27.09.2023 – MERCOLEDI’ SAN VINCENZO DE’ PAOLI – LUCA 9,1-6 “Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.”
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 9,1-6
+ In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni. Parola del Signore
Mediti…AMO
Nella storia della cristianità, fra le innumerevoli schiere di martiri e santi, spiccano in ogni periodo storico delle figure particolari, che nel proprio campo di apostolato, sono diventate dei colossi, su cui si fonda e si perpetua la struttura evangelica, caritatevole, sociale, mistica, educativa, missionaria, della Chiesa.
E fra questi suscitatori di Opere, fondatori e fondatrici di Congregazioni religiose, pastori zelanti di ogni grado, si annovera la luminosa figura di san Vincenzo de’ Paoli, che fra i suoi connazionali francesi era chiamato “Monsieur Vincent”.
Vincenzo (Pony presso Dax, Francia, 1581 – Parigi, Francia, 27 settembre 1660), sacerdote, parroco si dedicò dapprima all’evangelizzazione delle popolazioni rurali, fu cappellano delle galere e apostolo della carità in mezzo ai poveri, i malati e i sofferenti.
Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti.
Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione.
Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi – 1625) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Dame della carità e poi le Figlie della Carità (1633).
A 16 anni riceve la tonsura, il che significava entrare nel clero e indossare la tonaca. Grazie a un ricco avvocato della zona riesce a studiare teologia a Tolosa e viene ordinato sacerdote il 23 settembre 1600, dapprima come secolare, poi nella Compagnia del Santissimo Sacramento.
Nel 1605, mentre viaggia su una nave da Marsiglia a Narbona, è catturato dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi: viene liberato due anni dopo dal padrone che, nel frattempo, si era convertito al Cristianesimo. La veridicità di questa vicenda è stata peraltro messa in dubbio da qualche studioso[3].
Entra poi nella corte francese come cappellano ed elemosiniere di Margherita di Valois.
Diventa quindi il sacerdote di Saint-Sauveur Saint-Médard, dove ha ricostruito la chiesa della comunità dal 1622 al 1630.
Qui, dove si ordinarono molti membri, crea un seminario della Missione. Il primo lazzarista sarà inviato nel Madagascar a partire dal 1648.
Il 29 novembre 1633, ha fondato la Città dei Poveri, dove ha avuto origine la congregazione delle Figlie della carità sotto la responsabilità di Luisa di Marillac insieme a Marguerite Naseau.
Vincenzo detiene anche il primato a Parigi per assistenza alle vittime delle guerre di religione. Anche come membro della Compagnia del Santissimo Sacramento, invitò alla moderazione contro il movimento protestante ma si oppose al giansenismo.
Nel 1635, fornì sostegno alle persone del Ducato di Lorena e Ducato di Bar, nonostante le devastazioni degli eserciti nemici.
Luigi XIII volle essere assistito da lui nei suoi ultimi momenti di vita fino al 14 maggio 1643.
Fondò anche un ospizio per gli anziani, che divenne il Salpêtrière nel 1657.
La sua opera ispirò Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola casa della Divina Provvidenza.
È stato proclamato santo il 16 giugno 1737 da papa Clemente XII. È considerato il più importante riformatore della carità della Chiesa cattolica.
Ma veniamo al vangelo di oggi, che descrive la missione che i Dodici ricevettero da Gesù.
Più avanti, Luca parla della missione dei settantadue discepoli (Lc 10,1-12).
I due vangeli si completano e rivelano la missione della Chiesa.
Il Signore dona ai suoi discepoli e a noi la forza e il potere di guarire ogni infermità e di cacciare i demoni, la parte oscura.
Anzitutto da noi stessi: siamo dei guaritori feriti e guariti, dei peccatori perdonati, consolatori consolati.
Portiamo ciò che noi per primi abbiamo vissuto, diventiamo capaci di guarigione non perché migliori ma perché sappiamo come si fa, avendolo sperimentato sulla nostra pelle.
