30.01.2024 MARTEDI’ 4’ SETTIMANA P.A.  B – MARCO 5,21-43 “Fanciulla, io ti dico: Alzati!”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 5,21-43

+ In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Nella narrazione della risurrezione della figlia del capo della sinagoga e della guarigione della donna affetta da flusso di sangue, l’evangelista intende rappresentare la situazione del popolo di Israele.

Il popolo, che è sottomesso alla legge, è morto e il popolo che è escluso dalla legge vive una situazione di impurità, rappresentato dalla donna con il flusso di sangue.

Sono due donne le protagoniste del vangelo di oggi, ed entrambe hanno a che fare con l’impurità rituale: l’una perché segnata dalla morte, l’altra dalle perdite di sangue che la fanno piombare in una impurità perenne.

Marco, con abilità, interseca le due storie e ci lancia un segnale: la ragazza ha dodici anni, la donna da dodici anni soffre di perdite.

Dodici, in Israele, è il numero della pienezza. Il loro è un dolore assoluto, perfetto.

L’emorroissa vuole toccare Gesù, violando la norma.

Ed è l’unica che lo tocca con fede: altri lo stanno strattonando ma non accade nulla.

Possiamo avvicinarci mille volte a Gesù senza trarne giovamento oppure sfiorare l’orlo del suo mantello ed essere guariti nel profondo.

«Non temere, soltanto abbi fede!», così Gesù incoraggia uno dei capi della sinagoga, dopo aver appreso che purtroppo la sua bambina, per la quale aveva chiesto la guarigione, è morta.

La presenza di Gesù è ormai inutile, è troppo tardi, ma la fede può fare miracoli.

Per questo Gesù invita Giairo ad avere fede in Lui.

Ma invita anche noi: e ci chiede di passare da una fede debole, a una fede FORTE, quella del granello di senape.

E ci chiede anche di non temere e di aver fiducia.

Gesù dice a Giairo e ad ognuno noi “…fidati di me, perchè IO non ti deluderò”.

E Giairo si fida e continua ad avere fede e la fede apre la strada alla VITA, quella di sua figlia e la sua.

Non è Gesù a contrarre l’impurità ma la donna a contrarre la purezza. Le è restituita la dignità, può confrontarsi, parlare, tornare a vivere in società. E la povera figlia di Giairo ritrova la vita grazie alla preghiera del Signore che sa che la morte è un sonno da cui risvegliarsi.

Impura era la persona malata, impuro era il cadavere. La donna “affetta da emorragia” è impura, come impura è la figlia di Giàiro perché “morta”.

Gesù ha il potere di annullare l’impurità umana perché ha il potere sulla vita e sulla morte. Per questo motivo guarisce la donna e rivivifica la bambina.

I due miracoli riportati dal brano evangelico dimostrano tre cose: il potere taumaturgico di Gesù, la sua capacità di donare la vita e la sua divinità (l’uomo a contatto con l’impuro diventa impuro; Dio a contatto con l’impuro, lo rende puro, cioè pieno di vita).

Ma attenzione ad un dettaglio importante: la guarigione dell’emorroissa, e il miracolo successivo sulla fanciulla morta, avvengono tutti e due con il CONTATTO FISICO di Gesù.

Già nel vangelo di Marco, ha già avuto luogo qualcosa di simile, nell’incontro tra Gesù e il lebbroso e anche in quella occasione Marco ci dice che Gesù lo “toccò” (Mc 1,41).

Siamo davanti a situazioni che nel mondo ebraico in cui viveva Gesù erano considerate impure.

La donna con emorragie, secondo la Legge era esclusa dalla vita sociale, per quanto disposto dal Libro del levitico (Lv 15,25):

  • «La donna che ha un flusso di sangue per molti giorni, fuori del tempo delle regole, o che lo abbia più del normale sarà immonda per tutto il tempo del flusso, secondo le norme dell’immondezza mestruale».

Per questa donna non ci sono speranze. Se continua ad osservare la legge va incontro alla morte, ma lei, che ha sentito parlare di Gesù, che ha purificato il lebbroso, che non guarda i meriti delle persone, ma i loro bisogni, ci prova.

Ci prova di nascosto perché una donna che, nelle sue condizioni, pubblicamente e volontariamente, toccava un uomo, veniva messa a morte, perché lo rendeva impuro.

