31.12.2023 DOMENICA SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE – LUCA 2,22-40 “…il bambino cresceva in sapienza”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 2,22-40

+ Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il Natale ci ha già mostrato la Sacra Famiglia raccolta nella grotta di Betlemme, ma oggi siamo invitati a contemplarla nella povera casa di Nàzareth, dove Maria e Giuseppe sono intenti a far crescere, giorno dopo giorno, il piccolo Gesù.

Possiamo immaginarla in mille situazioni e atteggiamenti, mettendo in primo piano o la Vergine santa accanto al suo Bambino, o il buon san Giuseppe nella bottega di falegname dove il fanciullo impara anche il lavoro umano, giocando.

Ma possiamo anche intuire l’avvenimento immenso che a Nazareth si compie: poter amare Dio e amare il prossimo con un unico indivisibile gesto!

Per Maria e Giuseppe, infatti, il Bambino è assieme il loro Dio e il loro prossimo più caro.

Fu dunque a Nazareth che gli atti più sacri (pregare, dialogare con Dio, ascoltare la sua Parola, entrare in comunione con Lui) coincisero con le normali espressioni colloquiali che ogni mamma e ogni papà rivolgono al loro bambino.

Fu a Nazareth che gli «atti di culto dovuti a Dio» (quelli stessi che intanto venivano celebrati nel grandioso tempio di Gerusalemme) coincisero con le normali cure con cui Maria vestiva il Bambino Gesù, lo lavava, lo nutriva, assecondava i suoi giochi.

Fu allora che cominciò la storia di tutte le famiglie cristiane, per le quali tutto (gli affetti, gli avvenimenti, la materia del vivere) può essere vissuto come sacramento: segno reale e anticipazione di un amore Infinito

Il cuore di Maria ha conosciuto il dolore di sette spade che lo trapassavano quando tremava per la vita del Bambino, durante la fuga in Egitto.

O quando lo vedeva sfinito, non compreso, umiliato nel suo apostolato.

O quando venne arrestato, processato, torturato, e quando lo accompagnò nella via della croce, vedendolo soffrire e morire sulla croce.

Ma ancora oggi Maria continua a soffrire con noi quando pone il suo sguardo sulle nostre pene e sulle nostre sofferenze, continua a soffrire con noi che rischiamo, coi nostri peccati, di perderci.

È raro vedere un ritratto o una statua della Madonna sorridente, mentre quasi in ogni chiesa vediamo rappresentata Maria addolorata, perchè Ella sa che Gesù è venuto, ma i suoi non l’hanno accolto (Gv 1,6).

Sa che ha portato la luce, ma il mondo è rimasto nelle tenebre.

Sa che Gesù cercava la redenzione di tutti, ma molti l’hanno respinto, hanno lottato contro di lui.

Noi tutti abbiamo nostalgia dell’amore, ma la nostalgia non basta.

Sono necessari i raggi dell’amore, che ci devono raggiungere e infiammare, per farci diventare un grande fuoco, che ci scalda e dà coraggio per vivere e sacrificarci in nome di Cristo.

Affinché la Madre di Dio possa guardarci non più con le lacrime agli occhi, ma col sorriso.

Ma veniamo al testo evangelico.

Nei secoli passati, in questa giornata si benedicevano i ceri, che servivano ad illuminare le nostre chiese, quando ancora non esisteva l’illuminazione elettrica.

E, ancora oggi, sempre questa giornata rappresenta un momento importante per le persone consacrate che rinnovano la loro totale adesione a Cristo, il dono di sé al Padre, nel gesto richiamato dalla presentazione al tempio di Gesù.

È una festa che richiama il tempo di Natale appena concluso, che essendo dedicata alla Santa Famiglia, ci regala un brano evangelico che fa parte dei vangeli dell’infanzia redatti da Luca, che ci racconta delle pratiche rituali che seguivano ad ogni parto erano, in Israele.

Esse non erano certamente meno complesse delle registrazioni anagrafiche attuali:

  • dopo otto giorni dal parto era prevista la circoncisione,
  • dopo altri trentatre giorni (che raddoppiavano in caso fosse nata una bambina), la donna doveva purificarsi tramite un sacrificio al tempio.

Compiuto il tempo e recatasi al tempio con l’offerta (un agnello per i più ricchi o una coppia di colombi per i più poveri), “…il sacerdote compirà il rito espiatorio per lei ed ella sarà pura” (v. Lv 12,8).

