3′ DOMENICA DI AVVENTO – Anno “C” – 2.12.2021 – “GAUDETE” – Luca 3,10-18 “E noi che cosa dobbiamo fare?”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Luca 3,10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo «…Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La terza domenica di avvento è la domenica “gaudete” – “gioite!”, della gioia, della serenità di spirito, della fiducia nel Signore.

È quella gioia che hanno uomini e donne che vivono del Vangelo e sanno bene che prepararsi al Natale è DIMOSTRARE, CON LA NOSTRA VITA, agli altri CHE SIAMO UOMINI E DONNE DI SPERANZA, che attingono la loro forza vitale DA CHI HA GIÀ RAGGIUNTO IL BENE E VUOLE CHE OGNI UOMO, CHE È FIGLIO E FRATELLO, IN LUI, LO RAGGIUNGA.

Perché non c’è un rapporto che viviamo con Dio che sta in cielo e un rapporto che viviamo con i fratelli che stanno con noi, sulla terra.

Il modo esatto di vere questo rapporto è: VIVERE IL RAPPORTO CON DIO ATTRAVERSO I FRATELLI.

E questo perché l’amore a Dio e ai fratelli sono due forme dello stesso amore, espressione dell’AMORE DI DIO in noi, che diventa dono per i fratelli.

E se abbiamo compreso questo allora possiamo essere tranquilli davanti alla domanda rivolta al Battista “Che cosa dobbiamo fare?” rivolta a Giovanni, da alcune categorie di persone:

  1. LA FOLLA, formata da una eterogeneità di individui, che lo stesso Giovanni aveva appellato alcuni versetti prima “vipere”,
  2. ALCUNI PUBBLICANI, molto disprezzati perché raccoglievano le tasse per conto dei romani. Venivano considerati peccatori pubblici almeno per due ragioni:

La prima era la collaborazione offerta agli oppressori, che consentiva loro di arricchirsi alle spalle del popolo. Questo era un male molto diffuso al tempo di Gesù:

  • gli stessi sommi sacerdoti collaboravano con i romani, anzi, venivano eletti proprio dai romani appunto per la loro collaborazione. Per esempio Caifa rimase sommo sacerdote per lungo tempo, fino all’anno 37 C.: era stato eletto dal predecessore di Pilato, Pilato lo confermò continuamente, appunto perché collaborava.
  • Quindi il collaborazionismo ERA UN PECCATO MOLTO DIFFUSO in quel tempo.

La seconda ragione scaturiva dal fatto che i pubblicani erano considerati peccatori PERCHÉ ERANO ABITUALMENTE LADRI: o imponevano più tasse per trattenere una parte per sé, oppure chiedevano di più di quanto i romani avessero stabilito.

  1. ALCUNI SOLDATI, a cui viene chiesto di non essere violenti, di non utilizzare le armi per dei soprusi, per prendere cose che non gli appartenevano e per opprimere la gente.

Ad essi il BATTISTA chiede DI VIVERE le seguenti cose. Una “regola aurea”, per così dire:

  • CONDIVISIONE (“chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”).
  • RITORNO DELL’ONESTÀ (“non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”).
  • NON APPROFITTARE DEL RUOLO PER UMILIARE. Quest’ultima regola è per chi ha ruoli di autorità e di forza, i soldati: “non maltrattate e non estorcete niente a nessuno”.

Questa “regola aurea” altro non è che l’INVITO a vivere, d’ora in poi, una vita nello Spirito.

E questo deve avvenire in ogni epoca e nella storia di OGNI UOMO che cammina sulle strade del tempo.

Di conseguenza siamo chiamati a fare bene ciò a cui siamo chiamati, a farlo con gioia e con semplicità, per essere pronti ad accogliere il Signore che viene nella nostra vita.

Perché è nella normalità e nella quotidianità che deve prendere forma la conversione della vita per accogliere Gesù che viene in mezzo a noi.

