della fede che deve operare in ciascuno di noi è “ascoltare” e “vivere”, giorno dopo giorno, la Parola, avendo dinanzi sempre un modello da imitare: Maria, la Madre di Dio e nostra, nel cui seno, grazie all’ascolto e alla custodia, “LA PAROLA SI È FATTA CARNE” (Gv 1,14).
Ella, ci dice il vangelo, “l’ha serbata nel suo cuore…”. Sant’Agostino di Ippona, nel celebre Discorso 215 dirà «Piena di fede e concependo Cristo prima nel cuore che nel grembo, Maria rispose “…Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua Parola”»
Solo grazie all’Ascolto e custodia, vissute nel ricordo costante, noi permetteremo alla Parola di crescere fino a trasformarci in Lui. E in quel momento sublime, saremo beati!
Papa Benedetto XVI, nell’Esortazione Postsinodale “Verbum Domini” al n.124, del 30 sett. 2010 in merito, ha scritto:
“…Davanti all’esclamazione di una donna dalla folla, che intende esaltare il grembo che lo ha portato e il seno che lo ha allattato, Gesù rivela il segreto della vera gioia: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (11,28).
Gesù mostra la vera grandezza di Maria, aprendo così anche a ciascuno di noi la possibilità di quella beatitudine che nasce dalla Parola accolta e messa in pratica.
Per questo, a tutti i cristiani ricordo che il nostro personale e comunitario rapporto con Dio dipende dall’incremento della nostra familiarità con la divina Parola.
Infine, mi rivolgo a tutti gli uomini, anche a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, che hanno lasciato la fede o non hanno mai ascoltato l’annuncio di salvezza. A ciascuno il Signore dice «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap.3,20)”.
Ma cerchiamo di vedere in modo più approfondito la pericope evangelica.
«…Mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato”. Ma egli disse “…Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono».
Gesù non nega la gioia che è un atto dovuto ad una madre terrena. MA CI TIENE AD INDICARE CHE ESISTE UNA GIOIA SPIRITUALE SUPERIORE E ANCORA PIÙ SUBLIME.
Del resto, già fin dal suo inizio, il vangelo di Luca aveva avuto cura di presentare, Maria come la serva del Signore che ascoltava la sua parola e la «conservava, confrontandola nel suo cuore» (2,19; 51).
GRAZIE A CIÒ, GESÙ PREPARAVA SUA MADRE AL GRANDE SACRIFICIO OFFERTO DA LEI AI PIEDI DELLA CROCE, NEL RINUNCIARE ALLA MATERNITÀ FISICA CON LA MORTE DEL FIGLIO, MA DIVENENDO NEL CONTEMPO LA MADRE DI TUTTA L’UMANITÀ REDENTA DAL FIGLIO (Gv 19, 27-28).
Il Beato Papa PAOLO VI, ebbe a dire in merito “…La Vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa alla imitazione dei fedeli non precisamente per il tipo di vita che condusse e, tanto meno, per l’ambiente socioculturale in cui essa si svolse, oggi quasi dappertutto superato; ma perché, NELLA SUA CONDIZIONE CONCRETA DI VITA, ELLA ADERÌ TOTALMENTE E RESPONSABILMENTE ALLA VOLONTÀ DI DIO.”
Anche noi siamo chiamati a fare ciò. Perché solo riconoscendoci cercatori di Dio, solo diventando uditori della Parola che si manifesta nella Scrittura e negli eventi POSSIAMO CERCARE DI SCOPRIRE IL DISEGNO DI DIO NEL QUALE SIAMO INSERITI.
Dobbiamo allora incessantemente chiedere al Signore la GRAZIA DELL’ASCOLTO e IL DONO DELLA CAPACITÀ DI DIVENTARE UDITORI DELLA PAROLA. Così che anche noi possiamo gioire Nell’appartenere alla grande famiglia dei discepoli del Signore!
Il Vangelo non teme di proporre un modello che supera la famiglia tradizionale: ovvero propone la comunità, la Chiesa, l’insieme di coloro, che senza essere legati dal sangue sono legati dalla stessa passione e dalla stessa esperienza di fede, e dall’ASCOLTO DELLA PAROLA DEL SIGNORE.
Abbiamo visto al cap. 8, che Luca dice “Così gli fu annunziato: tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti, ma egli rispose: mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
Al Cap.11, odierno Luca dice “…Beata la donna che ti ha portata in grembo e che ti ha allattato!”
Invece no, dice il Maestro “…Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono”!
Un testo richiama l’altro:
- Guarda, ci sono tua madre e i tuoi fratelli!
- No! Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.
Vedete che in ambedue i casi c’è una precisazione di Gesù che dice che la vera beatitudine non è di averlo generato e di averlo allattato, e che i suoi veri parenti, sua madre e i suoi fratelli… sua madre quella che lo ha dato alla luce e i suoi parenti quelli che hanno legami di sangue con lui.