A questa pratica rituale, che riguardava solo la madre, se ne poteva affiancare anche una ulteriore legata al riscatto del figlio primogenito.

Secondo Esodo al capitolo 13, “….Il Signore disse a Mosè: 2«Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me»”.

Ma era stato ritenuto accettabile che il pio israelita, aderendo alla evoluzione di una risalente tradizione di rifiuto di sacrifici umani (testimoniata anche dall’episodio del mancato sacrificio di Isacco in Gn 22), dimostrasse la priorità di Dio rispetto ai propri figli, anche solo versando al tempio in vece del figlio primogenito, una somma (cinque sicli di argento, pari a circa 55 grammi) a mo’ di riscatto di colui che doveva essere consacrato al Signore.

E, Giuseppe e Maria, vengono presentati come degli israeliti pienamente osservanti che portano il bambino al tempio quaranta giorni dopo la sua nascita, per essere riscattato come ogni primogenito.

Anche se questa pratica non era più diffusa tra i giudei ai tempi di Gesù, e non era necessario portare il bambino nel tempio.

Infatti, nel suo racconto, Luca omette di parlare del riscatto del primogenito.

Inoltre per realizzare questo riscatto non era necessario portare il bambino al tempio: il padre poteva pagare la somma richiesta a un sacerdote del villaggio.

Luca cita Esodo 13,12 adattandolo all’annuncio che l’angelo Gabriele aveva fatto a Maria “il bambino sarà chiamato santo“.

GESÙ QUINDI APPARTIENE A DIO FIN DALLA NASCITA E NON SOLTANTO DAL MOMENTO DELLA SUA PRESENTAZIONE.

Ragion per cui, questa presentazione al tempio assume un grande significato teologico: IL SIGNORE ENTRA NEL SUO TEMPIO, LO PURIFICA CON LA SUA PRESENZA.

Riguardo alla famiglia di Gesù, Luca la presenta in piena consonanza con le usanze ebraiche.

Gesù è venuto a portare qualcosa di nuovo, ma non di totalmente separato, inaudito, piuttosto la sua novità si inserisce all’interno delle usanze e delle aspettative del suo popolo.

Già questo che dice che la famiglia di Gesù è stata una famiglia come tutte le altre: non dobbiamo pensare che le parole di Simeone e Anna fossero già un’indicazione di un cammino sicuro che Giuseppe, Maria e Gesù dovevano percorrere e che era conosciuto.

Tanto è vero che Giuseppe e Maria si meravigliavano di queste parole ispirate, di questi auguri che venivano pronunciati su Gesù.

Gesù, il Messia, il Dio incarnato, è venuto per “la rovina e la risurrezione di molti, perché siano svelati i pensieri di molti cuori”.

Il Salvatore ha dunque a che fare con il discorso interiore che accompagna l’esistenza umana giorno e notte, questo fiume di pensieri che si realizzano poi in gesti e parole determinate o che invece sfuggono al loro autore.

Simeone e Anna dimostrano una gioia che forse non riusciamo a capire, perché per noi Gesù non è ancora il liberatore di ciò che in noi è oppresso, pauroso, arrabbiato.

Perchè in quel bambino avverrà una purificazione del popolo: «saranno svelati i pensieri segreti di molti cuori».

Cioè, sarà svelata l’autentica adesione alla volontà di Dio, nel profondo della coscienza, e non solo nell’esteriorità dell’adempimento formale.

Anche per Maria c’è una parola che suona dura e inaspettata: «una spada ti trafiggerà l’anima».

La spada è immagine tradizionale per indicare la Parola di Dio.

Anche Maria dovrà, dunque, lasciarsi interrogare da questa Parola.

Maria rappresenta ogni credente, chiamato ad una scelta personale e radicale per Cristo.

La Parola interpella tutta la vita, e richiede un coinvolgimento integrale, fino alla croce.

Tutta la vita è trasformata dall’incontro con la persona di Gesù e con la sua Parola che salva.

Perchè è SOLO IN QUEL BAMBINO, che è possibile un vero, autentico legame tra Dio e l’uomo, non mediato dai sacrifici, ma incarnato da una persona viva, CHE È DIO E UOMO NELLO STESSO TEMPO.

E solo in quel Bambino è possibile una fraternità nuova, che non riguarda solo Israele, ma si estende anche a tutta l’umanità che cammina nel tempo.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!