31.05.2023 – MERCOLEDI’ VISITAZIONE DELLA B.V. MARIA – LUCA 1,39-56 “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 1,39-56
+ In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore
Mediti…AMO
Conclude il mese di maggio la festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta, una pagina fresca, tutta “pasquale“, l’incontro fra queste due donne che già vedono il sogno realizzato…
È il più bel complimento riservato a Maria, e proviene dal vangelo, perciò è così importante.
Meglio ancora, Fratelli e Sorelle: è stata una sua parente a formularlo, una che sa cosa significhi essere destinataria della fantasia di Dio: Beata te che hai creduto! dice Elisabetta alla sua cuginetta scesa dalla Galilea.
Ecco allora che oggi il vangelo ci rivela che MARIA È REGINA DELLA COMUNICAZIONE E DELL’ACCOGLIENZA.
Dopo l’annuncio dell’Angelo, Maria si mette in viaggio “in fretta” dice San Luca, per far visita alla cugina Elisabetta e prestarle servizio.
Aggregandosi probabilmente ad una carovana di pellegrini che si recano a Gerusalemme, attraversa la Samaria e raggiunge Ain-Karim, in Giudea, dove abita la famiglia di Zaccaria.
È facile immaginare quali sentimenti pervadano il suo animo alla meditazione del mistero annunciatole dall’angelo.
Sono sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria esprimerà alla presenza della cugina con l’inno del Magnificat, l’espressione “dell’amore gioioso che canta e loda l’amato” (S. Bernardino da Siena): “La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito…”.
La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che, ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella giovane cugina, la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di gioia nel seno della madre.
Maria rimane presso Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista, attendendo probabilmente altri otto giorni per il rito dell’imposizione del nome.
Accettando questo computo del periodo trascorso presso la cugina Elisabetta, la festa della Visitazione, di origine francescana (i frati minori la celebravano già nel 1263), veniva celebrata il 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria.
Sarebbe stato più logico collocarne la memoria dopo il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, ma si volle evitare che cadesse nel periodo quaresimale.
La festa venne poi estesa a, tutta la Chiesa latina da papa Urbano VI per propiziare con la intercessione di Maria la pace e l’unità dei cristiani divisi dal grande scisma di Occidente.
Il sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441, confermò la festività della Visitazione, dapprima non accettata dagli Stati che parteggiavano per l’antipapa.
L’attuale calendario liturgico, non tenendo conto della cronologia suggerita dall’episodio evangelico, ha abbandonato la data tradizionale del 2 luglio (anticamente la Visitazione veniva commemorata anche in altre date) per fissarne la memoria all’ultimo giorno di maggio, quale coronamento del mese che la devozione popolare consacra al culto particolare della Vergine.
Commentava S. Francesco di Sales “…nell’Incarnazione Maria si umilia confessando di essere la serva del Signore… Ma Maria non si indugia ad umiliarsi davanti a Dio perchè sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione“.
Il mistero della Visitazione, infatti, è il mistero della comunicazione mutua di due donne diverse per età, ambiente, caratteristiche e della rispettosa vicendevole accoglienza.
Due donne, ciascuna delle quali porta un segreto difficile a comunicare, il segreto più intimo e più profondo che una donna possa sperimentare sul piano della vita fisica: l’attesa di un figlio.
Elisabetta fatica a dirlo a causa dell’età, della novità, della stranezza. Maria fatica perché non può spiegare a nessuno le parole dell’angelo.
Se Elisabetta ha vissuto, secondo il Vangelo, nascosta per alcuni mesi nella solitudine, infinitamente più grande è stata la solitudine di Maria.
Forse per questo parte “in fretta”; ha bisogno di trovarsi con qualcuno che capisca e da ciò che le ha detto l’angelo ha capito che la cugina è la persona più adatta.
Quando si incontrano, Maria è regina nel salutare per prima, è regina nel saper rendere onore agli altri, perché la sua regalità è di attenzione premurosa e preveniente, quella che dovrebbe avere ogni donna.
Elisabetta si sente capita ed esclama “Benedetta tu tra le donne”. Immaginiamo l’esultanza e lo stupore di Maria che si sente a sua volta compresa, amata, esaltata.
Sente che la sua fede nella Parola è stata riconosciuta.
Il mistero della Visitazione ci parla quindi di una compenetrazione di anime, di un’accoglienza reciproca e discretissima, che non si logora con la moltitudine delle parole, che non richiede un eloquio fluviale ma che con semplici accenni di luci, di fiaccole nella notte, permette una comunicazione perfetta.
Dopo circa XX secoli di storia, di tradizione e di culto la Chiesa ha sentito il bisogno di riordinare le idee intorno alla posizione dottrinale e cultuale in onore della Vergine Maria, e lo ha fatto con due interventi solenni:
- con il Concilio Vaticano II,
- con Paolo VI e le varie riforme del calendario liturgico.
Alla luce dei principi teologici del Vaticano II si è aperto un capitolo nuovo sulla comprensione del mistero globale della Madre di Dio.
