28.01.2024 – DOMENICA 4 P.A. B – MARCO 1,21-28 “Insegnava loro come uno che ha autorità”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 1,21-28

+ In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!» La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il vangelo di ieri informava sulla prima attività di Gesù: chiamò quattro persone per formare la comunità con Lui (Mc 1,16-20).

Questa domenica la lettura del Vangelo di Marco ci presenta la prima uscita pubblica di Gesù dopo l’annuncio del regno e la chiamata dei primi apostoli.

È importante ricordare che per la prima volta il Signore compie un gesto di guarigione, perché ci aiuta a comprendere la reazione di grande stupore della folla, con cui il nostro brano di oggi si conclude.

Il vangelo di oggi, quindi, descrive l’ammirazione della gente dinanzi all’insegnamento di Gesù (Mt 1,21-22) ed il primo miracolo che caccia un demonio (Mt 1,23-28).

Marco raccoglie questi episodi e quelli che seguiranno nei giorni che seguiranno, che erano stati trasmessi oralmente nelle comunità, e li unisce tra di loro come i mattoni di una parete.

Nel 70, anno in cui Marco scrive, le comunità avevano bisogno di orientamento.

Il suo Evangelo è il più scarno dei quattro Evangeli, il meno curato dal punto di vista linguistico, il meno ricco di particolari, ma il primo ad essere scritto.

Descrivendo come fu l’inizio dell’attività di Gesù, questo Evangelista indicava come dovevano fare per annunciare la Buona Novella, facendo catechesi, raccontando alle comunità gli avvenimenti della vita di Gesù.

E, in questo contesto, vediamo che Gesù inizia il suo ministero annunciando il vangelo del regno di Dio (Mc 1,15).

Siamo di sabato, e Gesù, come ogni pio israelita osservante, partecipa al culto del sabato, commentando il testo della Scrittura che quel giorno veniva letto.

Badate bene, Fratelli e Sorelle, il particolare: nel giorno in cui il popolo ebraico sospendeva ogni attività per riconoscere e lodare l’opera di Dio, Gesù parla e agisce con autorità per manifestare che è giunto il tempo di restaurare ogni cosa e di riportare la creazione al suo primitivo splendore.

Ma torniamo al testo.

Quella dello “shabbàt” era una giornata complicata.

Iniziava con la preghiera del mattino, descritta dal v. 21 (preghiera celebrata ancora oggi dagli Ebrei, e che prevede la proclamazione della Toràh, del Profeta e il successivo commento tenuto dal rabbino), per arrivare al tramonto del sole, quando ormai, finito lo Shabbat, era permesso portare i malati davanti a Gesù.

E i testi ci raccontano che tutta l’attività di Gesù era frenetica: non aveva tempo se non per insegnare e per guarire.

Predica dunque sul brano previsto, di cui non conosciamo il testo, nè sappiamo se fosse della Toràh o dei Profeti, sul quale Gesù ha preso la parola.

E, nel farlo, la gente che ascoltava ha percepito che insegnava in una maniera nuova, perchè Gesù punta diritto al cuore delle persone e dei problemi e lo fa con l’autorevolezza di chi sa cosa dire, sa cosa fare, soprattutto vive ciò che dice e, quello che dice, è veramente uno sconvolgimento.

Noi sappiamo bene che Gesù, è in sè LA PAROLA.

Perciò è proprio grazie a ciò, che grazie al suo parlare, il male comincia ad emergere dall’interno di un’esistenza, ne viene come tirato fuori e poi sradicato.

Ed è la potenza di questa Parola che può esercitare, una scissione nel cuore dell’uomo, che può sconvolgere un’esistenza inquieta e tormentata, all’interno di una vita che non riesce da sola a liberarsi da quanto le è di ostacolo.

