28.04.2022 GIOVEDI’ 2′ SETTIMANA DI PASQUA – GIOVANNI 3,31-36 “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 3,31-36

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Meraviglioso e complicatissimo il pensiero dell’evangelista Giovanni.

Tant’è vero che il suo emblema è L’AQUILA, che vola, disegnando nel cielo, sentieri che solo Dio conosce.

Il redattore del quarto evangelo, L’APOSTOLO INTIMO AL CUORE DEL SIGNORE, più giovane tra tutti gli Apostoli e gli Evangelisti, vede le relazioni tra il cielo e la terra in modo più chiaro rispetto agli altri 3 evangelisti che hanno scritto prima di lui.

E PUÒ FARLO PERCHÉ GIOVANNI HA POTUTO IMMERGERE IL SUO DIRE IN TUTTO IL FULGORE DELLA PERSONALITÀ UMANO-DIVINA DI CRISTO GESÙ.

Per rappresentare queste relazioni ed esplicitare il proprio pensiero, egli utilizza nuovi modelli di linguaggio e parla di un mondo che non conosciamo, che è molto in alto e molto lontano e di un mondo che conosciamo perfettamente:

  • il primo MONDO È QUELL’ALDILÀ, DOVE ABITA DIO.
  • quello che conosciamo benissimo è il mondo terreno in cui vivono gli uomini.

Ne discende che la posizione dalla quale si parla, nella quale ci riconosciamo determina il valore di ciò che dice.

Chi ha come orizzonte «la terra» non sa dire nulla che non sia «della terra».

Chi viene «dal cielo» occupa una posizione di superiorità, ha accesso alle cose divine e sa leggere ancora più in profondità quelle della terra.

L’evangelista, con un particolare uso dei verbi, afferma infatti che le Sue parole presenti sono la diretta conseguenza di un fatto avvenuto, di un evento passato e i cui effetti si vedono in ciò che ora viene comunicato.

Gesù ha visto e udito. Per cui la Sua testimonianza è dunque una «rivelazione» ultima delle cose di Dio.

Ma troppo spesso questa RIVELAZIONE è rifiutata.

E questo è il segno che, chi proviene dalla terra, non può da sé capire la parola che giunge da Dio e dunque non ascolta il Suo inviato.

Fortunatamente c’è anche chi la accoglie.

Sembra una contraddizione, ma in ciò emerge un senso profondo:

  • l’impossibilità da parte dell’uomo di accedere a ciò che è divino…
  • …è vinta dalla volontà e dall’iniziativa di Dio stesso.

Tornando a Giovanni, egli sa che Gesù, il Figlio di Dio viene da quell’”aldilà”, dove è sempre stato vicino a suo PADRE, e lo sarà in eterno vicino a LUI.

È sceso sulla terra in un momento ben preciso della storia, per salvare l’uomo dal peccato e dalla morte, morendo sulla croce e venendo elevato in cielo per sempre.

E lo ha fatto diventando pienamente uomo, ma essendo nello stesso tempo pienamente Dio

Ed ha utilizzato uno strumento di morte, la croce, che ha diverse prospettive di analisi:

  • da un punto di vista miseramente umano, la croce è la sconfitta definitiva di Gesù; la sua morte è il fallimento di tutti i suoi progetti terreni,
  • dal punto di vista di Dio, la croce di Gesù rappresenta la vittoria di Dio sul mondo ed è icòna della nostra salvezza.

SE NOI CREDIAMO IN GESÙ, FIGLIO DI DIO, POSSEDIAMO GIÀ LA VITA ETERNA.

Gesù è il germe della speranza attraverso il quale Dio agisce nel mondo. Perché Dio si è fatto altro, si è fatto uomo.

Quindi anche noi siamo chiamati a diventare “altro”, ovvero un altro Cristo, ovvero un essere pienamente umano in un mondo inumano.

Possiamo, se viviamo nel suo NOME, diventare CREATURE NUOVE, IN CUI TORNA, RIPULITA, A BRILLARE, “QUELL’IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO”, che abbiamo sporcato orrendamente con quel peccato che tanto amiamo commettere.