Due parole sul battesimo di Giovanni:

  • Egli predicava sulle rive del Giordano, e quanti erano disposti a riconoscere le proprie colpe e intraprendere una vita migliore LO DICHIARAVANO PUBBLICAMENTE, COMPIENDO UN GESTO SIMBOLICO: scendevano nell’acqua per ricevere da lui il battesimo.
  • Era un gesto di buona volontà, nel quale ERA PROTAGONISTA L’UOMO ADULTO, IL QUALE MANIFESTAVA COSÌ LA SUA FEDE, SPERANDO NELLA MISERICORDIA DI DIO.

Profondamente diverso dal battesimo che riceviamo noi cristiani, IN CUI IL PROTAGONISTA È DIO, che interviene nella vita dell’uomo per risanarlo da tutte le sue colpe: IL NOSTRO BATTESIMO NON È UNA SPERANZA, MA UNA CERTEZZA.

E QUESTO PERCHÉ DIO MANIFESTA LA SUA MISERICORDIA, PURIFICANDO CHI LO RICEVE. E, una volta purificato, lo adotta come FIGLIO NEL FIGLIO. Grazie ai meriti che Gesù si è acquistato, offrendosi in sacrificio per noi.

E questa totale differenza ce la spiega il Battista stesso:

  • “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i legacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e FUOCO“.

Però a ben vedere il testo biblico notiamo l’accenno ad un elemento che ci potrebbe sorprendere: IL FUOCO, del quale non c’è traccia nel rito cristiano del sacramento.

Il fuoco ha una doppia valenza SIMBOLICA, che può essere, si, negativa, (perché distrugge) ma anche positiva (perché riscalda, illumina e purifica).

E, in questo secondo senso, la Bibbia NE FA UN SEGNO DI DIO:

  • dal roveto ardente Dio parla a Mosè per inviarlo a liberare gli ebrei dalla schiavitù dell’Egitto (Esodo 3,1-10);
  • con carboni ardenti che passano sulle labbra del profeta Isaia egli è reso capace di parlare a nome di Dio (Isaia 6,1-9);
  • nella Pentecoste lo Spirito Santo scende sugli apostoli in forma di lingue di fuoco (Atti 2,1-4).

Ed ecco la SIMBOLICA CHE SI METTE A BRILLARE: il fuoco a cui accenna Giovanni, È DUNQUE IL FUOCO PURIFICATORE, CHE BRUCIA TUTTO IL VECCHIUME, TUTTE LE IMPURITÀ, PER DARE SPAZIO A UNA VITA NUOVA.

ED È ESATTAMENTE QUELLO CHE LO SPIRITO SANTO (CHE È UN FUOCO D’AMORE) FA CON IL BATTESIMO E CON IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE.

E lo SPIRITO SANTO è nella vita del cristiano un FUOCO D’AMORE VIVO, ARDENTE, CAPACE DI ILLUMINARE LA NOSTRA VITA.

E DI RISCALDARE LE NOSTRE RELAZIONI CON LEGAMI DI CONDIVISIONE E RISPETTO RECIPROCO.

È UN FUOCO CAPACE DI BRUCIARE ED ESTINGUERE IN NOI E TRA NOI LA ZIZZANIA DEI NOSTRI ISTINTI EGOISTICI O AVIDI, DELLA LUSSURIA O DELL’AVIDITÀ DEL PIACERE.

DELLA BRAMA DEL POSSEDERE, O DELLA COLLERA, DELL’ACCIDIA, DELLE AMBIZIONI, DELL’INVIDA O DELLA SUPERBIA.

PERCHÉ’ LO SPIRITO SANTO, CON IL SUO FUOCO D’AMORE, FA NUOVA OGNI COSA NELL’UOMO E NELLA CREAZIONE.

Esso è un fuoco inestinguibile perché LA FEDELTÀ DI DIO ALL’ALLEANZA CON NOI È ETERNA.

Fratelli e Sorelle. La nostra gioia scaturisce dal fatto che siamo baciati dalla MISERICORDIA DI DIO PADRE, e siamo sostenuti dalla certezza che Dio è con noi anche e SOPRATTUTTO nelle difficoltà della vita.

Siamo chiamati a vivere nella GIOIA, perché, lasciando agire lo Spirito Santo in noi, abbiamo finalmente imparato a gestire in modo giusto il nostro LIBERO ARBITRIO.

