«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 22,34-40
+ In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del Signore
Mediti…AMO
Siamo di fronte alla proclamazione di Dt 6,4-9, dello “Shemà Isra’El”.
Nei testi del vangelo di queste ultime domeniche troviamo continuamente Gesù sotto interrogatorio da parte di gruppi o di singole persone, al fine di conoscere il suo pensiero e soprattutto per scorgere in lui qualche falla di carattere religioso o politico per accusarlo.
C’erano i sadducei, cioè i sacerdoti (Mt 22,23); i farisei (Mt 22,15), un movimento laicale estremamente legato alla Torah, alla Legge; gli erodiani, partigiani di Erode, gli interpreti delle Scritture.
Ed ecco allora che, tutti “d’amore e d’accordo” (si fa per dire) vanno da Gesù, mentre si trova nel tempio, per porgli domande, come a “fargli l’esame” per coglierlo in fallo nelle sue parole.
Tutti ormai vogliono che la sua voce taccia, che LA SUA PAROLA non sia ascoltata, che i suoi gesti siano puniti, e per questo sono già disposti a condannarlo a morte.
Sono gli ultimi giorni di Gesù nella città santa di Gerusalemme, prima dell’arresto e della passione, ed egli sa che il cerchio intorno a sé si stringe sempre più.
E, in questo scenario, il testo evangelico ci dice che Gesù è interrogato da un dottore della legge.
Era noto a tutti gli israeliti il testo biblico che anche Gesù conosceva, se non altro era pure il Figlio di Dio, colui che aveva dettato queste norme già nella fase iniziale del cammino esodale di Israele verso la terra promessa.
È evidente che il testo del vangelo che viene posto alla nostra attenzione in questa XXX domenica del tempo ordinario ci riporta alla colonna portante di tutto l’insegnamento religioso dell’antico Israele e del nuovo popolo di Dio che Gesù viene a costituire su questa terra proprio con la sua nascita, vita, morte e risurrezione.
Ma bisogna tener conto che, in quel contesto, dominava LA SEPARAZIONE, frutto dell’ipocrisia e della malizia del loro cuore.
La risposta di Gesù sulla questione teologica riguardo a quale fosse il «grande comandamento», fra tutte le leggi della Sacra Scrittura, rivelava il suo vivere l’avventura umana guidato e illuminato dall’incontro orante con le Sacre Scritture.
COSÌ DOVREBBE ESSERE ANCHE PER ME E PER OGNUNO DI NOI.
Ecco allora che Gesù, con disinvoltura, richiamò loro due passaggi importanti contenuti in due dei libri della Legge.
Per dire quale fosse «il grande e primo comandamento» citò loro il versetto della preghiera “Shemà Isra’El”, «Ascolta o Israele» contenuta nel libro del Deuteronomio.
Una orazione che ogni israelita orante pronunciava TRE VOLTE AL GIORNO:
- «Ascolta Israele, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore, li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Dt 6,4-9).
Ma poi aggiunge un «secondo comandamento simile a quello» DEL METTERE DIO AL CENTRO DI TUTTO, tratto dal Libro del Levitico (Lv 19,18b):
- «amerai il tuo prossimo come te stesso».
E QUESTO «AMA TE STESSO» SEMBRA ESSERE IL SEGRETO PER FARE DELL’AMORE A DIO E AL PROSSIMO LO STESSO E UNICO COMANDAMENTO.
Ma Gesù non intendeva questo «ama te stesso» come l’esaltazione del proprio «Io» e della libertà individuale.
La vera e autentica identità di Gesù, di cui era gioiosamente consapevole, era quella di sapere che «Egli è […Io sono] Figlio amato dal Padre mio».
E, QUESTO ESSERE «FIGLIO», IL RIMANERE IN COMUNIONE CON IL PADRE, ERA L’«AMARE SÉ STESSO».
CERTO È CHE IL SIGNORE NON RIUSCIVA A COMPRENDERSI SE NON NELLA SUA INTIMA RELAZIONE FILIALE CON IL PADRE.
