28.06.2023 – MERCOLEDI’ SANT’IRENEO DI LIONE – MATTEO 7,15-20 “…guardatevi dai falsi profeti .”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 7,15-20

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete». Parola del Signore

Mediti…AMO

Sant’Ireneo di Lione, Vescovo, martire, dottore della Chiesa (Smirne, Turchia, 135-140 – Lione, Francia, 202-203), fu discepolo di san Policarpo di Smirne e, attraverso di lui, dell’apostolo san Giovanni.

Fu una figura di primaria importanza nella storia della Chiesa. Custodì fedelmente la memoria dell’età apostolica. Fattosi sacerdote del clero di Lione, succedette al vescovo san Potino e si tramanda che come lui sia stato coronato da glorioso martirio.

Molto disputò al riguardo della tradizione apostolica e pubblicò una celebre opera contro le eresie a difesa della fede cattolica.

Originario dell’Asia, nato con molta probabilità a Smirne, approdò in Gallia e nel 177 succedette nella sede episcopale di Lione al novantenne vescovo san Potino, morto in seguito alle percosse ricevute durante la persecuzione contro i cristiani.

Pochi giorni prima delle sommosse anticristiane, Ireneo era stato inviato a Roma dal suo vescovo per chiarire alcune questioni dottrinali.

Tornato a Lione, appena sedata la bufera, fu chiamato a succedere al vescovo martire, in una Chiesa decimata dei suoi preti e di gran parte dei suoi fedeli.

Si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell’intera Gallia. Lui, che era greco, imparò le lingue dei barbari pur di evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche. E dove non arrivò la sua voce giunse la parola scritta.

Nei suoi cinque libri “Adversus Haereses” traspare non solo il grande apologista, ma anche il buon pastore preoccupato di qualche pecorella allo sbando che cerca di condurre all’ovile.

In data 21 gennaio 2022 Papa Francesco lo ha dichiarato Dottore della Chiesa, con il titolo di “Doctor unitatis”.

IRENEO È COSÌ IL PRIMO MARTIRE NELLA STORIA DELLA CHIESA A RICEVERE IL TITOLO DI “DOTTORE DELLA CHIESA”.

Dice la preghiera della Orazione Colletta, della sua memoria liturgica:

  • O Dio, che al vescovo sant’Ireneo hai dato la grazia di confermare la tua Chiesa nella verità e nella pace...”, indicando bene l’opera compiuta da questo santo, vescovo della Chiesa di Lione nel Il secolo.

In quel tempo la dottrina cristiana era minacciata dallo gnosticismo, tendente a ridurre tutto a pura astrazione e Ireneo, con la sua predicazione e le sue opere, ne tutelò l’integrità, approfondendo la conoscenza delle Scritture e dei misteri della Fede:

  • la Trinità,

  • Cristo centro della storia,

  • l’Eucaristia che nutrendoci del corpo e del sangue di Cristo “rende la nostra carne atta alla visione di Dio”.

Ireneo è un santo molto Ottimista: è sua la famosa affermazione “la Gloria di Dio è l’uomo vivente“.

Promotore di verità, Ireneo lo fu anche di pace nella Chiesa, facendosi mediatore di riconciliazione nella controversia sulla data della Pasqua, questione ben poco importante, ma che minacciava l’unità e la pace dei cristiani in quel secolo.

Ireneo fu innanzitutto un uomo di fede e un Pastore. E, del buon Pastore aveva il senso della misura, la ricchezza della dottrina e l’ardore missionario.

Come scrittore, persegue un duplice scopo: difendere la vera dottrina dagli assalti degli eretici, ed esporre con chiarezza le verità della fede.

A questi fini corrispondono esattamente le due opere principali che di lui rimangono: i cinque libri dell’Adversus haereses, (Contro le eresie), e la Demonstratio apostolicae praedicationis (l’Esposizione della predicazione apostolica), in cui espone una sintetica e precisa esposizione della dottrina cattolica; che, per questo, si può chiamare anche il più antico “catechismo della dottrina cristiana”. Ireneo si può considerare un vero campione della lotta contro le eresie.

Il pensiero e le opere di Ireneo furono direttamente influenzate da Policarpo, che fu discepolo di Giovanni Evangelista. Essi sono una testimonianza della tradizione apostolica, a quei tempi impegnata contro il proliferare di varie eresie, in particolare lo gnosticismo di cui Ireneo fu un forte oppositore.

