12.06.2023 – LUNEDI’ 10 SETTIMANA PA A – MATTEO 5,1-12 “…beati i poveri in spirito…”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,1-12
+ In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi». Parola del Signore
Mediti…AMO
I ritmi e le vicende del tempo si intrecciano con il mistero di Cristo: la stagione estiva, permeata di luce e calore, accompagna la fecondità e la gioia scaturite dalla Pentecoste.
E allo Spirito Santo chiediamo aiuto, perché altrimenti non saremmo capaci di accogliere con un cuore aperto e libero questa pagina evangelica, che è il cuore del comportamento che è richiesto ad ogni Figlio di Dio.
Perché siamo di fronte ad una delle più belle pagine del Vangelo.
Il messaggio evangelico in essa contenuto, che in Matteo ha uno spiccato intento catechetico, una forte esigenza teologico-morale, volta alla progressiva elevazione spirituale dei credenti, non trascura affatto la concretezza storica “… vi insulteranno, vi perseguiteranno… diranno ogni male di voi…”.
Fratelli e Sorelle, è specchio della reale situazione in cui si trova la Chiesa delle origini e quella che cammina sulle strade della storia dell’uomo, nei secoli eterni.
Ma certamente la pagina più insostenibile.
IN ESSA VEDIAMO GESÙ CHE PROCLAMA BEATI COLORO CHE NOI (secondo la logica di questo mondo) RITENIAMO SCONFITTI, PERCHE’ ABBIAMO ETICHETTATO COME PERDENTI.
La SUA PAROLA è così tagliente da obbligarci a cambiare radicalmente prospettiva: la felicità non consiste certo nell’essere tristi o perseguitati ma nel non fermarsi alle lacrime o alla persecuzione, cercando in Dio una chiave di interpretazione che il mondo non ha E NON AVRA’ MAI, SE NON METTE DIO AL CENTRO.
Gesù sa guardare a quelli che lo cercano, che lo incontrano e lo seguono, sa vedere la loro fatica e la loro sofferenza ed è profondamente toccato dai mali che affliggono le persone.
Non è il solito predicatore distaccato –come me-, che annuncia e parla guardando solo a Dio che lo ha inviato e lo ispira in ogni momento.
Egli sa anche guardare in concreto, chi ha di fronte e, come sa ascoltare Dio, così Gesù sa ascoltare questa gente che si rivolge a lui con gemiti, invocazioni, lamenti, con terribili domande che non hanno risposta…
Secondo Matteo, Gesù decide allora di consegnare a queste persone LE PROMESSE DI DIO. Quelle PROMESSE che possono DIVENTARE un programma per chi vuole seguirlo.
Sale sul monte, il luogo delle rivelazioni di Dio e, quale nuovo Mosè, ultimo e definitivo (dopo il quale non ce ne saranno altri), ANNUNZIA LA LIETA NOVELLA.
Non dà “una nuova Legge”, ma CI RACCONTA LA PAROLA DI DIO, FACENDOLA RISUONARE IN UN MODO NUOVO, PERCHE’ CREA IL REGNO DELLO SPIRITO SANTO, non più della Legge.
Ecco allora un invito ad andare avanti, una promessa che è certa e precede quanti vivono una determinata situazione.
Una parola che è PROMESSA e che indica uno stile da assumere, è una parola che cambia l’ottica con la quale si guardano la vita, la realtà, gli altri.
E questa PROMESSA, fatta solennemente da Gesù-Lògos (PAROLA POTENTE DI DIO), è il REGNO DEI CIELI.
Ma cerchiamo di capire bene, perché io credo che spesso equivochiamo: IL REGNO DEI CIELI, NON È UN LUOGO, MA UNA RELAZIONE: è il nostro essere con Dio, essere suoi figli, che realizziamo quando giungiamo ad essere BEATI.
Questo REGNO DEI CIELI, dove Dio regna pienamente, è LA COMUNIONE DEI SANTI DEL CIELO E DELLA TERRA, la comunione dei fratelli di Gesù, dei figli di Dio, che noi cristiani dovremmo vivere con consapevolezza, ma che, a causa del nostro egoismo, non arriviamo neppure a immaginare.
E questa esperienza del regnare di Dio su di noi possiamo farla qui e ora, alla sequela di Gesù: e questo avviene quando su di noi non regnano né idoli, né poteri di nessun tipo, quando sentiamo che solo Dio e il Vangelo di Gesù ci determinano, ci muovono.
È solo questo il caso in cui possiamo dire, umilmente ma con stupore, senza pensare di avere meriti, che Dio regna in noi, su di noi, dunque il regno di Dio è venuto: sempre però in modo non osservabile (Lc 17,20-21 “20Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose: 21«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!»”).
