«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo LUCA 9,1-6
+ In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni. Parola del Signore
Mediti…AMO
Nella storia della cristianità, fra le innumerevoli schiere di martiri e santi, spiccano in ogni periodo storico delle figure particolari, che nel proprio campo di apostolato, sono diventate dei colossi, su cui si fonda e si perpetua la struttura evangelica, caritatevole, sociale, mistica, educativa, missionaria, della Chiesa.
E fra questi suscitatori di Opere, fondatori e fondatrici di Congregazioni religiose, pastori zelanti di ogni grado, si annovera la luminosa figura di san Vincenzo de’ Paoli, che fra i suoi connazionali francesi era chiamato “Monsieur Vincent”.
Vincenzo (Pony presso Dax, Francia, 1581 – Parigi, Francia, 27 settembre 1660), sacerdote, parroco si dedicò dapprima all’evangelizzazione delle popolazioni rurali, fu cappellano delle galere e apostolo della carità in mezzo ai poveri, i malati e i sofferenti.
Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti.
Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione.
Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi – 1625) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Dame della carità e poi le Figlie della Carità (1633).
A 16 anni riceve la tonsura, il che significava entrare nel clero e indossare la tonaca. Grazie a un ricco avvocato della zona riesce a studiare teologia a Tolosa e viene ordinato sacerdote il 23 settembre 1600, dapprima come secolare, poi nella Compagnia del Santissimo Sacramento.
Nel 1605, mentre viaggia su una nave da Marsiglia a Narbona, è catturato dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi: viene liberato due anni dopo dal padrone che, nel frattempo, si era convertito al Cristianesimo. La veridicità di questa vicenda è stata peraltro messa in dubbio da qualche studioso[3].
Entra poi nella corte francese come cappellano ed elemosiniere di Margherita di Valois.
Fu successivamente curato a Clichy, dove mise da parte le preoccupazioni materiali e di carriera e si dedicò intensamente all’insegnamento del catechismo e soprattutto all’aiuto degli infermi e dei poveri; fondamentale per la sua maturazione spirituale fu l’incontro con il grande Francesco di Sales.
Officia diversi mesi nella parrocchia di Châtillon-sur-Chalaronne in Dombes a Ars-sur-Formans, dove sarà presente due secoli dopo, Giovanni Maria Vianney, il “Curato d’Ars”.
Diventa quindi il sacerdote di Saint-Sauveur Saint-Médard, dove ha ricostruito la chiesa della comunità dal 1622 al 1630.
Nel 1623 ha fondato la Compagnia delle Dame della carità, che hanno poi preso il nome di “Figlie della carità di San Vincenzo de ‘Paoli.” Questo ordine ha avuto sede a Clichy fino al 1970.
Nel 1613 fu assunto come precettore al servizio dei marchesi di Gondi; il marchese era governatore generale delle galere.
Grazie al sostegno economico dei suoi mecenati, Vincenzo de’ Paoli riuscì a moltiplicare le iniziative caritatevoli a favore dei diseredati e dei bambini abbandonati.
Su richiesta della marchesa, che intendeva migliorare le condizioni spirituali dei contadini dei suoi possedimenti, nel 1625 formò un gruppo di chierici specializzati nell’apostolato rurale: il primo nucleo della Congregazione della Missione, i quali membri vennero poi detti lazzaristi.
Qui, dove si ordinarono molti membri, crea un seminario della Missione. Il primo lazzarista sarà inviato nel Madagascar a partire dal 1648.
Il 29 novembre 1633, ha fondato la Città dei Poveri, dove ha avuto origine la congregazione delle Figlie della carità sotto la responsabilità di Luisa di Marillac insieme a Marguerite Naseau.
Le Figlie, note anche come “Suore di San Vincenzo de ‘Paoli,” si dedicarono al servizio dei malati e al servizio materiale e spirituale dei poveri.
Questa istituzione è responsabile per l’Ospedale degli Innocenti in Parigi.
Le sue opere di carità e assistenza divennero tanto celebri che Luigi XIII di Francia lo scelse come suo consigliere: si allontanò dalla corte per divergenze con il cardinale Mazzarino e continuò a dedicarsi all’assistenza ai poveri anche durante la lotta della Fronda.
Vincenzo detiene anche il primato a Parigi per assistenza alle vittime delle guerre di religione. Anche come membro della Compagnia del Santissimo Sacramento, invitò alla moderazione contro il movimento protestante ma si oppose al giansenismo.
Nel 1635, fornì sostegno alle persone del Ducato di Lorena e Ducato di Bar, nonostante le devastazioni degli eserciti nemici.
Luigi XIII volle essere assistito da lui nei suoi ultimi momenti di vita fino al 14 maggio 1643.
È stato nominato per il “Consiglio di Coscienza” (Consiglio per gli Affari Ecclesiastici) da parte della reggente Anna d’Austria, per la quale era anche il confessore.
Fondò anche un ospizio per gli anziani, che divenne il Salpêtrière nel 1657.
Morto il 27 settembre 1660, fu sepolto nella chiesa di San Lazzaro, che faceva parte della Casa di San Lazzaro poi di Saint-Denis, il 28 settembre 1660, in una cripta scavata nel bel mezzo del coro della cappella; è sepolto nella Cappella di Saint-Vincent-de-Paul, sempre a Parigi.
La sua opera ispirò Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola casa della Divina Provvidenza.
È stato proclamato santo il 16 giugno 1737 da papa Clemente XII. È considerato il più importante riformatore della carità della Chiesa cattolica.
Ma veniamo al vangelo di oggi, che descrive la missione che i Dodici ricevettero da Gesù.
