… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 11,25-30
In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
Caterina di Jacopo BENINCASA, nota come Santa Caterina da Siena (1347-1380), è stata una religiosa, filosofa, mistica, teologa, eletta patrona d’Italia insieme a san Francesco d’Assisi, da papa Pio XII e compatrona d’Europa da papa Giovanni Paolo II.
Secondo la tradizione nella domenica delle Palme, nella chiesa di Santa Cristina, a Pisa, davanti a un crocifisso oggi nel santuario Cateriniano, Caterina ricevette le stigmate, che però su richiesta della santa rimasero a tutti invisibili.
- «… vidi il Signore confitto in croce, che veniva verso di me in una gran luce e fu tanto lo slancio dell’anima mia, desiderosa di andare incontro al suo Creatore che il corpo fu costretto ad alzarsi. Allora dalle cicatrici delle sue sacratissime piaghe, vidi scendere in me cinque raggi sanguigni diretti alle mani e ai piedi e al mio cuore. Subito esclamai: Ah Signore, Dio mio: te ne prego: che non appariscano queste cicatrici all’esterno del mio corpo. Mentre dicevo così, prima che i raggi arrivassero a me, cambiarono il loro colore sanguigno in colore splendente, e sotto forma di pura luce arrivarono ai cinque punti del mio corpo, cioè, alle mani, ai piedi e al cuore».
Caterina ha lasciato un EPISTOLARIO di 381 lettere, una raccolta di 26 ORAZIONI e il DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA. Molte delle opere di Caterina sono state dettate, anche se Caterina era capace di scrivere e scrisse alcune lettere di suo pugno.
Nel TRATTATO DELLA DIVINA PROVVIDENZA vengono da lei stessa descritti alcuni di tali episodi mistici, tra i quali rende per esempio ciò che Dio le avrebbe rivelato circa il mistero trinitario e l’incarnazione del Figlio:
- «Mandai Il Verbo dell’unigenito mio unico Figliuolo (Il quale fu figurato per Eliseo) che si conformò con questo figliuolo morto, per l’unione della natura divina unita con la natura vostra umana. Con tutte le membra si unì questa natura divina, cioè con la potenza mia, con la sapienza del mio Figliuolo e con la clemenzia dello Spirito Santo, tutto me, Dio, abisso di Trinità, conformato e unito con la natura vostra umana.»
La sua ORAZIONE ALLO SPIRITO SANTO è considerata una delle vette della spiritualità cristiana:
- «Spirito Santo, vieni nel mio cuore, per la tua potenza tiralo a te, Dio vero. / Concedimi carità e timore. / Custodiscimi o Dio da ogni mal pensiero. / Inflammami e riscaldami del tuo dolcissimo amore, / acciò ogni travaglio mi sembri leggero. / Assistenza chiedo ed aiuto in ogni mio ministero. / Cristo amore, Cristo amore.»
Una vita esemplare e stupenda che riassumiamo, degnamente, attraverso le parole illuminate di un santo Papa, Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, Paolo VI, 262’ Vescovo di Roma, Primate d’Italia e 4’ Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, pronunziate il 4 ottobre 1970:
- “Non è nostra intenzione indugiare nel porre in rilievo come nella vita e nell’attività esterna di Caterina le beatitudini evangeliche abbiano avuto un modello di superlativa verità e bellezza. Tutti voi, del resto, ricordate quanto sia stata libera nello spirito da ogni terrena cupidigia; quanto abbia amato la verginità consacrata al celeste sposo, Cristo Gesù; quanto sia stata affamata di giustizia e colma di viscere di misericordia nel cercare di riportare la pace in seno alle famiglie e alle città, dilaniate da rivalità e da odi atroci; quanto si sia prodigata per riconciliare la repubblica di Firenze con il Sommo Pontefice Gregorio IX, fino ad esporre alla vendetta dei ribelli la propria vita. […] Caterina da Siena offre nei suoi scritti uno dei più fulgidi modelli di quei carismi di esortazione, di parola di sapienza e di parola di scienza, che san Paolo mostrò operanti in alcuni fedeli presso le primitive comunità cristiane. […] Ed invero, quanti raggi di sovrumana sapienza, quanti urgenti richiami all’imitazione di Cristo in