Nel brano evangelico odierno, che Giovanni ci regala, Gesù racconta ad uno spaesato Nicodèmo, un fariseo profondamente incline a ri-cercare la Verità.

Che vita quella di questo povero capo dei farisei.

Ha creduto e studiato tutta la vita, è diventato un punto di riferimento per i rabbini del suo tempo eppure scopre di non sapere nulla. Nulla di Dio, nulla di sé, nulla della fede, nulla della vita.

Ma è un uomo aperto alla verità. Ed è encomiabile, non si arrende.

Anche se di notte, trova il coraggio di confrontarsi con Gesù, che gli fa capire che ha visto giusto.

L’uomo deve rinascere dall’alto, per entrare nella logica di Dio, per fare della propria vita un dono, come Dio ha fatto Dio, che ha donato il suo FIGLIO UNIGENITO per la salvezza dell’umanità.

Nicodemo è turbato, perché intuisce la verità e la forza delle parole di quel misterioso falegname di Nazareth.

Come fare, concretamente? Gesù risponde: ciò che può fare è credere in Gesù. Credere che egli è l’inviato di Dio, credere che è figlio del Padre in maniera assolutamente unica e straordinaria, fatto uomo PER RENDERE TESTIMONIANZA AL PADRE PERCHÉ LUI E DIO SONO UNA COSA SOLA.

E credere in LUI lo farà partecipare alla vita di Dio, cioè alla vita eterna. Soggiungendogli che non è una cosa che ci succede quando siamo morti, ma una dimensione in cui scopriamo di essere inseriti da sempre.

E questo perché Gesù vuole smontare l’idea approssimativa e riduttiva di Dio che Israele, e con esso tutta l’umanità che cammina nei secoli, si è fatta.

Dio, non è Giudice implacabile, e nemmeno vìndice.

Non è uno che premia se ci comportiamo osservando scrupolosamente i suoi precetti, come pensavano i farisei, ma colui che desidera salvarci e opera perché questa  salvezza si realizzi.

E Gesù manifesta il vero volto di Dio. e qui IO MI VERGOGNO. Perché NOI SIAMO TALMENTE ABITUATI A QUESTA AFFERMAZIONE DA NON SOBBALZARE PIÙ QUANDO LA UDIAMO.

La domanda da porci, allora, è sempre la stessa: IL DIO IN CUI CREDIAMO È IL DIO DI GESÙ CRISTO?

Spesso noi cristiani che abbiamo una qualche idea religiosa che, spesso, rende Dio inavvicinabile e “ALTISSIMO…IL DIO DEGLI ESERCITI CHE SE NE STA NELL’ALTO DEI CIELI, IMMOTO E INSENSIBILE”.

Tutta la nostra vita allora, STA IN UNA CONTINUA CONVERSIONE DALL’IDEA DI DIO CHE PORTIAMO NEL CUORE A QUELLA SPLENDIDA E ADULTA RACCONTATA DA GESÙ CRISTO.

Leggere e meditare correttamente la Parola, scrutarne il significato animati dallo Spirito e guidati dall’esperienza millenaria della comunità cristiana ci permette di verificare continuamente la verità della nostra POVERA FEDE.

La fede nel Figlio sfocia nel dono della VITA IN PIENEZZA che avviene qui e ora, “hic et nunc”.

L’incredulità, invece, sfocia nel non vedere Dio, e ci fa rimanere per sempre in un orizzonte di morte (è opportuno leggere così “l’ira” di cui parla il versetto evangelico):

  • “…chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui”.

Particolare è il fatto che, nel testo, al «credere» viene opposto il «disubbidire», così che sia chiaro il riferimento a un’incredulità intesa non come semplice dubbio, ma come precisa volontà di rifiuto nei confronti di Gesù.

NEL PADRE NON C’È ALCUNA VOLONTÀ DI MORTE. MAI, PER NESSUNO, IN NESSUN CASO.

