15.09.2022 GIOVEDI’ BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA – GIOVANNI 19,25-27 “Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 19,25-27

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua maternità assume sul calvario dimensioni universali. Questa memoria di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal papa Pio VII (1814).

Fra i tanti titoli e celebrazioni mariane, il più sentito perché più vicino alla realtà umana, è quello di Beata Vergine Maria Addolorata; il dolore è presente nella nostra vita sin dalla nascita, con il primo angosciato grido del neonato, che lascia il sicuro del grembo materno per proiettarsi in un mondo sconosciuto, non più legato alla madre e in preda alla paura e spavento; poi il dolore ci segue più o meno intenso, più o meno costante, nei suoi vari aspetti, fisici, morali, spirituali, lungo il corso della vita, per ritrovarlo comunque al termine del nostro cammino, per l’ultimo e definitivo distacco da questo mondo.

E il dolore di Maria, creatura privilegiata sì, ma sempre creatura come noi, è più facile comprenderlo, perché lo subiamo anche noi, seppure in condizioni e gradi diversi, al contrario delle altre prerogative che sono solo sue, Annunciazione, Maternità divina, Immacolata Concezione, Assunzione al Cielo, Apparizioni, ecc. le quali da parte nostra richiedono un atto di fede per considerarle.

Veder morire un figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che possano consolare, chi naturalmente aspettando di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato, l’erede e il continuatore della sua umanità, vede invece morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire.

I milioni di madri che nel tempo hanno subito questo immenso dolore, a lei si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita.

Ma non fu solo per la repentina condanna a morte, il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”.

Quindi anche tutti coloro che soffrono nella propria carne e nel proprio animo, le pene derivanti da malattie, disabilità, ingiustizia, povertà, persecuzione, violenza fisica e mentale, perdita di persone care, tradimenti, mancanza di sicurezza, solitudine, ecc. guardano a Maria, consolatrice di tutti i dolori; perché avendo sofferto tanto già prima della Passione di Cristo, può essere il faro a cui guardare nel sopportare le nostre sofferenze ed essere comprensivi di quelle dei nostri fratelli, compagni di viaggio in questo nostro pellegrinare terreno.

Ma la Madonna è anche corredentrice per Grazia del genere umano, perché partecipe dell’umanità sofferente ed offerta del Cristo, per questo lei non si è ribellata come madre alla sorte tragica del Figlio, l’ha sofferta indicibilmente ma l’ha anche offerta a Dio per la Redenzione dell’umanità.

E come dalla Passione, Morte e Sepoltura di Gesù, si è passato alla trionfale e salvifica Resurrezione, anche Maria, cooperatrice nella Redenzione, ha gioito di questa immensa consolazione e quindi maggiormente è la più adatta ad indicarci la via della salvezza e della gioia, attraversando il crogiolo della sofferenza in tutte le sue espressioni, della quale comunque non potremo liberarci perché retaggio del peccato originale.

Il culto

La devozione alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi.

Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di autore ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.

Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo ‘Stabat Mater’ in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose ‘Laudi’; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.

A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata.

Il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.

Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.

Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.

Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.

Le devozioni

I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo:

La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.

La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”.

Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”.

Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario.

La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente.

Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce.

Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.

La liturgia e la devozione hanno compilato anche le Litanie dell’Addolorata, ove la Vergine è implorata in tutte le necessità, riconoscendole tutti i titoli e meriti della sua personale sofferenza.

La tradizione popolare ha identificato la meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della ‘Via Matris’, che al pari della Via Crucis, ripercorre le tappe storiche delle sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani, rappresentati con sculture, ceramiche, gruppi lignei, affreschi.

Le processioni penitenziali, tipiche del periodo della Passione di Cristo, comprendono anche la figura della Madre dolorosa che segue il Figlio morto, l’incontro sulla salita del Calvario, Maria posta ai piedi del Crocifisso.

In certi Comuni le processioni devozionali, assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente suggestive, specie quelle dell’incontro tra il simulacro di Maria vestita a lutto e addolorata e quello di Gesù che trasporta la Croce tutto insanguinato e sofferente.

In certe località queste processioni, che nel Medioevo diedero luogo anche a rappresentazioni sacre dette “Misteri”, assumono un’imponenza di partecipazione popolare, da costituire oggi un’attrattiva oltre che devozionale e penitenziale, anche turistica e folcloristica, cito per tutte la grande processione barocca di Siviglia.

