«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 7,6.12-14
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!». Parola del Signore
Mediti…AMO
La PAROLA DI GESÙ non è solo qualcosa da comprendere e interpretare MA DEVE DIVENTARE SOPRATTUTTO VITA.
È chiaro che per giungere nel regno dei cieli OCCORRE SEGUIRE UN CAMMINO, PER ENTRARE NELLA PIENEZZA DELLA VITA, ATTRAVERSO UNA «PORTA».
Il tema del «cammino» è molto caro all’Antico Testamento:
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Libro del Deuteronomio 11,26-28 e 30,15-20;
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Libro di Geremia 21,8;
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Libro dei Salmi -Salmo 1,6;
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Libro dei Salmi -Salmo 118,29-30;
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Libro dei Salmi -Salmo 138,4;
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Libro della Sapienza 5,6-7 ecc.).
Il cammino rappresentato dalle due porte conduce, ovviamente, a traguardi diversi:
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Lot sceglie la fertile valle del Giordano
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e ad Abramo resta la parte montuosa, arida.
Anche qui possiamo vedere un’applicazione “ante litteram” dell’insegnamento che Gesù dà nel Vangelo di oggi:
“Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione…; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita”.
LUI È LA VIA, VIA ANGUSTA VERSO LA MORTE, MA PER LA VITA; LUI È LA PORTA STRETTA DEL DISTACCO, DELL’ABNEGAZIONE, CHE SI APRE SULLA FELICITÀ.
E la storia darà ragione ad Abramo:
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la via larga portava a Sodoma e Gomorra, simboli della perdizione.
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Mentre la terra di Canaan sarà la terra promessa “…alzati dice il Signore percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te e alla tua discendenza”.
Forte di questo insegnamento veterotestamentario, Gesù ci dice chiaramente che, il percorrere una strada ampia è sempre un fatto piacevole, ma porta alla perdita della VITA ETERNA.
Il Vangelo ci mostra che Matteo concorda perfettamente con la concezione giudaica del «cammino»: sulla scia di Dt 30, 19 e Ger 21,8 ci sono due vie che si contrappongono:
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quello della morte
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e quello della vita.
Saper scegliere tra i due diversi modi di vita, diventa allora decisivo per entrare nel regno dei cieli e ci rende evidente che chi sceglie la via stretta, quella della vita, sa che questa che è piena di afflizioni.
Perché “stretta” vuol dire provata nella sofferenza per la fede.
Ecco allora, Fratelli e Sorelle, che i sentieri della vita, che Gesù propone, disegnano un cammino non facile: non accumulate tesori sulla terra, non affannatevi, confidate nella Provvidenza, cercate prima di tutto il regno di Dio, non giudicate… un insegnamento affascina e spaventa.
Gesù vede lo stupore e forse anche la paura ma non attenua la sua proposta, anzi, rincara la dose, E INVITA A NON FARSI MAI ILLUSIONI.
L’immagine della “porta stretta”, a prima vista, sembra contrastare con la grandezza della misericordia di Dio.
Ma vorrei riflettere con voi su un piccolo particolare. Ma, se la porta è lo stesso Gesù – perché è Lui la via che conduce al Padre (ci racconta Gv 14,6) – come possiamo pensare che non sia larga e spaziosa per offrire a tutti la possibilità di entrare?
EVIDENTEMENTE CON QUESTA IMMAGINE L’EVANGELISTA NON INTENDE DESCRIVERE LA GRAZIA DI DIO, ma VUOLE PIUTTOSTO RICHIAMARE LA RESPONSABILITÀ DELL’UOMO.
Fratelli e Sorelle, noi sappiamo bene che quanto più l’ideale appare al di sopra delle proprie forze, tanto più l’uomo diventa umile e scopre la necessità di ricorrere alla GRAZIA.
Sant’Agostino, nel suo Commento ai salmi, n.112,2, dice in merito:
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“la superbia, presumendo una grandezza vuota, non permette che l’uomo cammini per la strada stretta ed entri per la porta stretta”.
