28.01.2022 VENERDI’ SAN TOMMASO D’AQUINO – Marco 4,26-34 “L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore

Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
Continuiamo la nostra “SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI”, facendo memoria di san Tommaso d’Aquino (1225-1274), filosofo, teologo, PADRE DOMENICANO, DOTTORE DELLA CHIESA, “Doctor Angelicus”.
FU ALLIEVO DI SANT’ALBERTO MAGNO, che lo difese quando i compagni lo chiamavano “il bue muto” dicendo: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!».
Nel 1273 mentre celebrava la Messa nella cappella di San Nicola, Tommaso ebbe una sorprendente visione tanto che dopo la messa non scrisse, non dettò più nulla e anzi si sbarazzò persino degli strumenti per scrivere.
A Reginaldo da Piperno, che non comprendeva ciò che accadeva, Tommaso rispose dicendo «Non posso più scrivere. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto con quanto ho visto».
Si narra anche che SAN BONAVENTURA, entrato nello studio di Tommaso mentre scriveva, vide la colomba dello Spirito accanto al suo volto.
Ultimato il trattato sull’Eucaristia, lo depose sull’altare davanti al crocifisso per ricevere dal Signore un segno.
Subito fu sollevato da terra e udì le parole: “Bene scripsisti, Thoma, de me quam ergo mercedem accipies?” (bene scrivesti di Me, Tommaso, cosa vuoi in cambio?).
Tommaso rispose “Non aliam nisi te, Domine” (“Nient’altro che te, o Signore”).
Anche Paolo fu rapito al terzo cielo, e poi Antonio e tutta una serie di santi fino a Caterina; il volo, il levarsi in aria indica la vicinanza con il cielo e con Dio, con archetipo nelle figure di Enoch e Elia.
Le spoglie di Tommaso d’Aquino sono conservate nella chiesa domenicana a Tolosa. La reliquia della mano destra, invece, si trova a Salerno, nella chiesa di San Domenico; il suo cranio si trova invece nella concattedrale di Priverno, mentre la costola del cuore nella Basilica concattedrale di Aquino.
Per Tommaso l’anima è creata “a immagine e somiglianza di Dio” (come dice la Genesi), unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione), forma del corpo e non localizzata in un punto particolare di esso, trascendente come Dio e come Lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti.
L’anima è “TOTA IN TOTO CORPORE”, contenuta interamente in ogni parte del corpo, e in questo senso legata ad esso indissolubilmente: si veda, sul tema, la questione 76 della Prima Parte della Summa theologiae, questione dedicata appunto al rapporto tra anima e corpo.
È sempre rimasto profondamente unito a Dio, ha pregato per ottenere quell’intelligenza vera, dinamica, equilibrata che proviene dal Creatore; per questo ha potuto accogliere anche idee pagane.
Lungi dall’essere propagatore di idee cristiane impazzite, è anzi riuscito a rendere sapienti le idee pagane; è stato aperto in modo straordinario a tutta la creazione di Dio a tutte le idee umane proprio perché viveva intensamente il suo personale rapporto con Dio.
“Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza e di pensare in modo degno dei doni ricevuti” dice il Libro della Sapienza (7, 15): il rapporto con Dio non rimpicciolisce il cuore, non rattrappisce l’intelligenza, anzi dà il gusto di penetrare in tutti gli splendori della creazione.
Nella Chiesa ci sono molte vocazioni, all’interno delle quali alcuni sono chiamati ad insistere fino al paradosso sul rifiuto della sapienza umana.
San Paolo, ad esempio, ha dei passi addirittura violenti contro la filosofia: la sua vocazione era di insistere sul messaggio cristiano fino a farlo sembrare incompatibile con la filosofia umana.
Altri come Tommaso d’Aquino hanno la vocazione di far vedere che tra loro è possibile una profonda conciliazione che avviene quando si è rinunciato all’autonomia umana per darsi tutto a Dio: solo allora si è all’unisono con il Creatore ed Egli ci mette in perfetto accordo con la Creazione.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
• “L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.”

Personalmente Amo questa pericope evangelica, che ci mostra tutta la nostra inadeguatezza di fronte alle leggi eterne di Dio sul Creato e ci invita ad essere umili davanti a Dio, che se siamo tali, nel suo eterno, infinito, meraviglioso, ineguagliabile AMORE “…in privato, ci spiega ogni cosa”.
Tra la semina e il raccolto c’è un intervallo di tempo molto lungo, nel quale tutto è affidato al seme e alla terra. Ed è il momento “dell’abbandono del seme”, IN CUI DIO SEMBRA TACERE…
Meravigliosa immagine della nostra morte…
Scriveva in merito a questa assenza Baise Pascal (1623-1662), matematico, fisico, teologo francese “…se Dio si manifestasse continuamente all’uomo non vi sarebbe merito alcuno nel credere in lui.”
Ma non è così! Il tempo dell’apparente assenza di Dio non deve turbare il seminatore. Infatti, il seme, nonostante le apparenze esterne, cresce comunque, spontaneamente, grazie a quelle leggi di vita che Dio ha infuso alla SUA CREAZIONE.
