«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 20,2-8
+ Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore
Mediti…AMO
Ieri Stefano, oggi Giovanni l’apostolo, il santo “miroblita”, ovvero il cui corpo emana una fragranza gradevole e lascia colare un olio dalle proprietà miracolose.
Ovvero ancora, “essuda mirra”.
È il più giovane apostolo di Gesù e uno dei quattro evangelisti (gli altri sono Matteo, Marco e Luca).
Scrive il quarto Vangelo con particolare attenzione ai miracoli compiuti dal Maestro e nei suoi scritti si definisce «colui che annuncia ciò che ha visto con i propri occhi».
Giovanni è un pescatore della Galilea, figlio di Zebedeo.
Gesù lo sceglie per primo mentre è intento a sistemare le reti assieme a suo fratello Giacomo il Maggiore e agli altri pescatori Simone e Andrea.
I due fratelli verranno soprannominati da Gesù “Figli del tuono” per il loro temperamento impetuoso.
Giovanni è seduto accanto a Gesù durante l’ultima cena.
Poco prima di morire crocifisso, il Figlio di Dio affida a Giovanni, suo apostolo prediletto, la Madonna dicendogli: «Ecco tua madre».
San Giovanni, dopo Gesù, potrebbe esser definito il maestro della devozione mariana. Nell’ora del Calvario, quando le tenebre scendevano sulla terra, egli prese Maria “…fra le cose sue più care” (Gv 19,27).
È lui stesso a dirlo nel quarto Evangelo, facendo in tal modo professione di amore intatto e totale alla Santa Vergine!
E ancora è Giovanni il primo apostolo a riconoscere Gesù risorto quando appare sul Lago di Galilea.
Lo vediamo, poi, al fianco di San Pietro nella predicazione del messaggio cristiano.
Giovanni va via da Gerusalemme (anno 57) e continua il suo apostolato in Asia Minore dove dà vita a molte chiese.
A Roma rimane miracolosamente illeso dopo essere stato gettato nell’olio bollente e, in seguito, viene esiliato sull’isola di Patmos (Grecia) a causa della persecuzione dei cristiani, sotto il regno di Domiziano.
In quest’isola l’evangelista scrive il Libro dell’Apocalisse (rivelazioni sul destino dell’umanità).
Infine il santo si stabilisce a Efeso (Turchia) con Maria, madre di Gesù, dove l’apostolo si spegne in età avanzata, secondo la tradizione nel 104, sotto il regno di Traiano.
In questo luogo, ormai molto anziano, Giovanni scrive il quarto Vangelo.
Predica sempre, fino all’ultimo, e la frase che ripete spesso è «Amatevi gli uni gli altri» perché secondo l’apostolo è questo che desidera Dio e se si fa questo non serve altro.
Passato il Natale questi giorni servono, di solito, a prepararsi al Capodanno oppure, come succede quest’anno, a usufruire del piccolo ponte natalizio per qualche giorno di vacanza.
Fissando lo sguardo sulla grotta entra in scena la memoria di Giovanni apostolo e la lettura, piuttosto curiosa, del vangelo della resurrezione.
Quasi a ricordarci che dietro quel bambino appena nato, c’è il risorto, e che se dedichiamo del tempo a celebrare quella nascita, È PERCHÉ QUEL NEONATO È GIÀ IL CROCEFISSO E IL RISORTO.
La festa liturgica di San Giovanni è comunque ben incastonata nell’ottava di Natale, perché è lui l’evangelista che ha consegnato alla Chiesa quelle parole che ogni giorno recitiamo nell’Angelus “…Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14).
Possiamo individuare anche un altro motivo.
Il Natale è l’annuncio di un Dio che si fa uomo per incontrare ogni uomo, un Dio che si fa vicino perché vuole diventare nostro compagno di viaggio.
La fede chiede dunque un incontro personale. È proprio questa l’esperienza che ha vissuto Giovanni.
Ci emozioniamo tutti di fronte alla nascita di un bambino: in questo caso, oltre l’emozione, lasciamo spazio alla teologia.
È Dio che diventa uomo il centro della nostra riflessione, la sua presenza in mezzo a noi.
Dio si fa uomo perché l’uomo diventi come Dio dicevano i Padri orientali.
Dio si fa uomo per salvarci, dicevano i latini.
Dio si fa l’uomo perché l’uomo impari a diventare più uomo, aggiungo io.
Il vangelo di oggi ci presenta il brano del Vangelo di Giovanni che parla del Discepolo Amato.
Probabilmente, è stato scelto questo testo da leggere e meditare oggi, festa di San Giovanni Evangelista, per l’identificazione spontanea che tutti facciamo del discepolo amato con l’apostolo Giovanni.
Ma è stato scelto anche per dirci che la Verità e l’Amore corrono sempre l’uno accanto all’altro.
Dell’immagine della corsa si serve San Paolo per dire ai discepoli di Gesù che mai si dovrà smettere di correre dietro Cristo, al fine di raggiungere Lui.
Cristo è sempre dinanzi a noi, mai dietro, mai accanto, mai raggiunto, sempre da raggiungere. Neanche nell’eternità lo raggiungeremo.
LUI È INFINITO PER DIVINITÀ, NOI SIAMO ESSERI “FINITI” A CAUSA DELLA NOSTRA UMANITÀ.
E questo è un altro motivo per cui il vangelo di oggi ci racconta la corsa di Pietro e Giovanni il mattino di Pasqua.
