“ «Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 16,1-8 |
+ In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Parola del Signore
Mediti…AMO Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”. |
Una pagina evangelica APPARENTEMENTE IMBARAZZANTE, Fratelli e Sorelle.
In essa vediamo il Signore lodare la scaltrezza di quell’amministratore disonesto, che ha saputo togliersi dai guai, con qualche disonesto sotterfugio…
Ma non è certo un’invito alla disonestà quello di oggi: anzi, Gesù ci chiede di essere molto rigidi nell’onestà.
Ma con tristezza, il Signore, non può non constatare che le energie che mettiamo nelle cose di questo mondo, sono molte di più rispetto a quelle che mettiamo nelle cose dello spirito.
Ad esempio, basti pensare alle preoccupazioni che abbiamo e all’attenzione che mettiamo, nel sapere come investire i nostri risparmi, e quanta faciloneria, invece, abbiamo nell’affrontare i temi della vita interiore…
Ciò che il Signore vuole evidenziare è che, al contrario, i “figli della luce” spesso mancano di questa prontezza, di questo senso concreto del cogliere a volo la soluzione delle situazioni, per fare tutto il bene possibile.
In effetti quanta lentezza e quanta poca inventiva hanno i “figli della luce”, quando si tratta di compiere quelle opere buone che Dio ci dà da fare perché avanzi il suo Regno.
Osservando più da vicino, ci accorgiamo però che le lodi di Gesù non si riferiscono propriamente a quest’uomo e al suo agire colpevole: non lo approva completamente, né lo propone come esempio ai discepoli.
Come l’uomo gestisca i beni materiali qui non interessa, perché il centro della questione è un altro: si tratta dell’intelligenza.
I “figli della luce” debbono impararla da quest’uomo disonesto, poichè avranno anch’essi dei conti da rendere.
La fecondità dipende anche da noi.
Gesù ci esorta a puntare tutto sull’intelligenza, e a misurare su di essa le nostre parole e le nostre scelte, per prendere le nostre decisioni alla luce della meta prefissata, ovvero l’eternità.
Perciò Gesù ci rimprovera di essere più pronti a salvarci dai mali mondani che dal male eterno, lui che da parte sua ha fatto di tutto perché fossimo salvati, fino a salire in croce per noi.
Ricordando sempre ciò che si dice alla fine del brano di oggi “Procuratevi amici con la iniqua ricchezza” (Lc 16,9).
C’è un solo modo di liberarsi dalla schiavitù della iniqua ricchezza: farsi “amici” per mezzo di ciò che si ha, cioè con l’impegno della solidale condivisione.
Si tratta di una preoccupazione ben presente nella primitiva comunità, come leggiamo nella Lettera di Pietro che esorta i cristiani ad essere “buoni amministratori della multiforme grazia di Dio” (1Pt 4,10).
Ma si tratta anche della preoccupazione su quale sia l’atteggiamento più evangelico nell’amministrazione dei beni, del creato, delle ricchezze.
Il Vangelo di Luca ha un atteggiamento positivo nei riguardi delle ricchezze, non le giudica, non le condanna, fa intravvedere che sono necessarie, come strumenti da usare per dipingere il percorso della Nuova Vita in Cristo.
Nel contesto socio-politico-economico nel quale viviamo, non ci prendiamo seriamente cura del modo in cui amministriamo le ricchezze, soprattutto quelle affidate all’umanità intera, in nome di Dio.
Questo certamente denota una mentalità che concepisce l'”al-di-qua” separato e totalmente altro dall’ “al-di-là”.
Mentre nel Vangelo ci viene detto chiaramente che il Regno di Dio è in mezzo a noi e che quello che facciamo e operiamo si proietta nel futuro, in quel dono di Vita Eterna che ci è promesso.
Non si tratta di sperare in un futuro migliore, in un miracolo di Dio che cambierà tutto…
Bensì di di preparare il futuro nel fondamento di quell’oggi in cui sono immerso e che sono chiamato a cambiare.
Così hanno senso le strategie dell’amministratore scaltro che, solo dopo essersi reso conto dello sperpero fatto, preso atto della sua difficile situazione, rientra in se stesso, s’ interroga sul suo immediato futuro…ed ecco, come d’improvviso, vede la soluzione: “So cosa farò”!
Il rientrare in se stesso, lo porta a valutare attentamente la sua situazione e per la prima volta a prendere coscienza della sua posizione nei confronti del suo padrone e del valore dei beni sperperati .
E questo è il primo passo verso la conversione, all’interno della quale, è possibile poter riconoscere la signoria di Dio sulle cose e nella nostra vita, ed iniziare così a ricostruire le relazioni.
L’amministratore scaltro ha capito che ha usato male le ricchezze sperperandole e rimanendovi sempre più solo. La sua scaltrezza sta nel rendersi conto che non può rimanere da solo, e che le ricchezze di questo mondo e di quello futuro, vanno condivise.
E ora, Fratelli e sorelle, da ultimo, vorrei riflettere con voi su chi è il padrone? In latino è dominus, in greco kyriòs.
È il «Signore», termine che Luca attribuisce solo a Dio e Gesù stesso.
La lode che Gesù esprime, secondo me si riferisce al giudizio di Gesù sull’amministratore.
Io credo che il padrone lodi l’amministratore dal quale è stato truffato.
Ovvero, il Padre loda il Figlio che, oltre le logiche contabili della Legge antica, agisce con astuzia per spalancare le porte della misericordia.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!