27 ottobre 2024 domenica 30’ tempo p.a.  B – MARCO 10,46-52 “…Rabbunì…che io veda di nuovo”.

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

Vedere approfondimenti sui nostri siti:

Dal Vangelo secondo MARCO 10,46-52

+ In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Siamo tutti mendicanti di amore e di luce ed oggi il Vangelo ci chiama alla scuola di un dis-abile.

L’evangelista Marco che ascoltiamo quest’anno ci presenta le azioni e le parole di Gesù durante il suo viaggio a Gerusalemme, dove il Signore sapeva di avere un appuntamento con la croce.

Infatti, Egli aveva appena spiegato, più volte, ai Suoi discepoli, quello che Gli sarebbe successo lì.

Un viaggio, quindi, che è sicuramente dapprima topografico, MA ANCHE E SOPRATTUTTO SIMBOLICO.

Questa strada che Gesù percorre con entusiasmo, pur se aveva un cuore molto turbato, quando passò Gerico, perché stava meditando sul prezzo che era in procinto di pagare per riscattare tutti coloro che Dio avrebbe salvato nel corso della storia.

E questo grande dolore nel cuore di Gesù rende ancora più incredibile la compassione che Egli dimostra per un povero peccatore nel brano che stiamo esaminando.

E, allo stesso tempo, mentre- “Gesù li precedeva” – i discepoli lo seguono con inquietudine – “essi erano spaventati, e coloro che seguivano erano anche timorosi” (Mc 10,32) – qui arriva al termine.

Gerico è la prima città espugnata da Giosuè, che segna l’ingresso nella terra promessa.

Ecco il contesto della lettura sulla quale meditiamo oggi.

E questo brano odierno è collegato con quello di domenica scorsa, dove i due fratelli, Giacomo e Giovani, chiedono l’onore di sedere alla destra e alla sinistra di Gesù.

Comunque all’arrivo in questa Città, Gesù incontra UN CIECO, di nome BARTIMEO, immagine plastica dei discepoli e dei personaggi incontrati dal Signore, sino a questo momento, sul ciglio della strada, che in più, è pure un mendicante.

Nonostante fosse cieco, è presumibile inoltre che conoscesse gli insegnamenti delle Scritture, essendo un Giudeo sincero, anch’egli stava aspettando il Messia, il Cristo che Dio aveva promesso.

E in questo giorno, del quale sono narrati i fatti, stava accadendo qualcosa di straordinario.

E Bartimeo, anziché sentire i soliti rumori delle persone che passavano da lì tutti gli altri giorni, sentì quello prodotto da una gran folla di persone.

Io immagino che capiva dalle voci, che qualcosa di molto speciale stava accadendo.

Infatti, in Luca leggiamo che Bartimeo chiese a qualcuno chi fosse che stava passando per la via.

A questa domanda, gli fu risposto “Gesù, il Nazareno”.

Fermiamoci un attimo a riflettere sulle caratteristiche di questo poveretto, in cui, non solo c’è oscurità, tenebre, e assenza, ma che è pure circondato da persone che nutrono nei suoi confronti soltanto rigetto “…Molti lo sgridavano per farlo tacere”.

Quest’uomo non vede, è privo della luce di Dio, poiché i suoi occhi si sono dapprima annebbiati, facendogli perdere la direzione del cammino e poi si sono chiusi, BLOCCANDOLO DEFINITIVAMENTE, tanto che, come racconta l’evangelista, “SEDEVA LUNGO LA STRADA“.

La sua missione è divenuta allora quella del mendicare, POICHÉ CHI PERDE DIO È INCAPACE DI VEDERE COME UOMO, QUELLA GLORIA DIVINA, CON CUI È STATO RIVESTITO:

  • “Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato” (Sal.8,6).

Quando dimentichiamo l’onore che Dio ci ha concesso, sin dalla nascita, allora lo dobbiamo necessariamente mendicare agli altri uomini (ci racconta paolo nella sua 1’ lettera ai cristiani di Tessalonica, al cap.2,1-12).

La miseria umana non consiste nella povertà, ma nel vivere in funzione dell’onore che un altro uomo può concedere.

In questo contesto, ormai chiarissimo, Fratelli e Sorelle, Bartimeo gridò forte “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me”.

C’è da chiedersi, se abbiamo letto il testo con attenzione, perché Bartimeo chiamò Gesù con l’appellativo di “figlio di Davide”, mentre gli altri lo chiamavano “il Nazareno”, cioè facendo riferimento alla città in cui era cresciuto?

Ecco perché BARTIMEO VIENE GUARITO E DIVIENE UN SIMBOLO.

Il titolo “Figlio di Davide” era un titolo del Messia, il Cristo che i Giudei aspettavano.

Sin dalla notte della Creazione, Dio aveva promesso di mandare il Messia al mondo per salvare gli uomini dalla condanna eterna.

Bartimeo, almeno in parte, riconosceva che Gesù era il Messia, perché, nonostante fosse cieco fisicamente, egli vedeva molto bene spiritualmente, molto meglio di tanti altri Giudei e capiva che i miracoli e l’insegnamento di Gesù non erano propri di un Maestro ordinario.

Dio aveva dichiarato, tramite i profeti, che si sarebbe potuto riconoscere il Messia proprio tramite questo tipo di miracoli.

Quindi, mentre gli altri vedevano Gesù come l’uomo di Nazareth, Bartimeo lo vedeva come il Cristo venuto dal cielo. Pertanto, Bartimeo chiedeva aiuto, non a un semplice uomo, ma al Cristo di Dio.

Ecco cosa dobbiamo imparare da Bartimeosimbolo: quando ci rivolgiamo a Gesù, dobbiamo andare a Lui vedendolo come Dio, che si è fatto uomo.

Dobbiamo vederLo come il Sovrano Signore, che è pienamente capace di saper fare ogni cosa. In tutto questo siamo chiamati a seguire l’esempio di Bartimeo.

Ma avendo ben a mente le letture che la Liturgia oggi ci propone, oggi, qui, tra coloro che il Signore ha riunito, “ci sono il cieco e lo zoppo” (vedi la prima lettura: Geremia 31,7-9) –OVVERO IO e TUTTI NOI-.

Ed è per questo che le azioni di Gesù, che ci vengono raccontate, devono renderci più pieni di speranza.

Ma guardate che splendore, amici miei, che leggete con amore la Scrittura: è proprio nel momento in cui termina il viaggio di Gesù a Gerusalemme (e dove termina il ciclo liturgico), che un mendicante cieco celebra Gesù e lo riconosce come “Figlio di Davide”, ovvero il Messia, e questo mendicante riacquista la vista e “segue Gesù per la strada”.

Chiediamo al Signore che ci accordi la luce della fede e ci dia vigore, affinché lo seguiamo come il cieco di Gerico, fino a che non avremo raggiunto la Gerusalemme definitiva.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!