“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 13,1-15
+ Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore
Mediti…AMO
Giovedì Santo inizio del Triduo Pasquale, di quel cammino che porta la Chiesa a ri-attualizzare gli ultimi momenti della vita del Signore, a partecipare al mistero e al memoriale della sua Morte e della sua Resurrezione.
Questo giorno è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche:
- al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da usare per tutto l’anno per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, morte e Resurrezione.
- Nel tardo pomeriggio c’è la celebrazione della Messa in “Cena Domini”, cioè la ‘Cena del Signore’. Non è una cena qualsiasi, è l’Ultima Cena che Gesù tenne insieme ai suoi Apostoli, importantissima per le sue parole e per gli atti scaturiti; tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa degli ‘Azzimi’, chiamata Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace.
La Pasqua è la più solenne festa ebraica e viene celebrata con un preciso rituale, che rievoca le meraviglie compiute da Dio nella liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana (Esodo 12); e la sua celebrazione si protrae dal 14 al 21 del mese di Nisan (marzo-aprile).
In quella notte si consuma l’agnello, precedentemente sgozzato, durante un pasto (la ‘cena pasquale’) di cui è stabilito ogni gesto; in tale periodo è permesso mangiare solo pane senza lievito (in greco, azymos), da cui il termine ‘Azzimi’.
Gesù con gli Apostoli non mangiarono solo secondo le tradizioni, ma il Maestro per l’ultima volta aveva con sé tutti i dodici discepoli da lui scelti, e a loro parlò con parole di commiato, di profezia, di direttiva, di promessa, di consacrazione.
Fratelli e Sorelle, il triduo pasquale è il cuore del nostro anno liturgico, il vertice della nostra fede. Il nostro passo rallenta fino a coincidere con le ultime ore del Signore.
Il brano è tratto dal Vangelo di Giovanni è dedicato all’Ultima Cena che il Signore Gesù consuma con i suoi discepoli.
Giovanni è l’unico evangelista che non racconta dell’istituzione dell’Eucarestia, ma narra dell’Ultima Cena dove avvengono tre eventi particolarmente significativi:
- la lavanda dei piedi,
- Gesù offre il boccone a Giuda (che sarà il suo traditore),
- ed un lungo discorso ai discepoli.
La parte che viene proclamata in questa Messa serale rappresenta la parte iniziale del capitolo 13 che è dedicato alla lavanda dei piedi, azione di servizio per gli altri: per questo nel Giovedì Santo si ricorda anche l’istituzione del Sacerdozio.
Nell’antichità i sandali erano aperti, perciò colui che aveva camminato arrivava coi piedi polverosi…faceva parte dei riti dell’ospitalità che lo schiavo (“non giudeo” dice la Scrittura) lavasse i piedi all’ospite.
Quindi in una cena che inizia normalmente: Gesù che sa quale sarà il suo destino e ne ha piena accettazione (tanto è vero che sa quello che cova nel cuore di Giuda, ma non fa nulla per fermarlo. Lui stesso lo aveva scelto, dopo una notte di preghiera, ben conscio di chi sceglieva….nulla è nascosto a Dio…)
E, in queste ultime ore della sua vita terrena il Maestro manifesta un amore straordinario per gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni, e da al suo amore infinito, una validità eterna, istituendo l’Eucaristia, dono di sé.
Dono nel quale il Signore offerto il suo Corpo e il suo Sangue, sotto forma di pane e di vino, perché diventassero cibo spirituale per noi e santificassero il nostro corpo e la nostra anima.
Egli ha espresso il suo amore, nel dolore che provava, quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento, ormai prossimo, e agli apostoli la loro debolezza.
E ha reso concreto il suo amore, facendosi servo e lavando i piedi agli apostoli, e permettendo al suo discepolo prediletto, Giovanni, di appoggiarsi al suo petto.
Ha mostrato che la sua regalità è nel SERVIRE.
E coloro che saranno chiamati a reggere la Chiesa, dovranno in realtà essere al servizio degli altri; perché il dovere di ogni credente non è cercare l’apparenza, ma i valori interiori.
Fratelli e Sorelle, durante l’ultima Cena, il Maestro ha dato l’esempio, mettendosi a lavare loro i piedi, e, dopo aver finito, ha detto “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,13-14).
E questa ultima Cena si ripeterà fino alla fine dei secoli.
Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i loro successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica nella santa Messa.
E nella Celebrazione Eucaristica, il Cristo si sacrifica in eterno, pur restando sempre lo stesso, “ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8).
E i credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro comportamento nei confronti di Cristo, dovrà essere sempre lo stesso di quello degli apostoli nel momento della Cena.
Ci sono stati e ci saranno sempre santi e peccatori, fedeli e traditori, martiri e rinnegatori.
Dio ci scampi dall’avere qualcosa in comune con Giuda, il traditore, ma ci permetta di seguire Pietro sulla via del pentimento.
Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di avere la sorte di san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci permetta di appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno d’amore; di giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che possiamo dire con san Paolo “…non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
E vorrei sottolineare un piccolo, ma determinante particolare.
Gesù dice di aver fatto ciò per dare loro un esempio: ovvero, se lui, che è il Maestro, ha lavato i piedi ai suoi discepoli, essi devono imparare a fare altrettanto fra di loro.
È significativo che Gesù chieda loro di fare qualcosa non per lui, ma fra di loro: è tipico infatti dell’alleanza biblica che l’obbedienza e il ringraziamento dovuti a Dio per i suoi benefici si manifestino non in atti di culto, ma nei rapporti nuovi che si instaurano tra i membri del popolo.
La dimensione verticale tipica della FEDE è totalmente assorbita in quella orizzontale, IN CUI SI ESPRIME L’AMORE VICENDEVOLE: per questo Paolo parlerà di una fede che opera mediante l’amore (Gal 5,6 “Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità”).
Per concludere ricordo che Gesù, dopo questa ultima cena, si ritirò nell’Orto degli Ulivi, luogo abituale delle sue preghiere a Gerusalemme, in compagnia degli Apostoli, i quali però stanchi della giornata, delle forti emozioni, dell’ora tarda, si addormentarono.
Più volte furono vanamente svegliati da Gesù:
- “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”;
- “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole”;
- “Basta, è venuta l’ora: ecco il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori: alzatevi e andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”.
Purtroppo era cominciata la ‘Passione’ che la Chiesa ricorda il Venerdì Santo.
I riti liturgici del Giovedì Santo si concludono con la reposizione dell’Eucaristia in un cappella laterale delle chiese, addobbata a festa per ricordare l’Istituzione del Sacramento, che sarà meta di devozione e adorazione, per la rimanente sera e per tutto il giorno dopo, finché non iniziano i riti del pomeriggio del Venerdì Santo.
Tutto il resto del tempio viene oscurato, in segno di dolore perché è iniziata la Passione di Gesù; le campane tacciono, l’altare diventa disadorno, il tabernacolo vuoto con la porticina aperta, i Crocifissi coperti.
Nella devozione popolare dei miei tempi, a metà del secolo scorso, le madri raccomandavano a noi figli di non giocare, di non correre o saltare, perché Gesù stava a terra nel “sepolcro”, nome erroneamente scaturito al tempo del Barocco e indicante l’”altare della reposizione”, dove è posta in adorazione l’Eucaristia.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!