IRENEO PUÒ ESSERE CONSIDERATO IL PRIMO TEOLOGO CRISTIANO, IN QUANTO HA TENTATO DI ELABORARE UNA PRIMA SINTESI GLOBALE DEL CRISTIANESIMO PRIMITIVO.

Ireneo con la sua diligente opera tentò di dare una risposta chiara e precisa contro i presunti errori dello gnosticismo. Mentre nei confronti del neoplatonismo si aprì a un certo dialogo, accogliendo perfino alcuni principi generali, sottoponendoli a una personale riflessione.

La Chiesa del II secolo, era afflitta DA DOTTRINE CHE NEGAVANO LA FEDE NELL’UNICO DIO PADRE DI TUTTI, CREATORE E SALVATORE DELL’UOMO E DEL MONDO; E AFFERMAVANO, ACCANTO AL DIO BUONO, L’ESISTENZA DI UN PRINCIPIO NEGATIVO, CHE AVREBBE PRODOTTO LA MATERIA E TUTTO CIÒ CHE DA ESSA DERIVA.

Radicandosi saldamente nella dottrina biblica della creazione, Ireneo rivendicava decisamente l’originaria bontà della materia, del corpo, della carne, non meno che dello spirito.

È stato certamente il primo grande teologo della Chiesa primitiva, che ha creato della teologia una visione sistematica, cioè un sistema teologico coerente fra tutti gli articoli di fede.

Al centro della sua ricostruzione sta la questione della “Regola della fede” e della sua trasmissione, che per Ireneo coincide con il Credo degli Apostoli, la chiave per interpretare il Vangelo, giacché ne è una sintesi.

Il Vangelo predicato da Ireneo, infatti, è quello che egli ha ricevuto da Policarpo, Vescovo di Smirne, e che risale all’apostolo Giovanni.

E COSÌ IL VERO INSEGNAMENTO non È QUELLO inventato dagli intellettuali al di là della fede semplice della Chiesa, ma quello FONDATO DIRETTAMENTE SUGLI APOSTOLI, CHE HANNO COMUNICATO AI VESCOVI IN UNA CATENA ININTERROTTA FORMANDO LA COSIDDETTA TRADIZIONE (dal latino traditionem, da tradere: consegnare, trasmettere), che è una delle due fonti della Rivelazione.

Gli Apostoli hanno insegnato una fede semplice, che si fonda sulla rivelazione di Dio. E la fede pubblicamente confessata dalla Chiesa è la fede comune di tutti, trasmessa dagli Apostoli, cioè da Gesù e da Dio.

Aderendo a questa fede trasmessa pubblicamente dagli Apostoli ai loro successori, i cristiani devono osservare quanto i Vescovi dicono, devono considerare specialmente l’insegnamento della Chiesa di Roma, preminente e antichissima, che trae origine direttamente da Pietro e Paolo, colonne del Collegio apostolico.

Con la Chiesa di Roma devono accordarsi tutte le Chiese locali, riconoscendo in essa la misura della vera tradizione apostolica, dell’unica fede comune della Chiesa.

Così scrive Ireneo: “A questa Chiesa, per la sua peculiare principalità è necessario che convenga ogni Chiesa, cioè i fedeli dovunque sparsi, poiché in essa la tradizione degli Apostoli è stata sempre conservata” (Contro le eresie, III, 3, 2).

La successione apostolica, verificata sulla base della comunione con la Chiesa di Roma, costituisce il criterio della permanenza delle singole Chiese nella Tradizione apostolica.

Scrive ancora Ireneo: “Con questo ordine e con questa successione È GIUNTA FINO A NOI LA TRADIZIONE CHE È NELLA CHIESA A PARTIRE DAGLI APOSTOLI E LA PREDICAZIONE DELLA VERITÀ. E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli Apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità” (Contro le eresie, III,3,3).

Sant’Ireneo, con la sua vita e il suo martirio ci ricorda che nella vigna del Signore si vive d’amore (nonostante le avversità), E L’AMORE PRODUCE AMORE.

Niente ci darà mai la serenità, SE NON IL VIVERE NELLA GRAZIA DI DIO, alla sua presenza. Con la certezza GRANITICA che, anche se il mondo ci si presenta con mille ostacoli e pericoli, NOI SAPPIAMO CHE POSSIAMO CAMMINARE ALLA PRESENZA DEL SIGNORE.

Per questo ripetiamo le parole del Salmo:

  • Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore. Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso il guadagno. Distogli i miei occhi dal guardare cose vane,fammi vivere nella tua via. “

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!