31.01.2023 MARTEDI’ SAN GIOVANNI BOSCO – MARCO 5,21-43 “Fanciulla, io ti dico: Alzati”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo – MARCO 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Oggi è la festa di S. Giovanni Bosco, “Padre e Maestro” dei giovani, Fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

La festa di san Giovanni Bosco è un soffio di aria pura e di slancio apostolico perché egli ispirava e comunicava la gioia.

Già da ragazzo aveva fondato una “società” con il motto “Guerra al peccato”: la gioia viene dalla vittoria sul peccato. “Rallegratevi nel Signore sempre…”. Dio è grande, e noi siamo come bambini bisognosi di tutto davanti a un Padre onnipotente che si occupa amorevolmente di noi.

E la fiducia in lui che genera la gioia: fiducia e riconoscenza perché da Dio riceviamo tutto. Come possono dei bambini essere tristi quando sono colmati di doni? Fiducia e riconoscenza ci conducono alla conversione che Gesù chiede come condizione per entrare nel regno dei cieli: diventare come i bambini.

San Paolo invitava gli educatori a farsi modello per i bambini tanto da poter dire: “Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me è quello che dovete fare”, e in molte pagine del Vangelo siamo esortati a imparare dai bambini a ricevere da loro. Sono i due aspetti dell’educazione.

Un altro grande educatore Antonio Rosmini, diceva ai suoi confratelli: “Ricordatevi che ciò che ricevete dai bambini è molto di più di ciò che date” e questo è evangelico.

Accogliamo questa lezione di gioia e di fiduciosa semplicità perché possiamo trasmettere e ricevere reciprocamente i doni di Dio.

Ma veniamo al testo evangelico, che vede due donne le protagoniste. Entrambe hanno a che fare con l’impurità rituale:

  • l’una perché segnata dalla morte,
  • l’altra dalle perdite di sangue che la fanno piombare in una impurità perenne.

Marco, con abilità, interseca le due storie e ci lancia un segnale: la ragazza ha dodici anni, la donna da dodici anni soffre di perdite.

Dodici, in Israele, è il numero della pienezza. Il loro è un dolore assoluto, perfetto. L’emorroissa vuole toccare Gesù, violando la norma. Ed è l’unica che lo tocca con fede: altri lo stanno strattonando ma non accade nulla.

Anche noi possiamo avvicinarci mille volte a Gesù senza trarne giovamento oppure sfiorare l’orlo del suo mantello ed essere guariti nel profondo.

Non è Gesù a contrarre l’impurità ma la donna a contrarre la purezza. Le è restituita la dignità, può confrontarsi, parlare, tornare a vivere in società.

E la povera figlia di Giairo ritrova la vita grazie alla preghiera del Signore che sa che la morte è un sonno da cui risvegliarsi.

Oggi, ancora, si avvicina a ciascuno di noi e ci invita a lasciare che la fanciulla che c’è in noi ritrovi spazio nelle nostre a volte tristi scelte da adulti. Ma le risposte che noi abbiamo dato, e ancora diamo, non sempre riflettono la volontà del Creatore, o i suoi sentimenti.

Purtroppo le vie religiose tracciate dall’umanità spesso riflettono non il pensiero di Dio, ma SONO SOLO IL FRUTTO DI SENTIMENTI UMANI, modellate sui propri interessi, spesso poco salvifici.

E, in questi percorsi, il sangue, segno della vita negli animali e negli umani, ha attirato fortemente l’attenzione su di sé.

Ognuno di noi è nato nel sangue che fluisce dall’utero della madre e ognuno di noi muore quando il suo sangue non scorre più.

Ecco dunque, al riguardo, la Legge di Israele: il sangue che esce da una donna nel periodo mestruale o alla nascita di un figlio la rende impura.

Così come ognuno quando muore entra nella condizione di impurità, perché cade preda della corruzione del proprio corpo.

Il sangue rende impuri, rende indegni, e questa per una donna è una schiavitù impostale dalla sua condizione secondo la Legge, e dunque – dicono gli israeliti – da Dio.

La donna impura per il ciclo mestruale o per la gravidanza non toccherà cose sante, non entrerà nel tempio, tanto che, per purificarsi dovrà offrire un sacrificio.