L’essenza del suo essere e del suo vivere ERA LA COMUNIONE MAI INFRANTA CON IL PADRE.
IL SUO «IO» CORRISPONDEVA AL SUO «ESSERE AMATO DAL PADRE».
E questa certezza granitica ed eterna ci insegna, Fratelli e Sorelle, che, IL LINGUAGGIO DELL’AMORE NON AMMETTE CEDIMENTI, PERCHÉ PARTE DA DIO, CHE È AMORE, SI ESPLICITA ATTRAVERSO L’AMORE VERSO I FRATELLI E RITORNA ALLA SORGENTE STESSA DA CUI HA ORIGINE, DIO.
E, le parole del Deuteronomio, riprese da Gesù, TRACCIANO UN PRECISO CAMMINO DI AMORE.
AL DIO CHE CI AMA DI UN AMORE ETERNO (GER 31,3), CHE CI AMA PER PRIMO GRATUITAMENTE (1GV 4,19), SI RISPONDE CON UN AMORE LIBERO E PIENO DI GRATITUDINE, CHE SI RADICA NELL’ASCOLTO OBBEDIENTE DELLA SUA PAROLA, FONTE DELLA FEDE.
QUANTO È GRANDE, FRATELLI MIEI, IL CAMMINO CHE SIAMO CHIAMATI A FARE.
Fidarsi di Dio significa FIDARSI DEL SUO AMORE DELLA SUA CAPACITÀ DI AMARE, DEL SUO ESSERE AMORE (1Gv 4,8.16).
E SE ABBIAMO IN NOI QUESTA FIDUCIA, ALLORA CREDERE IN DIO SIGNIFICA DUNQUE ANCHE, AMARLO.
Che amore è mai questo verso un tu invisibile, “tre volte santo” (Is 6,3), se poi facciamo in modo che sia distinto in chi ama?
Sant’Agostino riteneva che l’amore verso Dio da parte del credente fosse un amore di desiderio, un sentimento, una dinamica per cui il credente va alla ricerca dell’amore e dunque ama l’amore.
DIO, QUINDI, È OGGETTO DI AMORE DA PARTE DELL’ESSERE UMANO, PERCHÉ È IL “TU” CHE CON IL SUO AMORE PREVENIENTE DESTA L’AMORE DEL CREDENTE COME RISPOSTA.
E, L’AMORE PER DIO, PUÒ ESSERE UN AMORE PIÙ FORTE DI QUELLO NUTRITO PER SÉ STESSI O PER QUALCHE ALTRA PERSONA.
Non si tratta, tuttavia, di un amore accentratore ed esclusivo, non ingloba altri amori, ma è un amore appassionato, un amore in cui non c’è timore (1Gv 4,18).
SI TRATTA QUINDI DI UN AMORE CHE SUPERA E DA SENSO E SIGNIFICATO A TUTTI GLI ALTRI AMORI.
Facciamo allora nostro lo stile di vita scandito DALLA LETTURA ORANTE DELLA PAROLA DI DIO, per coltivare in noi la «gioia dello Spirito Santo» PER ESSERE, FINALMENTE, FIGLI NEL FIGLIO!
Pregando la Parola ogni giorno, gusteremo di rimanere con la preghiera del salmo di oggi che ci aiuta a contemplare la nostra comunione filiale descritta come un costruire la casa della nostra vita sulla roccia che è il Padre.
Se in lui poggiamo la nostra fragile condizione umana, possiamo essere fiduciosi dell’esperienza di liberazione dai mali che ci affliggono, dalle ingiustizie che subiamo, dai peccati che commettiamo:
- «Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore. Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici» (Sal 17,2b-4).
DA FIGLI AMATI E RISCATTATI CONTINUAMENTE DALLA MISERICORDIA DEL PADRE DIVENTEREMO TUTTI FRATELLI, E CI SARÀ PIÙ FACILE AMARE TUTTI, VIVENDO SOPRATTUTTO L’OSPITALITÀ VERSO I FORESTIERI, I MIGRANTI, LA VEDOVA, L’ORFANO, IL POVERO SERVO SOFFERENTE CHE INCROCERANNO, INEVITABILMENTE, IL CAMMINO DELLA NOSTRA VITA.
