02.01.2023 – LUNEDI’ Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno – GIOVANNI 1,19-28 “Dopo di me verrà uno che è prima di me”.

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 1,19-28

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

LA VITA E IL PENSIERO DEI SANTI

Basilio nacque intorno al 330 a Cesarea di Cappadocia. Compiuti gli studi inferiori in patria, andò a perfezionarsi prima a Costantinopoli, poi ad Atene, dove ebbe per compagno Gregorio di Nazianzo.

Ritornato in patria, si dedicò alla vita ascetica. Costruì un monastero e compose 2 regole: una più estesa, l’altra più breve. Per questo è considerato l’organizzatore della vita monastica in Asia Minore. Presto, però, il suo vescovo lo volle come collaboratore e alla sua morte, nel 370, venne chiamato a succedergli.

Basilio prese molto sul serio il suo ufficio di vescovo di Cesarea e primate della Cappadocia.

Fu una delle figure più significative della Chiesa nel sec. IV: geniale guida dei suoi fedeli, difensore tenace della fede e della libertà della Chiesa, instauratore di nuove forme di vita comunitaria, creatore di istituzioni caritative, promotore di liturgia (vedi l’anafora che porta il suo nome) e autore fecondo nel campo ascetico (Le Grandi e Piccole Regole), teologico e omiletico.

ANZITUTTO SUL PIANO DOTTRINALE DIEDE UN CONTRIBUTO DECISIVO ALLA PRECISAZIONE DEL DOGMA TRINITARIO E ALLA DEFINIZIONE DELLA DIVINITÀ DELLO SPIRITO SANTO.

Intervenne poi nella vita della Chiesa denunciando gli abusi e adoperandosi per far eleggere vescovi degni del proprio ruolo.

Lottò poi contro la miseria ed organizzò istituzioni di beneficenza aperte a tutti. Il figlio di una eminente e facoltosa famiglia divenne così difensore e padre dei poveri. Uomo di cultura, Basilio aiutò i cristiani a superare la sfiducia verso l’eredità greco-latina.

Nel Trattato ai giovani difese l’esigenza di una buona formazione classica come presupposto dello studio della Bibbia e della teologia. Dottore della Chiesa, Basilio è una delle più belle figure di cristiano, monaco e vescovo.

Nel Trattato ai giovani difese l’esigenza di una buona formazione classica come presupposto dello studio della Bibbia e della teologia.

Insieme a lui, la Chiesa ricorda oggi Gregorio di Nazianzo, a Basilio legato da amicizia, dall’amore allo studio, dalla dignità episcopale e il fervore mistico. Fu eletto vescovo e Nazianzo e poi Patriarca di Costantinopoli nel 381. Temperamento di teologo e uomo di governo, rivelò nelle sue opere oratorie e poetiche l’intelligenza e L’ESPERIENZA DEL CRISTO VIVENTE E OPERANTE NEI SANTI MISTERI.

Poco dotato per il governo, Gregorio ebbe sensibilità poetica che mise al servizio della riflessione teologica. Dottore della Chiesa, viene chiamato “il teologo” per il profondo senso del mistero di Dio.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

Giovanni sta a cavallo tra Antico e Nuovo Testamento, perché è l’ultimo dei profeti dell’antica alleanza e il primo a proclamare il Vangelo (Lc 3,18).

Tanto da essere ritenuto IL SIGILLO DELLA CONTINUITÀ DELLA FEDE, IL FEDELE E CORRETTO TESTIMONE DELLA LEGGE E DEI PROFETI, E NEL CONTEMPO L’ANNUNCIATORE E IL TESTIMONE, FEDELE E CORRETTO, DI GESÙ CRISTO.

Tutto il Nuovo Testamento è concorde sulla sua identità e sulla sua missione di precursore.

Giovanni entra in scena nel prologo del quarto vangelo, dove il redattore, dopo aver rivelato colui che era fin dal principio rivolto a Dio e messo in evidenza la contrapposizione tra la luce e le tenebre (Gv 1,1-5), in modo brusco e inatteso il testo annota “…venne un uomo mandato da Dio. Il suo nome, Giovanni”.

Ecco un dato quanto mai singolare in questa annotazione: UN UOMO.

GIOVANNI È UN UOMO, SENZA ALCUNA QUALIFICA DI APPARTENENZA SOCIALE O RELIGIOSA.

Il testo tace il suo essere venuto al mondo da una famiglia sacerdotale, tace la sua provenienza, e lo presenta in modo spoglio. Preoccupandosi solo di dire che è “inviato da Dio” e, subito dopo, un “testimone “.

Da qui la sua vera qualifica: un inviato, un profeta e un testimone, dunque un fedele servo di Dio. A lui spetta di testimoniare riguardo ALLA LUCE venuta nel mondo. EGLI DEVE CHIAMARE TUTTI A CREDERE ALLA LUCE E A LIBERARSI DAL DOMINIO DELLE TENEBRE.

NEL QUARTO VANGELO, GIOVANNI SI DEFINISCE SOPRATTUTTO IN MODO NEGATIVO, OSSIA IN RIFERIMENTO A CIÒ CHE NON È: È INVIATO DA DIO, MA NON È LA LUCE, BENSÌ SOLTANTO IL TESTIMONE DELLA LUCE.

