… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Parola del Signore
Mediti…AMO
È vicino il momento in cui Cristo farà la rivelazione più radicale – e la più incomprensibile per l’uomo – della sua potenza: morire sulla croce.
Questa morte rappresenta uno “scandalo per gli Ebrei, follia per i popoli pagani” (1Cor 1,23).
Già poco prima Gesù aveva stupito e confuso i suoi discepoli parlando della croce. L’assurdità sta nel fatto che l’uomo utilizza la debolezza degli altri per affermare il proprio potere.
A questa assurdità rispondeva Gesù, dicendo “…I re delle nazioni… e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così” (Lc 22,25).
E nella maestà del Tempio di Gerusalemme si consuma un processo inquinato, da una cappa opprimente, in cui si addensano le nubi impalpabili e oscure dei giudizi, dove le parole pesano come pietre e incombono sulla “misera“, donna povera, che elemosina “misericordia“.
Sono parole della Legge, di scribi e farisei, con la loro logica stringente e inoppugnabile, parole avvolte dal mistero e scritte sulla sabbia…
Tutti ammutoliscono nell’attesa della sentenza capitale.
Al tempo di Mosè, quando la legge venne introdotta ritenevano che per togliere il male dal popolo si dovesse uccidere chi lo commetteva.
Ma Gesù, col suo insegnamento sul perdono e con le scelte che compiva, ha messo in evidenza che uccidere il peccatore, non solo non era la via per eliminare il male, ma anzi lo moltiplicava.
La via che Gesù propone per eliminare il male è far comprendere a colui che l’ha commesso, che quel male è l’espressione del male più profondo in cui tutti siamo coinvolti!
La novità è questa: il peccatore va accolto nella misericordia.
Si tratta di aprirsi all’azione di Dio in noi, in modo da consentire che diventi nostra azione di misericordia.
I sommi sacerdoti, i capi del popolo, credevano di agire per il bene del popolo: cosa c’era di sbagliato? C’era il loro atteggiamento di fondo, che non si abbandonavano fiduciosi in Dio, e alla sua azione.
Gesù è contro la violenza, perché essa è sempre un male, e non può introdurre dinamiche di vita.
Ed ecco che in questa assurda situazione, “creata ad hoc”, Dio parla, rivelandosi al contempo giudice e avvocato: il suo verdetto scagiona e condanna, trafigge e risparmia, sentenzia e assolve.
E la misericordia trionfa, la legge non scritta dell’accoglienza conserva la vita implorante e manda al macero i secolari codici del diritto processuale ebraico.
SONO ANDATI VIA TUTTI: L’UNICO A RIMANERE È L’AMORE.
In primo luogo Gesù mette in evidenza l’ipocrisia dei farisei “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra”.
Poi, toglie loro qualsiasi argomentazione.
Mette in evidenza la loro ignoranza colpevole della legge che insegna che Dio, essendo potente sovrano, giudica con moderazione e governa con indulgenza, perché egli opera tutto ciò che vuole (Sal 115,3).
Infine – e questo è il punto più importante del Vangelo -, Gesù insegna alle folle che non esiste più grande manifestazione di potere CHE IL PERDONO.
La morte stessa non ha un così grande potere.
In effetti, solo il potere di Cristo, che muore crocifisso per amore, è capace di dare la vita.
E soltanto il potere che serve a dare la vita è vero potere.
Dio prende le distanze dal male e condanna la realtà del peccato, ma questo non gli impedisce di usare amore e misericordia nei confronti di chi ne è vittima perché protagonista.
Gesù stesso porta nel suo messaggio la predetta novità, soprattutto quando, come nel caso di questo episodio evangelico, piuttosto che condannare una donna non importa quanto sia peccatrice, tenta di mettere a rapporto i suoi accusatori con la loro responsabilità di coscienza.
È assolutamente vero che questa donna è una peccatrice pubblica e che peraltro il suo misfatto comporta discussioni e pregiudizi sociali
Ed è altrettanto vero che il peccato di adulterio secondo la mentalità del tempo poteva essere perdonato una volta sola e che le conseguenze erano in ogni caso nefaste.
Ciò nonostante, è proprio assodato che nessuno di costoro che adesso le muovono accuse e pregiudizi è privo di colpa grave?
È davvero certo che nessuno di questi uomini si sia macchiato di una colpa, magari non palese e risaputa come l’adulterio, ma in ogni caso sempre poco meritoria davanti a Dio?
