“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 8,1-4
+ Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro». Parola del Signore
Mediti…AMO
Ireneo, Vescovo, Martire, Dottore della Chiesa, nato a Smirne (oggi Izmir, in Turchia), Turchia, tra il 135-140 – e morto a Lione, Francia, tra il 202-203.
Il nome “Ireneo”, dal greco Ειρηναίος (Eirenaios), significa “pacifico”, “pacificatore”, “serafico”, ossia uno che si sforza di portare o di operare la pace. Tale il nome tale il programma della vita di Ireneo di Lione.
È stato il primo teologo cristiano a tentare di elaborare una sintesi globale del cristianesimo primitivo. Vissuto all’interno di un periodo storico marcato da due eventi culturali di grande spessore: l’insorgere dello gnosticismo in ambito cristiano, prima forma di eresia in possesso di un buon impianto dottrinale, capace di affascinare molti cristiani colti; e il diffondersi nel mondo pagano del neoplatonismo, filosofia di vasto respiro, che presentava molte affinità con il cristianesimo.
Ireneo con la sua opera tentò di dare una risposta decisiva per evidenziare i presunti errori contenuti nello gnosticismo, mentre nei confronti del neoplatonismo si aprì a un dialogo e accolse alcuni principi generali della stessa filosofia, elaborandoli personalmente.
Secondo Ireneo, i filosofi greci ignorano Dio (Contro le eresie, II, 14, 2), ma riconosce in Platone il più religioso degli gnostici, come testimonia quanto lo stesso Pensatore ateniese aveva affermato nelle Leggi “Come insegna un’antica tradizione, Iddio regge cominciamento termine e medietà del principio, di quanto esiste; retto Egli procede secondo sua natura, in giro sempiterno volvendosi. E dietro a lui, perenne, giustizia viene”; e nel Timeo (29 e), dice “Buono Egli è; in chi è buono, senza nullo d’invidia per nulla, in nulla occasione viene mai insorgendo”.
All’interno di un periodo storico marcato da due eventi culturali di grande spessore: da un lato, l’insorgere dello gnosticismo in ambito cristiano, come prima eresia in possesso di un impianto dottrinale abbastanza affascinante e accattivante.
E, dall’altro, il diffondersi nel mondo pagano della corrente filosofica del neoplatonismo, che presentava molte affinità con il cristianesimo.
Ireneo con la sua diligente opera tentò di dare una risposta chiara e precisa contro i presunti errori dello gnosticismo; mentre nei confronti del neoplatonismo si aprì a un certo dialogo, accogliendo perfino alcuni principi generali, sottoponendoli a una personale riflessione.
La Chiesa del II secolo, infatti, era minacciata dalla cosiddetta dottrina della gnosi, che affermava essere la fede insegnata dalla Chiesa, una raccolta di simbolismi adatti per i più semplici e ignoranti, che non erano in grado di capire la realtà delle verità difficili; invece, gli iniziati, gli intellettuali o gnostici, come loro si auto-chiamavano, avrebbero capito quanto stava dietro questi simboli, e così avrebbero formato un cristianesimo elitario, intellettualista o gnostico.
Ovviamente questo “nuovo” cristianesimo gnostico si frammentava sempre più in diverse correnti con pensieri spesso strani e stravaganti, ma anche attraenti per molti.
Un elemento comune di queste diverse correnti era il dualismo, che negava la fede nell’unico Dio Padre di tutti, Creatore e Salvatore dell’uomo e del mondo; e affermava, accanto al Dio buono, l’esistenza di un Principio negativo, che avrebbe prodotto la materia e tutto ciò che da essa deriva.
Radicandosi saldamente nella dottrina biblica della creazione, Ireneo dello gnosticismo confutava sia il dualismo sia il pessimismo che svalutavano le realtà corporee.
Egli rivendicava decisamente l’originaria bontà della materia, del corpo, della carne, non meno che dello spirito.
La sua opera va ben oltre la confutazione dell’eresia, perché si presenta come il primo grande teologo della Chiesa primitiva, che ha creato della teologia una visione sistematica, cioè di un sistema teologico, abbastanza coerente fra tutti gli articoli di fede.
Fu discepolo di san Policarpo di Smirne e, attraverso di lui, dell’apostolo san Giovanni, è una figura di primaria importanza nella storia della Chiesa.
