“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 16,19-31
+ In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore
Mediti…AMO
Ogni volta che Gesù ha una cosa importante da comunicare, crea una storia e racconta una parabola.
E così, attraverso la riflessione su una realtà invisibile, conduce coloro che lo ascoltano a scoprire le chiamate invisibili di Dio, presenti nella vita.
Una parabola è fatta per far pensare e riflettere.
Per questo è importante fare attenzione anche ai minimi dettagli.
Nella parabola del vangelo di oggi appaiono tre persone:
- il povero Lazzaro, che rappresenta il grido silenzioso dei poveri del tempo di Gesù e di tutti i tempi.
- il ricco senza nome, che rappresenta l’ideologia dominante dell’epoca.
- ed il padre Abramo, che rappresenta il pensiero di Dio.
E, in questo racconto, notiamo che non ha un nome il ricco della parabola, e di lui non si dice nemmeno che sia una brutta persona, affatto.
È solo molto impegnato a far fruttare i suoi denari, nulla di più.
E non si accorge nemmeno del povero Lazzaro che mendica davanti a casa sua.
Non gli riserva nemmeno uno sguardo, attenzione che, invece, gli rivelano addirittura i cani che vengono, per pietà, a leccargli le piaghe.
Ciò che separa i due protagonisti, è la porta chiusa della casa del ricco.
Da parte del ricco non c’è accoglienza né pietà per il problema del povero alla sua porta.
MA IL POVERO HA UN NOME ED IL RICCO NON LO HA.
IL POVERO HA IL SUO NOME SCRITTO NEL LIBRO DELLA VITA, IL RICCO NO.
Il povero si chiama Lazzaro, che significa “Dio aiuta”.
E attraverso il povero Dio aiuta il ricco che potrà avere il suo nome nel libro della vita.
Ma il ricco non accetta di essere aiutato dal povero, poiché mantiene la porta chiusa.
Questo inizio della parabola che descrive la situazione, è uno specchio fedele di ciò che stava avvenendo nel tempo di Gesù e nel tempo di Luca, ma è lo stesso specchio di quanto avviene oggi nel mondo.
“Quant’è difficile, per coloro che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!” (Lc 18,24).
Ecco perchè è assolutamente necessario liberarci di tutte quelle ricchezze che appesantiscono il nostro cuore, altrimenti non vediamo il povero che “…giace alla nostra porta”.
Perchè, chi più e chi meno, siamo tutti preoccupati di noi stessi, dei nostri interessi…
La privazione più importante agli occhi di Dio, è quella che libera il nostro cuore dal suo egoismo e che lo apre agli altri, mettendoci al servizio dei poveri, con umiltà, offrendo ad essi tutto ciò che abbiamo in beni materiali, talento e potere.
Solo allora, coloro che avremo soccorso, verranno un giorno da questa terra, in nostro aiuto e ci faranno ottenere un posto nel regno di Dio, che è riservato ai poveri.
Ricordiamoci, Fratelli e Sorelle, che l’indifferenza è un abisso che ci impedisce di incontrare Dio e che ci precipita nell’orrido vuoto del nostro egoismo.
Un abisso che ci impedisce di raggiungere nostro padre Abramo, che sta teneramente abbracciato a Lazzaro, e che con egoismo e indifferenza, abbiamo costruito con le nostre stesse mani, il cui spazio nemmeno Abramo può colmare.
E certamente non dobbiamo aspettare che arrivino i fantasmi dall’oltretomba per giocare la nostra vita in altro modo…
Facciamoci bastare i profeti e il Cristo, che in ogni istante, ci invitano alla conversione del cuore.
Ricordatevi,Fratelli e Sorelle, la chiave per capire il senso della Bibbia, È IL POVERO LAZZARO, seduto davanti alla nostra porta, nelle cui sembianze Dio si presenta, seduto alla nostra porta, per aiutarci a colmare l’abisso enorme che i ricchi hanno creato.
Lazzaro è anche Gesù, il Messia povero e servo, che non fu accettato, ma la cui morte cambiò radicalmente tutte le cose.
E tutto cambia alla luce della morte del povero.
Il luogo del tormento è la situazione della persona senza Dio. Anche se il ricco pensa di avere religione e fede, di fatto non sta con Dio, perché non apre la porta al povero, come fece Zaccheo (Lc 19,1-10).
Fratelli e sorelle, accogliamo, quindi, con la povertà di Lazzaro, LA PAROLA DEL SIGNORE: PAROLA CHE DONA VITA, PAROLA CHE SALVA e, lasciamo i letti di avorio (Am 6,4 “Essi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla”), su cui giace la nostra pigra solidarietà.
Svuotiamo le nostre coppe piene del vino (Am 6,6 “bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano”) di una solidarietà comoda, di circostanza, perché siano riempite CON UNA SOLIDARIETÀ CHE TENDA ALLA GIUSTIZIA, CHE SIA PIENA DI PIETÀ, CHE NASCA DALLA FEDE, CHE INONDI DI CARITÀ, CHE SIA RICCA DI PAZIENZA E DI MITEZZA, CHE CERCHI DI RAGGIUNGERE LA VITA ETERNA (1Tm 6,11-12 “11 Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. 12 Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni”).
Le piaghe di tutti i Lazzaro della nostra società, sono quelle procurate dalla nostra indifferenza.
E SOLO QUANDO RIUSCIREMO AD AVER PIETÀ DEL LAZZARO PIAGATO, CHE GIACE SULLA NOSTRA PORTA, INCONTREREMO IL CRISTO.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!