… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA14,1.7-11
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore
Mediti…AMO
In questo brano si coglie pure la preoccupazione di Luca verso i poveri.
Forse riproponendo queste parole Luca aveva di mira anche la propria comunità cristiana, invitandola a non fare discriminazioni verso i cristiani poveri in occasione dei pasti comuni.
E, in questo contesto, Luca ci presenta Gesù come un osservatore attento e quasi divertito, che sta a contemplare la scena dei convitati in competizione fra di loro per riuscire ad accaparrarsi i primi posti e coglie così l’occasione propizia per creare una parabola assai deliziosa, che mette al centro l’umiltà.
Che non è semplicemente come una regola di galateo, ma una legge fondamentale del Regno.
La parola greca per “notando” (epechōn) indica osservare, prestare attenzione.
Il Maestro fa il punto su di un aspetto della santità cristiana che non ci aspetteremmo e che possiamo formulare stringatamente così: per salire nella santità bisogna discendere!
Tutto il capitolo 14 è ambientato attorno a una tavola. Da qui prende l’avvio l’azione, costruita con una tecnica narrativa abilissima, quella del “racconto nel racconto”.
Prima di vederne alcuni elementi, però dobbiamo osservare che anche dalla pagina del lezionario odierno sono stati tolti alcuni versetti (i vv. 2-6), riguardanti una disputa sul sabato – che viene letta in altri contesti dell’anno liturgico.
Il “racconto nel racconto” è un classico espediente molto usato anche nell’ambiente letterario.
L’esempio moderno più noto è forse quello della tragedia AMLETO, di William Shakespeare, nella quale per smascherare lo zio omicida, Amleto fa rappresentare alla corte di Danimarca, da una compagnia teatrale di passaggio, l’uccisione del re, proprio padre.
Luca, già conosceva questo espediente e costruisce in modo abile la pericope.
Anzitutto vi è una introduzione (v. 1), nella quale è spiegata la situazione, e dove si descrive l’atteggiamento dei farisei che osservano Gesù.
Segue la disputa sul sabato che, si è detto, è omessa dal lezionario di oggi (vv. 2-6).
Vi è poi la parabola sugli invitati o i primi o ultimi posti (7-13), e infine un insegnamento all’ospite, su chi invitare a pranzo o a cena.
Il banchetto è molto presente nei vangeli, e, come si è visto, sono caratteristici del Terzo vangelo quelli preparati dai farisei per il Signore Gesù.
Ricordiamo, per rimanere a Luca:
- il banchetto in cui Levi prepara un pasto a Cafarnao per Gesù e gli altri esattori delle tasse (cap. 5);
- al capitolo 7 vi è poi il primo banchetto organizzato dai farisei per Gesù.
- Segue quello che possiamo definire il “banchetto messianico” o della “moltiplicazione”, preparato – questa volta da Gesù stesso – coi pani e i pesci, al cap. 9.
- Un’altra scena importante che coinvolge la tavola è quella del capitolo decimo, dove Gesù si trova con le due sorelle Marta e Maria, e discute con la prima della sua distratta diaconia.
- Vi è poi un secondo banchetto organizzato dai farisei, al cap. 11,
- e poi l’ultimo, quello che leggiamo oggi, dove sono sempre i farisei a invitare Gesù.
Il vangelo di Luca termina, poi, con la grande scena di Gesù che, tavola, spezza il pane (un banchetto?) per i due di Emmaus, al cap. 24.
Quante cose accadono a tavola, e soprattutto alla tavola con Gesù: sembra di essere di fronte a un simposio greco, quando non ci si accontentava di consumare un pasto, ma, dopo aver mangiato, si puliva la tavola, si portava del vino buono, e si iniziava a discutere di vari argomenti e si proclamavano versi o si facevano giochi.
Lo stesso avviene (questa volta con la partecipazione anche delle donne, non presenti nel modello greco) nel convivium romano, che prevedeva anch’esso un banchetto, e discussioni a tavola.
Particolarmente noto è il banchetto di cui si parla, per quanto riguarda i testi neotestamentari, nella Prima lettera di Paolo ai Corinzi, nel quale, al capitolo undicesimo, non solo abbiamo la più antica attestazione di UNA CELEBRAZIONE DELLA CENA DEL SIGNORE, ma essa sembra inserita nel modello di un simposio di stile ellenistico.
Inoltre, il genere letterario del convito era molto usato negli scritti filosofici e sapienziali.
Attorno a una tavola imbandita si affrontano quindi diversi argomenti, si ascolta la parola di un maestro.
Così Luca utilizza la cornice di un pranzo per inserire diversi insegnamenti di Gesù, che suggerisce di non cercare di occupare i posti destinati agli invitati più ragguardevoli quando si è invitati a pranzo, per evitare di dover poi lasciare il posto a un ospite più importante.
Tali regole erano frequenti nel giudaismo, dove l’autorità e la gerarchia delle persone avevano grande importanza.
Gesù, partendo da un aspetto quotidiano, ci suggerisce un nuovo atteggiamento: la ricerca dell’ultimo posto, atteggiamento della persona libera, capace di mettersi a servizio delle altre persone.
Gesù conosce bene il cuore dell’uomo, sa bene che le nostre catene più resistenti, che ci legano al peccato, sono quelle interiori.
Per questo invita i discepoli a liberarsi da quel desiderio di affermare sé stessi che inquina ogni altra scelta.
Gesù sa bene che un desiderio apparentemente innocente diventa spesso il primo e più grande impedimento nel cammino della fede.
La tentazione di avere i primi posti appartiene per natura al cuore dell’uomo, nasce dall’orgoglio e s’insinua talvolta anche nelle cose buone, anche in quelle scelte che hanno la firma di Dio.