tutti i misteri della sua vita e della sua Passione, quanti efficaci ammaestramenti per la pratica delle virtù, proprie dei vari stati di vita, sono sparsi nelle opere della Santa! Le sue Lettere sono come altrettante scintille di un fuoco misterioso, acceso nel suo cuore ardente dall’Amore Infinito, ch’è lo Spirito Santo. […] Caterina fu la mistica del Verbo Incarnato, e soprattutto di Cristo crocifisso; essa fu l’esaltatrice della virtù redentiva del Sangue adorabile del Figliolo di Dio, effuso sul legno della croce con larghezza di amore per la salvezza di tutte le umane generazioni. Questo Sangue del Salvatore, la Santa lo vede fluire continuamente nel Sacrificio della Messa e nei Sacramenti, grazie al ministero dei sacri ministri, a purificazione e abbellimento dell’intero Corpo mistico di Cristo. Caterina perciò potremmo dirla la “mistica del Corpo mistico” di Cristo, cioè della Chiesa. D’altra parte la Chiesa è per lei autentica madre, a cui è doveroso sottomettersi, prestare riverenza ed assistenza. Quale non fu perciò l’ossequio e l’amore appassionato che la Santa nutrì per il Romano Pontefice! Ella contempla in lui “il dolce Cristo in terra”, a cui si deve filiale affetto e obbedienza. […] Il messaggio di una fede purissima, di un amore ardente, di una dedizione umile e generosa alla Chiesa cattolica, quale Corpo mistico e Sposa del Redentore divino: questo è il messaggio tipico di santa Caterina. “
Caterina emerge come un gigante nella rissosa Chiesa del Trecento, dilaniata da scismi e da guerre fra principi sédicenti cristiani.
Lo Spirito Santo agisce quando, a causa del peccato e dell’incoerenza dei pastori, il gregge rischia di sbandarsi.
E quando i pastori non ascoltano più la sua voce e pascolano sé stessi, ecco che lo Spirito incarica i santi di raddrizzare la situazione.
Essendo restii i papi, secondo il suo stile invia i suoi abbondanti doni ad una piccola ragazzina analfabeta di Siena, una dei venticinque figli di un buon uomo, gran lavoratore.
Caterina è determinata fin dalla sua fanciullezza: dotata di un forte temperamento riesce ad evitare i matrimoni combinati dai famigliari e ad entrare nel neonato ordine domenicano ma da terziaria, cioè restando nel mondo.
La piccola Caterina, in un mondo di maschi, alza forte la sua voce: LE SUE LETTERE AL PAPA SONO ANCORA OGGI UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER CHI VOGLIA CONOSCERE LE COSE DI DIO.
Lei, ILLETTERATA E ANALFABETA, diventa punto di riferimento per tutti i regnanti d’Europa e grande fustigatrice delle incoerenze cristiane e papali.
Caterina, donna, cittadina di una minuscola e fiera città toscana, alza forte la sua voce in nome di Cristo che le appare e dialoga con lei.
Così richiama tutti alla verità: senza giri di parole, rimprovera i re arroganti e litigiosi, i cardinali che pensano solo ai denari, il papa, dolcissimo Cristo in terra, che, però, ha abbandonato Roma per Avignone.
Con straordinaria originalità, Caterina si lascia condurre dal suo Signore e, attraverso continue apparizioni, diventa punto di riferimento equilibrato, pieno di buon senso spirituale per il suo tempo.
Chiediamo al Signore, oggi, di continuare a mandare donne di questa tempra, nel mondo e nella Chiesa, che sappiano rinvigorire la nostra povera, miserrima, fede.
Grazie all’esempio di Santa Caterina da Siena, preghiamo affinché il fuoco dell’amore di Cristo torni a divampare nei cuori dei cristiani italiani.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Matteo, nel Vangelo della festa odierna di S. Caterina, ci riporta una preghiera di Gesù piuttosto rara.
Si tratta di una lode esultante di gioia, in presa diretta con il Padre.
I Padri della Chiesa antica l’hanno chiamata giubilo, ovvero un grido di esultanza sgorgato dal cuore di Gesù.
Il Maestro di Nazareth sapeva, che quelli che avrebbero dovuto riconoscere il Messia con più facilità – gli scribi e i dottori della Legge (i dotti e i sapienti del suo tempo) – non erano riusciti nell’impresa.
