4 novembre 2024 lunedì SAN CARLO BORROMEO, Vescovo – LUCA 14,12-14 “..non invitare i tuoi amici”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 14,12-14
+ In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nato nel 1538 nella Rocca dei Borromeo, sul Lago Maggiore, era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l’uso delle famiglie nobiliari, fu tonsurato a 12 anni.
Studente brillante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove venne creato cardinale a 22 anni.
Fondò a Roma un’Accademia secondo l’uso del tempo, detta delle «Notti Vaticane».
Inviato al Concilio di Trento, nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato sulla Cattedra di sant’Ambrogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lombarde, venete, genovesi e svizzere.
Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli.
Fondò seminari, edificò ospedali e ospizi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Impose ordine all’interno delle strutture ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali.
Un’opera per la quale fu obiettivo di un fallito attentato.
Durante la peste del 1576 assistette personalmente i malati.
Appoggiò la nascita di istituti e fondazioni e si dedicò con tutte le forze al ministero episcopale guidato dal suo motto «Humilitas».
Morì a 46 anni, consumato dalla malattia il 3 novembre 1584.
È stato un pastore buono è un dono eccellente per la Chiesa.
Consacrato vescovo a soli 25 anni, questo giovane, vissuto negli agi e negli onori del suo rango, si diede tutto al servizio del suo popolo, profondendo ricchezze e salute, sostenendo fatiche e penitenze estreme, che certamente gli abbreviarono la vita.
Propugnò con energia e pazienza l’applicazione del Concilio di Trento, con la costante preoccupazione di formare sacerdoti santi e pieni di zelo.
L’amore di Gesù crocifisso era per lui modello e continuo sprone.
San Carlo, è stato detto, fu l’uomo della preghiera, delle lacrime, della penitenza intesa non come opera eroica ma come partecipazione misteriosa, appassionata alle sofferenze di Cristo, al suo entrare nel peccato del mondo, fin quasi allo scoppio del cuore e alla divisione dell’animo.
Ma veniamo al testo evangelico odierno
Un discorso precedente di Gesù era rivolto agli invitati, questo di oggi all’invitante.
A quelli Gesù ha detto di scegliere l’ultimo posto, a questo dice di scegliere gli ultimi. Il motivo viene detto nel brano seguente (vv.15-24): perché Dio fa così.
Gesù rivolge un’esortazione inaspettata al capo di casa.
La sua parola è fortemente provocatoria e urta non solo il comportamento farisaico e legalistico, ma le comuni abitudini della società civile.
Essa si leva contro le caste privilegiate e i circoli chiusi che lasciano fuori la moltitudine degli indigenti, dei malati e dei bisognosi.
Anche durante un pranzo solenne Gesù si prende cura degli infelici e degli affamati, perorando la loro causa in casa dei ricchi.
E’ una grande lezione di gratuità e di umanità. Il privilegio degli ultimi deve caratterizzare la vita cristiana.
Paolo apostolo rimprovera i cristiani di Corinto, perché nella cena del Signore non aspettano i poveri che arrivano tardi a causa del lavoro o della loro condizione di schiavi.
Comportandosi così, disprezzano la Chiesa di Dio (1Cor 11,12). E san Giacomo scrive: “Dio ha scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del Regno” (Gc 2,5).
Invitando a tavola i ricchi e i vicini, ordinariamente ci si attende un contraccambio. L’invito rientra così nelle speculazioni e negli interessi personali ed egoistici.
Ma Gesù ci ha insegnato “Se amate quelli che vi amano, quale grazia ne avete? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che fanno del bene a voi, quale grazia ne avete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale grazia ne avete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi… Date e vi sarà dato (da Dio)” (Lc 6,35-36.38).
L’amore dei cristiani non deve fondarsi sul desiderio di essere ricambiati, perché l’amore o è gratuito o non è amore.
Si devono invitare i più poveri tra i poveri, perché da loro non c’è nulla da aspettarsi: non possono ricambiare l’invito, né procurarci onori e avanzamenti di grado.
Umanamente parlando, non è neppure piacevole sedersi con loro a tavola, per ovvi motivi.
Servire con amore disinteressato, dando tutto senza aspettarsi nulla: questa è l’essenza della carità cristiana.
“Sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (v.14). Beatitudine strana, ma vera.
Ci identifica con Dio che è amore gratuito, grazia e misericordia (Lc 6,36).
L’amore gratuito che dà il primo posto al povero è essenziale al cristianesimo, perché il Padre privilegia i figli più bisognosi, e perché Gesù si è fatto ultimo di tutti.
La ricompensa promessa da Gesù non consiste nell’avere qualcosa, ma è la comunione con Dio nel suo regno eterno.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!