29 luglio 2024 lunedì Santi Mario, Maria e Lazzaro – GIOVANNI 11,19-27 “…io credo che Tu SEI IL CRISTO…”.

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 11,19-27
+ In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Parola del Signore

Mediti…AMO
Nella casa di Betania il Signore Gesù ha sperimentato lo spirito di famiglia e l’amicizia di Marta, Maria e Lazzaro, e per questo il Vangelo di Giovanni afferma che il Signore li amava.
Marta gli offrì generosamente ospitalità, Maria ascoltò docilmente le sue parole e Lazzaro uscì prontamente dal sepolcro per comando di Colui che ha umiliato la morte.
Passando per il villaggio di Betania, Gesù incontra due donne sorelle dell’amico Lazzaro: Marta e Maria (Lc 10,38-42).
Questo episodio è narrato soltanto dall’evangelista Luca.
Gesù viene invitato da Marta ad entrare in casa e il fatto che Egli accolga l’invito da una donna è degno di nota, ma ciò che è veramente fuori dalla norma è che si metta ad insegnare ad una donna, perché, SECONDO LA MENTALITÀ DI ALLORA, ERA TEMPO PERSO: UNA DONNA INFATTI, NON AVREBBE SICURAMENTE IMPARATO NULLA!
Maria invece, si siede ai piedi del Maestro e “sta”, cioè si siede ad ascoltare la Parola di Gesù.
Il termine greco che Luca usa è “upaxoè” cioè un atteggiamento di ascolto disponibile e sottomesso.
L’ascolto era prerogativa riservata agli uomini; alle donne competeva occuparsi dei “servizi”, cioè delle faccende da sbrigare in casa.
Marta infatti è tutta presa da queste occupazioni: occorre preparare la tavola, cucinare, perché un ospite di tale riguardo venga accolto nel migliore dei modi.
Perciò si lamenta perché vuole che la sorella la aiuti.
Certamente il Signore riconosce come buono l’impegno di Marta, ma riconosce che Maria “si è presa la parte migliore!”
Ecco allora che Gesù valorizza ciò che fa Maria: IL SILENZIO E L’ASCOLTO, e invita tutti noi a non lasciarci prendere dagli eccessivi impegni quotidiani che non permettono il raccoglimento, l’incontro con Dio, la ricerca, la meditazione, la necessità di “rientrare in noi stessi”.
Gesù però non condanna tutto ciò che è necessario per servire i fratelli, facendo così capire che, in pratica, CONTEMPLAZIONE E AZIONE SONO LE DUE FACCE DI UNA STESSA MEDAGLIA.
ECCO ALLORA CHE CIASCUNO DI NOI DEVE ESSERE INSIEME MARTA E MARIA.
Ma ciò che è veramente importante sottolineare, per quell’epoca, ma anche oggi in ogni parte del globo terracqueo, è l’atteggiamento di Gesù: che promuove la donna allo stesso livello dell’uomo, tanto che entrambi possono (e devono) ascoltare la Parola, facendo di che Maria venisse elevata alla stessa dignità dei discepoli.
Ma il centro del brano sta in questa affernazione di Marta “…Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”.
Nelle sue parole c’è un forte rimprovero “…Signore…se tu fosse venuto prima, quando te lo abbiamo chiesto, Lazzaro sarebbe ancora in vita”.
A pensarci bene le parole di Marta sono quelle che ciascuno di noi rivolge a Dio quando ci si scontra con la morte.
Il male ci disturba, ci ferisce, ci mette in crisi.
La domanda è inevitabile, è una domanda che attraversa tutta la storia dell’umanità:
• MA PERCHÉ DIO PERMETTE IL MALE?
• PERCHÉ NON INTERVIENE CON POTENZA?
• PERCHÉ NON IMPEDISCE IL MALE E NON FERMA COLORO CHE LO COMMETTONO?
• NON SI INTERESSA DI NOI?
Sono le domande del salmista (sal 13,2-3):
• “Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? / Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? /Fino a quando nell’anima mia addenserò pensieri, /tristezza nel mio cuore tutto il giorno? / Fino a quando su di me prevarrà il mio nemico?”.
In un romanzo di Feedor Dostoevskij, uno dei protagonisti dice:
• “Se per vedere lo spettacolo dell’armonia cosmica, bisogna anche sopportare la sofferenza dei bambini, allora restituisco il biglietto”.
UNA PROVOCAZIONE CHE ESPRIME EFFICACEMENTE IL DISAGIO CHE PROVIAMO DINANZI ALLA MORTE CHE APPARE SEMPRE COME UN’INTRUSA CHE S’INTRUFOLA PER PRENDERSI LA NOSTRA VITA.
Marta esprime il suo dolore ma non resta chiusa nella delusione, perché il suo sguardo va oltre la morte, e la sua parola custodisce una speranza:
• “Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”.
ECCO IL PASSAGGIO DALLA RAGIONE CHE SI ARRENDE CON DIGNITÀ A QUELLA FEDE CHE CONTINUA A SPERARE.
È QUESTA LA FEDE CHE DIO ATTENDE DA NOI, UNA FEDE CHE NON SI FERMA ALL’EVIDENZA E CHE MAI SI STANCA DI BUSSARE, PERCHÈ SA GUARDARE OLTRE LA MORTE.
E mi piace la docezza che usa Marta, come si fa con chi amiamo, quando rimprovera il Signore.
Va diritta al cuore di Gesù, e Gesù va diritto al cuore delle cose: Tuo fratello risorgerà.
Ma quel giorno è così lontano dal desiderio e dal dolore di Marta, tanto che parla al futuro: So che risorgerà.
Mentre Gesù, che è la risurrezione e la vita, parla al presente: Io SONO LA RISURREZIONE E LA VITA.
Come alla samaritana è ancora a una donna a cui il Signore Gesù regala parole che sono al centro di tutta la fede: IO CI SONO E SONO LA VITA!
Notiamo la successione delle due parole «Io sono la Risurrezione e la vita».
PRIMA VIENE LA RISURREZIONE, POI LA VITa, e non viceversa.
Risurrezione è un’esperienza che interessa prima di tutto il nostro presente e non solo il nostro futuro.
Tanto che a risorgere sono chiamati i vivi, prima che i morti: a svegliarci e rialzarci da tutte le vite spente e immobili, addormentate e inutili; a fare cose che rimangano per sempre.
Paolo di Tarso dirà “…da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con Cristo, r con lui risuscitati” (Efesini 2,5-6).
Dirà il Vescovo teologo, uno dei Padri Cappadoci, il PADRE DELLA CHIESA, San Gregorio di Nissa (335-395) “O uomo prendi coscienza della tua dignità regale, Dio in te… (), che ti trasforma, e fa la vita più salda, amorevole, generosa, sorridente, creativa, libera. Eterna. Che rotola armoniosa nelle mani di Dio”.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!