La tentazione di emergere può inquinare anche i desideri santi e spingere l’uomo a cercare la sua gloria più che quella di Dio, lo abbiamo visto più volte nella Scrittura Santa: è il grande inganno di Satana.
E ricordiamoci che vivere all’ultimo posto, ci pone in una condizione certamente più nascosta, che siamo chiamati a vivere con quella gioia e con quello stile che appartiene alla Famiglia di Nazareth, che ha custodito nella più grande umiltà la GRAZIA straordinaria che aveva ricevuto.
Il Figlio di Dio si è fatto uomo per “insegnare l’umiltà e abbattere la superbia”, scrive Sant’Agostino.
È questa la via percorsa da Teresa di Lisieux: Dio dona tutto “ma vuole l’umiltà del cuore…”.
Alcuni santi, durante la vita hanno ricevuto onori e riconoscimenti.
Pensiamo a Madre Teresa o a Chiara Lubich.
Non li hanno rifiutati perché avevano la consapevolezza che tutto veniva da Dio ed era destinato a magnificare il suo Nome.
Hanno custodito l’umiltà ed hanno vinto. Solo i santi sono capaci di ricevere onori senza cadere nella trappola dell’orgoglio.
Fratelli e Sorelle… ciò che veramente conta, e che dura per sempre, È SOLO AMARE DIO E AMARE “IN DIO” IL PROSSIMO.
E in questo amore, chi non teme di scegliere l’ultimo posto in questa vita, quando varca la soglia dell’eternità, sarà chiamato a stare in prima fila, perché riceverà il premio che Dio ha promesso ai suoi servi fedeli.
Per contrastare l’orgoglio, che come ho detto, spesso si nasconde anche nelle cose sante, siamo chiamati a servire le persone che non contano e a scegliere i lavori più umili, quelli che gli altri rifiutano.
Esercitiamoci allora nella carità quotidiana, accettando con gioia quei sacrifici che nessuno nota.
Chi impara fin da giovane ad assumere questo stile di vita, lo conserva per tutta la sua vita.
E se un giorno riceverà particolari responsabilità, incarichi che umanamente lo pongono al di sopra degli altri, SAPRÀ VIVERE TUTTO QUESTO COME SERVIZIO, AVENDO COME UNICO DESIDERIO QUELLO DI MAGNIFICARE IL NOME DI DIO PERCHÉ LUI SOLO È DEGNO DI LODE E DI ONORE.
Certamente non è una via facile da percorrere, ma NOI SAPPIAMO E CREDIAMO FERMAMENTE che tutto è possibile a Dio.
Tanto per far capire quanto fosse importante ottenere un posto a tavola, vi riporto ciò che scrive a riguardo il grande studioso e commentatore anglicano del NUOVO TESTAMENTO Leon Morris (1914-2006):
“Il pezzo base dell’arredamento necessario per un banchetto era un divano per tre persone, il triclinio. Un certo numero di triclini veniva disposto a forma di U attorno a un tavolino basso. Gli ospiti stavano distesi appoggiandosi al gomito sinistro. Il posto di maggior onore era la parte centrale del divano, alla base della U. Il secondo e il terzo posto erano quello alla sinistra della persona più importante (perciò l’occupante era sdraiato dietro di lui) e quello di chi stava alla sua destra (cioè, con la testa appoggiata sul suo petto). Dopo, in ordine d’importanza, sembra che venisse il divano sulla sinistra (con i posti come nell’ordine ora descritto), poi quello sulla destra del primo, e così via”.
Ma dobbiamo anche analizzare la causa della ricerca dei posti di onore.
Dopo aver istruito i farisei riguardo il fatto di essere di essere compassionevoli il giorno di sabato (Luca 14,1-6), Gesù porta la sua attenzione su un altro problema: L’ORGOGLIO.
La natura umana orgogliosa vuole il primato!
Il Vescovo di Ippona, Sant’Agostino diceva “…l’orgoglio è il desiderio perverso dell’altezza”.
Nel mondo antico l’amore per gli onori era molto diffuso, e i banchetti erano come delle mostre pubbliche dello status sociale degli ospiti, o come un sistema che misurava le relazioni sociali.
Dunque, c’era molta enfasi sull’onore e sul rango in questi banchetti; il posto dove stava seduto una persona ne indicava il suo onore, la sua posizione sociale, pertanto i posti di maggior onore erano molto ambiti dagli invitati, perché erano di prestigio.
Così, c’era una lotta, una rivalità per il primo posto, si cercavano di accaparrare i posti di maggiore onore, per la gloria, per essere visti che erano persone importanti, per distinguersi, e gli invitati, erano disposti anche a ad accuse assurde.
Nel mondo giudaico, particolarmente interessati ai posti di maggior onore, erano i capi religiosi: gli scribi e i farisei.
In Luca 11,43 leggiamo il famoso “guai” pronunziato da Gesù “….guai a voi, farisei, perché amate i primi posti nelle sinagoghe, e i saluti nelle piazze”.
In Matteo 23,1-7 è scritto “Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: ‘Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini; infatti allargano le loro filatterie e allungano le frange dei mantelli; amano i primi posti nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze ed essere chiamati dalla gente “Rabbì”!”.
Questi leader religiosi erano più interessati alla gloria degli uomini che all’onore di Dio!
Come noi e come l’uomo di tutti i tempi…
Ha detto il Cardinale Carlo Maria Martini:
- “Mangiare il Corpo e bere il Sangue del Signore significa lasciarsi invadere dalla sua vita, dal suo modo di pensare, dalla sua coscienza di Figlio”.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!