… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo MATTEO 8,5-11
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno “Va’!”, ed egli va; e a un altro “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il tempo dell’avvento che abbiamo iniziato ieri è il tempo dell’attesa, tempo della nascita del Cristo.
E noi non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce. Perché sappiamo bene che Gesù di Nazareth si è già INCARNATO due millenni orsono e possiamo individuarne le tracce nella storia, recuperarne il volto.
Possiamo seguire l’impronta che questo ebreo ha lasciato nella civiltà…
MA QUELLO CHE OGGI VOGLIAMO CHIEDERCI È SE GESÙ SIA GIÀ NATO NEL NOSTRO CUORE, SE HA TROVATO SPAZIO E ACCOGLIENZA NELLA NOSTRA VITA…
Come la ha trovata duemila anni fa, nel cuore di un anonimo Centurione, del quale Marco non ci dice nemmeno il nome, che manifesta un atteggiamento caratterizzato da rispetto e umiltà -NON DIMENTICHIAMO CHE È UN PAGANO- talmente bello CHE LA CHIESA CI FA RIPETERE -NEL CAMMINO DEI SECOLI- NEL MOMENTO DELLA COMUNIONE, QUEL GRIDO DI DOLORE CHE SALE DAL SUO CUORE:
- “Signore, non sono degno che tu entri nella mia casa, ma dì solamente una parola ed io sarò salvato”.
Analizzandolo approfonditamente, questo testo, dice quanto segue:
- La persona che cerca Gesù è un pagano, soldato dell’esercito romano, che dominava e sfruttava la gente. E questo comandante si reca da Gesù, non per religione, né per il desiderio di Dio, bensì per una istanza, che il suo cuore BUONO, sollevava nei confronti del bisogno e della sofferenza DI UN SUO SERVO.
- Si tratta di un Centurione, comandante di una guarnigione militare, eppure si presenta come un umile cittadino, uno come gli altri.
- NON SI RECA DA GESÙ CON L’ARROGANZA DEI POTENTI MA CON L’UMILTÀ DEI POVERI. Come non ricordare nell’indimenticabile “GESU’ DI NAZARETH” di Zeffirelli, l’indimenticabile, stupenda interpretazione del Centurione, giocata su un MAGISTRALE gioco di sguardi, che ne dà ERNEST BORGNINE, e che troppo mi affascina ogni volta che lo vedo.
- Come mi affascina il fatto che lo chiami “Kýrios”, ovvero Signore… evidentemente in lui già esisteva la Fede, che esprime in quel momento dicendo a Gesù “Signore, è sufficiente che tu dica una sola “parola” ed il mio servo sarà guarito” (8,6.7).
- In apparenza non chiede nulla, si limita a raccontare il suo dolore, non solo il dolore del servo, MA LA SUA PERSONALE SOFFERENZA.
- Ed è così umile da non chiedere. Dice solo “…Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente”.
- L’umiltà in lui è la premessa della fede. La sua coscienza di non poter far nulla, S’INTRECCIA CON LA FEDE IN COLUI CHE PUÒ TUTTO. È un uomo che non conosce il Dio d’Israele eppure ha scoperto “la chiave che apre la porta della vita” perché riconosce in Gesù colui che può vestire di gioia i giorni terreni. Il centurione è quindi l’immagine di tutta quella parte di umanità che, avendo consapevolezza dei propri limiti, alza gli occhi al Cielo.
- Nelle parole del centurione possiamo intravvedere tutta la partecipazione emotiva di un uomo più abituato a usare le armi che le parole, un uomo all’apparenza duro e severo con sé stesso e con gli altri. In questo caso, invece, si presenta nella veste di un uomo che soffre perché non può far nulla per guarire un suo servo gravemente ammalato.
- La risposta di Gesù sorprende il centurione, poiché ne supera l’aspettativa. Il centurione non si aspettava che Gesù si recasse a casa sua. Si sente indegno e lo dice a gran voce “…Non sono degno“. Vuol dire che considerava Gesù una persona molto superiore.
E questo perché, NEL SUO CUORE, IL CENTURIONE ROMANO crede che la “parola” di Gesù è capace di guarire.
E questa Fede cosi grande nasce dalla sua esperienza professionale di comandante militare.
Perché quando un Centurione da ordini, Egli sa che il soldato romano obbedisce.
E non c’è bisogno che Egli vada a controllare.