Solo chi non ha mai peccato può veramente scagliare la pietra in direzione di questa donna perché solo il puro e il giusto ha argomenti validi per poterla accusare legittimamente.
Coloro che interpellano Gesù su questo caso tentano astutamente di farlo cadere in un tranello e anzi lo mettono in mezzo a due fuochi pericolosi:
- se Gesù avesse infatti riposto affermativamente (Si, va condannata) avrebbe subito le beffe e le insinuazioni di scribi e farisei che lo avrebbero deriso: Questa sarebbe la misericordia e il perdono che continuamente insegna;
- se avesse risposto negativamente (No, non va lapidata) avrebbe suscitato lo sdegno degli astanti, che lo avrebbero tacciato di essere sovvertitore della legge.
C’era infatti la concezione che il male di una società si elimina, eliminando chi lo commette.
Gesù non si scompone. Scrive qualcosa sul pavimento, forse annota i peccati dei presenti che lo interpellano o forse scrive parimenti a Dio, che scriveva con il suo dito, sul Sinai, le “tavole della testimonianza“(Es 24, 13).
Oppure può darsi che scriva una sentenza prima ancora che venga enunciata, secondo le usanze dell’epoca.
Esattamente però non si sa cosa stia scarabocchiando sul pavimento.
Ma si vede l’immagine di chiusura di Gesù rispetto a questa questione.
Non vuole entrare in questo dialogo: Gesù non ci sta, c’è un uso strumentale di un’altra persona e della fede.
Visto che loro insistono risponde “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”.
Qui si mette di nuovo al centro il perdono.
Non possono sentirsi senza peccato, perché non lo sono e se perdonano sé stessi, sono costretti a perdonare la donna.
Essere perdonati ti mette nella condizione di non poter più accusare nessuno.
Perdiamo il diritto di giudicare.
- “…Scagli la prima pietra chi non ha peccato.”
Ma è chiaro che nessuno è talmente immacolato da poterlo fare. La realtà peccaminosa grava su tutti i presenti, così come riguarda qualsiasi soggetto umano.
E a nessuno è lecito condannare gli altri quando la sua coscienza gli infligge pene magari ancora più severe per peccati commessi, magari del medesimo spessore di gravità, se non peggiori.
Se dovessimo davvero porre una condanna per ciascuno dei peccati che ci rimprovera la nostra coscienza, dovremmo essere tutti quanti lapidati.
Per quanto allora possa essere grave e riprovevole un qualsiasi peccato, esso va considerato in ordine alla misericordia di Dio anziché in rapporto alla legge umana.
Nell’ottica di Gesù Cristo ” dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia“(Rm 5, 20), la vera finalità della rivelazione è la salvezza del peccatore ad ogni costo.
E così Gesù, essendo l’unico che avrebbe potuto lapidare questa donna, si guarda dal giudicare severamente questa donna, ma le raccomanda semplicemente di astenersi dal peccato che è stata causa della sua rovina e dei suoi rischi.
Come diceva Giovanni Paolo II, “al di fuori della misericordia di Dio, non c’è nessun’altra fonte di speranza per gli esseri umani“.
Soprattutto quando concedono troppo all’umano.
Perdonare è molto faticoso, ma ha sempre un lato eroico, in cui uno alla fine si sente buono.
Essere perdonati, invece non consente nessun lato eroico. Ecco la novità dell’immagine di Dio che Gesù ci ha portato!
La novità che porta Gesù non è tanto la notizia che noi siamo peccatori, che combiniamo guai e che ogni tanto siamo in grado di migliorarci, ma che siamo amati perché peccatori.
Gesù mette al centro la donna, al centro della sua attenzione, non si rimette a scrivere per terra, ma le rivolge una domanda “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?” lei risponde semplicemente “Nessuno.”
“Neanch’io ti condanno; va e d’ora in poi non peccare più“. Questa frase non vuol dire che il prezzo del perdono è non peccare più. Dio benedice la vita così com’è!
Gesù le dice “camminiamo insieme, ti do la forza di vita, ti amo a tal punto che puoi essere nuovo!”
Fratelli e Sorelle, impariamo anche noi a non accusare nessuno, chi accusa è sempre dalla parte di Satana, che significa l’accusatore, mentre lo Spirito Santo, quello di Cristo, è invece l’avvocato difensore.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!