6 novembre 2024 mercoledì 31’ settimana p.a. B – LUCA 14,25-33 “Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 14,25-33
+ In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore
Mediti…AMO
Con queste parole ha termine il capitolo 14, che è ambientato durante un banchetto.
La Parola di Dio oggi ci offre l’opportunità di riflettere sulla sequela di Cristo, ed evidenzia le caratteristiche del discepolo di Gesù, che è chiamato ad amare il Maestro con un legame più forte di quello che ha con la famiglia.
E ad portare la croce seguendo le orme di chi lo chiama alla sequela, valutando bene la propria reale disponibilità, aprendo bene gli occhi, al fine di poter misurare attentamente le proprie forze prima di incamminarsi dietro a Lui.
Gesù chiede a chi vuol seguirlo una scelta radicale, che supera qualsiasi altro legame, fino a mettere gli altri legami in secondo piano (questo il senso dell’«odiare» usato nei confronti della famiglia).
Comunque, ricollocando il brano nel suo contesto, Luca rimette Gesù per strada, e noi ricordiamo che il Signore sta dirigendosi verso Gerusalemme, verso la sua morte e glorificazione.
- “25. Ora, molte folle andavano con lui, ed (egli) voltatosi, disse loro”
Gesù continua il suo insegnamento parlando delle esigenze di fronte alle quali si trova il discepolo che vuole seguirlo.
Costui è chiamato a «odiare» se stesso e i suoi familiari e a portare la croce.
Pur collocando il verbo «odiare» nel suo significato più proprio di “posporre decisamente”, queste parole di Gesù mantengono intatta la propria forza.
L’essere discepolo di Gesù è una scelta radicale, che non scende a compromessi.
Questo perché l’incontro con il Dio della misericordia può avere come risposta da parte dell’uomo e della donna solo un’amore esclusivo e totale.
Storicamente queste parole erano rivolte a persone singole scelte da Gesù stesso.
Nella Chiesa di Luca queste parole continuarono ad avere efficacia e furono sentite come rivolte a tutti i credenti, quindi a tutte le folle.
Utilizzando il verbo “essere” (e non “diventare”) mio discepolo, e i verbi al tempo presente, l’evangelista mostra di pensare non solo alla scelta iniziale con cui si diventa discepoli, ma al comportamento che deve caratterizzare tutta l’esistenza del cristiano: scegliere il Cristo esige la prontezza a posporre i legami familiari e la propria vita, per essere veramente e durevolmente suo discepolo.
Non si può tuttavia ridurre la sua applicazione attuale a una pura disponibilità spirituale, a un distacco interiore.
Ogni cristiano, se vuole essere realmente discepolo di Gesù, deve essere sempre pronto a rinunciare effettivamente e concretamente, se le circostanze lo richiedono, all’amore di genitori, figli, coniuge, fratelli, pur di rimanere fedele alla vocazione cristiana.
Le circostanze non mancavano all’epoca di Luca, in cui tale esigenza doveva attuarsi fino alla rottura dei legami famigliari (Luca 12,51-53), in occasione di persecuzione ma anche in situazioni meno eccezionali di vita quotidiana.
Seguire Gesù, allora, è indissolubilmente legato al destino del Crocifisso-risorto e implica comunione di morte e comunione di vita con Cristo.
Luca insiste sul valore permanente e quotidiano di questa comunione, sottolineando che ognuno ha la “sua” croce, cioè le sue sofferenze e tante prove di ogni genere.
Il contesto invita però ad una comprensione ancora più radicale: la disponibilità a dare la propria vita, la prontezza al martirio per la causa di Cristo.
Portare la croce non è affatto sinonimo di passiva rassegnazione, ma appartiene alla definizione del discepolo di Gesù:
- “21 Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, 22 rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio”. (At 14,21-22).
Il senso è dato da Gesù stesso, che ha aperto la via alla realizzazione dell’uomo attraverso la sua morte in croce: è la nuova «scuola» di Cristo.
Portare la propria croce è il prezzo da pagare, dice il Signore ai suoi discepoli, che devono porre in secondo piano ogni sicurezza umana, fino a mettere in gioco la propria vita.
È questo che si chiede al cristiano, che si trova di fronte agli attacchi di un mondo materialistico.
E ci viene da chiedere: Chi, di fronte a tali principi, saprebbe essere così coraggioso da continuare a seguire Cristo?
Certamente non ci si può riuscire solo per una scelta personale.
Ma diventa possibile se ciò ci è dato “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15,16).
Ciò che ci necessita e ci occorre è l’aiuto della GRAZIA DI DIO.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!