C’è solo un amoroso, indubitabile, definitivo desiderio di Vita per tutti gli uomini senza alcuna esclusione.

Il Figlio è il racconto vero e incarnato, che l’uomo ha veduto con i propri occhi, di questo amore senza misura.

E SICCOME IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA POSTO IN MANO OGNI COSA, LA SUA RISPOSTA NON PUÒ ESSERE CHE QUELLA DELL’OBBEDIENZA SENZA CONDIZIONI.

Succede, infatti che chiunque voglia entrare nel rapporto DIO PADRE\DIO FIGLIO, e ne ha capito l’importanza e la grandezza dell’amore, finisce di fidarsi più del PADRE e del FIGLIO che di sé stesso.

Pertanto, se il discorso di Gesù con Nicodemo si ferma a questo punto, c’è da pensare che debba averlo convinto; e non importa se, per aiutarlo, alla fine ha fatto cenno all’ira.

Da buon maestro della legge quale è, NICODEMO SA BENE CHE DIO È RICORSO ALL’IRA SOLO IN CASI ESTREMI E SOLO PER TIRARNE FUORI UN BENE ANCORA PIÙ GRANDE.

MA ORA ANCHE LUI, ASCOLTANDO E INTERROGANDO IL FIGLIO, È FINITO CONQUISTATO DALL’AMORE.

Un’ultima considerazione.

Nel testo, biblicamente, il contrasto tra «chi viene dall’alto» e «chi viene dalla terra» vuol sottolineare la differenza radicale che intercorre tra il ministero di Gesù e il ministero, seppur illuminato dalla Parola di Dio, ma comunque terreno, di Giovanni il Battista.

Gesù infatti ci dona lo Spirito in pienezza.

In questo brano troviamo ancora delle parole che ci aiutano a capire un po’ più in profondità che cosa è la FEDE.

Noi VIVIAMO la FEDE quando PONIAMO LA NOSTRA FIDUCIA IN DIO E CI AFFIDIAMO A DIO.

La FEDE allora comporta due cose:

  • l’assenso dell’intelligenza
  • e il consenso della volontà.

Per questo non può mai ridursi ad una decisione puramente intellettuale indipendente dal nostro comportamento (Gc 2,14-26).

FEDE E FEDELTÀ sono come due facce della stessa moneta, in modo tale che il vero opposto della fede, non è tanto l’‘incredulità’, ma soprattutto la ‘disobbedienza’.

Chi si comporta male si sottopone con le sue azioni alla “vendetta dell’essere”.

E, tenuto presente che l’essere non è disordinato e caotico, ma ha una struttura ben precisa, chi si comporta in contrasto con questa struttura si costruisce con la sue mani l’inferno.

QUESTA È «L’IRA DI DIO».

Queste conseguenze terribili possono essere evitate solo affidandoci, nell’obbedienza della Fede, a Gesù, e a DIO, il cui nome significa YHWH salva, cioè “Colui che è” (la pienezza dell’essere, che sola può riaggiustare l’essere stravolto dal peccato).

DIO È “COLUI CHE SALVA” PER AMORE E MISERICORDIA.

Chi non obbedisce al Figlio rimane nel circolo inevitabile dell’ira.

Fratelli e Sorelle, ricordiamoci che il confessionale È IL LUOGO DOVE POSSIAMO ESERCITARE CONCRETAMENTE E FEDELMENTE LA FEDE NELLA MISERICORDIA DI DIO.

Che questo nostro tempo pasquale, CHE È TEMPO DI GRAZIA, ci aiuti a non arrenderci mai, a non scoraggiarci, a lottare come ha saputo fare quell’anziano curioso e irrequieto che è Nicodemo.

Ha detto PAPA GIOVANNI XXIII:

  • “Alimentate dunque la vostra fede; fede in Dio, giusto e misericordioso, senza il quale la vostra vita sarebbe come un giorno senza sole, un universo senza luce; fece nella Chiesa che per volontà divina, guida gli uomini con bontà e sicurezza verso il cielo”.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!