“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo Lc 9,46-50
+ In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi». Parola del Signore
Mediti…AMO
Oggi la Chiesa ricorda San Girolamo (o Gerolamo),Sacerdote, dottore della Chiesa, che nacque a Stridone (confine tra Dalmazia e Pannonia), ca. 347, e morì a Betlemme, nel 420.
Celebre per aver tolto una spina dalla zampa di un leone e per aver tradotto la Bibbia, Girolamo, dal greco hieronymos (“sacro nome”)
Fece studi enciclopedici ma, portato all’ascetismo, si ritirò nel deserto presso Antiochia, vivendo in penitenza.
Divenuto sacerdote a patto di conservare la propria indipendenza come monaco, iniziò un’intensa attività letteraria.
A Roma collaborò con papa Damaso, e, alla sua morte, tornò a Gerusalemme dove partecipò a numerose controversie per la fede, fondando poco lontano dalla Chiesa della Natività, il monastero in cui morì.
Di carattere focoso, soprattutto nei suoi scritti, non fu un mistico e provocò consensi o polemiche, fustigando vizi e ipocrisie.
Scrittore infaticabile e narratore della storia dei santi, fu un grande erudito e ottimo traduttore, a lui si deve un prezioso lavoro per la Chiesa latina e per la cultura occidentale.
Sulla base dei testi originali in greco e in ebraico e grazie al confronto con precedenti versioni, egli attuò la revisione dei quattro Vangeli in lingua latina, poi del Salterio e di gran parte dell’Antico Testamento.
Tenendo conto dell’originale ebraico e greco, dei Settanta, la classica versione greca dell’Antico Testamento risalente al tempo precristiano, e delle precedenti versioni latine, Girolamo, affiancato poi da altri collaboratori, poté offrire una traduzione migliore: essa costituisce la cosiddetta “Vulgata”, il testo “ufficiale” della Chiesa latina, che è stato riconosciuto come tale dal Concilio di Trento e che, dopo la recente revisione, rimane il testo “ufficiale” della Chiesa di lingua latina.
E’ interessante rilevare i criteri a cui il grande biblista si attenne nella sua opera di traduttore.
Egli stesso rivela quando afferma di rispettare perfino l’ordine delle parole delle Sacre Scritture, perché in esse, dice, “anche l’ordine delle parole è un mistero” (Ep. 57,5), cioè una rivelazione.
Ribadisce inoltre la necessità di ricorrere ai testi originali «Qualora sorgesse una discussione tra i Latini sul Nuovo Testamento, per le lezioni discordanti dei manoscritti, ricorriamo all’originale, cioè al testo greco, in cui è stato scritto il Nuovo Patto. Allo stesso modo per l’Antico Testamento, se vi sono divergenze tra i testi greci e latini, ci appelliamo al testo originale, l’ebraico; così tutto quello che scaturisce dalla sorgente, lo possiamo ritrovare nei ruscelli» (Ep. 106,2).
Girolamo, inoltre, commentò anche parecchi testi biblici.
Per lui i commentari devono offrire molteplici opinioni, «in modo che il lettore avveduto, dopo aver letto le diverse spiegazioni e dopo aver conosciuto molteplici pareri – da accettare o da respingere –, giudichi quale sia il più attendibile e, come un esperto cambiavalute, rifiuti la moneta falsa» (Contra Rufinum 1,16).
Ma veniamo al testo evangelico odierno che ci porta a ringraziare Dio per il grande dono della Scrittura: è un dono del suo amore, un dono antico e sempre nuovo che dobbiamo sfruttare nella Fede.
Nel Vangelo Gesù ci dice appunto che il nostro tesoro è contemporaneamente antico e nuovo.
E ogni epoca è invitata a discendere in questa miniera inesauribile per trovare nuove ricchezze, e le trova davvero.
Se entriamo nella mentalità degli Scrittori biblici e degli Evangelisti, allora scopriamo aspetti nuovi, che ci aiutano ad apprezzarne meglio la varietà e la ricchezza.
Così NASCE L’AMORE, IL GUSTO E L’INTERESSE PER LO STUDIO DELLE COSE DI DIO, E DELLA SUA LETTERA D’AMORE.