Le espressioni artistiche

Al testo del celebre “Stabat Mater”, si sono ispirati musicisti di ogni epoca; tra i più illustri figurano Palestrina, Pergolesi, Rossini, Verdi, Dvorak.

La Vergine Addolorata è stata raffigurata lungo i secoli in tante espressioni dell’arte, specie pittura e scultura, frutto dell’opera dei più grandi artisti che secondo il proprio estro, hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria.

La vergine Addolorata è di solito vestita di nero per la perdita del Figlio, con una spada o con sette spade che le trafiggono il cuore.

Altro soggetto molto rappresentato è la Pietà, penultimo atto della Passione, che sta fra la deposizione e la sepoltura di Gesù. Il termine ‘Pietà’ sta ad indicare nell’arte, la raffigurazione dei due personaggi principali Maria e Gesù, la madre e il figlio; Maria lo sorregge adagiato sulle sue ginocchia, oppure sul bordo del sepolcro insieme a s. Giovanni apostolo (Michelangelo e Giovanni Bellini).

Capolavoro dell’intensità del dolore dei presenti, è il ‘Compianto sul Cristo morto’ di Giotto.

Nel Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso (Isernia), secondo l’apparizione del 1888, Gesù è adagiato a terra e Maria sta in ginocchio accanto a lui e con le braccia aperte lo piange e lo offre nello stesso tempo.

In virtù del culto così diffuso all’Addolorata, ogni città e ogni paese ha una chiesa o cappella a lei dedicata; varie Confraternite assistenziali e penitenziali, come pure numerose Congregazioni religiose femminili e alcune maschili, sono poste sotto il nome dell’Addolorata, specie se collegate all’antico Ordine dei Servi di Maria.

L’amore e la venerazione per la Consolatrice degli afflitti e per la sua ‘compassione’, ha prodotto, specie nell’Ordine dei Servi splendide figure di santi, ne citiamo alcuni: I Santi Sette Fondatori, s. Giuliana Falconieri, s. Filippo Benizi, s. Pellegrino Laziosi, s. Antonio Maria Pucci, s. Gabriele dell’Addolorata (passionista).

Senza dimenticare, primo fra tutti, s. Giovanni apostolo ed evangelista, sempre accanto a lei per confortarla e condividerne l’indicibile dolore, accompagnandola fino al termine della sua vita. Il nome Addolorata ebbe larga diffusione nell’Italia Meridionale.

Il giorno dopo aver fatto memoria della croce di Cristo, della misura del suo amore, la Chiesa si sofferma sul ruolo di Maria, MADRE DI DIO, perché da sempre i discepoli sono rimasti impressionati dalla forza della prima fra di loro, soprattutto sotto la croce, nel momento più drammatico della sua vita interiore.

Sappiamo bene com’è andata: dall’annunciazione fino a quel giorno Maria ha custodito l’immenso mistero dell’incarnazione, ha visto quel bambino così simile a tutti gli altri crescere, gli ha insegnato a camminare, a parlare, a pregare.

Poi l’adolescenza e la giovinezza passata nella bottega del padre. Infine l’atteso inizio della sua vita pubblica, le notizie prima esaltanti che giungevano da Cafarnao, poi quelle dolorose che giungevano da Gerusalemme.

E a Gerusalemme troviamo Maria che giunge fino ai piedi della croce.

Quanto dolore può provare un genitore davanti ad un figlio che muore, e che muore in quel modo così ingiusto?

Invece, annota, Giovanni, Maria “sta” ai piedi della croce, dimora, irremovibile, nella sua fede.

Se oggi ricordiamo Maria sotto la croce è, invece, per il suo coraggio, per la sua condivisione alla scelta del Figlio di giungere fino in fondo al suo percorso, senza cedere, senza smettere di proclamare il volto del Padre fino a morirne.

Maria mette da parte il suo dolore, dolore che potrebbe spezzare la sua fede, e dimora sotto la croce senza capire, ma credendo.

Crede contro ogni speranza, crede che, in qualche modo, la promessa ricevuta dall’angelo trent’anni prima si realizzi.

Crede, la madre. Dimora senza cedere. E a quella forza, oggi, ci ispiriamo per affrontare gli inevitabili momenti di sofferenza che la vita ci riserva.

La Madre di Gesù appare due volte nel vangelo di Giovanni:

  • all’inizio, alle nozze di Cana (Gv 2,1-5),
  • ed alla fine, ai piedi della Croce (Gv 19,25-27).

Questi due episodi, presenti solo nel vangelo di Giovanni, hanno un valore simbolico assai profondo.