I due Apostoli non vanno camminando, ma correndo.
Giovanni è molto più giovane di Pietro e giunge per primo, ma si ferma, non entra, attende che arrivi Pietro.
Vuole che la loro testimonianza sia perfetta e mai potrà esserlo se ha come fondamento la parola di un solo testimone.
Inoltre Pietro è l’autorità costituita da Cristo Gesù ed è giusto che sia lui il primo testimone e il primo garante della risurrezione di Gesù Signore.
Pietro e Giovanni sono due figure del cristiano.
Pietro è figura del cristiano lento, che giunge alla verità di Cristo attraverso un percorso faticoso, difficile, quasi impossibile.
Però vi giunge, facendosi ogni giorno violenza a se stesso.
La fede di Pietro è faticosa, è un duro lavoro.
È fatta anche di tanta ostinazione, tanta incredulità. Lui è stato Satana anche per Gesù Signore.
Di sicuro la caduta nel cortile del sommo sacerdote è stato per lui passaggio cruciale necessario.
Ma non per questo finì la sua lentezza.
Gli atti degli Apostoli ce lo mostrano ancora assai lento, quasi riluttante, diffidente al momento dell’apertura della porta dei pagani alla fede.
Ma c’è anche un altro particolare strano, che vorrei sottolineare, ovvero che, in nessun brano del vangelo di Giovanni, viene detto che il discepolo amato è Giovanni.
Abbiamo già visto in molte occasioni quanta importanza Gesù attribuisse all’amicizia, e quanto tenesse in conto gli amici.
Così è stato per Marta, Maria e Lazzaro di Betania, così per le molte donne che lo seguivano e ascoltavano le sue parole.
A maggior ragione dobbiamo pensare che Egli fosse legato da un profondo legame con gli Apostoli, i sui discepoli più vicini, i dodici scelti per condividere con lui la vita di ogni giorno.
E tra di loro aveva un discepolo prediletto, al quale era legato da un rapporto particolarmente tenero: si tratta dell’apostolo Giovanni, fratello degli apostoli Simone Pietro e Andrea, autore del Quarto Vangelo.
In nessuno dei quattro Evangeli viene rivelato il nome del discepolo prediletto.
Nemmeno in quello di Giovanni stesso, che resta anonimo, così come tutti gli altri Evangelisti, del resto.
Nel quarto evangelo, l’apostolo non cita mai il proprio nome.
L’unica volta che cita il nome di Giovanni, sta parlando di Giovanni il Battista.
E tuttavia è proprio nel suo Vangelo che racconta in diversi passaggi l’atteggiamento affettuoso di Gesù nei confronti di questo misterioso discepolo prediletto:
Durante l’Ultima Cena, quando Gesù rivela chi sarà a tradirlo:
- “Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di’, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?»” (Gv 13, 23)
Sotto la Croce:
- “Gesù allora, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo l’accolse in casa sua.” (Gv 19,26-27)
In occasione della Risurrezione:
- “Or il primo giorno dopo i sabati, al mattino quando era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide che la pietra era stata rimossa dal sepolcro. Allora andò di corsa da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e disse loro «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano posto»” (Gv 20, 1-2)
Dunque non è nei Vangeli, ma è nella TRADIZIONE che dobbiamo cercare l’identità di questo discepolo prediletto, che Gesù amava, e che ha avuto un ruolo così speciale nella Sua morte e Risurrezione.
Comunque è fin dai più remoti tempi della Chiesa, che si è insistito sempre nell’identificazione di Giovanni l’Evangelista col “discepolo che Gesù amava”.
Per questo, nell’insistere sulla somiglianza tra i due, corriamo il rischio di perdere un aspetto molto importante del messaggio del Vangelo riguardo al discepolo amato.
E, il discepolo amato rappresenta la nuova comunità che nasce attorno a Gesù e si trova ai piedi della Croce, insieme a Maria, la madre di Gesù (Gv 19,26).
Maria rappresenta il Popolo dell’antica alleanza.
Alla fine del primo secolo, epoca in cui venne compilata la redazione finale del Vangelo di Giovanni, c’era un conflitto crescente tra la sinagoga e la chiesa.
Alcuni cristiani volevano abbandonare l’Antico Testamento e rimanere solo con il Nuovo Testamento.
Ai piedi della Croce, Gesù dice “Donna, ecco tuo figlio!” ed al discepolo amato: “Figlio, ecco tua madre!”
Ed i due devono rimanere uniti come madre e figlio, perchè separare l’Antico Testamento dal Nuovo Testamento, in quel tempo, equivaleva a fare ciò che oggi chiamiamo separazione tra fede (NT) e vita (AT).
Ma come Giovanni l’Evangelista, tutti siamo chiamati a diventare amici del Signore.
Per farlo dobbiamo accostarci a Lui, non perderlo mai di vista, ascoltare con grande attenzione le sue parole, cercare e custodire i tempi di preghiera personale, ricevere con fede Colui che per noi si è fatto Pane.
Ma soprattutto, non riempire la vita di cose, ma portare Gesù in tutte le cose della vita.
Dall’orazione-colletta della festa liturgica di San Giovanni Apostolo ed Evangelista:
- “O Dio, che per mezzo dell’Apostolo Giovanni ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: donaci l’intelligenza penetrante della Parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa. Amen”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!