Più avanti, Luca parla della missione dei settantadue discepoli (Lc 10,1-12).
I due vangeli si completano e rivelano la missione della Chiesa.
Il Signore dona ai suoi discepoli e a noi la forza e il potere di guarire ogni infermità e di cacciare i demoni, la parte oscura.
Anzitutto da noi stessi: siamo dei guaritori feriti e guariti, dei peccatori perdonati, consolatori consolati.
Portiamo ciò che noi per primi abbiamo vissuto, diventiamo capaci di guarigione non perché migliori ma perché sappiamo come si fa, avendolo sperimentato sulla nostra pelle.
Abbiamo ricevuto la forza e il potere, sono dono di Dio, manifestazione dello Spirito Santo, non certo capacità che abbiamo acquisito o di cui ci vantiamo.
E la forza e il potere sono a servizio degli altri, non certo di noi stessi, e se questo è l’obiettivo principale del nostro aiuto, la guarigione interiore, la liberazione da ogni tenebra, allora siamo credibili quando parliamo del Dio che guarisce, del Dio che libera.
Luca ricorda ai primi discepoli, e a noi, qual è il compito della Chiesa: annunciare il Regno e guarire gli infermi.
Noi dobbiamo annunciare il Regno, e costruire il Regno, al servizio di Dio che costruisce nella Chiesa e attraverso la Chiesa, per guarire gli infermi
E dobbiamo farlo inseriti in un cammino di abbandono al Padre nel quale ci si libera, ciascuno secondo la propria vocazione, degli attaccamenti, delle false sicurezze, terrene.
Solo così si sperimenta in modo crescente la libertà, di vivere tra le braccia di un Dio provvidente.
Infatti al tempo di Gesù, c’erano diversi movimenti di rinnovamento: esseni, farisei, zeloti, che cercavano un nuovo modo di convivere in comunità ed avevano i loro missionari (Mt 23,15).
Ma costoro, quando andavano in missione, erano prevenuti. Portavano bastone e bisaccia per mettervi il proprio cibo.
Non si fidavano del cibo che non sempre era “puro”.
Al contrario degli altri missionari, i discepoli di Gesù riceveranno raccomandazioni diverse che ci aiutano a capire i punti fondamentali della missione di annunciare la Buona Notizia.
La principale indicazione sta nel fatto che essi dovranno andare senza portare nulla al seguito (Lc 9,3 e 10,4), affinché imparino a confidare nell’ospitalità.
Perché chi va senza niente, va perché confida nella gente e pensa che sarà ricevuto e testimonia la propria avversità contro le leggi di esclusione, insegnate dalla religione ufficiale e mostrano, mediante una nuova pratica, che avevano altri criteri su cui impostare la nuova comunità, nell’Amore di Cristo.
-
“Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane, perché una volta sazio, io non ti rinneghi e dica “Chi è il Signore?”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi”, prega l’autore del libro dei Proverbi (30, 5-9).
È la preghiera che può sgorgare nel nostro cuore, nel cuore di ogni cristiano, nel cuore di ogni uomo e donna di buona volontà.
È una preghiera piena di saggezza divina che è alla base di ogni testimonianza e di ogni vita saggia. Non vuole cambiare il mondo; non vuole cambiare le regole del gioco; non vuole cambiare il sistema economico e politico che pervade il mondo.
Unico scopo è quello di vivere bene in pace con se stessi, con Dio e con i fratelli.
Che poi è la vera rivoluzione che può cambiare il mondo e le leggi economiche.
Vorrei concludere esaminando questo versetto.
“Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie” (9,1).
Il verbo “convocare” contiene l’idea della chiamata.
Una nuova chiamata che non solo conferma e rinnova la prima ma rappresenta un significativo approfondimento in quanto apre nuovi orizzonti.
Chi si pone in ascolto di Dio non fatica riconoscere la sua voce e la sua preoccupazione per un’umanità smarrita e ferita.
È questa l’esperienza che ha fatto Mosè quando ha incontrato Dio presso il roveto ardente: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto […] Perciò va’. Io ti mando dal faraone” (Es 3, 7-10).
Il verbo convocare significa letteralmente chiamare insieme: non è il singolo che viene chiamato ma tutta la comunità.
L’evangelista fa esplicito riferimento ai Dodici, immagine della Chiesa. La disponibilità dei singoli matura nel contesto di una comunità che si sente chiamata e inviata.
Il testo evangelico si conclude così “…allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, annunciando ovunque la buona notizia e operando guarigioni” (9,6).
Il racconto somiglia ad una liturgia.
Ogni liturgia, infatti, è una convocazione ecclesiale, in ogni celebrazione risuona forte la parola di Dio che chiede di mettersi in cammino.
Ogni Messa si conclude con il mandato missionario “Andate in pace”.
Non c’è vera Eucaristia se manca la missione, è un rito vuoto se non fa nascere in ogni cuore l’ansia e l’urgenza di annunciare il Vangelo, in opere e parole.
Gesù ci chiede di essere nel mondo il prolungamento visibile della sua presenza e noi, come i discepoli dobbiamo andare nel mondo, pieni di gioia, perché tutti abbiamo una bella esperienza da raccontare: QUELLA DI UN DIO CHE PER DONO E PER AMORE, CI HA CHIAMATI DAL NULLA ALL’ESISTENZA, TERRENA PRIMA ED ETERNA, INSIEME A LUI E SI E’ INCARNATO ED E’ MORTO PER NOI, PER RENDERE POSSIBILE E CONCRETO QUESTO AMORE INEFFABILE.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!