Non vogliamo più agire di testa nostra, decidendo AUTONOMAMENTE ciò che è bene e ciò che è male per noi. Ma vogliamo agire, ogni istante della nostra vita, lasciandoci guidare nelle nostre scelte:

  • dal fuoco della PAROLA DI DIO,
  • e dal fuoco dell’amore di DIO.

La nostra libertà è affascinata e si lascia guidare DALLA SAPIENZA E LA LUCE DELLA PAROLA DI DIO che ci orienta a vivere le nostre relazioni nel segno della gratuità.

Mi fanno scendere le lacrime le parole dell’antico sapiente di Israele che cantava, nel monumentale Salmo 118, al versetto 105 “…lampada ai miei passi è LA TUA PAROLA. LUCE SUL MIO CAMMINO”, e ancor di più se penso alla certezza granitica del medesimo sapiente, che, quasi facendo eco, scriveva nel Salmo 23, al versetto 4 “…se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male, perché TU, SIGNORE, SEI CON ME.

Si, Fratelli e Sorelle, perché dobbiamo sempre tenere a mente che qualsiasi situazione in cui ci troviamo nella vita, non può abbattere noi, figli di Dio, QUANDO CAMMINIAMO CON FEDE, CON AMORE E CON IL GIUSTO TIMORE, NEI SUOI SENTIERI.

Anche se intorno a noi c’è oscurità. Anche dove tutto è buio “…anche se siedo seduta nelle tenebre, IL SIGNORE È LA MIA LUCE”, grida il Profeta Michea, nel suo Libro al capitolo 7, versetto 8. Il timore di Dio sarà SEMPRE la giusta lucerna per indicarci le direzioni giuste.

Ma anche quando nella nostra vita non è proprio buio. Come nel caso dell’eclissi. Eclissi come momento della prova, quando, PER COLPA DI SATANA, il sole sembra scomparire tra le tenebre più fitte.

ALLORA IL TIMORE DEL SIGNORE CI GUIDERÀ NELLA FEDELTÀ A DIO E NELLA PIÙ COMPLETA FIDUCIA NELLE SUE PROMESSE “…ma per voi che avete timore del mio nome spunterà il sole della giustizia…”, gli fa eco il Profeta Malachia, nel suo Libro, al capitolo 4, versetto 2.

Prendiamo esempio da Giobbe. Quando nella sua vita si abbattono le prove più tremende (perdita dei beni, dei figli, della salute, delusione dagli affetti più cari) lui continua a fidarsi di Dio e rimane fedele fino a che nella sua vita ritorna a brillare il sole e tutto gli è donato al doppio.

E poi “…volgiamo lo sguardo a colui che hanno trafitto”, ovvero alla croce.

L’ORA DELLA CROCIFISSIONE DI CRISTO È L’ORA DELLE TENEBRE, PER ANTONOMASIA… tutto sembra essere finito tragicamente con la morte di Gesù.

Ma poi segue LA RISURREZIONE, come ci dice la Lettera agli Ebrei, al capitolo 13, versetti 20, 21.

Ed ecco il trionfo:

C’è ANCORA speranza di vita eterna per l’intera umanità!

Perché la morte “…ha ingoiato il boccone mortifero” ed è stata sommersa nella vittoria!

E allora diciamolo a tutti, Fratelli e Sorelle, che vogliamo fare la volontà di Dio perché in questa nostra scelta sta la nostra pace e la nostra gioia: «La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisce i nostri cuori e i nostri pensieri in Cristo Gesù», come ricorda Paolo di Tarso ai cristiani che vivono a Filippi, al capitolo 4, versetto 7, della sua Lettera ai Filippesi.

E VOGLIAMO LASCIARCI GUIDARE DALLO SPIRITO DEL CRISTO RISORTO CHE CI ORIENTA A VIVERE LE NOSTRE RELAZIONI NELLA CONDIVISIONE E NEL RISPETTO RECIPROCO, ILLUMINATI DALLA LUCE DELLA SUA PAROLA.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!