28.05.2023 – DOMENICA DI PENTECOSTE A– GIOVANNI 20,19-23 “Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 20,19-23

+ La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Nella liturgia odierna, solennità della Pentecoste, dopo aver letto il racconto della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e su Maria, la madre di Gesù, il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua (At 2,1-11), si proclama il brano del vangelo secondo Giovanni nel quale viene narrato il dono dello Spirito ai discepoli la sera dello stesso giorno della resurrezione, il primo giorno della settimana ebraica (Gv 20,1).

Questa differenza è in realtà una sinfonia con la quale la chiesa testimonia lo stesso evento letto in modi diversi ma non discordanti.

Ma, esattamente, cosa è la PENTECOSTE ebraica?

Presso gli Ebrei la festa era inizialmente denominata “festa della mietitura” e “festa dei primi frutti”; si celebrava il 50° giorno dopo la Pasqua ebraica e segnava l’inizio della mietitura del grano; nei testi biblici è sempre una gioiosa festa agricola.

È chiamata anche “festa delle Settimane”, per la sua ricorrenza di sette settimane dopo la Pasqua; nel greco ‘Pentecoste’ significa 50ª giornata.

Il termine Pentecoste, riferendosi alla “festa delle Settimane”, è citato in Tobia 2,1 e 2 Maccabei, 12, 31-32.

Quindi lo scopo primitivo di questa festa, era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si aggiunse più tardi, il ricordo del più grande dono fatto da Dio al popolo ebraico, cioè la promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai.

Secondo il rituale ebraico, la festa comportava il pellegrinaggio di tutti gli uomini a Gerusalemme, l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un’adunanza sacra e particolari sacrifici; ed era una delle tre feste di pellegrinaggio (Pasqua, Capanne, Pentecoste), che ogni devoto ebreo era invitato a celebrare a Gerusalemme.

Ma nel Nuovo Testamento, cos’è la PENTECOSTE?

I cristiani inizialmente chiamarono Pentecoste, il periodo di cinquanta giorni dopo la Pasqua.

A quanto sembra, fu Tertulliano, apologista cristiano (155-220), il primo a parlarne come di una festa particolare in onore dello Spirito Santo. Alla fine del IV secolo, la Pentecoste era una festa solenne, durante la quale era conferito il Battesimo a chi non aveva potuto riceverlo durante la veglia pasquale.

Le costituzioni apostoliche testimoniano l’Ottava di Pentecoste per l’Oriente, mentre in Occidente compare in età carolingia.

L’Ottava liturgica si conservò fino al 1969; mentre i giorni festivi di Pentecoste furono invece ridotti nel 1094, ai primi tre giorni della settimana; ridotti a due dalle riforme del Settecento.

All’inizio del XX secolo, fu eliminato anche il lunedì di Pentecoste, che tuttavia è conservato come festa in Francia e nei Paesi protestanti.

La Chiesa, nella festa di Pentecoste, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano.

L’episodio della discesa dello Spirito Santo è narrato negli Atti degli Apostoli, nel capitolo 2.

Gli apostoli insieme a Maria, la madre di Gesù, erano riuniti a Gerusalemme nel Cenacolo, probabilmente della casa della vedova Maria, madre del giovane Marco, il futuro evangelista, dove presero poi a radunarsi abitualmente quando erano in città; e come da tradizione, erano affluiti a Gerusalemme gli ebrei in gran numero, per festeggiare la Pentecoste con il prescritto pellegrinaggio.

  • Mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti, di ogni Nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita, perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua. Erano stupefatti e, fuori di sé per lo stupore, dicevano: ‘Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?”.

Il passo degli Atti degli Apostoli, scritti dall’evangelista Luca in un greco accurato, prosegue con la prima predicazione dell’apostolo Pietro, che unitamente a Paolo, narrato nei capitoli successivi, aprono il cristianesimo all’orizzonte universale, sottolineando l’unità e la cattolicità della fede cristiana, dono dello Spirito Santo.

Nella Liturgia lo Spirito Santo viene invocato nel conferimento dei Sacramenti e da vero protagonista nel Battesimo e nella Cresima e con liturgia solenne nell’Ordine Sacro.

E in ogni cerimonia liturgica, ove s’implora l’aiuto divino, con il magnifico e suggestivo inno del “Veni Creator”, il cui testo in latino è incomparabile.

Nella solennità di Pentecoste si recita la Sequenza, il cui testo della più alta innologia liturgica, è preghiera, meditazione, invocazione allo Spirito Santo.

Veniamo al testo evangelico della Messa–DEL GIORNO- odierna.

Lo Spirito Santo, atteso e invocato, oggi discende sulla Chiesa per rinnovare nel nostro tempo i prodigi della Pentecoste.

Prima di ascendere al Cielo, Gesù aveva assicurato i suoi discepoli che non sarebbero rimasti orfani, ma che nonostante la sua assenza terrena avrebbero potuto contare sulla sua presenza che certamente sarebbe stata misteriosa, arcana e impenetrabile, ma non per questo meno attiva e proficua di quella precedente.

Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo“, aveva esclamato precisando che sarebbe stato egli stesso ad agire nelle loro attività e nelle loro iniziative di evangelizzazione.

Ma soprattutto aveva promesso loro il dono dello Spirito Santo, che li avrebbe condotti alla verità per intero, illuminandoli e ispirandoli in ogni loro occasione.

Chi è lo Spirito Santo? Paolo di Tarso dice che “Il Signore è lo Spirito“(2Cor 3, 17) e Gesù indica lo Spirito quasi come UN ALTRO SÉ STESSO (Gv 14, 15), conferendo a Lui la prerogativa di Avvocato e Consolatore, titoli che altrove vengono assegnati allo stesso Gesù.

Lo Spirito Santo quindi è Dio, la Terza Persona dell’unico Dio Uno che allo stesso tempo è Tre.

Nell’Antico Testamento lo si nota a volte come una forza impersonale divina, una risorsa con la quale Dio suole intervenire a vantaggio della creazione e dell’uomo.

Ma è soprattutto a partire dal Cristo Risorto che siamo in grado di riscontrare la presenza e l’azione dello Spirito che parla, che agisce, suggerisce e predispone, quindi dello Spirito che è protagonista della vicenda della nostra salvezza accanto al Padre e al Figlio.

Ed è lo Spirito Santo, che è lo Spirito di Cristo, la Persona divina che diffonde nel mondo la possibilità di imitare Cristo, dando Cristo al mondo, facendolo vivere in noi.

Bisogna premettere che nell’insegnamento e nell’opera di Cristo, nulla è più essenziale del PERDONO.

Perché Egli ha proclamato incessantemente il regno futuro del Padre, COME REGNO DELL’AMORE MISERICORDIOSO.

Sulla CROCE, col suo sacrificio perfetto, ha espiato i nostri peccati, facendo così trionfare la misericordia e l’amore mediante –e non contro– la giustizia e l’ordine.

Nella sua vittoria pasquale, egli ha portato a compimento ogni cosa. Per questo il Padre si compiace di effondere, per mezzo del Figlio, lo Spirito di perdono.

Nella Chiesa degli apostoli il perdono viene offerto attraverso I SACRAMENTI DEL BATTESIMO E DELLA RICONCILIAZIONE e nei gesti della vita cristiana.

Dio ha conferito al suo popolo una grande autorità stabilendo che la salvezza fosse concessa agli uomini per mezzo della Chiesa!

Ma questa autorità, per essere conforme al senso della Pentecoste, deve sempre essere esercitata con MISERICORDIA e con GIOIA, che sono le caratteristiche di Cristo, che ha sofferto ed è risorto, e che esulta eternamente nello Spirito Santo.

È interessante meditare sul fatto che Giovanni concludendo il suo vangelo con quel giorno della risurrezione (“…la sera di quel giorno, il primo della settimana”), intende attestare la pienezza della salvezza manifestatasi nella vittoria di Gesù sulla morte, NEL DONO DEL SANTO SOFFIO CHE DÀ INIZIO A UNA NUOVA CREAZIONE IN CUI LA MISERICORDIA DI DIO HA IL PRIMATO, REGNA, E PER QUESTO C’È LA REMISSIONE DEI PECCATI DEL MONDO.

È questa remissione, questo perdono gratuito e definitivo donato da Dio di cui i discepoli devono essere ministri in mezzo all’umanità.

Gesù è SEMPRE in mezzo a noi, è l’‘Immanuel, il Dio-con-noi (Mt 1,23 e 28,20), non ci lascia, non ci abbandona.

Se mai, siamo noi che lo abbandoniamo e fuggiamo da lui come i discepoli nel Getsemani (Mc 14,50 e Mt 26,56).

Siamo noi che di fronte al mondo finiamo per dire “…non lo conosciamo”, come Pietro nel rinnegamento (Mc 14,71 e par.).

Siamo noi che, quando dobbiamo constatare la sua presenza perché gli altri ce la testimoniano, continuiamo a diffidare e a nutrire dubbi, come Tommaso (Gv 20,24-25).

Fratelli e Sorelle, spetta a noi ricevere lo Spirito santo per respirare lo Spirito.

E in questa nuova vita animata dal Soffio santo sempre e sempre avviene la remissione dei peccati: Dio li rimette a noi e noi li rimettiamo agli altri che hanno peccato contro di noi (Mt 6,12 e Lc 11,4).

Non c’è liberazione se non dalla morte, dal male e dal peccato!

La Pentecoste è la festa di questa liberazione che la Pasqua ci ha donato, liberazione che raggiunge le nostre vite quotidiane con le loro fatiche, le loro cadute, il male che le imprigiona.

E noi SEMPRE DOBBIAMO CONFESSARE che il cristiano è colui che respira lo Spirito di Cristo, lo Spirito santo di Dio, e grazie a questo Spirito è santificato, prega il suo Signore e ama il suo prossimo.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!