«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 7,21.24-27 |
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Parola del Signore
Mediti…AMO Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”. |
Il vangelo di oggi narra la parte finale del Discorso della Montagna, che rappresenta una nuova lettura della Legge di Dio.
Inizia con le beatitudini (Mt 5,1-12) e termina con la casa costruita sulla roccia.
E ci ricorda che occorre, nella nostra vita, acquisire una vera saggezza.
E L’UNICA FONTE DI SAGGEZZA È LA PAROLA DI DIO ESPRESSA NELLA LEGGE DI DIO.
E la vera saggezza, che ne discende, consiste nell’udire e praticare la Parola di Dio (Lc 11,28).
Non basta dire “Signore, Signore!”
Ricordiamoci che l’importante non è dire belle parole su Dio, BENSÌ FARE LA VOLONTÀ DEL PADRE E QUINDI ESSERE UNA RIVELAZIONE DEL SUO AMORE E DELLA SUA PRESENZA NEL MONDO.
Ci viene proposta una immagine del Vangelo che io amo particolarmente: la casa sulla roccia.
E la solidità della casa, non viene dalla casa in sé, ma bensì dal terreno, dalla roccia.
E la roccia è l’esperienza dell’amore di Dio rivelatosi in Cristo Gesù (Rom 8,31-39).
Ma torniamo alla metafora.
Quando la casa non è costruita sulla sabbia ma sulla roccia forte, possono certamente arrivare venire venti, piogge, uragani, ma la casa non crollerà.
Questo vale per me, per la mia vita se, giorno dopo giorno, mi appoggio a quella roccia che è la PAROLA di Gesù Cristo.
Essa dice cosa devo fare: evitare il male, e compiere continuamente il bene.
Solo così non potrò vacillare; neppure nei giorni difficili della prova, del dolore, della contraddizione.
Certamente potrò soffrire, ma non deprimermi, o crollare.
Dio è davvero la “ROCCIA eterna”, su cui è salutare costruire la casa della propria esistenza.
Ma occorre compiere la volontà di Dio, momento per momento.
Infatti dice il Vangelo odierno “Non chi dice: Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio“.
Bisogna invece costruire sulla ROCCIA, perché la vita sia quella che il Signore desidera e che ci ottiene pace da Dio.
Ma costruire sulla ROCCIA non è solo ascoltare LA PAROLA nella sua dimensione consolatoria, ma soprattutto si tratta anche di metterla in pratica sempre.
Ecco perché il Signore ci chiede coerenza tra le nostre parole e la nostra vita, che dobbiamo RIALLINEARE CON LA SUA PAROLA ETERNA E VIVA.
Altrimenti diventiamo anche noi come quel fico, che Gesù maledice, perché lo trova pieno di foglie ma privo di frutti (Mt 21,19).
Perché se non siamo “SINTONIZZATI” sulla PAROLA DI DIO, con la nostra parola umana, annunziamo la verità, ma con la nostra vita la soffochiamo.
“È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo”, scrive S. Ignazio di Antiochia all’inizio del secondo secolo.
Dobbiamo vivere nel SUO NOME, perché, per entrare nel regno dei cieli non basta dire “Signore, Signore”.
Certamente noi dobbiamo dire “Signore, Signore”, essendo però consapevoli che non basta sussurrarlo a bassa voce, mentre ogni nostra decisione testimonia che Gesù non è per noi il Signore.
La preghiera, separata da un amore obbediente, è un’illusione, se non una menzogna.
Gesù sarà davvero il nostro Signore solo se il nostro cuore si fa simile al suo, reso appassionato dall’amore per il Padre, capace di dire, senza esitazione alcuna, che suo nutrimento è fare la volontà del Padre… fare sempre ciò che gli è gradito.
Sarebbe rischioso affidare la nostra volontà ad un altro, se l’“altro” non fosse Dio, il Dio di dolcezza e misericordia. Volere ciò che egli vuole significa scegliere la felicità.
Volere altro significa accettare il rischio di una costruzione fragile ed effimera: si tratterà di una soluzione illusoria, essa potrà resistere per un po’, ma crollerà agli assalti delle varie prove cui sarà sottoposta.
È dovere di un buon cristiano ascoltare Gesù, parola d’amore del Padre.
E noi dobbiamo allora lasciare che questa parola ci trasformi, che ci renda conformi all’amorosa volontà del Padre, ascoltarla e farla vivere in noi.
Pietro ci chiede di custodire una “condotta esemplare”, in tal modo, “mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere diano gloria a Dio nel giorno della sua visita” (1Pt 2,12).
E aggiunge “questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti” (1Pt 2,15).
Le opere sono più convincenti delle parole, preparano e danno credibilità all’annuncio della fede.
Quando il Vangelo viene rifiutato a causa di pregiudizi, solo la testimonianza limpida delle opere può aprire un varco nella coscienza e lasciare passare la luce dello Spirito.
In ogni Messa, dopo la consacrazione del pane e del vino, il sacerdote prega così “Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito” (II Preghiera eucaristica).
È la vita che deve diventare una parola, una piccola luce che lascia intravedere il mistero di Dio.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!