Il Maestro di Nàzareth, ha quindi una parola forte, autorevole, che mostra in sè quell’“euxosia, che rende una parola affidabile, che fa di essa una parola che percuote, una parola affidabile, per cui, ascoltandola, la gente può dire “Mi affido”.

Mentre erano abituati ad ascoltare una parola ripetuta, quasi sempre senza convinzione, e pronunziata da persone nelle quali non c’è coerenza.

Ragion per cui la Parola di Dio, predicata, non risultava essere affidabile.

Mentre Gesù possiede questa autorevolezza, che è quella propria del profeta.

Marco presenta Gesù come un “maestro”, in proporzione, più degli altri vangeli: e per 5 volte usa a suo riguardo la parola “didachē” (“insegnamento”), e per 10 volte lo chiama “maestro”, titolo, nel suo evangelo, riferito solo a Gesù.

L’insegnamento è uno dei ministeri di cui parla Paolo nella Lettera ai Romani (12,7), ED È FORSE QUELLA CARITÀ DI CUI PIÙ ABBIAMO BISOGNO IN TEMPI IN CUI È DIFFICILE TRASMETTERE LA FEDE.

Gli “altri”, a cui viene paragonato Gesù, sono gli scribi.

Ma questi non hanno la sua stessa “autorità”: anche se non vengono disprezzati o diminuiti dall’evangelista, Marco sottolinea due volte (vv. 22 e 27) che egli insegna in modo molto diverso rispetto a questi.

E, per realizzare tutto questo, Gesù entra nella sinagoga, di Kĕfar Naḥūm, o Kapernàhum (Cafarnao, luogo in cui abita Simon Pietro e che diventerà di fatto la città di Gesù), città di confine, abitata anche da stranieri non appartenenti al Popolo di Dio.

E luogo della presenza di consistenti truppe di Roma.

E in questa zona, chiamata “Galilea delle genti”, Gesù insegna, e in questo contesto, compie un esorcismo, scacciando uno spirito impuro.

La denominazione di “spirito impuro” è ricorre 12 volte in Marco, insieme alla parola “demonio”.

Lo spirito è detto impuro perché i demoni sono estranei, anzi OSTILI ALLA PURITÀ RELIGIOSA E MORALE CHE IL SERVIZIO DI DIO ESIGE.

Lo spirito dice letteralmente “che vuoi da noi, Gesù Nazareno? cosa c’è tra te e noi?“, un’espressione molto sgarbata, ma che è un modo di dire semitico, usato per respingere un intervento giudicato inopportuno, o per manifestare a qualcuno che non si vuole avere con lui alcun rapporto.

E lo spirito sa bene che dove c’è Gesù non vi può essere spazio per i demoni, e di conseguenza, il loro potere sull’uomo è finito.

Ecco perché, il demone, dice che Gesù è venuto “a rovinarli”.

È importante sottolineare che il testo parla di UN DEMONE, UNO SPIRITO.

Ma quel demone usa il “noi” (“che vuoi da noi, Gesù Nazareno? cosa c’è tra te e noi?“).

CIÒ NON VUOL DIRE CHE AVEVANO PRESO POSSESSO DI QUEST’UOMO PIÙ DEMONI.

Ma l’uso del plurale, ‘noi’, fatto dal demone, serviva a rivelare una personalità che, in quest’uomo, non era più unitaria, ma alterata e frammentata, in una confusa molteplicità di ‘io’ che si alternavano e confliggevano contro Dio.

Questo miracolo ha un valore particolare per la narrazione di Marco, perchè narra un’attività specifica del Messia, che, SCACCIANDO GLI SPIRITI IMMONDI GESÙ SPOGLIA SATANA DEL SUO POTERE.

La domanda di fondo è, ovviamente, ‘da dove’ Gesù prenda questa autorità con cui parla e opera, ovvero, ‘chi’ è Gesù.

La risposta alle domande arriverà da uno spirito maligno che proprio rivoltandosi contro Gesù gli dice “Io loso chi sei: il santo di Dio.

