… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 1,39-56
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore
Mediti…AMO
ALLA FINE DEL MESE DEDICATO ALLA PREGHIERA MARIANA, RITROVIAMO QUELLA STUPENDA PAGINA DELL’INCONTRO FRA MARIA ED ELISABETTA.
La festa ricorda la visita che Maria Vergine fece alla sua parente Elisabetta dopo avere ricevuto l’annuncio (Annunciazione) che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo.
Celebrata dai frati minori fin dal 1263 sotto Papa Urbano IV, l’istituzione di tale festa è dovuta all’Ordine francescano.
Fu poi Papa Urbano VI a estendere la festa a tutta la Chiesa latina nel 1389, mentre il sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441 sotto Papa Eugenio IV, confermò la festività della Visitazione
In questa veste, Maria è chiamata Madonna della Visitazione ovvero Maria Santissima della Visitazione.
La visitazione della Vergine Maria è narrata solamente nel Vangelo secondo Luca.
Nell’Annunciazione, il Signore Dio per mezzo dell’arcangelo Gabriele annunciava a Maria che sarebbe diventata madre di Gesù, il Cristo.
Di fronte al dubbio di Maria, vergine, l’angelo spiegò che la concezione sarebbe stata miracolosa, per opera dello Spirito Santo.
E, per dimostrare la potenza di Dio e fargli sparire quel dubbio, le annunciava l’incredibile maternità di sua cugina Elisabetta, già al sesto mese di gravidanza nonostante la sua sterilità e anzianità, alla quale ALLA QUALE MARIA SANTISSIMA, FA VISITA.
Elisabetta era sposata con Zaccaria, sacerdote del Tempio di Gerusalemme e, quindi, della tribù di Levi (della classe di Abia – Figlio del Giudice Samuele e fratello minore di Gioele– Lc 1,5-8).
Come splendidamente dice il Santo vescovo, Agostino di Ippona, “Maria dovette concepire Gesù prima nella fede e poi nella carne.
Credere che nulla è impossibile a Dio che rende feconda una donna sterile, che entra nel grembo di una ragazzina adolescente.
Credere che Dio diventa uomo, che abbandona il tempio per far diventare la casa un tempio.
Un Dio di carne, da abbracciare e coccolare, con cui giocare e parlare, di cui inorgoglirsi e con cui litigare…”
Nelle parole delle due sante donne, avvertiamo la tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza.
È vero, allora: Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio – il Dio d’Israele – è qui.
Non sono solo stanche promesse ascoltate ogni giorno, quasi distrattamente, dalla bocca del vecchio rabbino di Nazareth che le ricordava, sospirando, allo Shabbàt, mentre seguiva con il dito la pergamena consunta del rotolo di Isaia, in un eterno divenire…
Il mistero della Visitazione, è quindi il mistero della comunicazione mutua di due donne diverse per età, ambiente, caratteristiche e della rispettosa vicendevole accoglienza.
Due donne, ciascuna delle quali porta un segreto difficile a comunicare, il segreto più intimo e più profondo che una donna possa sperimentare sul piano della vita fisica: l’attesa di un figlio.
Elisabetta fatica a dirlo a causa dell’età, della novità, della stranezza.
Maria fatica perché non può spiegare a nessuno le parole dell’angelo.
Se Elisabetta ha vissuto, secondo il Vangelo, nascosta per alcuni mesi nella solitudine, infinitamente più grande è stata la solitudine di Maria.
Forse per questo parte “in fretta”; ha bisogno di trovarsi con qualcuno che capisca e da ciò che le ha detto l’angelo ha capito che la cugina è la persona più adatta.
Quando si incontrano, Maria è regina nel salutare per prima, è regina nel saper rendere onore agli altri, perché la sua regalità è di attenzione premurosa e preveniente, quella che dovrebbe avere ogni donna.
Elisabetta si sente capita ed esclama: “Benedetta tu tra le donne”.
Immaginiamo l’esultanza e lo stupore di Maria che si sente a sua volta compresa, amata, esaltata.
Sente che la sua fede nella Parola è stata riconosciuta.
Il mistero della Visitazione ci parla quindi di un’accoglienza reciproca, che non si logora con la moltitudine delle parole, che non richiede un eloquio fluviale ma che con semplici accenni di luci, di fiaccole nella notte, permette una comunicazione perfetta …la comunicazione dell’Amore di Dio!
Ma veniamo a considerare con gioia quel canto di lode a cui si abbandona Maria. Quel “canto di tutte le meraviglie” che tutti conosciamo col nome di “MAGNIFICAT”.
Il Magnificat è un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo secondo Luca con il quale Maria loda e ringrazia Dio perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo.
