06 giugno 2024  GIOVEDI’  9^  SETTIMANA TEMPO P. – MARCO 12,28-31 “…shemà Isra’El”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo

+ In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

“…shemà Isra’El hebèt Adonaj”…. le parole di Gesù ci richiamano una antica preghiera, contenuta nel Libro del Deuteronomio, che ogni buon ebreo deve recitare due volte al giorno, alla nascita e al morir del giorno.

È il primo dei comandamenti, che inizia con un invito all’ascolto, APERTO A TUTTI I POPOLI DELLA terra.

È lo “Shemà Isra’el”, che recita:

  • “…ASCOLTA Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è uno. Benedetto il nome del Suo glorioso regno per sempre, eternamente. E amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue facoltà. Siano queste parole che Io ti comando oggi, impresse nel tuo cuore. Le inculcherai ai tuoi figli, parlerai di esse stando in casa e andando per la via, coricandoti e alzandoti. Le legherai come segno sulla tua mano, e siano sulla tua fronte, fra i tuoi occhi. Le scriverai sugli stipiti della porta della tua casa e della tua città”.

È la preghiera nasce dal comandamento più faticoso: quello dell’ascolto.

È facile, infatti, parlare, comunicare, ma per ascoltare soprattutto la parola di Dio bisogna fermarsi, essere umili, lasciarsi provocare (e a volte ferire), confrontarsi.

Perché “ascoltare” equivale a “rigenerare” il nostro cuore e il nostro spirito.

E qui emergono due verità che troppo spesso diamo per scontato:

  1. La prima è che anche per amare “con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” bisogna ascoltare, perché l’amore non è una cosa spontanea come noi oggi pensiamo noi. L’AMORE È IMPEGNO DELLA VOLONTÀ UMANA CHE SPOSA QUELLA DIVINA.
  2. La seconda verità è che non SI PUÒ AMARE DIO SENZA AMARE IL PROSSIMO E VICEVERSA.

Nessuno può, né mai deve dimenticare, che la Fede che invita A VEDERE, A CREDERE ED A VIVERE, LA RECIPROCITÀ DELLA TRINITÀ.

Infatti se Dio ama il Figlio e il Figlio testimonia dell’amore del Padre attraverso lo Spirito Santo, noi testimoniamo l’amore donando noi stessi.

Solo applicando L’ASCOLTO DELL’AMORE TRINITARIO, nella nostra vita e nel nostro cuore, tutto va al proprio posto: l’amore scaturisce dal cuore di Dio e di conseguenza si riversa nel cuore del prossimo.

E se facciamo ciò…. Allora davvero “non siamo lontani dal regno di Dio”.

  • Che dolce compendio della Speranza e della Promessa “….non sei lontano dal regno di Dio”.

Fratelli e Sorelle, allora mai dobbiamo dimenticare che la nostra vera vita dipende da questa prossimità o, con un nefasto epilogo, da quella lontananza.

E le domande che dobbiamo porci sono le seguenti:

  • ma io dove mi colloco, rispetto al regno di Dio?
  • A che punto sono nell’identificarmi come figlio del Padre celeste?

Esaminiamoci, quindi, mettendoci alla prova del fuoco, di fronte a cui ci pongono questi questi due comandamenti.

E dal suo esito uscirà la nostra coscienza, splendente come l’oro provato a fuoco, nel crogiuolo?

Se sì, saremo allora riconosciuti da Cristo come vicini al regno.

Se invece questa prova ci restituisce un’immagine sbiadita e consunta, non disperiamo: facciamo ancora in tempo a correggerci e a orientare il nostro cuore verso Dio e verso il prossimo.

PERCHÉ AMARE DIO E GLI ALTRI SIGNIFICA INCONTRARE DIO E GLI ALTRI, FARE SPAZIO A LORO, IN MODO CHE, DIO E GLI ALTRI, DIVENTINO IL FONDAMENTO DELLA NOSTRA POVERA VITA.

Ricordiamoci, Fratelli e Sorelle, che una cosa è incontrare UN UOMO CHE PARLA DELL’AMORE DI DIO, un’altra è incontrare UN UOMO CHE È L’AMORE DI DIO INCARNATO e che vuole portarci a quel livello, a quella logica di Amore, di abbandono incondizionato.

L’amore esige tutto: tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente, tutta la forza.

Gesù Cristo si presenta come l’Amore di Dio incarnato, che si dona completamente, che ama senza riserve.

E questo perché EGLI È LA CARNE DI QUESTO COMANDAMENTO.

E, nell’Eucaristia lo mangiamo PER AVERE QUESTA TOTALITÀ NEL NOSTRO CUORE, PER POTER AMARE IN LUI SENZA LIMITI O MEDIOCRITÀ.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!