Ma ci tiene a precisare che la vera parentela e la vera beatitudine, questa è quella di coloro che, schierandosi dalla parte di Gesù, riconoscendo in Lui il Messia e credendo in Lui, SONO QUESTI I VERI PARENTI DI GESÙ E I VERI BEATI SONO QUELLI CHE, CREDENDO IN LUI, ASCOLTANO LA PAROLA DI DIO:
- E LA CUSTODISCONO (in un detto), al cap.11
- E LA METTONO IN PRATICA (Nell’altro), al cap.8.
Dunque i due detti vanno insieme, perché c’è, in essi, riguardo alla PAROLA:
- L’ASCOLTO, non un ascolto generico, distratto, al quale siamo abituati. Direi un ascolto “EBRAICO”. Ricordate?
- “Ascolta, Israele!”. Nel Deuteronomio cap.6,4-9 c’è il famoso testo dello Shemà Isra’El:
Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza. Queste parole che io oggi ti comando siano sul tuo cuore; le ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te le legherai alla mano come un segno; ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte!”
- “Ascolta, Israele!”. Nel Deuteronomio cap.6,4-9 c’è il famoso testo dello Shemà Isra’El:
- la sua gelosa CUSTODIA nel cuore,
- il METTERE IN PRATICA, vivendola ogni giorno, questa parola che si è ascoltata.
Ebbene in questa triade di indicazioni, certamente Maria è una figura assolutamente di esempio. Perché Maria:
- è figlia di Abramo, di Mosè;
- ha vissuto all’interno di questa tradizione della PAROLA DI DIO in questo modo;
- ha vissuto all’interno di questa spiritualità dell’ascolto;
- ha recitato lo Shemà e che ha obbedito allo Shemà Israel;
- ha vissuto lo Shemà Israel.
E ora Gesù le rende testimonianza davanti alla donna che piena di ammirazione per quello che ha visto e per quello che ha udito dire da Gesù e lo vuole lodare.
Questa madre anonima vuol dire: TU SEI GRANDE, TU SEI L’UNICO e allora è beata colei che ti ha generato…
Gesù le risponde CERTO CHE SÌ! MARIA È BEATA!
Ma è beata per qualche cosa che è molto di più che aver generato il FIGLIO DI DIO.
- È BEATA, PERCHÉ HA ASCOLTATO LA PAROLA DI DIO,
- L’HA SERBATA NEL SUO CUORE
- E L’HA MESSA IN PRATICA.
In altri luoghi Luca insiste su questa cosa per due volte, dicendo: Maria conservava tutte queste cose nel suo cuore (meditandole):
- due volte all’interno dei vangeli dell’infanzia
- una volta dopo che i pastori sono andati a vedere questo segno che è il bambino avvolto in fasce, messo in una mangiatoia
- e dopo che ritrovano Gesù che era stato perso nel tempio. Per scoprire subito dopo che lo hanno perso davvero.
Allora la prima volta con i pastori; Maria che ha vissuto tutto il travaglio di un’annunciazione, di una maternità impossibile da comprendere, perché assolutamente e totalmente misteriosa, a cui però Maria ha obbedito totalmente e ha aderito senza riserve.
Maria chiede solo come avverrà. Non solleva un’obiezione nella fede, come aveva fatto Zaccaria.
Lei chiede: come? Accetta, ma dimmi come? Ed è questo che poi permetterà all’angelo di fornire una adeguata spiegazione.
Maria si apre a questo mistero diventando nuova arca dell’alleanza, affinché la potenza dell’Altissimo la ricopra con la sua ombra e quindi si apre a questa Fede nell’impossibile.
Anche dinanzi ad un annuncio ancor più impossibile. Quello dell’impossibile gravidanza di Elisabetta.
Una impossibilità che pure l’angelo PRENDE COME SEGNO CHE L’IMPOSSIBILE È POSSIBILE, PERCHÉ TUTTO È POSSIBILE A DIO (ricordiamo Sara ed Elisabetta)
Mi piace la simbologia che riflette la figura di Elisabetta anziana e sterile. QUESTA SANTA DONNA CON IL SUO CONCEPIMENTO PORTA A COMPIMENTO TUTTE LE IMPOSSIBILI MATERNITÀ DEL POPOLO DI ISRAELE.
Quanti impossibili ventri fioriscono alla vita: Sara, Rebecca, Anna… tutte le madri del popolo sono madri impossibili, tutte sterili e Sara, anziana, proprio come Elisabetta e adesso questa gravidanza di Elisabetta porta a compimento questi impossibili ventri sterili che portano a compimento questa impossibile storia di fecondità del popolo di Israele.