Abbiamo ricevuto la forza e il potere, sono dono di Dio, manifestazione dello Spirito Santo, non certo capacità che abbiamo acquisito o di cui ci vantiamo.
Luca ricorda ai primi discepoli, e a noi, qual è il compito della Chiesa: annunciare il Regno e guarire gli infermi.
Noi dobbiamo annunciare il Regno, e costruire il Regno, al servizio di Dio che costruisce nella Chiesa e attraverso la Chiesa, per guarire gli infermi
E dobbiamo farlo inseriti in un cammino di abbandono al Padre nel quale ci si libera, ciascuno secondo la propria vocazione, degli attaccamenti, delle false sicurezze, terrene.
Solo così si sperimenta in modo crescente la libertà, di vivere tra le braccia di un Dio provvidente.
Ma costoro, quando andavano in missione, erano prevenuti. Portavano bastone e bisaccia per mettervi il proprio cibo.
Al contrario degli altri missionari, i discepoli di Gesù riceveranno raccomandazioni diverse che ci aiutano a capire i punti fondamentali della missione di annunciare la Buona Notizia.
Perché chi va senza niente, va perché confida nella gente e pensa che sarà ricevuto e testimonia la propria avversità contro le leggi di esclusione, insegnate dalla religione ufficiale e mostrano, mediante una nuova pratica, che avevano altri criteri su cui impostare la nuova comunità, nell’Amore di Cristo.
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“Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane, perché una volta sazio, io non ti rinneghi e dica “Chi è il Signore?”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi”, prega l’autore del libro dei Proverbi (30, 5-9).
È la preghiera che può sgorgare nel nostro cuore, nel cuore di ogni cristiano, nel cuore di ogni uomo e donna di buona volontà.
Unico scopo è quello di vivere bene in pace con se stessi, con Dio e con i fratelli.
Che poi è la vera rivoluzione che può cambiare il mondo e le leggi economiche.
Vorrei concludere esaminando questo versetto.
“Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie” (9,1).
Il verbo “convocare” contiene l’idea della chiamata.
Una nuova chiamata che non solo conferma e rinnova la prima ma rappresenta un significativo approfondimento in quanto apre nuovi orizzonti.
Chi si pone in ascolto di Dio non fatica riconoscere la sua voce e la sua preoccupazione per un’umanità smarrita e ferita.
È questa l’esperienza che ha fatto Mosè quando ha incontrato Dio presso il roveto ardente: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto […] Perciò va’. Io ti mando dal faraone” (Es 3, 7-10).
Il verbo convocare significa letteralmente chiamare insieme: non è il singolo che viene chiamato ma tutta la comunità.
L’evangelista fa esplicito riferimento ai Dodici, immagine della Chiesa. La disponibilità dei singoli matura nel contesto di una comunità che si sente chiamata e inviata.
allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, annunciando ovunque la buona notizia e operando guarigioni” (9,6).
Il racconto somiglia ad una liturgia.
Ogni liturgia, infatti, è una convocazione ecclesiale, in ogni celebrazione risuona forte la parola di Dio che chiede di mettersi in cammino.
Ogni Messa si conclude con il mandato missionario “Andate in pace”.
Non c’è vera Eucaristia se manca la missione, è un rito vuoto se non fa nascere in ogni cuore l’ansia e l’urgenza di annunciare il Vangelo, in opere e parole.
Gesù ci chiede di essere nel mondo il prolungamento visibile della sua presenza e noi, come i discepoli dobbiamo andare nel mondo, pieni di gioia, perché tutti abbiamo una bella esperienza da raccontare: QUELLA DI UN DIO CHE PER DONO E PER AMORE, CI HA CHIAMATI DAL NULLA ALL’ESISTENZA, TERRENA PRIMA ED ETERNA, INSIEME A LUI E SI E’ INCARNATO ED E’ MORTO PER NOI, PER RENDERE POSSIBILE E CONCRETO QUESTO AMORE INEFFABILE.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!