LA PORTA STRETTA RICHIAMA DUNQUE LA PICCOLEZZA, E CHIEDE ALL’UOMO DI RINUNCIARE A QUELLA ABITUALE PRESUNZIONE CHE GLI IMPEDISCE DI FARE COSE GRANDI.
Nella logica evangelica, che capovolge quella del mondo, SONO SOLO I “PICCOLI” A SOGNARE E A COMPIERE LE GRANDI OPERE DI DIO.
Tutti vogliono apparire grandi, MA SONO DAVVERO POCHI SONO QUELLI CHE VOGLIONO DIVENTARE PICCOLI.
La via del Vangelo appartiene agli umili: E sono solo i piccoli, che non si spaventano, che non hanno paura di perdere la faccia, che si fidano di Dio.
ESSI NON PRETENDONO DI COMPRENDERE TUTTO MA SI LASCIANO GUIDARE DALLA PAROLA DI DIO.
NON HANNO PAURA DI SOFFRIRE E NON CERCANO DI ADATTARE LA VERITÀ DEL VANGELO ALLA PROPRIA MISURA MA SI LASCIANO PLASMARE DALLO SPIRITO.
Parlando della “porta stretta”… il compianto Papa Papa Benedetto XVI, ci chiede:
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«Che vuol dire questa ‘porta stretta’? Perché molti non possono attraversarla? È forse un passaggio riservato per pochi eletti?» No! Il messaggio di Cristo «ci dice che tutti possiamo entrare nella vita. Il passaggio è ‘stretto’, ma aperto a tutti; ‘stretto’ perché è esigente, richiede impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo».
Ma, attenzione, Fratelli e Sorelle, in questo brano del Vangelo, oggi, il Signore ci fa anche altre due raccomandazioni:
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La prima: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci» (Mt 7,6). Mostrando contrasti in cui i “beni” sono associati alle “perle” e alle “cose sante”; e, al contrario, i “cani” e i “porci” a ciò che è impuro.
San Giovanni Crisostomo ci insegna che «i nostri nemici sono uguali a noi nella loro natura ma non nella loro fede».
Nonostante i benefici terreni siano concessi nello stesso modo a persone degne e indegne, non è così per ciò che riguarda le “GRAZIE SPIRITUALI”, privilegio di coloro che sono fedeli a Dio.
La giusta distribuzione dei beni spirituali implica uno zelo per le cose sacre.
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La seconda è la cosiddetta “regola d’oro” (Mt 7,12), che compendiava tutto ciò che la Legge e i Profeti raccomandarono, come rami di un unico albero: l’amore al prossimo presuppone l’Amore a Dio, e da Lui proviene.
Fare al prossimo ciò che vogliamo che gli uomini facciano a noi comporta una trasparenza di gesti verso l’altro, riconoscendo la sua somiglianza a Dio, la sua dignità.
Noi cerchiamo il bene per noi stessi, perché lo riconosciamo come mezzo di identificazione e di unione con il Creatore.
Essendo il Bene l’unico mezzo per la vita in pienezza, è inconcepibile la sua assenza nel nostro rapporto col prossimo.
Il vangelo ricorda “la regola d’oro” che è presente in tutte le religioni “fare agli altri quello vorresti fosse fatto a te e non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
E’ una norma chiara, presente in ogni uomo e donna ed è il primo passo verso l’amore cristiano più profondo, il nuovo comandamento datoci da Gesù (Gv 13,34).
Essere discepoli di Cristo esige impegno e responsabilità: quindi rispettare l’altra persona, mettersi nei suoi panni, farsene carico, anzi amarla, perché in noi si riconosca la presenza di Dio-Amore.
Citazioni della “regola d’oro” presso altre religioni:
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CONFUCIANESIMO: “E’ il massimo dell’amabile benevolenza: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero verso di te” (Confucio, Analects 15.23).
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GIAINISMO: “Nella felicità e nella sofferenza, nella gioia e nel dolore, dovremmo avere cura di tutte le creature come abbiamo cura di noi stessi” (Lord Mahavira, 24° Tirthankara).
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ZOROASTRIANESIMO: “Non fare agli altri ciò che è dannoso per te stesso” (Shayast-na-Shayast 13.29).
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!