Allo stesso modo questo buon uomo si raffigura nella sua mente e nel suo cuore, Gesù di Nazareth: sa che è sufficiente che dica una sola “parola”.
Perché il Centurione GRANITICAMENTE CREDE che la parola di Gesù racchiude UNA POTENZA CREATRICE.
E Gesù rimane ammirato ed elogia la fede del centurione, perché leggendo nel suo cuore vede che EGLI CREDE E CONFIDA NEL FIGLIO DI DIO.
Ecco allora il primo insegnamento: la fede non consiste nell’accettare, nel ripetere più o meno a memoria, o decorare una dottrina, ma nel credere e confidare IN UNA PERSONA: NEL FIGLIO DI DIO.
E chiudiamo questa povera riflessione parlando della PAROLA CREATRICE, che è CRISTO.
Parola, comando, obbedienza: è dal nulla che viene fuori l’universo visibile e invisibile.
Se noi conoscessimo la potenza della nostra parola, di certo la useremmo con molta più sapienza, intelligenza, accortezza e infinita prudenza.
PURTROPPO CHI CONOSCE LA POTENZA DELLA PAROLA È SATANA.
A LUI È BASTATA UNA SOLA FRASE, PER MANDARE IN ROVINA L’UMANITÀ INTERA, NON PER UN GIORNO, MA PER TUTTA LA SUA STORIA ED ANCHE NELL’ETERNITÀ.
La Scrittura ci insegna e ci ricorda che la sua è sempre parola di inganno, di menzogna, di falsità:
- “Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture (Gen 3,1-7)”.
LA SCRITTURA CELEBRA L’ONNIPOTENZA DELLA PAROLA DEL PADRE, che è di creazione, liberazione, redenzione, vera salvezza, rivelazione della sua divina ed eterna verità:
- “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo decreto irrevocabile e, fermatasi, riempì tutto di morte; toccava il cielo e aveva i piedi sulla terra (Sap. 18,13-16)”.
- “Esultate, o giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode. Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate, perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell’amore del Signore è piena la terra. Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi. Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo, perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto. Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità. Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini; dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra, lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere. Il re non si salva per un grande esercito né un prode scampa per il suo grande vigore. Un’illusione è il cavallo per la vittoria, e neppure un grande esercito può dare salvezza. Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo (Sal 33 (32) 1-22)”.
E oggi un pagano riconosce a Cristo Gesù la stessa onnipotenza divina per ogni sua parola. E obbedisce a Cristo come obbedisce a Dio. È la Fede. Senza questo rapporto con la parola, la nostra fede o è debole, o vana, o inesistente. Bene aveva detto Gesù in Matteo 21,31b:
- “«In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio”.
Ha detto un grande Padre della Chiesa Sant’Agostino Vescovo, nel suo meraviglioso “Discorso 62A,2”:
- ” La fede di questo centurione PREANNUNZIA LA FEDE DEI PAGANI, simile a un granello di senapa, una fede umile e fervente. Il suo servo, come avete udito, era malato e giaceva a casa paralizzato. Ora, questo centurione andò a pregare il Salvatore per la guarigione del suo servo. Il Signore gli promise che sarebbe andato personalmente a guarire il suo servo. Quello però, ferventemente umile ed umilmente fervente “Non sono degno” -disse– “o Signore, che tu entri sotto il mio tetto”. Il Signore sarebbe entrato sotto il suo tetto, egli invece se ne proclamava indegno: e tuttavia non avrebbe detto queste parole, se il Signore non fosse già entrato nel suo cuore. Soggiunse poi “Di’ solamente una parola e il mio servo guarirà”. “So a chi parlo: parla e sarà fatto ciò che voglio”. Aggiunse anche un paragone molto bello e assai vero. Poiché anch’io -disse– “sono un uomo”, mentre tu sei Dio; io sono “sottoposto ad un’autorità”, tu invece sei al di sopra di tutte le autorità; “io ho dei soldati ai miei ordini”, tu anche gli angeli; se dico a uno “Va’”, quello va; se dico ad un altro “Vieni”, egli viene; se dico al mio servo “Fa’ questo”, egli lo fa”. Al tuo servizio sono tutte le creature; occorre solo che tu dia un ordine e vien fatto ciò che comandi.
- L’umiltà del centurione fu la porta per cui entrò il Signore, affinché possedesse più completamente colui che già possedeva”.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!