Perché noi sappiamo che la Scrittura si studia, con grande risultato, SOLTANTO NELLA FEDE.
Infatti “…le Sacre Scritture” scrive Paolo a Timoteo “…possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della Fede in Cristo Gesù”.
Dobbiamo sempre tener bene presente che, per aver fede bisogna prima capire la Scrittura, perché se non si comprende nulla dell’annuncio di salvezza, non è possibile aderirvi.
Ma è vero anche il contrario: per approfondire la Scrittura è necessaria la fede: occorre prima credere, per poi arrivare a comprendere.
Ma è pur vero che bisogna stare bene attenti, ALTRIMENTI FACCIAMO UN GUAIO, PERCHE’ DIMENTICHIAMO CHE DIO HA RIVELATO I TESORI DELLA SCRITTURA NON SOLTANTO AI DOTTI E AI SAPIENTI, MA ANCHE “AI PICCOLI”, ovvero a CHI È MENO DOTATO, MEDIANTE LA FEDE, CHE E’ QUELLA LUCE DIVINA, CHE ILLUMINA L’UOMO SULLE COSE DI DIO.
Ma facciamo bene attenzione ai particolari apparentemente scontati del testo.
Gesù quando vuole rendere più incisivo il suo insegnamento, ricorre spesso a segni e parabole, con l’intento di smuovere gli ascoltatori a riflessioni più profonde e ad un confronto più efficace.
Alla disputa dei suoi apostoli su chi di loro fosse il più grande, il Signore risponde con una efficacissima gestualità.
Infatti, prima delle parole ci sono i gesti: Gesù «…prese un bambino, se lo mise vicino» (Lc 9,47) e subito dopo, il Signore offre l’insegnamento «…chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande» (Lc 9,48).
Dobbiamo allora concludere che per essere grandi, bisogna essere capaci di amare e di servire gli altri nella gratuità completa.
Bisogna dotarsi della virtù dell’umiltà, che ci rende semplici come bambini.
Tutti allora, forti di questo insegnamento, dovremmo gioire, senza aver invidia, vedendo come altri lavorano bene per Dio, grazie al Signore, anche con uno stile diverso dal nostro, però sempre avvalendosi del NOME DI GESÙ.
E non dobbiamo fare come i discepoli, che volevano impedirlo.
Così entreremmo nel novero di questi beati “piccoli”, poiché avremmo la GRAZIA di sentirci “i figli piccoli di Dio”, che hanno il privilegio e il dono di avere un cuore aperto verso tutti, e la gioia di credere nella pace e nel ringraziamento.
Questi atteggiamenti sono valsi a Santa Teresa di Lisieux, il titolo di “Dottore della Chiesa”.
La santa, nel suo libro “Storia di un’anima”, ammira il bel giardino di fiori che è la Chiesa, ed è contenta di sapersi, dal canto suo, un piccolo fiore.
Sempre, al lato dei grandi Santi, —rose e gigli— ci sono i piccoli fiori —come le margherite o le viole— destinati a rallegrare gli occhi di Dio, quando Egli dirige il suo sguardo alla terra.
Ma occorre la SANTA UMILTA’….oggi così “demodè” (sic…), Fratelli e sorelle…
Mai dobbiamo dimenticare che nell’ultima cena, il Signore offrì un luminoso esempio di umiltà estrema ai suoi discepoli: si prostrò dinanzi a tutti per lavare loro i piedi, come fa lo schiavo con il suo padrone.
Poi pronunciò la sua sentenza «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi».
IN ALTRA OCCASIONE CI DARÀ LA MISURA PIÙ SUBLIME DELL’AMORE CHE È IL DONO DELLA VITA.
L’umiltà del cuore e la semplicità dei bambini ci liberano anche da assurde gelosie, come quella che nutre Giovanni nei confronti di quell’anonimo, che scaccia i demoni nel NOME DI CRISTO, senza appartenere alla schiera dei discepoli.
Probabilmente quell’esorcista aveva solo ascoltato e preso sul serio –mettendolo poi in pratica- le parole di Gesù, che un giorno aveva affermato «…qualunque cosa chiederete nel mio nome, il Padre celeste ve lo concederà».
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!