ASCENSIONE DEL SIGNORE – Mc 16,15-20 Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
Dal Vangelo secondo Marco 16,15-20 In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore
Mediti…AMO
Scrive un grande sacerdote, teologo e scrittore italiano, naturalizzato tedesco, vissuto a cavallo tra il 1885 e il 1968, Don Romano Guardini «…solo il cristianesimo ha osato situare un corpo d’uomo nella profondità di Dio».
Nell’Ascensione del Signore abbiamo la celebrazione di due partenze:
- quella di Gesù verso le profondità della Trinità
- e quella degli apostoli, prima Chiesa in uscita, verso gli angoli della terra, ad annunciare qualcosa che è capace di scardinare il mondo.
Ma queste due partenze non sono separabili. Insieme agli Apostoli inviati da Gesù, camminano nei secoli anche i successori degli apostoli e la Chiesa intera, tutti accompagnati dalla forza del Redentore nostro.
Nonostante la debolezza dell’uomo, che si manifesta attraverso l’incredulità e della Chiesa “incompleta” –perché Giuda il traditore ha seguito un altro cammino– Gesù affida comunque ad essi la missione di annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Gesù, dunque, non solo accoglie la debolezza dell’uomo e della sua Chiesa, ma non pone confini e steccati all’annuncio della salvezza. Si riferisce “ad ogni angolo della terra”, ma individua tra i «popoli» ai quali siamo inviati anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero. L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite.
Tutti siamo messaggeri di una Parola che tocca l’uomo nel centro della sua vita e che SALVA. L’uomo non ha creduto all’incontro storico col suo Signore. Ma il Signore, nella sua sapienza lascia alla libertà dell’uomo che cammina nel tempo, l’ascolto della SUA PAROLA, che se testimoniata, pregata e vissuta, non è da meno al suo incontro storico.
Di conseguenza, l’Evangelo affidato alla Chiesa ci dà una risposta definitiva: se CREDIAMO alla Parola del Signore, siamo salvi! Perché è solo attraverso la FEDE, che è il SI dato dall’uomo a Dio, NOI RICEVIAMO LA VITA VERA, QUELLA ETERNA.
“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”. Il Vangelo di Marco, redatto nella luce della Pasqua, vuole avviare il credente verso L’EVENTO PASQUALE per condurlo fino alla FEDE nel FIGLIO DI DIO nel susseguirsi delle generazioni, in eterno.
“Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”: sant’Agostino ci dice che dobbiamo congratularci che la natura umana sia stata assunta dal Verbo Unigenito e sia esaltata da Colui che si è assiso alla destra del Padre, quale garanzia per la nostra futura gloria.
Anche Luca ne parla nel Libro degli Atti degli Apostoli, che si apre con il racconto dell’Ascensione e sottolinea quest’atteggiamento di momentanea “paralisi” degli apostoli, che sembrano non sapere cosa fare. In seguito racconterà della discesa dello Spirito Santo, il giorno di Pentecoste, che guarirà definitivamente lo stallo della prima comunità, lanciandola in un perpetuo moto missionario.
Marco pur avendo un racconto simile alla fine del suo Vangelo, non parla degli apostoli che rimangono a guardare il cielo. Ma li presenta mentre si mettono ad annunciare il Vangelo, “…mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.
Il Signore ci dà lo Spirito per agire e ogni volta che lo preghiamo, prima di dire o fare qualcosa, sarà Lui stesso a suggerirci cosa dire o fare.
Molti infatti si stupiscono di fronte a eventi di fede compiuti da se stessi o da altri… Perché stupirsi? Gesù è stato chiaro sin dall’inizio!
Non siamo stati creati solo per essere uomini, ma molto di più: divini. L’ascesa al cielo di Gesù vuol dire proprio questo: se restate uniti a me e fate ciò che vi ho insegnato, sarete umanamente elevati anche voi e di conseguenza erediterete ciò che vi appartiene in quanto figli. Se rifiutiamo, veniamo meno anche all’eredità.
Dobbiamo leggere i segni dei tempi ed annunziare di conseguenza l’Evangelo.
“È dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche”.
Sono passati più di cinquant’anni da quando, il giorno della chiusura del Concilio Vaticano II, i Padri Conciliari con papa Paolo VI, promulgarono la Gaudium et Spes, il documento conciliare che contiene le parole che abbiamo ascoltato e che prendono ispirazione da una terminologia cara al papa che aveva aperto, tre anni prima, il Concilio, ossia il nostro amato papa Giovanni XXIII.
Lui parlava di “segni dei tempi” come di quei cambiamenti culturali, sociali, antropologici presenti nel mondo contemporaneo (e oggi più presenti e più mutevoli che mai) di fronte ai quali la Chiesa non può rimanere a guardare, né ancor meno mettersi a giudicare o a condannare senza prima essere entrata in dialogo con l’uomo di ogni epoca.
Siamo ogni giorno a contatto con “segni dei tempi” che ci fanno interrogare su tante cose, oserei dire su tutto ciò che viviamo e sul quale, magari, da credenti abbiamo anche investito delle energie: penso alla questione dell’identità di genere, ai modelli familiari non tradizionali, alle problematiche economiche generate dalla PANDEMIA MONDIALE, alla totale scomparsa del concetto di lavoro a tempo indeterminato, agli squilibri sociali che stanno all’origine dei fenomeni migratori, alle scelte sull’inizio e la fine della vita biologica, ALLA TOTALE MANCANZA DEI VALORI CRISTIANI.
Se la Chiesa non sa entrare in dialogo con l’uomo contemporaneo assumendone le problematiche ma anche le ricchezze, rischia veramente l’isolamento, o addirittura la scomparsa.
Non si può dire che la Chiesa non sia stata capace di entrare in dialogo con l’uomo di ogni epoca nel tentativo di interpretare i segni dei tempi e di ripensare uno stile di annuncio che porta anche a scelte pastorali concrete.
L’Ascensione, ci dice il Libro degli Atti degli Apostoli al capitolo 6,11 (“Uomini di Galilea, perché state a guardare in cielo?”) di NON di rivolgere staticamente lo sguardo verso il cielo, in una fuga dal mondo, ma li spinge dinamicamente verso il mondo, nella responsabilità di assumersi nella storia la testimonianza della salvezza tra e per gli uomini.
In merito ha scritto il 45’ Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica LEONE I’, detto anche LEONE MAGNO, Dottore della Chiesa, nel Discorso 2 sull’Ascensione, ai nn.1,4, «Nella festa di Pasqua la risurrezione del Signore è stata per noi motivo di grande letizia. Così ora è causa di ineffabile gioia la sua ascensione al cielo. Oggi infatti ricordiamo e celebriamo il giorno in cui la nostra povera natura è stata elevata in Cristo, fino al trono di Dio Padre».
Di questo eccelso papa, nel Martirologio Romano si dice: «10 novembre – Memoria di san Leone I, papa e dottore della Chiesa: nato in Toscana, fu dapprima a Roma solerte diacono e poi, elevato alla cattedra di Pietro, meritò a buon diritto l’appellativo di Magno sia per aver nutrito il gregge a lui affidato con la sua parola raffinata e saggia, sia per aver sostenuto strenuamente attraverso i suoi legati nel Concilio Ecumenico di Calcedonia la retta dottrina sull’incarnazione di Dio. Riposò nel Signore a Roma, dove in questo giorno fu deposto presso san Pietro.»
Buona Solennità!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!