Essere “poveri nello spirito”, nel cuore – precisa Matteo –, non semplicemente “poveri” (Lc 6,20), ma esserlo nell’umiltà di chi sa attendere Dio e la sua giustizia (Mt 6,33) può aprire alla beatitudine di chi riceve in dono il regno di Dio.
Ma cerchiamo di capire bene…
Questo discorso che Gesù fa è inscritto in una scenografia sapienziale, all’interno della quale Matteo tratteggia i particolari dell’evento.
Si tratta di un accadimento che ricorda quanto accaduto, molti secoli prima, su un’altra montagna, DA CUI LA PAROLA SI È FATTA SENTIRE: IL SINAI DOVE MOSÈ HA RICEVUTO LA LEGGE.
E anche questo “…messosi a sedere” ci racconta l’atteggiamento del Maestro, ovvero di colui che insegna.
È un annuncio estremamente importante. Lo indica la solenne formula introduttiva “…allora aprì la sua bocca“, espressione che ricorre una sola volta e, come nota Sant’Agostino, dà forte risalto all’insegnamento del Maestro.
E per nove volte, in un crescendo quasi sinfonico, il Signore del Cielo e della Terra, pronunciando la parola “…beati“, tratteggia mirabilmente – e senza sconti- quello che deve essere ciò che caratterizza la vita di ogni cristiano.
Le beatitudini sono una proclamazione messianica, un annuncio che il Regno di Dio è arrivato.
I profeti hanno descritto il tempo messianico come il tempo dei poveri, degli affamati, dei perseguitati, degli inutili e Gesù proclama che questo tempo è arrivato.
Per i profeti le beatitudini erano al futuro, una speranza. Per Gesù sono al presente: oggi i poveri sono beati
C’è un altro aspetto. Con le beatitudini Gesù proclama che il tempo messianico è arrivato, ma proclama anche:
- che il Regno di Dio è arrivato per tutti,
- che di fronte all’amore di Dio non ci sono i vicini e i lontani,
- che non ci sono emarginati: anzi, coloro che noi abbiamo emarginato sono i primi.
E QUESTE BEATITUDINI, IL SIGNORE LE HA VISSUTE.
Ecco perché la proclamazione delle beatitudini, è preceduta da un’annotazione generale che riassume l’attività di Gesù (Matteo 4,23-24):
- “23 Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo. 24 La sua fama si sparse per tutta la Siria; gli recarono tutti i malati colpiti da varie infermità e da vari dolori, indemoniati, epilettici, paralitici; ed egli li guarì”.
La prima cosa che notiamo è il cuore di Gesù: Attraverso quel suo Cuore Sacro e Immacolato, il Maestro di Nazareth ha cercato i poveri e li ha amati, li ha preferiti.
Vede la folla, e vuole insegnare loro, vuole spiegare loro come essere beati.
Vuol mostrare a loro, e anche a noi, la verità di Dio, e perciò ci ha dato la Bibbia, la Parola di Dio, perchè vuole che siamo veramente beati.
Allo stesso modo in cui lo è stato Lui, che fu povero, sofferente, affamato: EPPURE AMATO IN MODO TOTALE DA DIO.
Sta qui il paradosso delle beatitudini: la vita di Cristo dimostra che i poveri sono beati, perché essi sono al centro del regno e perché SONO ESSI, I POVERI, I CROCIFISSI, CHE COSTITUISCONO LA STORIA DELLA SALVEZZA.
È certamente un discorso paradossale, quello che costituisce il cuore del Vangelo, dal quale scaturiscono parole, che sono “…fiumi di acqua viva” che pur si scontrano con le regole sociali correnti e col senso comune della vita, ma che promettono a chi le pratica il Regno dei cieli.
Perché è solo nella FEDE e CON L’AUSILIO DELLE SPIRITO SANTO, che è possibile non scoraggiarsi, che è possibile essere gioiosi nell’afflizione, che è possibile dimorare nella pace e costruirla nell’arroganza prevaricatrice che governa questo mondo.
Fratelli e Sorelle, questo brano ci insegna che allora possiamo osare, possiamo credere che le beatitudini non siano l’illusione pericolosa di un esaltato vissuto 20 secoli fa, ma la concretizzazione della vita nuova, quella vita che solo lo Spirito Santo rende possibile, quella vita che solo Lui può suscitare in noi.
E Gesù di Nazareth ci insegna che vivere con un cuore povero, mite, che pratica la giustizia, che non si scoraggia davanti al pianto e alla persecuzione è possibile, giorno per giorno, lasciando allo Spirito il giusto spazio nelle nostre giornate…
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!