“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 21,20-28 |
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Parola del Signore
Mediti…AMO Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”. |
Questo testo è il compimento apocalittico di Israele, della parola di Gesù e dell’esperienza della Chiesa.
Tutte le volte che Gesù parla della fine del mondo nei Vangeli, parla anche della caduta di Gerusalemme (Mt 24,15-20; Mc 13,14-18).
Da questo comprendiamo quanto importante sia Gerusalemme nel piano di salvezza di Dio (Rm 9-11).
D’altra parte è importante distinguere accuratamente i due avvenimenti: uno si situa in stretta vicinanza con la Pasqua del Signore, l’altro è un evento lontano di cui non è dato sapere la data precisa (Mc 13,32).
La completa disfatta di Israele nella guerra del 70 e l’angoscia generale contengono già in germe la distruzione del mondo.
La tragedia di Israele ha sconvolto il popolo di quel tempo, perché ha visto la terra dei suoi antenati devastata e ridotta a un cumulo di rovine.
La terribile descrizione dell’assedio di Gerusalemme tradisce – probabilmente – l’eco di quel tragico evento che le prime comunità vivranno sulla loro pelle e che traspare nella testimonianza di Luca: l’assedio estenuante e la presa di Gerusalemme che porrà fine alla prima guerra Giudaica, siamo, come detto, intorno all’anno 70, con la conseguente e traumatica distruzione del Tempio.
Evento devastante, che fece grande eco in tutto il mondo antico, con l’impatto emotivo simile al nostro 11 settembre, e che venne interpretato dai giudei come la fine del loro mondo.
La devastazione o desolazione di Gerusalemme, che porta l’invasione da parte dei pagani e all’esilio di Israele, si riferisce alla storia passata del popolo eletto, ma anche alla sorte futura della città, simbolo del popolo stesso.
In particolare la «devastazione» è una ripresa del profeta Daniele (Dn.9,7); i «giorni della vendetta» riprendono Dt 32,35; Os 9,7; Ger 46,10 (in questi passi Dio si vendica dei nemici di Israele); «saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli» (v. 24) è una memoria della deportazione nell’esilio di Babilonia (Dt 28,64-68; Ger 21,5-7).
La fine della creazione è presentata in termini drammatici: segni cosmici, angoscia e ansia dei popoli, morte per la paura e per l’attesa di quanto sta accadendo.
D’altra parte lo stesso avvenimento è visto come un momento di riconoscimento del Figlio dell’uomo che viene, e perciò come qualcosa di estremamente positivo, di atteso e di desiderabile: «alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
La «liberazione» è propriamente la «redenzione», cioè il momento del riscatto da una condizione di schiavitù, che è rivolta a tutto il genere umano, coinvolto, senza eccezione, nella schiavitù del peccato, e si è realizzata gratuitamente mediante il sangue versato da Cristo sulla croce (Rm 3,23-24; Ef 1,7).
La caduta di Gerusalemme, comunque, non fece che confermare le apprensioni di quelli che dicevano: il tempo di questa terra sarà presto compiuto (Lc 21,20-24) e le catastrofi sulle quali scenderà l’ombra minacciosa della morte dilagheranno sul mondo intero (Lc 21,25-26).
Tuttavia, coloro che credevano nell’immortalità dell’anima umana sapevano bene che questi cataclismi non erano la fine del mondo, perché, se un individuo può morire, la sua anima è liberata e sale in cielo.
Questa verità è affermata chiaramente nella Nuova Alleanza; la Chiesa afferma inoltre: in mezzo alle rovine del mondo, si erge la presenza salvatrice di Dio, che ci offre asilo e salvezza.
Viviamo quindi quest’attesa in maniera feconda, interpretando i tanti segni della malvagità degli uomini e del dolore della natura come gli ultimi colpi di coda del Maligno e come il grido di sofferenza di una natura che aspetta lei pure di essere salvata e alziamo lo sguardo, continuamente, perché davvero la nostra liberazione è vicina.
- “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti”.
La liturgia invita a contemplare i giorni della storia in cui ogni cosa troverà il suo definitivo compimento, quando “le potenze dei cieli saranno sconvolte” e “gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere”.
Queste pagine svelano ciò che dovrà accadere ma, nello tempo stesso, ci insegnano a vivere il presente con una segreta speranza.
La venuta del Figlio dell’uomo renderà giustizia ad ogni uomo “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28).
Il senso della storia non sta nella distruzione dei popoli di questo mondo.
La vittoria non sta nel trionfo del male o della morte, ma nel Cristo che ci invita a conservare la sua parola, a stare in guardia e a camminare sulle sue orme.
La risposta ai nostri interrogativi sulla vita e sul senso della vita si trova nella risurrezione di Cristo, che è la verità eterna.
Ogni cosa acquista valore alla luce di Cristo, nel trionfo di Gesù sulla morte.
Il Vangelo è la buona notizia e annuncia la speranza che accompagna la fatica e l’oscurità dei giorni “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”.
È Lui che viene, non possiamo anticipare i tempi, Lui viene quando e come vuole, e la sua venuta vince ogni paura.
Il Vangelo ci assicura che il culmen della storia sarà tutto rischiarato dalla presenza del Signore.
Questa fede illumina anche il presente: siamo certi che Gesù viene nell’oggi della storia, anche se in incognito.
In qualunque situazione, anche quella più angosciosa, possiamo sempre contemplare Colui che per noi si è fatto uomo.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!