Il vangelo di Giovanni, paragonato agli altri tre vangeli, è come una radiografia degli altri tre, mentre che gli altri tre sono solo una fotografia dell’accaduto.

Il raggio X della fede aiuta a scoprire negli eventi dimensioni che l’occhio umano non riesce a percepire.

Il vangelo di Giovanni, oltre a descrivere i fatti, rivela la dimensione simbolica che esiste in essi.

COSÌ, NEI DUE CASI, A CANA ED AI PIEDI DELLA CROCE, LA MADRE DI GESÙ RAPPRESENTA SIMBOLICAMENTE L’ANTICO TESTAMENTO IN ATTESA DELLA VENUTA DEL NUOVO TESTAMENTO E, NEI DUE CASI, LEI CONTRIBUISCE ALL’AVVENTO DEL NUOVO.

Maria appare come l’anello tra ciò che c’era prima e ciò che verrà dopo. A Cana simbolizza l’AT, percepisce i limiti dell’Antico e prende l’iniziativa affinché giunga il Nuovo. Dice a suo Figlio “…Non hanno vino!” (Gv 2,3).

E sul Calvario (Giovanni 19, 25) troviamo le donne ed il Discepolo Amato, insieme ai piedi della Croce.

Così dice il Vangelo “La madre di Gesù, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa’, e Maria Maddalena stavano presso la Croce di Gesù”.

La scena mostra la madre insieme al figlio, in piedi. Donna forte, che non si lascia abbattere. “Stabat Mater Dolorosa!” È una presenza silenziosa che appoggia il figlio nel suo dono fino alla morte, ed alla morte di croce (Fil 2,8).

Ma il “raggio-X” della fede mostra come avviene il passaggio dall’AT al NT. Come è avvenuto a Cana, la Madre di Gesù rappresenta l’AT, la nuova umanità che si forma a partire dal vissuto del Vangelo del Regno.

Alla fine del primo secolo, alcuni cristiani pensavano che l’AT non era più necessario.

Infatti, all’inizio del secondo secolo, Marcione rifiutò tutto l’AT e rimase solo con una parte del NT. Per questo, molti volevano sapere quale fosse la volontà di Gesù riguardo a questo.

In Giovanni 19,26-28, troviamo il Testamento di Gesù, le cui parole sono significative. “Vedendo sua madre, ed accanto a lei il discepolo amato, Gesù dice: “Donna, ecco tuo figlio.” Dopo dice al discepolo: “Ecco tua madre.”

L’ANTICO ED IL NUOVO TESTAMENTO DEVONO CAMMINARE INSIEME. LA RICHIESTA DI GESÙ, IL DISCEPOLO AMATO, IL FIGLIO, IL NT, RICEVA LA MADRE, L’AT, A CASA SUA. NELLA CASA DEL DISCEPOLO AMATO, NELLA COMUNITÀ CRISTIANA, SI SCOPRE IL SENSO PIENO DELL’AT. IL NUOVO NON SI CAPISCE SENZA L’ANTICO, NÉ L’ANTICO È COMPLETO SENZA IL NUOVO.

Sant’ Agostino diceva “Novum in vetere latet, Vetus in Novo patet” (Il Nuovo è nascosto nell’Antico. L’Antico sboccia nel Nuovo). Il Nuovo senza l’Antico sarebbe un edificio senza basi. E l’Antico senza il Nuovo sarebbe un albero da frutta che non sa dare frutti.

Di Maria parla poco il NT, e lei dice ancora meno, perché Maria è la Madre del silenzio. La Bibbia conserva appena sette parole di Maria.

Ognuna di esse e come una finestra che permette uno sguardo dentro la casa di Maria e scoprire come era il suo rapporto con Dio. La chiave per capire tutto questo ci viene data da Luca “Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.” (Lc 11,27-28):

1ª Parola: “Como può avvenire ciò se non conosco uomo!” (Lc 1,34)

2ª Parola: “Ecco la serva del Signore, si faccia in me secondo la tua parola!” (Lc 1,38)

3ª Parola: “L’anima mia glorifica il Signore, esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore!” (Lc 1,46-55)

4ª Parola: “Figlio mio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io angosciati ti cercavamo” (Lc 2,48).

5º Parola: “Non hanno vino!” (Gv 2,3)

6ª Parola: “Fate tutto ciò che vi dirà!” (Gv 2,5)

7ª Parola: Il silenzio ai piedi della Croce, più eloquente di mille parole! (Gv 19,25-27)

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!