Originario dell’Asia, approdò in Gallia e nel 177 succedette nella sede episcopale di Lione al novantenne vescovo san Potino, morto in seguito alle percosse ricevute durante la persecuzione contro i cristiani.
Pochi giorni prima delle sommosse anticristiane, Ireneo era stato inviato a Roma dal suo vescovo per chiarire alcune questioni dottrinali.
Tornato a Lione, appena sedata la bufera, fu chiamato a succedere al vescovo martire, in una Chiesa decimata dei suoi preti e di gran parte dei suoi fedeli.
Si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell’intera Gallia.
Lui, greco, imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche.
E dove non arrivò la sua voce giunse la parola scritta.
Nei suoi cinque libri Adversus Haereses traspare non solo il grande apologista, ma anche il buon pastore preoccupato di qualche pecorella allo sbando che cerca di condurre all’ovile.
Ireneo, con la sua predicazione e le sue opere, tutelò l’integrità della Chiesa, approfondendo la conoscenza delle Scritture e dei misteri della fede: la Trinità, Cristo centro della storia, l’Eucaristia che nutrendoci del corpo e del sangue di Cristo “rende la nostra carne atta alla visione di Dio“.
Ireneo è un santo molto Ottimista. È sua la famosa affermazione “la Gloria di Dio è l’uomo vivente“.
In data 21 gennaio 2022 Papa Francesco lo ha dichiarato Dottore della Chiesa, con il titolo di “Doctor unitatis“.
IRENEO È COSÌ IL PRIMO MARTIRE NELLA STORIA DELLA CHIESA A RICEVERE IL TITTOLO DI DOTTORE.
La sua memoria liturgica, oggi posta al 28 giugno, sino al Messale del 1962 ricorreva invece il 3 luglio.
Ma veniamo al testo evangelico odierno.
Nei precedenti capitoli da 5 a 7 abbiamo ascoltato le parole della nuova Legge proclamata da Gesù sulla Montagna.
Ora, nei capitoli 8 e 9, Matteo indica come Gesù metteva in pratica ciò che aveva appena insegnato.
Nei vangeli di oggi (Mt 8,1-4) e di domani (Mt 8,5-17), vediamo da vicino i seguenti episodi che rivelano come Gesù praticava la legge:
- la guarigione di un lebbroso (Mt 8,1-4),
- la guarigione del servo del centurione romano (Mt 8,5-13),
- la guarigione della suocera di Pietro (Mt 8,14-15)
- e la guarigione di numerosi malati (Mt 8,14-17).
Gesù scende dal monte e si avvicina a Lui un lebbroso. È un’immagine molto bella perché aiuta a comprendere che la gente vede dal Suo amore che le parole proferite da Gesù, non sono leggi per condannare le persone, MA VIE DI SPERANZA PER LA RINASCITA DI CIASCUNO.
I lebbrosi dovevano stare a distanza, invece quello si accosta a Gesù con la fiducia di venire accolto con amore, e anche di poter venire guarito.
Così anche noi comprendiamo concretamente l’autorità del Figlio dell’uomo, che ci racconta che SOLO L’AMORE È VITA, e che SOLO DIO PUÒ ESSERE AMORE, CHE DA’ LA VITA, ATTRAVERSO IL DONO DELLA SUA GRAZIA.
Certo, questo amore è possibile solo per GRAZIA, MA LA GRAZIA PUÒ ANCHE ESSERE RIFIUTATA.
Infatti il lebbroso si fida di Gesù, E NON GLI DICE SE SEI DIO E MI VUOI BENE GUARISCIMI.
Ma lo chiama “Kyriòs”… Signore… Dio… e gli dice …SE VUOI… TU PUOI, SIGNORE….
E il Signore lo incoraggia a farsi riammettere nella comunità.
È un altro dono del suo amore attento, ma è anche un nuovo gesto di accoglienza e di fiducia, da parte del lebbroso, che poteva nutrire timori, rancori, tante difficoltà, nel presentarsi al sacerdote.
È LA GRANDE FEDE RICEVUTA IN DONO CHE LO MOTIVA A QUESTA RICONCILIAZIONE COL RELIGIOSO PERCHÉ SENTE IL BISOGNO, LA GIOIA, DI DONARSI, DI TESTIMONIARE L’AMORE DI DIO SENZA CALCOLI.
Che Nostro Signore Gesù Cristo ci insegni COME DOBBIAMO VIVERE OGNI GIORNO PER INCARNARE QUESTA DOLCE RICONCILIAZIONE.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!