30.12.2023 SABATO VI’GIORNO FRA L’8^ DI NATALE – LUCA 2,36-40 “Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

 Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

Beati coloro che hanno occhi di fede per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose per fare della propria vita un giardino in cui Dio può passeggiare.

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 2,36-40

+ [Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Gerusalemme è il luogo dove la Parola zittisce ogni parola.

E Nàzareth, è il luogo dove la Parola si manifesta attraverso le parole.

Ed è per questo, ci racconta il testo, che a Gerusalemme Maria e Giuseppe sono muti, MENTRE A PARLARE SONO SIMEONE E ANNA, ANIME SANTE CHE FANNO ECO ALL’ETERNA PAROLA DI DIO.

E, nel racconto odierno, dell’evangelista Luca, l’interesse del testo è posto sulla Profetessa ANNA.

L’episodio di Anna, la profetessa, forse è introdotto dal terzo evangelista, nella presentazione al tempio, per sottolineare l’importanza del fatto.

La legge giudaica infatti esigeva la deposizione di due testimoni per garantire l’autenticità di un fatto (Deuteronomio 19,15).

L’Evangelista ci offre pochi dati biografici su questa donna ma sufficienti per individuare alcuni aspetti utili per la nostra vita.

Ella come Simeone, “…aspettava il conforto di Israele” (Lc 2,24).

Il suo sopraggiungere “…in quel momento” (v. 38) quando i genitori portarono al Tempio Gesù “…per offrirlo al Signore” (Lc 2,22) non fu casuale.

La profetessa Anna riconosce in Gesù il Messia, glorifica il Signore e diffonde la notizia della sua venuta «…a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme».

Sono pochi coloro che riconoscono e accolgono il Signore: Maria e Giuseppe, i pastori, Simeone e ora questa donna.

Mentre ieri lo era sul vecchio Simeone.

E Anna non si presenta con un’autorevolezza inferiore a quella di Simeone, anzi con una specificità che la colloca esplicitamente nella preghiera del tempio (ver.37).

Anche la memoria della sua lunga vita ci viene offerta con annotazioni che, verso la fine della meditazione, andremo ad analizzare.

Nonostante Anna venisse da una tribù insignificante, si faceva notare per le sue grazie spirituali, il suo nome stesso significa “grazia”.

Aveva ricevuto il dono della preghiera perseverante e della profezia e il suo stile di vita, fatto di abnegazione, di digiuno e di veglia, aggiungeva importanza alla sua preghiera di intercessione per il suo popolo.

È Anna, la profetessa, che ha l’ultima parola nel racconto della natività che Luca ha condiviso con noi.

Lei sottolinea l’importanza della nascita di Gesù Cristo, che avrebbe cambiato il mondo per sempre.

Lei ha un bisogno ardente di dire agli altri della salvezza che trasforma la vita offerta attraverso Cristo.

Lei è una profetessa, e può vedere ciò che sta arrivando, mentre tiene Gesù tra le sue braccia.

E la tenerezza del suo abbraccio, abbraccia la salvezza…

Anna e Simeone ci mostrano che gli uomini e le donne sono uguali davanti a Dio e che tutti possono ricevere i doni dello Spirito Santo.

Anna aveva consacrato a Dio la sua vedovanza, divenendo un modello per molte vedove cristiane.

La sua vita illustra alcune verità importanti: tutti hanno il loro posto nel progetto divino di salvezza.

Dio fa spesso appello a persone che non se lo sarebbero certo aspettato perché siano suo strumento scelto.

Le virtù di distacco e di umiltà ottengono sempre l’approvazione di Dio, perché egli può colmare solo un cuore puro da ogni attaccamento materiale.

Lo spirito ebraico era affascinato dall’etimologia dei nomi.

Può essere interessante, allora, sapere che Fanuele significa “volto di Dio”: Anna, sua figlia, ha avuto la “grazia” per aver visto, davvero, il volto di Dio in quello di Cristo.

