31.07.2023 – LUNEDI’ SANT’IGNAZIO DI LOYOLA – MATTEO 13,31-35 “Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 13,31-35

+ In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Parola del Signore

Mediti…AMO

Il grande protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo, Íñigo López de Loyola, nacque ad Azpeitia, un paese basco, nel 1491.

Era avviato alla vita del cavaliere, la conversione avvenne durante una convalescenza, quando si trovò a leggere dei libri cristiani.

Deciso a recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa, Íñigo fece tappa all’Abbazia Benedettina di Montserrat, dove fece una confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi e fece voto di castità perpetua e scambiò le sue ricche vesti con quelle di un mendicante.

Barcellona, da dove avrebbe dovuto imbarcarsi per l’Italia, era in preda ad una epidemia di peste, e Íñigo dovette fermarsi a Manresa.

Questa tappa obbligata lo costrinse ad un lungo periodo di meditazione e di isolamento, durante il quale scrisse una serie di consigli e riflessioni che, rielaborati in seguito, formarono la base degli Esercizi Spirituali.

Giunse finalmente in Terra Santa e avrebbe voluto stabilirvisi, ma il superiore dei Francescani glielo impedì, giudicando troppo povere le sue conoscenze teologiche.

Inigo tornò quindi in Europa e intraprese gli studi di grammatica, filosofia e teologia, prima a Salamanca e poi a Parigi.

Fu proprio nella capitale francese che cambiò il suo nome in Ignazio, in omaggio al Santo di Antiochia di cui ammirava l’amore per Cristo e l’obbedienza alla Chiesa, che sarebbero poi divenuti caratteri fondanti della Compagnia di Gesù.

A Parigi Ignazio conobbe quelli che sarebbero divenuti i suoi primi compagni, fece con loro voto di povertà e progettò di recarsi nuovamente in Terra Santa, ma questo progetto sfumò a causa della guerra tra Venezia e i Turchi. Ignazio e i suoi compagni si presentarono perciò al Papa per obbedire ai suoi ordini.

Il Papa disse loro: “Perché andare a Gerusalemme? Per portare frutto nella Chiesa, l’Italia è una buona Gerusalemme“.

Nella cittadina di Manresa per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo presso il fiume Cardoner decise di fondare una Compagnia di consacrati.

Da solo in una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri Esercizi Spirituali.

L’attività dei Preti pellegrini, quelli che in seguito saranno i Gesuiti, si sviluppa un po’ in tutto il mondo.

Il 27 settembre 1540 papa Paolo III approvò la Compagnia di Gesù. Il 31 luglio 1556 Ignazio di Loyola morì.

Fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.

La personalità di sant’Ignazio è molto ricca e complessa e io non ho la pretesa di presentarla. Voglio soltanto considerarne due aspetti: la grazia che egli aveva di trovare Dio in tutto e la ricerca perseverante della volontà di Dio, nella luce di Cristo.

Ignazio ha avuto la GRAZIA di vedere Dio in tutto; di contemplarlo nella creazione, nella storia, di trovarlo non soltanto nelle cerimonie religiose ma nelle azioni di ogni giorno e in ogni circostanza: dicono che egli si commuoveva fino alle lacrime davanti a un fiorellino, perché in esso vedeva la bellezza di Dio.

E incoraggiava i suoi compagni a vedere in tutto la gloria di Dio, a trovare Dio in tutto, ad amare Dio in tutto.

Trovare Dio in tutto è un segreto molto importante per la vita spirituale.

Dio non è un essere solitario, che se ne sta in cielo: è un Dio presente in tutto, e non solo presente, ma che agisce in tutto, e sempre con il suo amore.

La ricerca di Dio per sant’Ignazio era una realtà e non un sogno indistinto, non lo cercava con l’immaginazione e la sensibilità; voleva realmente trovarlo e per questo ricercava in tutto la volontà di Dio.

Era un uomo riflessivo, che studiava, esaminava e cercava con pazienza la soluzione più giusta.

Ignazio confidava di poter trovare la volontà di Dio mediante la preghiera, nelle consolazioni e nelle desolazioni dello spirito.