Concetto complesso e lontano da noi, quello dell’impurità. Nella antica simbolica ebraica, non significava qualcosa di “sporco”, o di “peccaminoso”, come lo intendiamo oggi, ma esprimeva la credenza che l’impurità ha a che fare col mistero di Dio.

Le seguenti realtà secondo il Levitico, rendono “impuri”:

  • quelle relative al ciclo della vita e della morte (sangue del parto, emissione di liquido seminale, da una parte; cadaveri, dall’altra);
  • quelle relative al sangue (dell’essere umano o degli animali, quello delle ferite o del ciclo mestruale);
  • quelle delle malattie della pelle (la lebbra, che non corrisponde però a quella che intendiamo oggi con tale parola),
  • quelle relative ai cibi “ibridi”, ovvero quelli risultanti da una mancanza di separazione.

Ebbene, è chiaro che l’emissione di sangue (come ogni sangue, del resto) è considerata impura non perché “sporca”, ma perché legata al mistero della vita, mistero che, in ultima analisi, può essere compreso nella mentalità biblica solo in rapporto a Dio, MISTERO INAVVICINABILE.

È Dio solo che dona i figli, e allora è impuro ciò che, come il sangue connesso alla mestruazione o al parto, porta nella sfera della vita e quindi a Dio.

Ci sono alcune realtà che evocano il divino col suo potere vivificante e distruttivo, E TUTTE LE LEGGI RIGUARDANTI LA PURITÀ O L’IMPURITÀ SERVONO ALL’UOMO PERCHÉ RICORDI CHE LA VITA APPARTIENE, IN OGNI MOMENTO E IN OGNI CIRCOSTANZA, DALL’INIZIO FINO ALLA SUA ESTINZIONE NATURALE, A DIO.

Gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità”. Fratelli e Sorelle, quello che, agli occhi della religione, è considerato un sacrilegio, AGLI OCCHI DI GESÙ RENDE “…FIGLIA’.

FIGLIA” è lo stesso termine adoperato per la figlia del capo della sinagoga, che quindi indica il popolo di Israele.

Ma qui troviamo una affermazione che, a prima vista, sembrerebbe paradossale. Gesù le dice “…la tua fede ti ha salvata!”

La tua fede? Ma quale fede? Questa donna ha trasgredito un precetto religioso.

Ma con il Signore tutto cambia, e ciò che agli occhi della religione è una trasgressione e un sacrilegio, PER GESÙ È UN GESTO DI FEDE, CHE DIO RICONPENSA.

EH SI! Fratelli e Sorelle… Dio non si concede come un premio per la buona condotta, MA COME UN REGALO. Perchè il premio dipende da chi lo riceve, mentre IL REGALO DALLA GENEROSITÀ DEL DONATORE. E questo fa si che nessuno si possa sentire escluso dalla BONTA’ DI DIO.

E non solo. Gesù non la manda al tempio a offrire i due piccioni come era previsto dalla legge, MA DICE “VA’ IN PACE”, VA’, CAMNMINA VERSO LA FELICITÀ.

Fratelli e Sorelle, in quel momento, è iniziata una nuova epoca, DOVE NON PIÙ L’UOMO DEVE OFFRIRE A DIO, MA DEVE ACCOGLIERE UN DIO CHE SI OFFRE A LUI PERCHÉ LA SUA VITA SIA PIENA E FELICE.

Questo brano del Vangeli ci insegna che i momenti di sofferenza e di dolore possono diventare MOMENTI DI GRAZIA, che ci allontanano dalle nostre false certezze, dalla fiducia troppo grande in noi stessi e nei nostri mezzi umani.

Ci ricordano la nostra condizione di creature, di figli di Dio, di redenti risvegliando la nostra fede e la nostra fiducia. E ci aiutano, non solo a cercare di strappare una guarigione al Signore, ma soprattutto a rimetterci alla sua volontà, nelle mani del Padre.

L’“alzati” di Cristo alla piccola figlia di Giairo è un invito che si indirizza anche a noi e ci dice:

  • “…non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio.” (Rm 6,13).

Una curiosità:

L’espressione “Talità kum” può essere tradotta con “…Fanciulla, alzati“, ma anche con “…Talità, alzati“.

TALITÀ, infatti, potrebbe essere il nome della bambina, perchè il nome femminile THALETHI si trova in una iscrizione del sec. I d.C.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!