Quindi questa donna rappresenta TUTTA L’UMANITÀ, il cui destino è vedere il volto di Dio e riflettere nel proprio umano volto, lo stesso volto di Cristo.

E questa donna è vedova, dopo i primi sette anni, supponendo il matrimonio a 13 anni, più o meno, quindi è vedova da 64 anni, avendo in quel momento, cita il testo evangelico, 84 anni.

Ottanta quattro anni, che è sette moltiplicato per dodici, e anche questo è un numero davvero significativo.

ELLA RAPPRESENTA TUTTA L’UMANITÀ CHE È VEDOVA PERCHÉ NON HA LO SPOSO, LA SUA “ALTRA PARTE”.

Rappresenta quindi le nozze finali, della Gerusalemme celeste, quando l’umanità si incontrerà con lo sposo. Tutto questo è già predetto in questa vedova, apparentemente marginale nel racconto.

Anna oggi ci insegna come si compie l’evangelizzazione: parlando, narrando, raccontando, discorrendo del suo Dio che è in mezzo a noi per la nostra salvezza.

È bella la figura di questa Profetessa, che non si allontana da Dio, anzi vive una esperienza cosi viva di fede e di amore al Dio di Israele.

Tanto da lasciare, alla morte del marito, ogni cosa per raggiungere la terra benedetta e sacra, la città della Presenza, il luogo mirabile della discesa di Dio, Gerusalemme.

La vita passata servendo Dio, giorno e notte, per tanti anni, è una continua assidua preghiera che la colloca tra gli “anawim”, i poveri del Signore, coloro che sanno di aver ricevuto tutto dalle mani del loro Dio.

Ha la tenacia di chi sa attendere e sperare.

Anna serve il suo Signore giorno e notte, da lunghissimo tempo, perché ha fatto di questa missione la sua vita: non si è rifugiata nel Tempio perché non aveva altra alternativa, è li da quando le sue forze le avrebbero permesso ben altre scelte.

Ella ha scelto di consacrare la sua esistenza attraverso una preghiera ininterrotta che valorizza il tempo, il quale non le sfugge come sabbia tra le mani o come foglie secche di ricordi senza consistenza.

Nemmeno si perde in rimpianti per una giovinezza remota.

In questo senso, Anna incarna la verità delle parole del Salmo 92 «Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi, per annunciare quanto è retto il Signore, mia roccia: in lui non c’è malvagità. »

Quella di Anna è certamente una scelta estrema, particolarissima: vive, infatti, in continua preghiera, tra digiuni e penitenze, sempre chiusa nel Tempio.

Ma tutto questo non è altro che l’immagine, il segno evidente della sua scelta fondamentale, quella di vivere la relazione, l’incontro, la presenza del suo Signore.

Non è una visitatrice occasionale del Tempio, ella non abbandona mai questo luogo, giorno e notte lo abita, lo vive facendone la sua casa di preghiera nell’offerta continua ed incessante di tutto il suo essere al Signore e servendolo con cuore indiviso.

Nello svuotamento di se stessa, è così libera interiormente da acquisire un nuovo volto, capace di conoscere e riconoscere Dio nel figlio di Maria e Giuseppe, quel Bambino che, agli occhi di tutti gli altri, invece, è un comune neonato.

Anna non parla di sé, non offre semplicemente se stessa, con la sua esperienza e la sua saggezza; lei dona ciò che ha di più caro e prezioso, proprio ciò che l’ha fatta rinascere, che ha ridato speranza alla sua vita.

Loda Dio e parla di Lui, di quel Bambino lì presente, che è la redenzione, la liberazione, la rinascita di chiunque voglia accoglierlo, riceverlo, attenderlo, ieri come oggi.

Ha detto il Papa Benedetto XVI:

  • «Anna è una “profetessa”, una donna saggia e pia. La sua lunga vedovanza, la sua dedizione al culto nel Tempio e la sua partecipazione all’attesa del riscatto di Israele si concludono nel suo incontro con il Bambino Gesù».

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!