In tal modo lo riconosce davanti a tutti e, ironia della sorte, È IL DEMONIO CHE LO ANNUNCIA PUBBLICAMENTE COME IL MESSIA VENUTO PER VINCERE IL MALE (“Sei venuto a rovinarci!”).

E questo ci avverte che non sempre dire qualcosa di vero vuol dire essere nella verità e nella pace.

Anche un’affermazione vera può diventare uno schiaffo, una violenza e quindi un’ingiustizia.

E Gesù sgrida lo spirito con la forza del comando che si impone sul male ‘taci!’.

Il primo atto che CHIUNQUE, uomo o demone, deve compiere, È STARE IN SILENZIO DAVANTI A DIO CHE PARLA.

Gesù ordina, non di discutere su Dio e sulla sua identità, BENSÌ DI TACERE E ASCOLTARLO.

Il primo miracolo da compiere è quello di imporre il silenzio alle voci molteplici e confuse che ci abitano dentro, così da separarci da esse e ridurre ad unità un’esistenza frammentata e confusa: LA PLURALITÀ DI QUEL ‘NOI’ CHE ABITA IL CUORE DELL’UOMO DEVE DIVENIRE INNANZITUTTO UN ‘IO’ CHE RITROVA CONSISTENZA E PIENA IDENTITÀ DAVANTI AL SUO CREATORE.

E’ l’ascolto della Parola a produrre liberazione e salvezza.

E questa “azione di liberazione e separazione” avviene però con grandi traumatismi, attestati dal ‘contorcimento’, ovvero dallo strazio subito dall’uomo, mentre lo spirito immondo lo abbandona per uscir fuori da lui.

In questa liberazione dal male e vittoria sui demoni che davanti a lui fuggono obbedienti, Gesù provoca lo stupore generale, mostrando da subito che, la ‘nuova dottrina’ che insegna con autorità, NON È TANTO UN ‘SAPERE SU DIO’, MA È DIRETTAMENTE LA POTENZA DI DIO STESSO CHE SI ESERCITA CONTRO IL MALE PER LIBERARE L’UOMO DALLA SUA PRIGIONIA E RESTITUIRLO ALLA DIGNITÀ DI FIGLIO AMATO, CHIAMATO ALLA LIBERTÀ E ALL’AMORE SENZA FINE.

“Sei venuto a rovinarci?

Ciò che Cristo rovina È LA NOSTRA CONVIVENZA CON IL MALE, LA NOSTRA CONDIVISIONE QUIETA CON LA GIORNATA, TRA MEDIOCRITÀ E RIMPIANTI.

Questo è il nostro modo di essere oggi dei posseduti, cioè vivere una perenne giustificata, scusata, legittimata, convivenza con il male.

È venuto a rovinare quel nostro cristianesimo, nel quale ci vediamo credenti, se va bene, per un’ora alla settimana, durante la messa, se ci andiamo.

PER POI TORNARE BEATAMENTE A VIVERE UN ATEISMO PRATICO, A CONVIVERE, COME FOSSE NORMALE, CON L’INGIUSTIZIA, LA CRUDELTÀ, L’ASSURDITÀ DELLA MISERIA, DELLA GUERRA, LA MISERIA, LA VIOLENZA, LA PREVARICAZIONE, L’IMBROGLIO CONTINUO E DIO SOLO SA COS’ALTRO.

Se vogliamo parlare seriamente di Cristo agli uomini e alle donne del nostro tempo, dobbiamo sentire che Cristo è ancora all’opera per rovinare ogni nostra forma di mediocrità.

Dobbiamo fare in modo che Gesù entri in noi come sale e lievito, come spina nella carne, come fatica che non ci lascia tranquilli di fronte al dolore e alle attese di vita vera degli altri Fratelli e Sorelle, che il Dio mette sul nostro cammino, per verificare la nostra carità.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!