“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada
buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 15,1-10 |
+ In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Parola del Signore
Mediti…AMO Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”. |
Dio gioisce per noi, gioisce per me: è Lui che ci viene incontro, che affronta la fatica del cammino.
Cosa avreste fatto voi, Fratelli e Sorelle, al posto del pastore?
Una volta trovata la pecora smarrita, stanchi, arrabbiati e snervati, non l’avreste bastonata per il tempo perduto a cercarla?
NON IL NOSTRO DIO, che è diverso, e se la carica sulle spalle, CON AMORE INFINITO, aggiungendo fatica a fatica…
Questo è IL NOSTRO DIO, amici, è qualcuno che ci cerca di continuo.
Il dramma del nostro fragile tempo non è l’assenza di Dio, MA L’ASSENZA DELL’UOMO.
Il paradosso di questa nostra fragile epoca è l’assenza dell’uomo che, NON si sente perduto, né sente di avere bisogno di essere trovato…
Ecco allora che la Parola ci fa capire che noi SIAMO ONTOLOGICAMENTE FATTI PER DIO: veniamo da Lui e a Lui stiamo tornando.
E non ci rattristiamo della brevità dei nostri giorni perché, siamo di Dio e di Lui, per sempre vivremo e gioiremo.
Ma cerchiamo di capire bene il testo evangelico odierno, che riporta la prima delle tre parabole che hanno in comune la tessa parola.
Si tratta di tre cose perdute:
- la pecora perduta (Lc 15,3-7),
- la moneta perduta (Lc 15,8-10),
- il figlio perduto (Lc 15.11-32).
Le tre parabole sono dirette ai farisei ed ai dottori della legge che criticavano Gesù (Lc 15,1-3), OVVERO sono dirette al fariseo e al dottore della legge che ABITA NEL CUORE, E NELLA MENTE, DI ognuno di noi.
La parabola della pecora perduta inizia con una domanda “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?”
La domanda è formulata in modo che la risposta non può essere che positiva “Sì, va dietro la pecora perduta!”
Ma, nella realtà, e nella saggezza di questo mondo, quale stolto lascerebbe le novantanove nel campo, incustodite, per andare dietro l’unica che si è persa?
Mentre, nella parabola, quel padrone fa ciò che nessuno farebbe: lascia tutto e va dietro la pecora perduta. È evidente che si tratta di Dio. Perché solo Dio può assumere un tale atteggiamento.
E il Signore Gesù vuole che il fariseo o lo scriba che c’è in noi, ne prenda coscienza.
E questo perché i farisei e gli scribi abbandonavano i peccatori e li escludevano, E MAI sarebbero mai andati dietro la pecora perduta.
Ma il Signore si mette nella pelle della pecora che si è perduta e che, in quel contesto della religione ufficiale, cadrebbe nella disperazione, senza speranza di essere accolta.
E Gesù ci tiene a ricordare a questo miserabile Diacono “Se ti senti peccatore, perduto, ricorda che per Dio, tu vali più delle altre novanta nove pecore. E nel caso in cui ti converta, sappi che “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”.
Certo, non è facile oggi riconoscere la necessità di convertirsi. L’educazione e la catechesi ce ne danno una prova.
Non è certamente semplice riconoscersi peccatore, rompere con il proprio passato e ripartire nella direzione opposta.
Anche nella nostra vita privata, spesso, chiudiamo gli occhi di fronte agli sbagli dei fratelli, perché non vogliamo rischiare di perderli.
L’illusione della “non colpevolezza” imprigiona noi cristiani e ci fa dimenticarte che l’approvare o lo scusare, va contro tutta la tradizione biblica, a cominciare dai profeti dell’Antico Testamento fino alla predicazione dell’ultimo apostolo.
Ma la conversione DA’ LA GIOIA CHE NON FINISCE “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11).
Che cosa potrebbe darci una gioia più profonda del ritorno al Padre che ci ama, che già ci attende e ci offre il suo perdono senza nulla chiederci in cambio?
Se il senso del peccato e della conversione tende a scomparire del tutto dai messaggi pastorali, bisogna cercarne la ragione nella società che ci circonda, che si è allontanata da Dio.
Solo chi è toccato dalla maestà e dalla santità di Dio prende coscienza del peccato e la conversione diventa allora la parola chiave non soltanto perché essa concede agli uomini di pregustare la felicità eterna, ma perché Dio esulta di gioia.
Questo brano di Vangelo è davvero una Buona Novella.
Chi non se ne dimentica, non può mai perdere la speranza, in qualunque situazione si trovi.
E tale Buona Novella esorterà gli uomini a seguire maggiormente Gesù per annunciare alle pecore smarrite la misericordia del Padre affinché Dio ne abbia gioia.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!