Perché questa insistenza? Perché ancora nell’epoca in cui questo vangelo è messo per iscritto vi sono alcuni che si rifanno al Battista, contrapponendolo a Gesù.

Perché certamente il Battista era una figura profetica e carismatica, con molto seguito e risonanza. DI LUI ABBIAMO NOTIZIE PURE DA NUMEROSE FONTI GIUDAICHE, COSA CHE NON SI PUÒ DIRE DI GESÙ.

E cosa dice di sé Giovanni, quando le autorità giudaiche gli inviano da Gerusalemme sacerdoti e leviti per interrogarlo, attraverso un vero e proprio processo.

Non appena lo vedono, gli inviati gli chiedono in modo diretto e autoritario “…Tu, chi sei?”. Essi infatti temono che Giovanni possa vantare pretese messianiche, ma egli confessa “…Io non sono il Messia”, testimoniando che in lui non c’è nessun sogno di ritenersi un capo, o tantomeno di ritenersi l’Unto del Signore, promesso al popolo di Dio attraverso i profeti. Ecco perché risponde liberamente, senza tergiversare.

Se nel prologo l’evangelista aveva scritto “…Non era lui la luce”, qui Giovanni afferma di sé la medesima verità “…Io non sono il Messia”, colui che la tradizione giudaica definiva anche “luce” (Gv 8,12).

Giovanni non pronuncia mai una frase che contenga l’espressione “Egó eimi”, “Io sono”, perché questa spetta a Gesù come autorivelazione.

Ma solo l’antitetica “Ouk eimì …IO NON SONO”.

Sarà infatti Gesù, a cominciare dal suo dialogo con la donna samaritana (Gv 4,26), ad affermare a più riprese “…egò eimi… Io sono”, fino a rivelare con questa espressione la sua autorivelazione di Dio.

Giovanni infatti ha il compito di indicare non sé stesso, ma Gesù. Per questo dirà:

  • È lui del quale ho detto…” (Gv 1,30);
  • ho contemplato lo Spirito discendere … e rimanere su di lui” (Gv 1,32);
  • è lui che immerge nello Spirito santo” (Gv 1,33),
  • è lui il Figlio di Dio” (Gv 1,34).

Ed è con estrema chiarezza che il Battista risponde alle domande sulla sua identità sempre con un no: non è il Cristo, non è Elia, non è il profeta atteso, non è la Luce, MA SI È LASCIATO ILLUMINARE DA ESSA, non è la Parola, MA NE È LA VOCE.

Gesù non è ancora famoso e Giovanni già lo pone davanti a sé, spostando l’attenzione dalla sua persona a quella del Cristo, perché vuole portare a compimento con decisione la sua missione, senza nulla concedere ai suoi detrattori, rimanendo saldamente al suo posto.

Non ha preteso di essere qualcuno. Non è rimasto vittima del rischio di usare la parola profetica dell’Antico Testamento per avvalorare le proprie idee, ma si è fatto plasmare da questa PAROLA PROFETICA PER SERVIRLA.

Si è fatto strumento, vigilando su sé stesso, per non mettersi mai prima di Dio.

E il Battista nega:

  • nega di essere il Messia,
  • nega di essere Elia (atteso prima del Messia- i Giudei basandosi su Malachia 4:5 pensavano che Elia dovesse tornare prima del Messia) ,
  • nega anche di essere il Profeta di cui aveva parlato Mosè (Deuteronomio 18, 15-18 “Il Signore tuo Dio susciterà per te, fra i tuoi fratelli, in mezzo a te, un profeta come me”.)

Fra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista” eppure non cerca di usurpare il posto che non gli spetta, non si fa vanto di essere parente di Gesù, di conoscerlo, non si vanta di avere tante persone che lo seguono, perché comprende pienamente di non averne alcun merito, se non quello di aver fatto della sua vita ascetica, una continua dedicazione a Dio.

Era così infiammato dallo Spirito di Dio, che non temeva di non piacere a chi non rispettava le leggi di Dio, a chi conduceva una vita ambigua tra bene e male senza saper decidere.

E questo gli provocò molti nemici che lo scrutavano, lo interrogavano, con lo scopo di toglierselo di mezzo.

Ma la sua grande umiltà, gli fece gridare al mondo”…a Lui io non sono degno di slegare il legaccio del sandalo “.

Ha detto Origene Adamantio (185-254), teologo e filosofo greco, cristiano:

  • “Il mistero di Giovanni continua a compiersi nella storia fino a oggi. In chi sta per accogliere la fede in Gesù Cristo è necessario che vengano lo spirito e la forza di Giovanni, per preparare un uomo ben disposto, per appianare e raddrizzare le asperità del suo cuore. Sì, Giovanni ha preceduto il Cristo, ha indicato il Cristo, ma ancora oggi ci prepara alla sua venuta: per questo, insieme a Maria, è la grande figura che ci accompagna nel tempo dell’Avvento, delle venute del Signore”.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!