Quando si trattava di cose importanti egli rifletteva per settimane intere, pregava, offriva la Messa, per trovare quello che Dio voleva. Così la ricerca di Dio era molto concreta, e altrettanto concreto il suo vivere con Dio.

Egli ebbe un desiderio ardente di conoscere Cristo intimamente, di amarlo, di servirlo per sempre con tutto se stesso.

E ricevette la risposta del Padre a La Storta (NELLA NOSTRA DIOCESI) in una visione che lo colmò di gioia: “Io voglio che tu mi serva“.

Servire il Padre e il Figlio, il Padre per mezzo del Figlio fu la felicità di sant’Ignazio, in un amore totale: trovare Dio e trovarlo nell’essere compagno di Cristo.

Ma ora veniamo al testo evangelico odierno.

Le parabole di Gesù sono piene di poesia, parlano di cose semplici. La GRAZIA è un dono che viene nel momento opportuno e cresce come un piccolissimo seme.

Nella sua delicatezza Dio può venire in modo molto graduale, come un piccolissimo seme.

E una GRAZIA, mi porta per esempio inizialmente a recitare un’Ave Maria e non tutto il rosario.

Ma quel mio sì a quella sola Ave Maria permette alla GRAZIA di crescere…

E LA GRAZIA, COME IL LIEVITO NELLA FARINA, CRESCENDO FA MATURARE OGNI RAPPORTO, OGNI ASPETTO DELLA VITA QUOTIDIANA. 

Ma tutto questo è inviso ai più, nel mondo.

Perché è estremamente difficile, oggi, VEDERE INTORNO A NOI IL REGNO DI DIO CHE AVANZA.

Anzi, diciamola tutta, a volte abbiamo l’impressione che ad avanzare siano le tenebre! Guerre, violenze, soprusi, omicidi e suicidi a gogò (basta vedere qualsiasi TELEGIORNALE)…

L’uomo sembra proprio non capire… e sembra essere destinato a vivere in un perenne clima di conflitto e di sopraffazione.

E questo nonostante duemila anni di cristianesimo.

Dobbiamo riconoscere che le cose non sono cambiate, nel mondo, in questo lungo tempo.

MA, NELLA LOGICA DIVINA, POSSIAMO ANCORA OSARE E LEGGERE CIÒ CHE ACCADE IN MANIERA DIVERSA.

Il mondo non sta precipitando nel caos ma fra le braccia di Dio e noi siamo l’avamposto della sua presenza in mezzo agli uomini.

Siamo piccoli piccoli, come un granello di senapa, come non ammetterlo?

Ma, come il granello di senapa, della parabola, se lasciamo la presenza di Dio crescere in noi diventiamo un arbusto alla cui ombra si riposano gli uccelli del cielo...

Basta che diventiamo una piccolissima quantità di lievito nella pasta, per fare fermentare il tutto.

Preoccupiamoci, allora, di essere un poco di buon lievito che sa ancora far fermentare la speranza là dove viviamo.

Entrando in monastero Teresa di Lisieux ha chiesto la GRAZIA di essere e di restare “un piccolo granello di sabbia molto oscuro, assolutamente nascosto agli occhi di tutti, che Gesù solo possa vederlo; che diventi sempre più piccolo, che sia ridotto a nulla…” (LT 49, maggio 1888).

E difatti, la sua vita sembra passare nell’ombra. Durante la sua esistenza nessuno si è accorto di lei. Teresa sembra passare senza lasciare traccia.

E invece oggi la sua testimonianza è una splendida e consolante luce che rischiara il cammino della Chiesa.

Teresa è vissuta in un piccolo paese e tra le quattro mura di un monastero, trent’anni dopo la sua morte è stata proclamata patrona delle missioni; ha scelto il silenzio e la clausura ed ora parla con autorità e viaggia per il mondo portando ovunque una pioggia di benedizioni celesti; non ha studiato teologia ed è stata proclamata dottore della Chiesa.

Dio rende grandi quelli che scelgono di farsi piccoli.

Oggi chiediamo la grazia di camminare nella via della piccolezza per gridare a tutti che Dio solo è grande e degno di onore.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!