Il seminatore lo sa bene e si affida alla forza del seme e poi attende pazientemente i tempi della crescita.
È UNA GRANDE LEZIONE DI FIDUCIA, DI PAZIENZA E DI ABBANDONO NEL MISTERO DI DIO E DELL’UOMO.
Un infinito insondabile mistero in epilogo al quale, DIO E L’UOMO sono però destinati, in qualche incrocio della storia, ad incontrarsi FACCIA A FACCIA, e a portare frutto.
NOI NON ABBIAMO ALCUN POTERE SUI TEMPI CHE OCCORRONO A DIO PER PORTARE A COMPIMENTO LA CREAZIONE.
La forza infatti non è nostra, ma della capacità VITALE del seme, che contiene in sé, la capacità di aprirsi un varco dovunque, nel tempo e nella storia.
E questo seme che è seminato nel nostro cuore è il seme della Parola che porta quel frutto, che è la luce della FEDE. Che è rappresentato da quel cambiamento della nostra vita che ci spinge a diventare davvero compassionevoli e misericordiosi. Ed esso non è frutto del nostro sforzo, né nostro merito.
E MI AVVALGO SEMPRE DELL’USO DELLA SIMBOLOGIA.
Il bene che facciamo tutti i giorni, IN NOME DI DIO, i semi di vangelo che seminiamo e che germogliano in noi, cresce SPONTANEAMENTE.
Noi siamo chiamati solo “metterlo a dimora”. Farà tutto LUI.
È una piccola cosa, il Regno, come il granello di senapa che, però, porta frutto, soprattutto traverso quei piccolissimi gesti di amore, quelle piccole cose, all’apparenza insignificanti, che facciamo, IN NOME DELLA CARITÀ, diventano quel grande arbusto che resiste alla siccità e al vento e alla cui ombra possiamo rifugiarci, come fanno gli uccelli del cielo.
E questo possiamo farlo solo se il nostro sguardo è PERENNEMENTE RIVOLTO AL CUORE DI DIO. Perché se ci guadiamo intorno, davvero rischiamo di vederci cadere le braccia: il mondo non cambia, segue una sua triste logica, che è caratterizzata dalla violenza e dall’indifferenza, che appaiono inarrestabili.
Assistiamo impotenti al dilagare della dittatura dell’economia, che mal usata, genera solo guerre e morte tra gli uomini… anche del pianeta, per l’inquinamento prodotto.
ALTRO CHE CUSTODI DELL’UNIVERSO! VERGOGNIAMOCI!!!!!
In un mondo DOVE TUTTI SONO SCIENZIATI, VIROLOGI, SISMOLOGI, TUTTOLOGI -a seconda di ciò che accade-
Siamo chiamati a riscoprire IL DONO DEL SILENZIO E DELL’UMILTA’. Che ci pone davanti a Dio, non come gli sconsiderati “amici di Giobbe”, MA COME CREATURE UMILI CHE CERCANO DI CAPIRE L’AMORE DEL PADRE. Confidenti nella sua bontà e desiderosi di intelligere la SUA PAROLA, scritta ogni giorno nel succedersi delle cose.
Ma questo può avvenire solo se lasciamo che il seme della Parola germogli in noi e “contamini” la nostra vita, convertendola.
Se abbiamo davvero incontrato il Signore, se il suo vangelo ci ha illuminati e ci ha cambiato la vita, la luce splende nella nostra vita, anche se non ce ne accorgiamo.
Il vangelo cresce dentro di noi, se lo lasciamo fare, giorno per giorno, momento dopo momento, senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Simone Adolphine Weil (0909-1943), filosofa, scrittrice e mistica francese, diceva
• “Se noi acconsentiamo, Dio depone in noi un piccolo seme e se ne va. Da quel momento, a Dio non resta altro da fare, e a noi nemmeno, se non attendere. Dobbiamo soltanto non rimpiangere il consenso che abbiamo accordato, il sì nuziale”.
Fratelli e Sorelle… vi ricordo allora, che oltre a lasciar porre a dimora quel seme, dobbiamo anche saper cogliere le tracce dell’agire di Dio nel nostro quotidiano accadere, senza pretendere di scrutare all’orizzonte avvenimenti spettacolari e improbabili.
Solo così possiamo sperare di poter acquistare capacità di dare SIGNIFICAZIONE ALLA QUOTIDIANITÀ, per poi divenire capaci di esprimere la nostra lode e il nostro ringraziamento al “Signore dei Signori”, e poter vivere così l’attesa operosa del seminatore pieno di fiducia e di speranza.
S. Ambrogio, Vescovo di Milano, in “Expositio in Lucam” 7, 189, diceva:
• “Semina Cristo nel tuo orto – l’orto è un luogo pieno di fiori e frutti diversi – in modo che fiorisca la bellezza della tua opera […]. Vi sia Cristo là dove vi è ogni frutto. Tu semina il Signore Gesù: egli è un granello quando viene arrestato, ma un albero quando risuscita… È un granello quando viene sepolto in terra, ma è un albero quando si eleva al cielo”.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!