In questo clima di approfondimento e di riordinamento, bisogna leggere anche la festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta.
Mentre prima del Concilio si dava spazio più al dato di fatto che alla sua giustificazione teologica, nel senso che si insisteva di più sul culto di venerazione dovuto alla Vergine Maria, e meno sulla spiegazione circa il rapporto con la Liturgia della Chiesa, tanto che il ciclo mariano sembrava quasi autonomo e in parallelo a quello cristico.
Oggi, invece, con il concilio Vaticano II, si è più aperti alla riflessione teologica per evidenziare i motivi per cui il culto di venerazione è dovuto alla Vergine Maria nell’anno liturgico, cioè si è più sensibili e attenti a trovare il giusto inserimento della memoria mariana nel tempo di Cristo e dello Spirito, come unico ciclico cultuale dell’anno liturgico.
Per questo, l’attenzione della Chiesa si è focalizzata nel saper collocare il giusto ricordo di Maria nei tempi liturgici particolari, nelle solennità e feste del Signore, che con lei hanno uno speciale rapporto, nel saper cogliere il significato delle solennità, feste e memorie di Maria nell’armonia dell’anno liturgico del Signore.
In quanto si tratta di episodi che appartengono alla stessa economia della salvezza, sia che precedano la nascita del Signore (come la Natività di Maria e la sua Presentazione al tempio) sia che seguano la pentecoste (come è il caso della Assunzione di Maria).
Specialmente nella Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium (SC) e in quella dogmatica Lumen Gentium (LG), il Concilio Vaticano II ha tracciato le linee programmatiche sia dottrinali che cultuali in onore della Vergine Maria.
Il primo testo è straordinariamente ricco pur nella sua brevità, e recita:
- “Nella celebrazione del ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione e contempla con gioia, come in un’immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere” (SC 103).
Non può sfuggire l’importante novità del principio teologico che fonda il binomio Maria e liturgia, ossia dottrina e culto, fede e devozione, e cioè il vincolo indissolubile di Maria con l’opera salvifica di Cristo, e il risvolto ecclesiale della venerazione di Maria, immagine purissima della Chiesa.
In questo modo, viene superato sia l’idea di un culto mariano parallelo a quello di Cristo, e sia il culto tributato a Maria, senza una spiegazione teologica adeguata e né un valido legame con la liturgia, perché il Concilio lo riconduce nell’unica celebrazione del mistero di Cristo e della Chiesa.
Il riferimento al principio teologico, però, va al di là della giustificazione di una presenza di Maria nel ciclo liturgico, per diventare il fondamento della memoria della Vergine nella liturgia, in quanto memoriale, presenza, attualizzazione dell’opera salvifica di Cristo, cui Maria è “indissolubilmente” congiunta.
La giustificazione cristologica e la valenza ecclesiale, asserite dal testo conciliare, trascendono lo stesso ciclo liturgico annuale, per guardare Maria nel memoriale dei misteri di Cristo, unico oggetto di ogni celebrazione liturgica.
Idea che trova la sua giusta continuazione nel cap. VIII della Lumen Gentium, che, contemplando Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, dentro l’economia della salvezza, ha permesso di ricomprendere anche il culto a lei riservato, distinto in liturgico e devozionale, come espliciterà poi l’Esortazione apostolica Marialis cultus (MC) di Paolo VI.
Dal contesto dei testi conciliari, si evince che il culto mariano trae fondamento dal mistero di Cristo nella sua globalità, secondo “il principio della vicinanza a Cristo”: come Maria fu presente nei misteri di Cristo, così non può essere taciuta nell’attuazione liturgica di essi, esplicitando il principio fondante del binomio Maria-liturgia.
E poiché la liturgia, nel testo conciliare, è descritta come il mistero pasquale di Cristo e la sua presenza nella Chiesa (SC 5-8), il ricordo di Maria acquista una maggiore e specifica portata: la sua presenza è “indissolubilmente” legata al compimento del mistero di Cristo dalla predestinazione all’incarnazione, dalla passione-morte-risurrezione all’ascensione e pentecoste.
In breve, due i dati messi in evidenza dal Concilio:
- l’indissolubile vincolo di Maria con l’opera salvifica di Cristo, attualizzata nell’azione liturgica,
- e il risvolto ecclesiale della venerazione di Maria, come immagine della Chiesa.
Certo che è davvero difficile credere che Dio si incarni nel ventre di una quindicenne.
Come splendidamente dice il santo Vescovo di Ippona, Agostino, MARIA DOVETTE CONCEPIRE GESÙ PRIMA NELLA FEDE E POI NELLA CARNE.
Credere che nulla è impossibile a Dio che rende feconda una donna sterile, che entra nel grembo di una ragazzina adolescente.
Credere che Dio diventa uomo, che abbandona il tempio per far diventare la casa un tempio.
Un Dio di carne, da abbracciare e coccolare, con cui giocare e parlare, di cui inorgoglirsi e con cui litigare…
Quanta fede ci vuole per credere a una cosa del genere, Fratelli e Sorelle?
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!