«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,1-12

+ In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Oggi ricorre la festa di OGNISSANTI, ma ricordiamo che Santo dei Santi è solo Dio, e Santi sono quelli che si avvicinano a lui, tanto da essere contagiati dalla sua santità.

«Oggi, o Padre, ci dai la gioia di contemplare la città del cielo, la santa Gerusalemme che è nostra madre» canta la Santa Chiesa nel Prefazio della Messa di questa luminosa solennità, anticamente chiamata “la Pasqua dell’autunno”, nella quale «in un unico giubilo di festa – dice il Martirologio Romano – la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo».

La Chiesa non contempla se stessa.

Può capitare che lo facciano singoli credenti, o anche intere comunità, ma la Chiesa, Sposa di Cristo, è il suo Sposo che contempla!

Mentre si rallegra di tanta parte di sé già nella gloria eterna, è Lui che la Chiesa contempla e, se vede se stessa, vede ciò che veramente essa è: opera del Salvatore; redenta dal Sangue dell’Agnello; consapevole che il bene che è in lei, e di cui ringrazia e gioisce, viene dalla Grazia di Dio ed il male presente, di cui soffre ed invita all’umile pentimento, è frutto della fragilità degli uomini.

La Chiesa guarda con gioia gli innumerevoli suoi figli che hanno raggiunto la meta, ma sa che essi, come ha detto san Giovanni (Ap.7,2-4.9-14), «sono quelli che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» E SOSTENUTI DALLA GRAZIA HANNO TESTIMONIATO LA FEDE.

Alcuni l’hanno testimoniata come martiri, in persecuzioni cruente, poiché coraggiosamente hanno assunto come criterio di valutazione la Parola del Signore, non l’opinione propria o di altri; alcuni come discepoli di Cristo nel cammino quotidiano della vita.

Alcuni “grandi”, che hanno impegnato doti elevate in opere straordinarie, altri “piccoli” che hanno vissuto senza grandi imprese.

Comunque tutti fanno parte di una schiera di uomini e donne che «hanno cercano il volto di Dio», (Sal.23) rivelatosi nel volto di Gesù che proclama «beati», felici – (Mt 5,1-12) – «i poveri in spirito», coloro che sono «nel pianto», i «miti», «quelli che hanno fame e sete della giustizia», i «misericordiosi», i «puri di cuore», gli «operatori di pace», i «perseguitati per la giustizia» e per «causa Sua».

Uomini e donne, giovani e adulti, che hanno conosciuto il peccato e i limiti della creatura umana, ma hanno lottato in un cammino di conversione a Cristo dentro le situazioni e le circostanze del viaggio terreno ed hanno fatto esperienza della misericordia di Dio, della pace che Dio dona e di cui quel martellante “Beati” nel discorso della Montagna rivela le condizioni.

La Chiesa ha la tradizione di canonizzare delle persone ritenute un modello di vita e di fede, come San Francesco.

Per secoli la devozione a questi santi è stata molto forte, anche perché si annunciava un Dio severo e lontano, per cui i fedeli si attaccavano a questi santi come mediatori, perché li sentivano più vicini.

OGGI L’ANNUNCIO DELLA CHIESA PORTA A SCOPRIRE UN DIO CHE INVECE È UN DOLCISSIMO PADRE, CHE VUOLE STARE CON NOI E CHE DESIDERA SOLO AIUTARCI PERSONALMENTE.

Ecco le schiere del trionfo di Cristo“, esclamava Dante nel suo poema quando contemplava l’immensa assemblea degli eletti, la “candida rosa” dei santi; e queste sue parole possono aiutare anche noi nella contemplazione delle immagini che la Liturgia di oggi ci propone.

Questi viventi non sono come gli eroi del mondo classico, non sono superuomini; se li interrogassimo sul perché della loro bellezza, ci direbbero semplicemente “quale grande amore ci ha donato il Padre”, e quell’amore è Cristo, nel quale noi e loro ugualmente crediamo.

HANNO RICEVUTO LO STESSO PANE EUCARISTICO CHE NOI RICEVIAMO, SONO STATI BAGNATI DALLE ACQUE DELLO STESSO BATTESIMO, HANNO ASCOLTATO LA MEDESIMA PAROLA, SI SONO ABBEVERATI ALLO STESSO SPIRITO.

Esaminato ciò, comprendiamo bene allora che anche a noi non manca niente per essere come loro.

E proprio per questo la solennità di oggi ci fa contemplare anche i santi più quotidiani, quelli che non hanno avuto canonizzazione, non hanno trovato la “gloria degli altari”, ma che noi ricordiamo, perché abbiamo visto con i nostri occhi nella vita.

Infatti, siamo chiamati a ricordare oggi tutte le persone buone, miti, capaci di perdonare, dal cuore puro e capace di vedere Dio, di incontrarlo e di parlargli, “UOMINI E DONNE CAPACI DI MISERICORDIA”.

CIOÈ DI COPRIRE CON L’AMORE CHE RICEVEVANO DA DIO LE FERITE E LE BRUTTURE CHE INCONTRAVANO IN SÉ STESSI PRIMA, E NEGLI ALTRI POI.

Infatti, se è vero che “noi amiamo, perché LUI ci ha amato per primo“, allora possiamo essere misericordiosi, TANTO QUANTO ABBIAMO CONOSCIUTO IN NOI STESSI LA MISERICORDIA CHE SI È FATTA CARNE, ovvero l’Agnello immolato, quel Cristo, che ci ha mostrato il SUO SACRO CUORE IMMACOLATO.

Siamo chiamati quindi a riconoscere ogni giorno quei santi che sono ancora in questo mondo in tutti quelli che operano per la giustizia del Regno,

OVVERO QUEI FRATELLI E SORELLE CHE HANNO FAME E SETE DI QUELLA GIUSTIZIA.

Una fame che non è solamente una più equa distribuzione dei beni del mondo, ma che consiste nel volere condividere i propri beni personali, divenendo così più poveri per imitare più da vicino Cristo sommamente amato.

COME HA FATTO SAN FRANCESCO DI ASSISI.

Festeggiare tutti i santi, quindi, è guardare -HIC ET NUNC- già qui ed ora, coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna.

QUELLI CHE HANNO VOLUTO VIVERE DELLA LORO GRAZIA DI FIGLI ADOTTIVI, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore.

I santi contemplano finalmente il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione.

E sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.

Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato.

Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro.

Ma veniamo al testo.

Le beatitudini del Vangelo nascono da situazioni estreme, difficili, di grande precarietà.

E ci pongono di fronte ad un umano dilemma: …ma è possibile essere felici in situazioni di fallimento?

Gesù va contro corrente e con coraggio propone ai suoi discepoli uno stile di vita radicale che coinvolge non solo la prassi, ma il modo di vedere, di leggere la vita, un modo di affrontarla dal di dentro.

E allora comprendiamo subito che le beatitudini sono una proposta evangelica per gente coraggiosa, totalitaria, contro “la logica del mondo”.

Di fronte alla realtà che si presenta, Gesù chiede di vivere uno stile di accoglienza, di responsabilità, che non vede più il proprio egocentrismo, ma diventa caratterizzato dal coraggio e dall’audacia e vissuto, mettendo al centro della propria vita, solo Dio.

E questo perché le beatitudini ci aiutano a vivere una vita “da Dio”.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!