Ma anche chi toccherà una donna impura diverrà impuro (Lv 12,1-8; 15,19-30). Come diverrà impuro al pari di un lebbroso, chi tocca un lebbroso, e ancora, impuro come un morto e chi tocca un morto.

Ecco le barriere, i muri, le separazioni che sono stati innalzati tra persona e persona, che determinano l’esclusione e l’emarginazione. Certo, “a fin di bene”, per evitare il contagio, ma al prezzo della erezione di uno steccato che ci separa accuratamente da alcune persone.

Ecco quindi che anche le misure di precauzione sanitarie, finiscono per diventare una condanna…

Ma Gesù è venuto proprio per far cadere queste barriere: egli sapeva che:

  • non è possibile che il sangue di un animale offerto in sacrificio possa togliere il peccato e rendere puri,
  • il sangue di una donna versato per il naturale ciclo mestruale o il corpo di un morto -di cui occorre avere cura- non possono generare impurità, indegnità di stare con gli altri e davanti a Dio, poiché IL CORPO è T6EMPIO ABITATO DALLO SPIRITO.

PER QUESTO I VANGELI METTONO IN EVIDENZA CHE GESÙ NON SOLO CURAVA E GUARIVA I MALATI, GLI IMPURI, COME I LEBBROSI O COME LE DONNE COLPITE DA EMORRAGIA, MA LI TOCCAVA E DA ESSI SI FACEVA TOCCARE.

Gesù abolisce ogni sorta di sacro, poiché egli non era “sacro” come i sacerdoti, essendo un ebreo laico, non di stirpe sacerdotale, e poiché VEDEVA NELLE LEGGI DEL TEMPO, UNA SACRALITÀ CHE ERA CONTRADDIZIONE ALLA CARITÀ, A TUTTE QUELLE RELAZIONI CHE SONO COSÌ VITALI PER NOI UOMINI.

Amare l’altro vale più dell’offerta a Dio di un sacrificio (Mc 12,33; 1Sam 15,22), essere misericordiosi è vivere il precetto, il comandamento dato dal “Dio misericordioso e compassionevole” (Es 34,6).

In Gesù c’era la presenza di Dio, perché era “il Santo di Dio” (Mc 1,24; Lc 4,34; Gv 6,69), e non temeva di contrarre l’impurità. Anzi, al contrario, Egli proclamava e mostrava che la santità di Dio santifica anziché rendere impuri, consuma e brucia il peccato e l’impurità, perché è una santità che è misericordia (Os 11,9 “Io sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira”).

Per questo Gesù:

  • lasciava che i malati lo toccassero, avessero contatto con il suo corpo (Mc 6,56; Mt 14,36),
  • toccava i malati: tocca il lebbroso per guarirlo (Mc 1,41 e par.),
  • toccava gli orecchi e la lingua del sordomuto per aprirli (Mc 7,33),
  • toccava gli occhi del cieco per ridargli la vista (Mc 8,23.25),
  • toccava i bambini e imponeva le mani su di loro (Mc 10,13.16 e par.),
  • toccava il morto per risuscitarlo (Lc 7,14);
  • e a sua volta si lascia toccare dai malati, da una prostituta, dai discepoli, dalle folle…

TOCCARE, questa esperienza di comunicazione, di con-tatto, che è azione sempre reciproca (si tocca e si è toccati allo stesso tempo), questo comunicare la propria alterità e sentire l’altrui alterità…

TOCCARE è il senso fondamentale, il primo a manifestarsi sin dalla nascita, in ciascuno di noi, ed è anche il senso che più ci coinvolge e ci fa sperimentare l’intimità dell’altro.

TOCCARE è sempre vicinanza, reciprocità, relazione, è sempre un vibrare dell’intero corpo al contatto con il corpo dell’altro.

Dalla lettera di San Giovanni Bosco, 1884:

  • “Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere di amare. Gesù Cristo si fece piccolo con i piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della familiarità! […]. Chi sa di essere amato ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani. Questa confidenza mette una corrente elettrica fra i giovani e i superiori. I cuori si aprono e fanno conoscere i loro bisogni e palesano i loro difetti… Gesù Cristo non spezzò la canna incrinata né spense il lucignolo che fumigava. Ecco il vostro modello”.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!