Ma torniamo al testo.
I farisei vivevano per meditare la legge, per capirla, per interpretarla.
Alcuni sono riusciti a capire Gesù Cristo che ha detto a uno di loro “…che non era lontano dal regno dei cieli” (Mc 12,34).
E UN ALTRO GRANDE FARISEO, PAOLO DI TARSO, RIUSCÌ A DIVENTARE, ADDIRITTURA, “L’APOSTOLO DEI GENTILI”.
Certamente, Fratelli e Sorelle, Gesù compie una decisiva innovazione, CON L’AUTORITÀ DI CHI SA CHE NON SI PUÒ AMARE DIO SENZA AMARE IL FRATELLO, LA SORELLA.
Concetto che esprimerà molto bene un suo discepolo, GIOVANNI, riprendendo l’insegnamento di Gesù:
- “Se uno dice: ‘Io amo Dio’ e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi, infatti, non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv 4,20-21).
ECCO COME SI PUÒ RISPONDERE ALL’AMORE DI DIO PER NOI, AL “DIO” CHE “È AMORE” (1GV 4,8.16) E CHE “CI HA AMATI PER PRIMO” (1GV 4,19): CREDENDO A QUESTO AMORE (CF. 1GV 4,16), E DI CONSEGUENZA AMANDO DIO E GLI ALTRI.
Purtroppo, una moltitudine, nel popolo ebraico, rifiutò -e rifiuta ancora oggi- il giovane Rabbi di Nàzareth, e lo misero a morte sulla croce…
Purtroppo, pur se l’intento era nobile, il risultato era disastroso.
Infatti, interpretando malamente la legge, i farisei ottenevano una casistica minuziosa che rendeva il giogo della legge insopportabile.
Tanto che RABBI SIMLAJ (era un rabbino talmudico che visse in Israele nel III secolo, fu aiutante del rabbino Yannai) disse:
- “Sul monte Sinai a Mosè sono stati enunciati 613 comandamenti: 365 negativi, corrispondenti al numero dei giorni dell’anno solare, e 248 positivi, corrispondenti al numero degli organi del corpo umano … Poi venne David, che ridusse questi comandamenti a 11, come sta scritto [nel Sal 15] … Poi venne Isaia che li ridusse a 6, come sta scritto [in Is 33,15-16] …
Poi venne il PROFETA MICHEA, che li ridusse a 3, come sta scritto:
- ‘Che cosa ti chiede il Signore, se di non praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio?’ (Mi 6,8) …
Poi venne il PROFETA ISAIA, e li ridusse a 2, come sta scritto:
- ‘Così dice il Signore: Osservate il diritto e praticate la giustizia’ (Is 56,1) …
Infine, venne il PROFETA ABACUC, e ridusse i comandamenti a uno solo, come sta scritto:
- ‘Il giusto vivrà per la sua fede’ (Ab 2,4 e Rm 1,17 e Gal 3,11)” (Talmud babilonese, Makkot 24a).
Ed è per questo che non potevano capire Gesù che, secondo loro, infrangeva il riposo del sabato guarendo i malati il sabato, e anche dicendo che il Figlio dell’uomo era padrone del sabato e che questo giorno, così importante, era stato fatto per l’uomo, e non il contrario… (Mt 12,8; Mc 2,27).
E Gesù disferà il repertorio molto complicato dei precetti, e lo riassumerà NELL’AMORE DI DIO E DEL PROSSIMO SOPRA TUTTO.
E dirà che questo è il primo comandamento, da cui tutti gli altri derivano.
E di fronte a queste parole NESSUNO DI NOI PUO’ ESIMERSI.
Ma dobbiamo seriamente rivedere la nostra condotta, riconoscere i nostri errori E PROPORCI IN MODO CONCRETO DI VIVERE PER AMORE, DI MORIRE PER AMORE.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!