Per questo è conosciuto anche come cantico di Maria.
Il suo nome deriva dall’incipit latino “…Magnificat anima mea Dominum”.
In esso si sente già risuonare in anticipo la voce stessa di Gesù nel suo Vangelo: la grandezza degli umili, la benedizione dei piccoli, il capovolgimento operato dalla mano del Signore nell’innalzare i poveri e nel rovesciare i potenti, la gioia di coloro che il mondo ignora…
Tutto questo che Maria annuncia nel suo canto non è forse quanto le Beatitudini e il discorso della montagna promulgheranno nel Vangelo di Gesù?
Il canto di Maria non è già il preludio del tono e dell’accento che assumeranno i discorsi di Gesù?
Il Magnificat CANTA IN ANTICIPO, NEL CANTO DELLA MADRE, QUANTO IL FIGLIO DIRÀ NEL SUO INNO DI LODE AL PADRE, CHE COLMA DI GRAZIE I PICCOLI E GLI UMILI (Lc 19,21):
- “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli?”.
CHE MERAVIGLIA, FRATELLI E SORELLE, CARISSIMI…
Come è già il Cristo che si sente in colei che è sua Madre, così pure vi si sente l’eco anche dell’Antico Testamento, che è preparazione al Cristo.
Il Magnificat infatti, è composto tutto da citazioni bibliche antico-testamentarie.
La Madre del Salvatore, dell’atteso da Israele, parla come la Figlia e la Regina dei patriarchi e dei profeti.
Maria tesse insieme frammenti della Scrittura, presi nei libri di Samuele, nei Salmi, Isaia, Giobbe, Michea.
La madre di Dio è una Bibbia aperta. In Lei si sottrae al silenzio eterno della pergamena LA PAROLA ETERNA DI DIO, CHE GIACEVA INASCOLTATA NEI SECOLI e alla quale Maria presta la sua voce innocente e chiara.
E questo intimo rapporto con il Figlio, la modella così bene che il suo canto – richiamo dell’Antico Testamento e preludio del Nuovo – risulta un’opera personalissima, unica nel suo genere e spontanea, sì che essa è diventata “dolce canto e dolce abitudine” per tutto il popolo cristiano.
È interessante notare che Maria usa i verbi al passato e profetizza come se tutto fosse già accaduto.
Invece è il suo modo di affermare che:
- si faranno, con assoluta certezza, cieli e terra nuovi,
- che il futuro di Dio è certo quanto il passato,
- che questo mondo porta un altro mondo nel grembo.
E, per finire, vediamo che fin dalle origini, le comunità cristiane hanno fatto proprie le parole di Maria, per cui il “MAGNIFICAT” è diventato anche il cantico della Chiesa.
Come altri cantici del Vangelo di Luca, il “BENEDICTUS” che viene cantato nelle lodi mattutine e il “NUNC DIMITTIS” che viene recitato a compieta, anche questo cantico è stato inserito nel tessuto della tradizione liturgica della Chiesa cattolica fin dall’alto Medioevo.
Il “MAGNIFICAT” fa parte anche oggi della Liturgia delle ore, come cantico dei vespri, mentre è pronunciato durante alcuni tempi della liturgia delle ore della Chiesa Ortodossa.
Anche la Chiesa ortodossa utilizza il “MAGNIFICAT” nella celebrazione quotidiana del mattutino, tra l’ottava e la nona ode del canone. Si intercala, però, il seguente inno:
Più venerabile dei Cherubini ed incomparabilmente più gloriosa dei Serafini, pur rimanendo Vergine hai generato Dio, la Parola: vera Theotòkos (Madre di Dio), ti magnifichiamo.”
Il “MAGNIFICAT” è contenuto anche nel Libro della preghiera comune della Comunione Anglicana e viene cantato nel servizio serale.
Il “MAGNIFICAT”, infine, è parte dei cinque salmi mariani.
I cinque salmi mariani sono una sequenza di cinque salmi, scelti nel relativo libro biblico, in cui le lettere iniziali della prima parola di antifona (praticamente un titolo) a ciascun salmo formano il nome di Maria in lingua latina:
- Magnificat,
- A solis ortu (Salmo 112),
- refugium est (Salmo 118),
- in universa terra (Salmo 126),
- annunciaverunt (Salmo 122).
Ha detto il compianto Vescovo di Molfetta, Don Tonino Bello:
- “Venire a sapere che la vita di Maria fu piena di sollecitudini familiari e di lavoro come la nostra, ci rende questa creatura così inquilina con le fatiche umane, da farci sospettare che la nostra penosa ferialità non debba essere poi così banale come noi pensiamo.”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!