Ma davanti a Maria si apre un mistero ancora più impossibile, perché non si tratta solo di un ventre sterile che diventa fecondo in una donna anche anziana, QUI SI TRATTA DI APRIRE NON UN VENTRE CHIUSO E ORAMAI INARIDITO, MA QUI SI TRATTA DEL MISTERO DI UN FIGLIO CHE DEVE NASCERE DA CHI NON CONOSCE UOMO E CHE SARÀ IL FIGLIO DI DIO.
Non è solo la sterilità che diventa fecondità, qui è che Maria è vergine e non conosce uomo e da questo grembo verginale che non conosce uomo nascerà una vita e non sarà una vita qualunque, sarà IL FIGLIO DI DIO e questo è molto più impossibile che far partorire una donna sterile e anziana. E davanti a questo mistero “impossibile”, MARIA ADERISCE.
Dunque Maria è già davanti al mistero. Poi il bambino nasce e i pastori vanno in giro a dire la meraviglia che hanno visto: SEMPLICEMENTE UN BAMBINO AVVOLTO IN FASCE E MESSO IN UNA MANGIATOIA CON TUTTO CIÒ CHE QUESTO COMPORTA.
Ecco, quando l’impossibile a cui Maria si è aperta, DIVENTA LA CARNE DI QUESTO BAMBINO, DIVENTA QUESTA MISTERO DAVANTI A CUI TUTTI SI STUPISCONO.
E Luca subito annota che Maria da parte sua conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
E poi quando perde Gesù.
Dopo la nascita di Gesù c’è la presentazione al tempio con quelle altre parole inquietanti di Simeone, che parla di segno di contraddizione e di spada, che trafiggerà l’anima di Maria
Un’anima, quella di Maria, che inizierà ad essere trafitta subito, quando, perso Gesù dodicenne nel tempio, per tre giorni Maria e Giuseppe, angosciati lo cercano nella carovana…
Tre giorni (e qui il simbolismo inizia a brillare, ricordandoci quell’altra perdita molto più terrificante che è quella nel buio della morte: la morte in croce di Gesù).
Ebbene, per tre giorni lo cercano, angosciati, e hanno paura di non trovarlo più. Hanno paura che sia successo qualche cosa e si sentono responsabili e colpevoli… l’avevano perso di vista e angosciati lo cercavano.
E Gesù dice loro “Ma non lo sapevate che io mi devo occupare delle cose del Padre mio?”
Giuseppe viene escluso, ma viene esclusa anche Maria, alla quale Gesù dice “ma perché mi cercate?”
È come se dicesse loro: Non cercatemi più! Lasciatemi andare!
Allora Maria capisce che questo figlio va perso, nel senso che va lasciato andare e che l’unico modo di trovarlo davvero è:
- lasciarlo andare
- e però di seguirlo nello stesso mistero di abbandono, nello stesso mistero di obbedienza, nello stesso mistero di perdita di sé,
per poi ritrovarlo sotto la croce, quando Maria ritrovandolo, accetterà il dolore di perderlo definitivamente.
E QUESTO CAMMINO DI ABBANDONO MARIA LO FA CONSERVANDO QUESTE COSE NEL SUO CUORE. Infatti quando ritrovano Gesù nel Tempio, Luca dice che fecero ritorno a casa e Gesù, stava loro sottomesso, e sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
Dunque Maria è colei che porta a compimento la sua maternità reale nella carne, ma soprattutto la sua maternità spirituale, perché è questa quella che conta.
È questa maternità spirituale che poi diventa dono per ogni credente. Una maternità spirituale che nasce all’interno di un cammino di ascolto e di messa in pratica della Parola. E questo fa sì che Maria sia madre nella carne è madre definitivamente per la Fede.
NON È L’AVER PARTORITO GESÙ E NON È NEPPURE AVERLO ALLATTATO CHE LA RENDONO BEATA, MA LEI È BEATA ED È DAVVERO MADRE, PERCHÉ HA ASCOLTATO LA PAROLA DI DIO, L’HA CUSTODITA NEL CUORE E SUL CUORE E L’HA MESSA IN PRATICA
Questo è il compito di ogni credente e questo è il cammino di obbedienza che viene chiesto alla Chiesa. Portare la PAROLA nel cuore, con un ascolto docile e senza riserve, in ogni istante della vita, seduti in casa o camminando per la via, quando ci corichiamo e quando ci alziamo, amando il Signore nostro Dio, l’unico, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la nostra forza, lasciando così che questa PAROLA DIVENTI CARNE ANCHE IN NOI E SI FACCIA VITA, VITA PER NOI E PER TUTTI COLORO CHE DIO METTE SUL NOSTRO CAMMINO, AFFINCHÉ, ETERNI BUONI SAMARITANI, CE NE PRENDIAMO CURA.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!