Al contrario, egli fa notare, sono in realtà i piccoli, i poveri, i semplici (come i suoi discepoli) a capire chi è Gesù e a seguirlo. E CATERINA NE È UN ESEMPIO LAMPANTE.
Molti sapienti nella storia hanno tentato di incontrare Dio o di conoscere Gesù, ma invano, perché non l’hanno cercato su quella strada che porta a lui: la strada dell’umiltà e della piccolezza.
Gesù non è stato un eroe, e neppure un superuomo, ma semplicemente un uomo, che si è rivelato essere anche Dio, nell’umiliazione, nella piccolezza e nella debolezza. È quella “forte debolezza” di Dio, quell’ossimoro tanto caro a Paolo (1 Cor 1,25).
Ecco perché tutta la forza di Gesù sta nella dolcezza e tenerezza del suo cuore: «Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore».
In questa Festa, è la stessa santa di Siena, che, alla scuola dell’unico Maestro, ci traccia la strada sicura per incontrare Dio: È LA STRADA DELLA NOSTRA PICCOLEZZA E POVERTÀ, DELLA NOSTRA DEBOLEZZA CHE SI AFFIDA TOTALMENTE ALLA SUA GRAZIA.
Il Signore ci dice che l’umiltà non è connaturale all’uomo, ma può essere acquisita imparandola da Cristo.
Ciò Significa che l’umiltà è una virtù divina e non umana. Cristo infatti dalla sua condizione divina, si è abbassato alla condizione terrena assumendo la natura umana.
Questo abbassamento è il vero significato della parola umiltà. Quando il Signore si definisce umile e ci invita a imitarlo in questa virtù Egli si riferisce proprio a questo particolare esempio di umiltà.
Ammettere a sé stessi, agli altri e a Dio che non siamo come ci mostriamo, ma che la nostra perfezione è finzione, NON È UMILTÀ, è un atto di onestà.
La differenza tra le due cose è notevole e ce la insegna proprio Gesù. Dall’esempio di Gesù impariamo che l’umiltà consiste nell’abbassarsi da una condizione superiore a una condizione inferiore, senza guadagnarci nulla, per una semplice obbedienza alle esigenze del cuore.
Cristo è mite e umile di cuore, perché ci ama con un amore incorrotto, quello del PADRE, CHE IN SÉ È LA FONTE DELL’AMORE.
Ne discende che amare senza essere miti e umili è irrealizzabile. La mitezza e l’umiltà sono due condizioni senza le quali l’amore non può essere vissuto.
Solo chi ama veramente e chi lo fa imitando Cristo è umile. L’amore spinge la persona a donarsi completamente all’altro senza limiti e cercando solo ed esclusivamente l’interesse e il bene di quest’ultimo.
L’umiltà è una condizione che può essere vissuta solo se si è innamorati come Cristo. Noi siamo chiamati all’umiltà e il nostro amore ci innalza ad una condizione superiore, che ci trasferisce dalla condizione servile alla condizione libera, dalla schiavitù alla libertà, dalla condizione di creature a quella di eredi e figli, da peccatori a redenti.
Nella relazione con i nostri fratelli abbiamo invece la possibilità di esercitare tale virtù e di crescere nell’amore attraverso il perdono, perché tra noi non c’è infatti disparità di condizione, ma tutti siamo uguali in quanto dotati per volontà e bontà divina della stessa identica dignità.
In questo contesto l’unico abbassamento cui siamo eventualmente sottoposti nella relazione con i fratelli è quello del perdono per l’offesa ricevuta da questi.
Ha detto il Signore in una visione a Santa Caterina da Siena, e riferite dal suo confessore il beato Raimondo da Capua:
- «Sai, figliola, chi sei tu e chi sono io? Se saprai queste due cose, sarai beata. Tu sei quella che non è; io, invece, COLUI CHE SONO. Se avrai nell’anima tua tale cognizione, il nemico non potrà ingannarti e sfuggirai da tutte le sue insidie; non acconsentirai mai ad alcuna cosa contraria ai miei comandamenti, e acquisterai senza difficoltà ogni Grazia, ogni verità e ogni lume».
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!